lunedì 17 febbraio 2020

Dylan Dog n.401: L'alba nera - la nostra recensione




Londra, ai giorni nostri di un mondo che è (forse) il nostro. 
I morti parlano! (Cit). Nello specifico possono parlare i cadaveri all'obitorio di persone che dovrebbero essere morte da giorni ma a cui hanno ficcato una forbice negli occhi poche ore prima, perché misteriosamente ancora vive e forse pericolose. Nelle mani di un ricercatore abile si potrebbe forse ricavare qualcosa come la formula per rianimare i morti, ma la posta in gioco è alta, perché quel morto con la forbice degli occhi potrebbe rialzarsi di nuovo. Ma possono esistere gli zombie? Per Scotland Yard è meglio credere ai terroristi che ai non morti, questioni di politica del territorio. Per l'ex moglie del cadavere risorto e rimorto è meglio che gli zombie esistano, per non finire in carcere con l'accusa di omicidio, ma c'è un detective a Londra che può aiutare a scagionarla. Il suo nome è Dog, Dylan Dog. Sui quaranta, belloccio, barbuto, ex poliziotto, forse alcolista, amante del cinema horror e fantasy, probabilmente pazzo. Esercita e vive in Craven Road insieme a un assistente silenzioso e risoluto, cicciottello e senza baffi, che ripete costantemente e ossessivamente una sola parola (ma che ha moltissime variazioni di significato che solo Dylan sembra riconoscere): "'Gna". Tra oscuri uomini luciferini, mogli di non morti e agenti di polizia rissosi come ex moglii in cerca di terroristi, il nostro Dylan riuscirà a salvarci dai morti viventi?
C'era una volta Dylan Dog, oggi c'è ancora Dylan Dog. Forse. 


La meteora e il numero 400 lo hanno cambiato, Il personaggio si è quasi fuso e sovrapposto al leggendario Dellamorte Dell'amore, si è riassemblato rileggendo diversamente lo storico numero 100. In sintesi "riparte". Come fosse un remake o un reboot o un sequel o qualcosa di diverso, Dylan riparte "rigenerato in modo bizzarro", come capita al Doctor Who ogni tot anni. Con lui cambiano parzialmente il suo mondo e le sue relazioni, forse per i sei mesi su cui si dipanerà questa singolare saga o forse per più tempo, per me con l'unica certa sicurezza che Recchioni sta facendo qualcosa di nuovo e molto divertente, sinceramente spassoso, mentre una parte del fandom è di nuovo sul piede di guerra per le troppe modifiche allo status quo che dall'inizio della sua gestione si susseguono a flusso continuo. Com'è quindi questo nuovo e barbuto Dylan Dog? Assomiglia un po' al vecchio Morty di Rick e Morty, è un uomo che ne ha passate tante, ha la mente ridotta in pezzi ma proprio per questo è tanto folle quanto geniale. È un Dylan "da tre sedute di psicanalisi minime a settimana", la cura più easy per tutto quello che ha scoperto su se stesso e sopportato negli ultimi numeri, ultima la consapevolezza, alla Deadpool, che viene dal numero 400, di trovarsi il protagonista di un fumetto. È questo l'inizio di un percorso, come ho già scritto pianificato per almeno sei uscite, peraltro è davvero difficile prevederne gli sviluppi, non vedo letteralmente l'ora di sfogliare i prossimi numeri.
Questo quattrocentouno si presenta con una elegante copertina dorata, i disegni sono di un Corrado Roi molto ispirato, i testi di Recchioni sono davvero divertenti, carichi di umorismo. C'è molto World building, il Focus per ora è farci familiarizzare con il nuovo status dei personaggi, c'è un gustoso e spiazzante colpo di scena finale. Per ora è un viaggio intrigante, sulla storia, che muove i passi richiamando lo storico numero 1, ci sarà occasione di approfondire nelle successive uscite. Del resto le rigenerazioni sono dei processi lenti quanto affascinanti. 
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