(Sinossi fatta male): Rinchiusi, confinati dal mondo, dei giovani dalle grande potenzialità, alloggiate in strette stanze per lo più buie, cercano di sopravvivere giorno dopo giorno, con in corpo una paura e la rabbia che sale. Gli scienziati si occupano di loro anche se nessuno gli dice quando la loro condizione avrà fine, ma se “faranno i bravi” assicurano che presto saranno liberi, tutto tornerà come prima. Se saranno “responsabili” e non si lamenteranno di restrizioni dolorose ma giuste, rispetteranno le regole di condotta scolastica e morale, eviteranno di incontrarsi tra loro al di fuori delle attività consentite e accetteranno i trattamenti medici decisi dall’amministrazione per il loro bene, i ragazzi potranno trarre anche grande giovamento da questa esperienza e ne usciranno come persone migliori. Andrà tutto bene.
Così la adolescente Dani Moonstar (Blu Hunt), in seguito a una calamità naturale che ha distrutto la sua famiglia e la continua a perseguitare con degli incubi terribili, finisce in un istituto per giovani problematici gestito dalla premurosa e amorevole dottoressa Reyes (Alice Braga). Farà lì amicizia con Rahne, che in passato ha subito degli abusi (Maisie Williams), con Sam (Charlie Heaton), che è solito riempirsi di lividi, con la bipolare Illy (Anya Taylor-Joi), con Roberto (Henry Zaga), che prova difficoltà ad avvicinarsi agli altri. Un bel manipolo di ragazzi problematici ma con una grande forza interiore, uno spirito di squadra pronto ad emergere. Ragazzi speciali, le cui doti nascoste li renderanno degli X-Men.
(Gli X-Men del Lockdown): Josh Boone,
regista sensibile al mondo degli adolescenti come dimostrato nel suo precedente
e ben fatto Tutta colpa delle stelle, dirige un team di giovani e bravi
attori, tra cui spiccano Maisie “Game of Thrones” Willams e Anya “La regina
degli scacchi (ma anche The VVitch)” Taylor-Joi, nel primo film dedicato alla
serie a fumetti dei New Mutants. Una serie Marvel di culto, il primo spin-off
delle storie che hanno espanso l’universo narrativo degli X-Men, che a sua
volta ha portato alla nascita, da una sua costola, della serie X-Force, che a
sua volta qualche appassionato di Deadpool sta aspettando al varco nelle sale
già da un po’ di tempo. New Mutants, dalla serie originale di Claremont fin
alla mia Run preferita a firma Peter David e oltre, nonostante le varie testate
degli X-Men diventino spesso intercambiabili per tipologia di storie e cast dei
personaggi, ha sempre cercato un taglio riflessivo, a volte psicanalitico (non
a caso Peter David ha scritto La psicanalisi di Hulk), incentrato sul mondo
interiore dei mutanti più giovani. Ragazzi fragili spesso considerati dalle
persone “normali” dei diversi, degli insicuri, pericolosi, sociopatici se non
peggio. Piccoli mostri da rincorrere con il forcone anche in virtù di poteri
mutanti che li rendono simili a streghe, uomini-lupo, demoni fiammeggianti. A
movimentare l’azione interviene quindi spesso un clima quasi da folk-fantasy e
laddove nel fumetto sopraggiungono personaggi “di natura spaziale”, simili a
robot, non è difficile scorgere l’ombra di Pinocchio. Uomini “esagitati”,
spinti spesso da convinzioni religiose e scientifiche radicali più che da
cospirazioni intergalattiche, diventano spesso nemici giurati dei nostri eroi
in momenti di transizione all’età adulta e questo avviene anche nella mini-saga
del demone orso, da cui è stata ispirata questa pellicola. Una mini
visivamente graffiante anche perché disegnata da Bob McKelod, il co-creatore
con Claremont, con tutta la rabbia e l’incazzatura di dover consegnare le chine
anche nel mezzo di un periodo incasinato della sua vita, luna di miele compresa.
Un piccolo capolavoro. Il resto è storia, come è “storia del cinema
supereroistico” il passaggio del franchise legato agli X-Men da 20th Century
Fox a Marvel Disney per una maxi-acquisizione che ha riguardato proprio il
periodo di uscita di questa pellicola, rimandandola di mese in mese, di anno in
anno, tra rimontaggi, tagli, scene cambiate. I mutanti a fumetti sono per ora
limbizzati in attesa di reboot, con fermi anche i progetti legati come X-Force,
Gambit, il nuovo Deadpool, la serie Legion (che pure ha qualcosa in comunque
con questo New-Mutants). Con questo film i New Mutants avrebbero trovato la
perfetta origin-story ma non è successo, come si aggiunge il fatto che The New
Mutants è arrivato in sala per un paio di settimane prima del lockdown covid ed
è uscito in home video con pubblicità pressoché nulla. Un prodotto amabilmente
sfigato, come sono amabilmente sfigati i New Mutants, ma che per una
coincidenza astrale riesce oggi a parlare benissimo di questa epoca di
lockdown. Ci viene facile vedere Cannonball, Magik, Sunspot e soci come gli
epigoni dei molti ragazzi oggi a casa con la didattica a distanza, con un
futuro ancora difficile, con la voglia di incontrarsi tra loro, amarsi,
sbattere la testa contro il muro. È tremendo vedere come le fragilità che
affliggono i personaggi siano alcune delle più gravi, che gli psicologi
prevedono possano scaturire o rendersi più acute anche per via di questo
periodo di lockdown. New Mutants usa un approccio narrativo interessante, di
matrice quasi horror, perfetto per il soggetto. I poteri mutanti di Dani
Moonstar “scatenano gli incubi”, costringono i protagonisti ad affrontare un
viaggio iniziatico fisico quanto psicologico. The New Mutants diventa
presto una variante del mitico Nightmare 3: i guerrieri del sogno, forse uno
dei migliori film per adolescenti (e quindi vietati a loro dalla censura)
degli anni ‘80. Qualcuno ci vedrà anche la sua variante moderna più moscia ma
simpatica, It di Muschietti (un po’ distante dal libro omonimo). Ma alla fine,
direte voi, miei piccoli lettori: “questo The New Mutants, com’è?”
(Un episodio pilota di una serie anni
‘90, tipo il film di Buffy, quello con Kristy Swanson): non so se si scrivano
tesi sul leggendario Buffy l’ammazzavampiri della Swanson, regia di Josh
Whedon, ma da quel film è venuta fuori la seminale e tuttora amatissima serie
tv con Sarah Michelle Geller... quella che ha reso grande il regista Josh
Whedon, autore anche di Firefly e primo “demiurgo” degli Avengers Marvel
Disney. Ora si potrebbe discutere dei recenti trascorsi di Whedon come sarebbe
più logico parlarne in altra sede, ma torniamo a quel film, con nel cast anche
il compianto Luke Perry oltre che gente che passava di lì come Donald
Sutherland, Rutger Hauer, Hilary Swank, Ben Affleck, Tom Jane (che comunque è
un attorone pure lui, guardatelo in The Expance su Amazon Prime e fatemi
sapere). In quella pellicola, che tutti ci siamo un po’ dimenticati (ma so che
tra chi ci legge qualcuno non l’ha fatto), c’erano già tutti gli elementi
giusti, anche se la messa in scena era abbastanza televisiva, goduriosamente
trashona, un po’ “meh”. Serviva il format giusto, ossia la serie televisiva rivolta
a un pubblico specifico (e quindi epurando il progetto della vena “più
sexy”). Serviva il budget giusto, ossia da serie televisiva (da trasmettere
nel doposcuola). Qui è uguale, al netto che la recitazione è di livelli
elevatissimi, tra una Taylor-Joy mattatrice sopra le righe è tenerissima,
semplicemente perfetta nei panni di IllyAnna “Magik” Rasputin, e una tenera e
solare Williams sotto il pelo arruffato e spelacchiato di Wolfbane. La
direzione degli attori e gli attori stessi funzionano, salvo magari una Blu
Hunt un po’ incolore. La storia parte lenta, stile Ragazze interrotte, poi si
trasforma in un film degli X-Men verso il terzo atto, magari prendendosi troppo
tempo nella psicologia e meno nei combattimenti con super-poteri, nonché perdendosi
qua e là. Tutto sommato la pellicola risulta godibile e l’approfondimento
emotivo non è banale, gli amanti del fumetto apprezzeranno, peccato per tutti
gli altri che la messa in scena sia un po’ sottotono, gli effetti speciali non
sempre convincenti, la fotografia dotata di non abbastanza respiro per essere
una produzione cinematografica di alto budget su supereroi che si trasformano e
viaggiano tra le dimensioni. Non è che la confezione generale sia fatta male,
ma risulta visivamente poco coraggiosa, a maggior ragione oggi, in cui anche
molte serie tv hanno un appeal cinematografico.
A me non è dispiaciuto, ma chi si
aspettava uno spettacolo visivo sulla linea dei film degli X-Men potrebbe
rimanere un po’ deluso, al netto che a livello di scrittura The New Mutants per
temi e recitazione rientra in pieno dell’alto standard delle pellicole iniziate
con la regia di Bryan Singer.
Vedremo quindi un The New Mutants 2? Credo sia più interessante una serie tv, per la quale riconfermerei tutto l’ottimo cast artistico. Ma questa pellicola è riuscita a suo modo a raccontare bene questo momento storico e penso che sarà gradita, e vicina, al suo pubblico di riferimento. Domani, pur nelle mille sfighe e limiti, potrebbe essere un piccolo cult.
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento