sabato 18 luglio 2015

Orfani : Ringo vol 9 Tabula Rasa


Dopo la sosta all'autogrill del numero scorso, un po' di fame ci è venuta. Ed ecco che Ringo e i suoi pupilli decidono di continuare l'itinerario con piglio enogastronomico, facendo trionfalmente ingresso nella terra dei prosciutti. Peccato che siamo nell'Italia post apocalittica popolata dai pazzi. Quindi il suino mi si spreca male per farci dei totem brutti, mentre i pazzi locali si dilettano col cannibalismo scegliendo come leader spirituale uno che parla come Lindo Ferretti dei CCCP e poi CSI.
La trama di questo numero è questa. Del resto ci importa una sega, ma fatta bene (cit. CSI). È il medioevo futuristico di questo squarcio di Bassa ci garba pure. La crew di Ferretti pare la versione zozza dei pazzi di Immortal Joe dell'ultimo Mad Max. Il leader ha velleità di trasmigrazione delle coscienze attraverso la carne che sono davvero forti, parecchio fuori di testa e quasi misticamente suggestive. Tra pile di scheletri, totem suini più o meno elaborati e Lindo Ferretti ci si sente davvero in un altro mondo. Riusciamo a intravedere le infinite declinazioni possibili di un soggetto così stimolante. L'intreccio mette poi i nostri eroi in situazioni davvero estreme, riesce a scomporre con una cesoia l'unità e solidarietà dei singoli, mettendo in luce aspetti inediti dei nostri protagonisti. La storia, di Uezzo e Recchioni, è davvero encomiabile, unica nel suo genere nella serie, potente al punto giusto da farsi ricordare. Ed è tutta questione di dettagli. Si potrebbe schematizzare che i racconti della seconda tornata degli Orfani si dividano in tre tronchi: gli episodi da viaggio interiore, gli episodi che concernono una qualche comunità di stronzi, gli episodi di caccia al corvo. Ma quello che rende differente la salsa è sempre una punta di critica sociale, che evidentemente Recchioni ama, un grottesco caleidoscopio sull'Italia di oggi, una genuina critica che anche in questo numero non manca.
E Uezzo riesce in pieno a stare sulla linea solcata da Recchioni, donando come salsa speciale gli splendidi, deliranti e ricercatissimi testi di Ferretti, adattati, contestualizzati e impacchettati a motivare un culto pagano dal sapore orientaleggiante stranissimo quanto spaventosamente seguito dai suoi adepti. L'Italia di domani come quella di oggi pare sempre vittima di mistici e stregoni a quanto pare.
I disegni di Cremona con i colori di Niro e Ienne riflettono al meglio il disagio dello strano posto in cui si muovono i nostri protagonisti. Prima dell'arrivo al posto dei pazzi è il classico paesaggio padano, con nebbie e freddo, grigio ovunque e una natura triste, morta, di stampo invernale. Nella città prevale poi il rosso, le superfici appaiono unte, marce, ci sembra quasi di poter sentire il puzzo della carne in putrefazione, il marcio di un mattatoio che non sfigurerebbe in Non Aprite Quella Porta. I disegni di Cremona sono particolarmente adatti a rappresentare il quadro orrorifico che abbiamo davanti. In architetture decadenti ma sempre dettagliate, plausibili, si muovono splendidi corpi sgraziatamente martoriali dalla follia. Folli carichi di catene, pittati come guerrieri africani, pesantemente armati. Splendidi nuovi barbari, le teste di maiale sono dappertutto e davvero lugubri, potenti. Le scene d'azione funzionano benissimo, sono forti e vivide. Cremona è un artista eccezionale, completo, con una interessante gestione "avvolgente" delle tavole (vedi pag 76-78), che riesce a superare le "gabbie" del fumetto italico.
Un altro bel numero, che ci regala performance grafiche e letterarie davvero suggestive. Facendoci annotare con cura i nomi di artisti che non mancheremo di seguire in futuro.


"No, bella la Val Padana, grazie per la gita..."
"Ehi testina di vitello, te non l'hai mai vista la nebbia vera!"

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