sabato 29 febbraio 2020

Picciridda - con i piedi nella sabbia: la nostra recensione del film tratto dal libro di Catena Fiorello



La nonna non ride mai, comanda sempre, vede sempre di scuro e odia tutti, pure sua sorella. Fa un lavoro strano e inquietante come vestire i morti prima del funerale e dicono che lo faccia davvero bene, ma questo non lo rende una cosa normale. La sera guarda le stelle sulla seggiola in cortile e in silenzio fuma sigari insieme alla sua unica amica. La nonna nasconde misteri e fa un po' paura, ma si getterebbe nel fuoco per proteggere la sua "picciridda". La mamma, il papà e il fratello sono andati al nord, in Francia, a cercare fortuna e lavoro. In un piccolo e arido paesello del sud Italia, tra anziani e galline, con la burbera nonna è rimasta la picciridda, con la promessa che per Natale verranno a prendere e portare via pure lei. Come Martina Abramovic sta con le pecore nere, la picciridda sceglie di stare con la gallina nera del suo pollaio, la gallina meno aggraziata, quella che fa più casino. Si chiude nel pollaio insieme a lei e si nasconde dalla nonna che non le permette di andare dallo zio pescatore, che tanto le vorrebbe bene e la riempirebbe di regali ma la nonna non vuole, forse perché è cattiva, forse perché è invidiosa. Fuori dal pollaio la picciridda mette alle spalle tutto il suo paesello e corre al mare, stringe la sabbia a piedi nudi e guarda oltre il tramonto, alla sua famiglia lontana. Intanto arriva Natale e nessuno è tornato a portarla via da lì. Una nonna che pare un orso non sembra di buona compagnia e la picciridda inizia a sentirsi grande, con il corpo che cambia e si fa più lungo. Ci sono in paese cattivi occhi che hanno notato pure loro quel cambiamento e la nonna è sempre più inquieta.


Tratto da un racconto di Catena Fiorello, Picciridda è una piccola sorpresa, un film quasi "neo-realista" che con garbo, colori caldi e a tinte forte, si muove inseguendo il quotidiano di una ragazzina del sud Italia di quelli che potrebbero essere gli anni '60 o '70. È un mondo infantile che va ad appassirsi in fretta, quasi bruciato dal sole, guidato da una figura magica ed autoritaria, la nonna, i cui contorni rimangono sempre misteriosi e i cui valori, primo tra tutti "l'onore", riecheggiano nella piccola protagonista come le tavole dei dieci comandamenti. Tra la sabbia ogni tanto spunta il sangue e la storia della picciridda si colora di Eros e Thanatos mentre il paesino rimane in un silenzio angosciante, con gli adulti che tengono così stretti terribili segreti da preferire essere considerati crudeli piuttosto che rivelarli. È un viaggio emotivo, quello della picciridda, che la fa sbattere su infinite porte chiuse a chiave. L'incomunicabilità ostinata dei sentimenti, anche a chi è più caro, diviene l'immagine di una terra a cui si è intimamente legati, ma di cui non si comprende mai a pieno le regole. Una terra dalla quale, ci suggerisce il film, è più giusto scappare che ritornare. 
Straordinaria la nonna, interpretata da Lucia Sardo. Vitale, solare, colma di un fascino ingenuo quanto di un ricco mondo interiore, la picciridda interpretata da Marta Castiglia.
Luciferino e ambiguo il pescatore, circondato dalle sue teste di pesce essiccate e sanguinanti. 
Paolo Licata, con il supporto alla sceneggiatura di un regista esperto e mai troppo elogiato come Ugo Chiti, porta in scena la prima trasposizione cinematografica di un libro di Catena Fiorello in un modo garbato quanto ermetico, solare quanto sanguigno, non perdendo mai lo sguardo ingenuo e critico della giovane protagonista. Ne risulta una pellicola riuscita sotto ogni punto di vista, di cui consiglio a tutti la visione. Un piccolo classico. 
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