Porta
una camicia sgargiante e da pugno nell'occhio come quelle Hawaiane. Le sue
principali occupazioni sono bere cocktail e fumare. È troppo Figo e vanitoso per condividere con altri personaggi le vignette, tanto che compare sempre e solo
lui al centro di tutto, con lievi baloons da chiacchiericcio indistinto sullo
sfondo, dei quali comunque sta sempre attento, con l'orecchio teso. È superiore
a tutto e tutti, incarnando un po' il "pistola", come si dice nel
Nord Italia e come celebrano il Dogui, il Marco Ranzani ed epigoni. Odia tutti
e odia tutto, da buon infelice autodistruttivo, sperando che la fatica
dell'esistenza mediocre a cui è stato condannato finisca presto, a modo suo, in
una nube infinita di sigarette e un mare di alcol, e in questo c'è molto del
Ferreri della "Grande abbuffata".
C'è un
pezzo divertente nella versione online di Donna Moderna, firmato dalla
bravissima e simpatica Sara Peggion, del 21.11.2014, intitolato Attente
all'uomo in camicia, lo potete trovare facilmente in rete.
C'è un
passaggio che più o meno recita: [...] "da che mondo è mondo gli uomini
scelgono abbigliamenti feticcio sui quali sarebbe meglio soprassedere. Anni fa
un ragazzo mi si presentò con una camicia hawaiana che faceva urlare di dolore, ma che ben si accordava con la sua allegria: la prima cosa che ho fatto quando
siamo andati a convivere è stato fargli sparire quello stock di orribili camicie
da tropical pizza. Ora, svoltati i 40, sono dolcemente nelle mani di un ex
ragazzo che gira con una felpa da dodicenne con la scritta The Best. È
ridicola, non ho idea da che parte arrivi, ma gli sta così bene e gli piace
così tanto da azzerare a sorpresa i miei istinti censori più sadici. E da farmi
pensare che forse sono troppo invecchiata. O, credo, troppo innamorata".
Forse è
quindi solo una fase, un mood, "l'aria dei 30 anni". Il carattere può
essere forse come una camicia, un abito mentale che fa pendant con un abito
fisico, una sorta di moda che ci si autoimpone, magari non afferrando il modo
in cui viene percepito il nostro look dagli altri. Mi ricordo ancora il mood da
playboy del mio amico M. quando a venticinque anni e 18 ore di palestra a
settimana sfoggiava per andare in discoteca una sorta di canottiera a reti
larghe nude look. Era quella "cosa" a muoverne la psicologia, forse
anche le camicie colorate hanno questo potere. Forse al nostro uomo in camicia
manca di evolversi prima o poi, alla maniera dei pokemon, in uomo in felpa,
probabilmente pagando i diritti d'autore a Sara Peggion. Forse deve trovare la
donna giusta. Lo dico con una piccola speranza personale, perché ho avuto
anch'io una camicia come la sua, ai miei tempi giovani ed
""alcolici"", quando inseguivo a pinacolada (io non ho mai
retto più di una pinacolada, l'equivalente di un succo di frutta con l'alcol di
mezzo babà piccolo) il discorso brillante che mi avrebbe fatto conquistare le
donne e il mondo, in questo ordine. Non ci sono riuscito, ma il mood dell'uomo
in camicia è anche il mio, il fatto di sentirsi "on fire" senza senso
è anche il mio, il fatto di vivere in vignette che hanno posto me al centro
senza che poi abbia elaborato battute sempre "così divertenti" è anche il mio. Allora l'uomo in camicia creato da Simone d'Angelo è vero, è
universale, ci batte dentro al petto un po' a tutti. Ci rende invincibili
quando ci immedesimiamo in lui per forza di carattere e cinismo, ci fa fare una
risata quando lo guardiamo da lontano un po' più maturi, ridendo di lui e in
fondo di noi stessi, magari ricordando: "Ammazza quanto eravamo cinici e
fighi". Ovviamente può valere per noi come per "i nostri amici".
Per questo il lavoro di Simone d'Angelo funziona in vari modi, pure in certe
aree più criptiche che "solo i giovani" possono magari capire.
L'uomo in camicia è quindi un tragico ma divertente omino un po' narciso, ma
forse è più una questione di camicia, un mood dal quale forse può
uscire. Gli si può voler bene all'uomo in camicia, tifare per lui, ridere con
lui e di lui, ma come per tutte le opere umoristiche se il gioco può funzionare
dipende dal lettore e dalla sua capacità di trovare simpatico il protagonista.
Cercatelo in fumetteria, sfogliate qualche pagina e prendetevi magari un the
prima di decidere, "conoscerlo un po'" questo uomo in camicia prima
di portarvelo a casa (soprattutto se siete signorine). Se entrerete nel mood
gusto sarà una lettura gustosa.
Il
volumetto si compone di piccole scenette in genere della durata di una
facciata, con un filo conduttore "esistenzialista" di fondo, legato al
fatto che il nostro a causa degli stravizi si sta autodistruggendo il fisico e
"va bene così, anzi meglio!!" (che è comunque un sottotesto
interessante da interpretare). Le tavole sono impreziosite da colori accesi e
caldi, lo sguardo del nostro eroe, unico mattatore in scena (in una sorta di Camera café), è spesso sarcastico, il contenuto dei baloons è
acidello, sulfureo. Ci si diverte o non ci si diverte affatto a
seconda di come "si prende" il personaggio. Di sicuro incuriosisce,
io ne vorrei sapere di più sull'uomo in camicia. Ci sono ancora infiniti uomini
e camicie diverse da raccontare.
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