lunedì 1 febbraio 2021

The New Mutants - la nostra recensione dell’ultimo, imperfetto, film legato al mondo X-Men di 20th Century Fox

 



(Sinossi fatta male): Rinchiusi, confinati dal mondo, dei giovani dalle grande potenzialità, alloggiate in strette stanze per lo più buie, cercano di sopravvivere giorno dopo giorno, con in corpo una paura e la rabbia che sale. Gli scienziati si occupano di loro anche se nessuno gli dice quando la loro condizione avrà fine, ma se “faranno i bravi” assicurano che presto saranno liberi, tutto tornerà come prima. Se saranno “responsabili” e non si lamenteranno di restrizioni dolorose ma giuste, rispetteranno le regole di condotta scolastica e morale, eviteranno di incontrarsi tra loro al di fuori delle attività consentite e accetteranno i trattamenti medici decisi dall’amministrazione per il loro bene, i ragazzi potranno trarre anche grande giovamento da questa esperienza e ne usciranno come persone migliori. Andrà tutto bene.

Così la adolescente Dani Moonstar (Blu Hunt), in seguito a una calamità naturale che ha distrutto la sua famiglia e la continua a perseguitare con degli incubi terribili, finisce in un istituto per giovani problematici gestito dalla premurosa e amorevole dottoressa Reyes (Alice Braga). Farà lì amicizia con Rahne, che in passato ha subito degli abusi (Maisie Williams), con Sam (Charlie Heaton), che è solito riempirsi di lividi, con la bipolare Illy (Anya Taylor-Joi), con Roberto (Henry Zaga), che prova difficoltà ad avvicinarsi agli altri. Un bel manipolo di ragazzi problematici ma con una grande forza interiore, uno spirito di squadra pronto ad emergere. Ragazzi speciali, le cui doti nascoste li renderanno degli X-Men.



(Gli X-Men del Lockdown): Josh Boone, regista sensibile al mondo degli adolescenti come dimostrato nel suo precedente e ben fatto Tutta colpa delle stelle, dirige un team di giovani e bravi attori, tra cui spiccano Maisie “Game of Thrones” Willams e Anya “La regina degli scacchi (ma anche The VVitch)” Taylor-Joi, nel primo film dedicato alla serie a fumetti dei New Mutants. Una serie Marvel di culto, il primo spin-off delle storie che hanno espanso l’universo narrativo degli X-Men, che a sua volta ha portato alla nascita, da una sua costola, della serie X-Force, che a sua volta qualche appassionato di Deadpool sta aspettando al varco nelle sale già da un po’ di tempo. New Mutants, dalla serie originale di Claremont fin alla mia Run preferita a firma Peter David e oltre, nonostante le varie testate degli X-Men diventino spesso intercambiabili per tipologia di storie e cast dei personaggi, ha sempre cercato un taglio riflessivo, a volte psicanalitico (non a caso Peter David ha scritto La psicanalisi di Hulk), incentrato sul mondo interiore dei mutanti più giovani. Ragazzi fragili spesso considerati dalle persone “normali” dei diversi, degli insicuri, pericolosi, sociopatici se non peggio. Piccoli mostri da rincorrere con il forcone anche in virtù di poteri mutanti che li rendono simili a streghe, uomini-lupo, demoni fiammeggianti. A movimentare l’azione interviene quindi spesso un clima quasi da folk-fantasy e laddove nel fumetto sopraggiungono personaggi “di natura spaziale”, simili a robot, non è difficile scorgere l’ombra di Pinocchio. Uomini “esagitati”, spinti spesso da convinzioni religiose e scientifiche radicali più che da cospirazioni intergalattiche, diventano spesso nemici giurati dei nostri eroi in momenti di transizione all’età adulta e questo avviene anche nella mini-saga del demone orso, da cui è stata ispirata questa pellicola. Una mini visivamente graffiante anche perché disegnata da Bob McKelod, il co-creatore con Claremont, con tutta la rabbia e l’incazzatura di dover consegnare le chine anche nel mezzo di un periodo incasinato della sua vita, luna di miele compresa. Un piccolo capolavoro. Il resto è storia, come è “storia del cinema supereroistico” il passaggio del franchise legato agli X-Men da 20th Century Fox a Marvel Disney per una maxi-acquisizione che ha riguardato proprio il periodo di uscita di questa pellicola, rimandandola di mese in mese, di anno in anno, tra rimontaggi, tagli, scene cambiate. I mutanti a fumetti sono per ora limbizzati in attesa di reboot, con fermi anche i progetti legati come X-Force, Gambit, il nuovo Deadpool, la serie Legion (che pure ha qualcosa in comunque con questo New-Mutants). Con questo film i New Mutants avrebbero trovato la perfetta origin-story ma non è successo, come si aggiunge il fatto che The New Mutants è arrivato in sala per un paio di settimane prima del lockdown covid ed è uscito in home video con pubblicità pressoché nulla. Un prodotto amabilmente sfigato, come sono amabilmente sfigati i New Mutants, ma che per una coincidenza astrale riesce oggi a parlare benissimo di questa epoca di lockdown. Ci viene facile vedere Cannonball, Magik, Sunspot e soci come gli epigoni dei molti ragazzi oggi a casa con la didattica a distanza, con un futuro ancora difficile, con la voglia di incontrarsi tra loro, amarsi, sbattere la testa contro il muro. È tremendo vedere come le fragilità che affliggono i personaggi siano alcune delle più gravi, che gli psicologi prevedono possano scaturire o rendersi più acute anche per via di questo periodo di lockdown. New Mutants usa un approccio narrativo interessante, di matrice quasi horror, perfetto per il soggetto. I poteri mutanti di Dani Moonstar “scatenano gli incubi”, costringono i protagonisti ad affrontare un viaggio iniziatico fisico quanto psicologico. The New Mutants diventa presto una variante del mitico Nightmare 3: i guerrieri del sogno, forse uno dei migliori film per adolescenti (e quindi vietati a loro dalla censura) degli anni ‘80. Qualcuno ci vedrà anche la sua variante moderna più moscia ma simpatica, It di Muschietti (un po’ distante dal libro omonimo). Ma alla fine, direte voi, miei piccoli lettori: “questo The New Mutants, com’è?”



(Un episodio pilota di una serie anni ‘90, tipo il film di Buffy, quello con Kristy Swanson): non so se si scrivano tesi sul leggendario Buffy l’ammazzavampiri della Swanson, regia di Josh Whedon, ma da quel film è venuta fuori la seminale e tuttora amatissima serie tv con Sarah Michelle Geller... quella che ha reso grande il regista Josh Whedon, autore anche di Firefly e primo “demiurgo” degli Avengers Marvel Disney. Ora si potrebbe discutere dei recenti trascorsi di Whedon come sarebbe più logico parlarne in altra sede, ma torniamo a quel film, con nel cast anche il compianto Luke Perry oltre che gente che passava di lì come Donald Sutherland, Rutger Hauer, Hilary Swank, Ben Affleck, Tom Jane (che comunque è un attorone pure lui, guardatelo in The Expance su Amazon Prime e fatemi sapere). In quella pellicola, che tutti ci siamo un po’ dimenticati (ma so che tra chi ci legge qualcuno non l’ha fatto), c’erano già tutti gli elementi giusti, anche se la messa in scena era abbastanza televisiva, goduriosamente trashona, un po’ “meh”. Serviva il format giusto, ossia la serie televisiva rivolta a un pubblico specifico (e quindi epurando il progetto della vena “più sexy”). Serviva il budget giusto, ossia da serie televisiva (da trasmettere nel doposcuola). Qui è uguale, al netto che la recitazione è di livelli elevatissimi, tra una Taylor-Joy mattatrice sopra le righe è tenerissima, semplicemente perfetta nei panni di IllyAnna “Magik” Rasputin, e una tenera e solare Williams sotto il pelo arruffato e spelacchiato di Wolfbane. La direzione degli attori e gli attori stessi funzionano, salvo magari una Blu Hunt un po’ incolore. La storia parte lenta, stile Ragazze interrotte, poi si trasforma in un film degli X-Men verso il terzo atto, magari prendendosi troppo tempo nella psicologia e meno nei combattimenti con super-poteri, nonché perdendosi qua e là. Tutto sommato la pellicola risulta godibile e l’approfondimento emotivo non è banale, gli amanti del fumetto apprezzeranno, peccato per tutti gli altri che la messa in scena sia un po’ sottotono, gli effetti speciali non sempre convincenti, la fotografia dotata di non abbastanza respiro per essere una produzione cinematografica di alto budget su supereroi che si trasformano e viaggiano tra le dimensioni. Non è che la confezione generale sia fatta male, ma risulta visivamente poco coraggiosa, a maggior ragione oggi, in cui anche molte serie tv hanno un appeal cinematografico. 

A me non è dispiaciuto, ma chi si aspettava uno spettacolo visivo sulla linea dei film degli X-Men potrebbe rimanere un po’ deluso, al netto che a livello di scrittura The New Mutants per temi e recitazione rientra in pieno dell’alto standard delle pellicole iniziate con la regia di Bryan Singer.

Vedremo quindi un The New Mutants 2? Credo sia più interessante una serie tv, per la quale riconfermerei tutto l’ottimo cast artistico. Ma questa pellicola è riuscita a suo modo a raccontare bene questo momento storico e penso che sarà gradita, e vicina, al suo pubblico di riferimento. Domani, pur nelle mille sfighe e limiti,  potrebbe essere un piccolo cult. 

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