lunedì 27 luglio 2015

Le Storie: La Grande Madre


Disegni: Francesco Bonanno; Storia: Lorenzo Calza.


Stockwell, una cittadina da qualche parte nel Nord America. Si trova a ridosso di una grande montagna e fa freddo. Nonostante sia poco più che un dismesso centro minerario che ora annovera solo poche anime, che per fare la spesa si spostano a cavallo di motoslitte, Stockwell nasconde tanti segreti. Orsi immortali, fantasmi di bambini, cospirazioni politiche per creare super soldati, creature metafisiche che fanno da guardiani della natura. E non sto scherzando, c'è tutto il pacchetto completo sopra descritto. E ci sono pure un sacco di indiani d'America, con le loro pantofoline e abiti tradizionali a righe orizzontali e grechine a dire roba sotto acido di continuo.
In questo scenario da sogno a tenere ordine nel caos c'è solo un poliziotto,  con la sua motoslitta, padre di una bambina che vede una sorella immaginaria.
Avrà a che fare con l'orso del terrore e una serie di strani omicidi che implicano la presenza di gente che di colpo va fuori di brocca. Come si sbroglierà la matassa? Ci saranno dietro di alieni? Gli spiriti? Gli zombie? I super soldati? Il governo corrotto? O bambini immaginari?
Lorenzo Calza, uno degli scrittori dell'acclamato fumetto di "Julia, avventure di una criminologa" prende un paesino americano di confine e ci ambienta la sua personale Twin Peaks "on the rocks". L'ambiente è suggestivo, in bilico tra sogno e realtà, tra cime innevate e il rosso sangue che va a sporcare il bianco del panorama. Tra poliziotti buoni e altruisti con ciambella glassata di ordinanza servita alla tavola calda e vecchi sciamani che mentre fanno da baby sitter a bambine biondissime e americanissime parlano di grandi spiriti, equilibrio tra bene è male. Ma Calza sbaglia clamorosamente. Pecca di ingordigia. Butta suo fuoco troppa carne. Più che un volumetto la sua Stockwell poteva avere i numeri per essere una miniserie di grande respiro
Calza ci vuole raccontare troppe cose e tutte insieme, minando l'equilibrio interno, rivoluzionando la bilancia di bene e male di troppi stimoli creativi. Se il racconto inizia benissimo, diventa intrigante nelle scene di battute di caccia all'orso e quasi ci convince con il "mistery" dietro al simbolo sciamanico del serpente, poi nel finale si perde. Tutto diventa confuso, forzato, aggiunto male e con pochi preamboli come fosse un polpettone composto da ingredienti di prossima scadenza. Un polpettone che può essere un patto con la morte per auto avvelenamento. Calza poi supera la soglia, donando quasi una salvifica vena trash al racconto, detonando un finale con non uno, non due ma ben tre colpi di scena. Tutti bruttini, abbozzati e incollati male. Al punto che ci si aspetta davvero che come quarto twist arrivino gli squali volanti di Sharknado. Il lavoro non funziona.
Sul lato visivo abbiamo Francesco Bonanno, probabilmente al suo esordio in Bonelli, dopo una ricca carriera nei "bonellidi". C'è da dire che Calza gli ha allestito uno scenario quasi da test di ingresso, in cui il disegnatore è chiamato a disegnare qualsiasi cosa. E Bonanno è davvero bravo, non mi stupirei a vederlo prossimamente su Julia. Possiede il tocco cinematografico che da sempre è fiore all'occhiello di quella serie. Disegna complessi e credibili personaggi-attori. Ha una composizione della tavola sempre precisa e ordinata, gli vengono molto bene le scene action. Un talento da tenere d'occhio. Davvero versatile.
In buona sostanza ci troviamo davanti a una storia da b-movie perfettamente disegnata. Un racconto che parte con tante belle promesse ha che di perde via, per bulimia rincorsa all'accumulo. Preso con la giusta filosofia, una storia che può comunque essere gradevole. 
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