La
nonna non ride mai, comanda sempre, vede sempre di scuro e odia tutti, pure sua
sorella. Fa un lavoro strano e inquietante come vestire i morti prima del
funerale e dicono che lo faccia davvero bene, ma questo non lo rende una cosa
normale. La sera guarda le stelle sulla seggiola in cortile e in silenzio fuma
sigari insieme alla sua unica amica. La nonna nasconde misteri e fa un po'
paura, ma si getterebbe nel fuoco per proteggere la sua "picciridda".
La mamma, il papà e il fratello sono andati al nord, in Francia, a cercare
fortuna e lavoro. In un piccolo e arido paesello del sud Italia, tra anziani e
galline, con la burbera nonna è rimasta la picciridda, con la promessa che per
Natale verranno a prendere e portare via pure lei. Come Martina Abramovic sta
con le pecore nere, la picciridda sceglie di stare con la gallina nera del suo
pollaio, la gallina meno aggraziata, quella che fa più casino. Si chiude nel
pollaio insieme a lei e si nasconde dalla nonna che non le permette di andare
dallo zio pescatore, che tanto le vorrebbe bene e la riempirebbe di regali ma
la nonna non vuole, forse perché è cattiva, forse perché è invidiosa. Fuori dal
pollaio la picciridda mette alle spalle tutto il suo paesello e corre al mare,
stringe la sabbia a piedi nudi e guarda oltre il tramonto, alla sua famiglia
lontana. Intanto arriva Natale e nessuno è tornato a portarla via da lì. Una
nonna che pare un orso non sembra di buona compagnia e la picciridda inizia a
sentirsi grande, con il corpo che cambia e si fa più lungo. Ci sono in paese
cattivi occhi che hanno notato pure loro quel cambiamento e la nonna è sempre
più inquieta.
Tratto
da un racconto di Catena Fiorello, Picciridda è una piccola sorpresa, un film
quasi "neo-realista" che con garbo, colori caldi e a tinte forte, si
muove inseguendo il quotidiano di una ragazzina del sud Italia di quelli che
potrebbero essere gli anni '60 o '70. È un mondo infantile che va ad appassirsi
in fretta, quasi bruciato dal sole, guidato da una figura magica ed
autoritaria, la nonna, i cui contorni rimangono sempre misteriosi e i cui
valori, primo tra tutti "l'onore", riecheggiano nella piccola
protagonista come le tavole dei dieci comandamenti. Tra la sabbia ogni tanto
spunta il sangue e la storia della picciridda si colora di Eros e Thanatos
mentre il paesino rimane in un silenzio angosciante, con gli adulti che tengono
così stretti terribili segreti da preferire essere considerati crudeli
piuttosto che rivelarli. È un viaggio emotivo, quello della picciridda, che la fa sbattere su infinite porte chiuse a chiave. L'incomunicabilità
ostinata dei sentimenti, anche a chi è più caro, diviene l'immagine di
una terra a cui si è intimamente legati, ma di cui non si comprende mai a pieno
le regole. Una terra dalla quale, ci suggerisce il film, è più giusto scappare
che ritornare.
Straordinaria
la nonna, interpretata da Lucia Sardo. Vitale, solare, colma di un
fascino ingenuo quanto di un ricco mondo interiore, la picciridda interpretata
da Marta Castiglia.
Luciferino
e ambiguo il pescatore, circondato dalle sue teste di pesce essiccate e
sanguinanti.
Paolo
Licata, con il supporto alla sceneggiatura di un regista esperto e mai troppo
elogiato come Ugo Chiti, porta in scena la prima trasposizione cinematografica
di un libro di Catena Fiorello in un modo garbato quanto ermetico, solare
quanto sanguigno, non perdendo mai lo sguardo ingenuo e critico della giovane
protagonista. Ne risulta una pellicola riuscita sotto ogni punto di vista, di
cui consiglio a tutti la visione. Un piccolo classico.
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento