(Premessa 1: un videogame gestionale con
i pupazzi che spaventano macina soldi) Five Nights at Freddy’s è un piccolo
videogame indipendente creato da Scott Cawthon nell’agosto del 2014, ma
perfetto oggi come gioco “da cellulare”, diventato a oggi una serie con
all’attivo più di dieci seguiti, svariati riconoscimento dei critici, un
successo internazionale di pubblico e una significativa montagnetta di dollari
in crescita grazie agli introiti delle copie vendute tutt’ora, negli store di
digital download, disponibili praticamente per tutti i modelli di computer,
console e, ovviamente, dispositivi mobile. Una macchina da soldi che è però
solo la punta dell’iceberg del vero profitto, quello che arriva dal
merchandising, al suo “brand”. Ma facciamo un passo indietro.
Il gioco, un survival “gestionale”, mette il giocatore nei panni del guardiano notturno di un luogo di intrattenimento misterioso chiamato Freddy Fazbear’s Plaza (nota: questa tipologia di locali in America sono chiamati “Family Entertainment Center” o “Fun center”. Come le “Fun House” sono delle case del terrore da lunapark, con all’interno scenografie e attori a tema horror, i fun center sono il loro corrispettivo per i bambini, con pupazzi buffi e sale per la musica e le feste di compleanno al posto di zombie e cimiteri di cartapesta), popolato da pupazzi animatronici usati per intrattenere i bambini. Tipo Uan, Four e Five in Fininvest, pace all’anima loro, ma più tecnologici, mossi da intelligenza artificiale e dall’interno robotico sotto il pelo. Per questioni misteriose che saranno chiarite in modo spesso criptico durante le avventure videoludiche, i pupazzi, durante la notte, vengono rinchiusi e sorvegliati. Questo perché prendono vita e diventano violenti, possono abbastanza facilmente arrivare ad attaccare. Attraverso telecamere, sensori di movimento ed esche sonore, il guardiano deve sorvegliare questi leoni in gabbia, cercando di contenerli dal tramonto all’alba. Cinque giorni al Freddy’s e si viene pagati bene, a patto che si sia ancora vivi. Scopo del gioco è sostenere la baracca in un periodo di tempo determinato da un orologio: finito “il turno” si passa al giorno e livello successivo. Il succo dell’attività del giocatore è gestire da una schermata (prevalentemente statica) all’altra alcuni pannelli di controllo del sistema di sorveglianza, con occhi e orecchi tese, evitando che i pupazzoni arrivino alla sala dei bottoni decretando il game over istantaneo. Un game over che è forse il cuore del successo del titolo, con il pupazzo di turno realizzato in computer grafica che compare all’improvviso urlandoci addosso un “bu bu settete” da incubo. È un gioco di nervi, di bottoni e di bu bu settete, zero azione alla Rambo o di fatto qualsiasi azione che possa far alzare il sederone del nostro eroe dalla scrivania. È un gioco difficilotto, anche perché i nostri “avversari” sono spesso imprevedibili e letali fin dai primi livelli, a monte di controlli che non danno mai la sensazione di funzionare benissimo. Negli anni è stata migliorata la responsività dei comandi, la grafica generale, la chiarezza dei comandi delle consolle, ma resta un gioco frustrante, noto, seguito e “collezionato” (spesso mai davvero giocati e tenuti in raccolta a mo' di cimelio anche da gente che conosco... roba che però fa comunque introito!!) principalmente per gli youtubers e twitcher che “giocano al posto dei giocatori” da anni, facendo le facce buffe e terrorizzate all’occorrenza. Le dirette streaming di questi giochini sanno diventare quindi un piccolo “contenuto horror” gradito al pubblico, nonostante il gioco sia in sé altamente migliorabile, proprio per la messa in scena peculiare e la estremamente curata rappresentazione dei pupazzi animatronici. Sono dolci quanto straordinariamente inquietanti, una miscela “creepy“ unica e psicologicamente dai danni ancora non calcolabili sugli spettatori più giovani, principalmente per la sovrapposizione, in questi mattacchioni digitali, di un’immagine buffa e legata all’infanzia a quella di mostri inquietanti che appaiono all’improvviso facendo morire di paura. Vedo già le mamme chiedere le restrizioni di movimento all’orsacchiotto del figlio che ora lo fissa terrorizzato: “non più vicino di 30 metri”. Sono forse negli incubi dei bambini “i nuovi pagliacci”. Ma torniamo a noi. Questi pupazzi “buffospaventosi” sono le star di una infinita serie branderizza di magliette, poster, pupazzi che riproducono a loro volta i pupazzi, gli immancabili Funko Pop, spille, capi d’abbigliamento, libri, fumetti, lampade, cover di cellulare e tutto il resto che potete immaginare e non, considerando che si parla comunque di un game horror “virtualmente (non) destinato ai più piccoli”. Ma una linea-scuola non mi stupirebbe. Diciamo che un’idea bella come questa fa gola, anche a chi vorrebbe potervi vendere un’idea “simile”, diciamo.
(Premessa 2: Film con pupazzi che
spaventano) In tutto questo, diranno i miei piccoli lettori, dov’è che arrivano
i “soldi veri” del cinema e serie tv, ossia i media che potrebbero rendere i
pupazzi di Freddy popolari quanti i Pokémon??! Torniamo a Scott Cawthon, l’ideatore
del gioco. Il nostro e corteggiato da anni dalle major per una trasposizione in
qualsiasi forma, che sia serie Tv, cinema, spettacoli televisivi.
Sulla barca sono saliti in tanti. Nel
2015 fu la Warner Bros direttamente all’indomani dell’uscita del primo
videogame della serie, ad aprire le danze legando il progetto a Seth
Grahame - Smith. L’autore di Orgoglio e Pregiudizio Zombie, sceneggiatore di Dark Shadows e di Abramo Lincoln cacciatore di vampiri, all’epoca inseguì a lungo la collaborazione con Cawthon, disposto a scrivere e produrre insieme.
Il regista doveva essere Gil Kenan, che si era fatto le ossa con un altro
horror per ragazzini, Monster House. Cawthon entusiasta in un primo momento e
poi terrorizzato, cincischiò, “non era ancora pronto” per dare il giusto lustro
al film basati sul suo “capolavoro“, anche perché la storia del gioco non era
nella sua testa ancora finita, doveva lavorarci ancora. Tutti tornano in
panchina “in attesa di aggiornamenti” con il rammarico di non aver concretizzato
un progetto che sentivano nelle proprie corde. Kenan va al remake di
Poltergeist, dove si concentra molto sulle scene di un pagliaccio giocattolo
che si anima all’improvviso e poi attacca i bambini. Seth Grahame-Smith si dà,
tra le varie cose (come il film su It, e due righe fa parlavamo di pagliacci
inquietanti), ai film sui Lego (quello su Batman e quello su Ninjago), che in
fondo sono rappresentati come giocattoli senzienti, e nel 2019 produrrà
il remake di Bambola Assassina, dove il nuovo “Chuky” è alla base un pupazzo
animatronico con intelligenza artificiale.
Nel 2017 Cawthon si dichiara
deluso dal mondo del cinema a gennaio, a marzo riporta di avere nuovi contatti
con la Blumhouse e a luglio Kenan dichiara di essersi rotto le balle e lascia
che a dirigere sia un altro. Febbraio 2018, sale come regista Chris Columbus,
autore esperto e regista impeccabile, con alle spalle un “survival con bambini”
come Mamma ho perso l’aereo e la sceneggiature di Gremlins, per citare
qualcosa di ugualmente survival, ma con il plus dei mostriciattoli carini come
possono essere quelli di Five Nights at Freddy’s. Chris Columbus aspetta ad
agosto per leggere la prima bozza della pellicola scritta da Cawthon, che a
settembre tweeta che la produzione del film è avviata e sarà il tutto nelle
sale per il 2020. Poi a novembre, sempre del 2018, Cawthon ci ripensa, la
sceneggiatura ora gli fa cagare, va riscritta tutto da capo, il film ritarderà
un po’. In assenza di ulteriori crisi di Cawthon, Jason Blum di Blumhouse
prende quindi la parola nel luglio 2020 e poi il 20 novembre dello stesso anno,
annunciando che il film dovrebbe uscire ancora, che dovrebbe essere “ancora
vivo”. Lo stesso giorno Cawthon su Reddit annuncia che le riprese inizieranno
nella primavera 2021, ma lasciando la porta aperta sullo script, definendolo lo
“script Mike” senza precisare se sia la versione della sceneggiatura che ama di
più tra quelle realizzate. Sarà la volta buona? Intanto...
(Il film horror delle Banana Split) è il primo (non) film ispirato a Five Nights at Freddy’s. Quando si cincischia su una buona idea, può capitare che qualcuno abbia voglia di raccoglierla in qualche modo. La serie tv Banana Split, prodotta da Hanna e Barbera nel 1968 e arrivata pure da noi intorno agli anni ‘80, ha goduto nel 2008 di una nuova edizione a marchio Warner Bros e nel 2019 ha ricevuto la trasposizione a film per il canale Syfy. La regista Danishka Esterhaz ha realizzato Io ero Lorena Bobbit, che parla di una nota vicenda horror spaventosa per ogni maschietto, ma anche episodi della serie tv antologica Channel Zero. Tutta la troupe è stata dietro a robe come la serie tv di Raven e una roba che si chiama Vagrant Virgin, ma tra i credits dei produttori figurano anche chicche come Fido, uno zombie movie dall’anime vintage che spesso danno su Rai4, il nuovo film del “Leprecauno” e udite udite l’ultimo/reboot film legato alla saga di Critters, del 2019, Critters Attack!, dal 20 agosto 2020 in italiano su Sky. Se la serie originale è uno show per bambini con pupazzi animati, il film prodotto da Syfy con tutto il cast di Vagrant Virgin è un horror. Una famiglia per il compleanno della più piccina va negli Studios dove realizzano da sempre lo Show delle Banana Split in un momento cruciale: la cancellazione del programma a causa dei bassi ascolti. Il cast si ribella, ma quelli che fanno peggio sono i pupazzi dello show. In passato erano attori con un costume, ma ora sono degli animatroni con intelligenza artificiale... come i pupazzi di Five Nights at Freddy’s!! Seguono inseguimenti sul set abbandonato, reso lugubre al calare delle tenebre, con i Banana Split armati e sul piede di guerra. Non sono i pupazzi inventati da Cawthon, ma la storia potrebbe essere il perfetto (anche se ovviamente non il solo) prequel della situazione che precede il gioco Five Nights at Freddy’s. L’elemento-chiave dei pupazzi “decaduti” che si muovono al buio c’è tutto, così come l’atmosfera generale. Il film è una divertente “poverata”, ma dimostra quanto era buona e duttile l’idea di fondo. Ed è piaciuto molto per quanti riguarda i numeri dello streaming.
(Ed eccoci al punto... ci abbiamo giusto
messo una ventina di minuti. Meno del solito, trovate?).
La storia del film, in uscita in America
il 12 febbraio, si riassume rapidamente.
Nick Cage è un vagabondo che viene
assunto come guardiano notturno in un family center di un paesino del Nevada.
Presto scopre che di notte i pupazzi animatronici del locale si animano e
cercano di ucciderlo. Dovrà difendersi e difendere un gruppo di ragazzini che
sono entrati di straforo nel luogo.
Il film era stato annunciato
nell’ottobre del 2019 dall’etichetta indipendente americano-canadese Screen
Media Films, a cui dobbiamo perle come Jeepers Creepers 3 e Blood and Money con
Tom Berengher, ma soprattutto il magnifico L’uomo che uccise Don Chisciotte di
Terry Gillian, capolavoro recensito anche sul nostro blog.
La sceneggiatura è di G.O.Parsons,
attore di Criminal Minds al suo secondo lavoro ai testi. Il direttore della
fotografia ha lavorato tra le altre cose al musical su O.J.Simpson, O.J. The
musical, che non conoscevo, ma anche ad Heroes, dove ha realizzato un lavoro
pazzesco. Il budget è di 5milioni di dollari e Cage è tra i produttori. Sembra
un film piccolo piccolo, con “energia giovane”, il trailer è divertente,
con un po’ di azione, pupazzi assassini, pieno di colori. Tutta roba da
valutare nel post visione, sia chiaro. Ma c’è l’energia giusta e il ricordiamo
premio Oscar Nicholas Cage, uno che quando si innamora di un progetto il film
se lo mangia e lo riempie di stile. Il buon Nick è un amante di questo genere
di film di nicchia ma dall’animo ultra-pop, incrociamo le dita.
(Finale) Riuscirà Cawthon a dare l’OK
definitivo per girare Five Nights at Freddy’s nella primavera 2021? Usciranno
nel mentre altri film che gli copiano l’idea? Vi faremo sapere. Talk0
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