Disegni: Francesco Bonanno; Storia: Lorenzo Calza.
Stockwell, una cittadina da qualche parte nel Nord
America. Si trova a ridosso di una grande montagna e fa freddo. Nonostante sia
poco più che un dismesso centro minerario che ora annovera solo poche anime,
che per fare la spesa si spostano a cavallo di motoslitte, Stockwell nasconde
tanti segreti. Orsi immortali, fantasmi di bambini, cospirazioni politiche per
creare super soldati, creature metafisiche che fanno da guardiani della
natura. E non sto scherzando, c'è tutto il pacchetto completo sopra descritto.
E ci sono pure un sacco di indiani d'America, con le loro pantofoline e abiti
tradizionali a righe orizzontali e grechine a dire roba sotto acido di continuo.
In questo scenario da sogno a tenere ordine nel caos
c'è solo un poliziotto, con la sua motoslitta, padre di una bambina che
vede una sorella immaginaria.
Avrà a che fare con l'orso del terrore e una serie di
strani omicidi che implicano la presenza di gente che di colpo va fuori di
brocca. Come si sbroglierà la matassa? Ci saranno dietro di alieni? Gli
spiriti? Gli zombie? I super soldati? Il governo corrotto? O bambini
immaginari?
Lorenzo Calza, uno degli scrittori dell'acclamato
fumetto di "Julia, avventure di una criminologa" prende un paesino
americano di confine e ci ambienta la sua personale Twin Peaks "on the
rocks". L'ambiente è suggestivo, in bilico tra sogno e realtà, tra cime
innevate e il rosso sangue che va a sporcare il bianco del panorama. Tra
poliziotti buoni e altruisti con ciambella glassata di ordinanza servita alla
tavola calda e vecchi sciamani che mentre fanno da baby sitter a bambine biondissime e americanissime parlano di grandi spiriti, equilibrio tra bene è
male. Ma Calza sbaglia clamorosamente. Pecca di ingordigia. Butta suo fuoco
troppa carne. Più che un volumetto la sua Stockwell poteva avere i numeri per
essere una miniserie di grande respiro
Calza ci vuole raccontare troppe cose e tutte insieme,
minando l'equilibrio interno, rivoluzionando la bilancia di bene e male di
troppi stimoli creativi. Se il racconto inizia benissimo, diventa intrigante
nelle scene di battute di caccia all'orso e quasi ci convince con il
"mistery" dietro al simbolo sciamanico del serpente, poi nel finale
si perde. Tutto diventa confuso, forzato, aggiunto male e con pochi preamboli
come fosse un polpettone composto da ingredienti di prossima scadenza. Un
polpettone che può essere un patto con la morte per auto avvelenamento. Calza
poi supera la soglia, donando quasi una salvifica vena trash al racconto,
detonando un finale con non uno, non due ma ben tre colpi di scena. Tutti bruttini, abbozzati e incollati male. Al punto che ci si aspetta davvero che
come quarto twist arrivino gli squali volanti di Sharknado. Il lavoro non
funziona.
Sul lato visivo abbiamo Francesco Bonanno,
probabilmente al suo esordio in Bonelli, dopo una ricca carriera nei
"bonellidi". C'è da dire che Calza gli ha allestito uno scenario
quasi da test di ingresso, in cui il disegnatore è chiamato a disegnare
qualsiasi cosa. E Bonanno è davvero bravo, non mi stupirei a vederlo
prossimamente su Julia. Possiede il tocco cinematografico che da sempre è fiore
all'occhiello di quella serie. Disegna complessi e credibili personaggi-attori.
Ha una composizione della tavola sempre precisa e ordinata, gli vengono molto
bene le scene action. Un talento da tenere d'occhio. Davvero versatile.
In buona sostanza ci troviamo davanti a una storia da
b-movie perfettamente disegnata. Un racconto che parte con tante belle promesse
ha che di perde via, per bulimia rincorsa all'accumulo. Preso con la giusta
filosofia, una storia che può comunque essere gradevole.
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