Siamo
nella Gotham City di Batman, nei quartieri popolari, qualche mesetto dopo gli
avvenimenti di Suicide Squad. La squinternata supercriminale Harley Quinn (Margot Robbie), dopo aver salvato il mondo è tornata in libertà e a delinquere,
fino a che "si è mollata con Joker". Dotata di superforza e riflessi
fulminei a seguito di un bagno nel fantomatico acido Ooze, sostanza che al
contempo l'ha fatta impazzire, Quinn cerca ora una nuova ragione di vita,
aggiornando il suo biglietto da visita con competenze da dog-sitter e
mercenaria, mentre passa le serate sul divano a deprimersi per l'abbandono
ingurgitando schifezze insieme alla sua nuova iena di nome Bruce. Il fatto di
non essere più la donna del Joker le ha fatto inoltre perdere ogni privilegio
di cui godeva nel mondo criminale, motivo per cui ha h24 una lista infinita di
persone che vogliono farle la pelle per dei torti subiti appena la vedono. Non
aiuta poi il fatto che la condotta giornaliera della nostra arlecchina preveda
furti, sostanze allucinogene e violenza gratuita in quella che fino a poco
prima era piena spensieratezza, con il tasto mentale della follia che non è in
grado di spegnere in alcun modo. Diventa presto per Harley un sogno anche solo
riuscire a mangiare il suo panino preferito senza che sia inseguita da un matto
con una brugola, le sparino o cerchino di arrestarla. Le cose non vanno
decisamente bene e volgono al peggio quando attira l'attenzione di Maschera
Nera (Ewan McGregor), un malavitoso che la coinvolge nella caccia ad una bambina
(Ella Jay Basco) di nome Cassandra Cain (che per chi non mastica fumetti
diventerà la più recente BatGirl). La piccola, su cui Maschera Nera ha presto
fatto pendere una taglia astronomica, fa piccoli furtarelli e si è da poco
intascata un diamante molto prezioso, in grado di dare accesso a uno
sconfinato tesoro. Nella caccia al diamante verranno presto coinvolte anche la
cantante di night club (Jiurnee Smollett-Bell) Dinah Lance (che presto
diventerà per i non addetti ai lavori la super-eroina Black Canary), vicina di
casa di Cassandra, la misteriosa vigilante con balestra che si fa chiamare
"La cacciatrice" (Mary Elizabeth Winstead) e la dura detective
Montoya (Rosie Perez), una delle poche poliziotte per bene della città (che
come sanno gli appassionati dei fumetti erediterà per un periodo pure
l'identità del superdetective senza volto Question). Riuscirà Harley in tutto
questo casino a superare la crisi da abbandono e a trovare nuove ragioni di
vita?
Nei
fumetti che compongono la cosiddetta Batman-Family viene dato molto spazio ai
personaggi femminili, da Batwoman a Harley Quinn, passando per Gotham Sirens e
naturalmente Birds of Prey. Se agli inizi questi mondi di carta erano il
paradiso dei maschietti per quanto erano colmi di affascinanti ragazze coperte
di latex in pose sexy, con il tempo sono arrivate le lettrici, le autrici
dedicate, le femministe, le rappresentanti dei movimenti omosessuali e di
recente le attiviste del MeToo, andando a riempire questi contenitori pop di
suggestioni più complesse sulla femminilità, i diritti delle donne e il loro
ruolo nel mondo. Si è arrivati all'estremo in senso opposto? Per alcuni aspetti
sì, come la riduzione quasi chirurgica di ogni aspetto legato a una
rappresentazione pur ingenuamente sessualizzata della donna, in quanto
argomento oggi storicamente "spinoso" (alla faccia della supposta
"leggerezza dei fumetti", sono temi serissimi in America ).
Per
altri aspetti invece si è arrivati a qualcosa di bello e inedito, complesso a
livello psicologico ma attraente, come la Harley Quinn di Margot Robbie.
Qualcuno la può giustamente vedere come una variante del Deadpool di Ryan
Reynolds, per la chiacchiera infinita e la capacità inventiva di
fracassare gambe e braccia di chi le si pone davanti, ma anche per un mondo
interiore non banale, dolente, tragico, che viene allo stesso modo esorcizzato
da un comportamento volutamente sopra le righe. Sono entrambi personaggi che
dietro alle tutine colorate e al glitter nascondono incubi in bianco e nero
come gli anti-eroi di Natural Born Killer. Harley ha poi a livello psicologico
intrapreso un serio percorso di autodistruzione e annientamento a favore del
partner, ha per lui abbracciato la follia dimenticando di essere stata una
seria psichiatra o è stata forse la sua eccessiva empatia come psichiatra la
molla per li cambiamento, al di là del fantasmagorico bagno di
"rinascita" nell'Ooze. È più corretto e vicino
all'argomento principale di questo film il sottotitolo originale americano del
film, che parla della "emancipazione di Harley Quinn", piuttosto che
della "rinascita" che è già avvenuta. Harley è chiamata qui ad
emanciparsi, a staccarsi dalla sudditanza dal vecchio partner a livello mentale
cercando un nuovo equilibrio. Joker non c'è più, anche perché il Joker di Leto
non esiste più e il Joker di Phoenix vive in una specie di universo parallelo,
Harley deve farci i conti perché fin dall'inizio si è definita una
"Arlecchina" e un servitore non può vivere senza un padrone,
"non si definisce" senza un padrone, come il samurai che diventa
ronin ed è condannato a vagare senza meta. È "una spalla" senza un
protagonista da seguire e la Robbie in questo si comporta in modo molto
sofisticato, rifugge il centro della scena, cerca contesti corali, vuole stare
sullo sfondo e che sia di fatto un altro a sobbarcarsi il ruolo dell'eroe. Il
suo percorso, pur doloroso, è riuscire a mettersi al centro dell'immagine,
riappropriarsi della sua vita riconoscendone il valore non solo
"ancillare", in un modo per certi versi speculare a quello
dell'Arthur di Joaquin Phoenix, dove anche qui un bambino, nello specifico una
bambina, giocherà un ruolo chiave (e nel futuro indosserà un simile costume da
pipistrello). Nel mentre che questo processo avviene, per altro molto bene
grazie alla straordinaria bravura della Robbie di creare un personaggio
complessissimo quanto "limpido", succedono nella pellicola
avvenimenti che non portano particolari guizzi.
La regista Cathy Yan tratteggia
una interessante Black Canary, una stralunata Cacciatrice, una Cassandra Cain
in piena fase di ribellione adolescenziale ma non riesce a gestirne bene il
timing su schermo per svilupparle al meglio. Il cattivo di McGregor e la sua
spalla sono un po' da barzelletta e al contempo, salvo la sgargiante fotografia
e un paio di trovate visive nei combattimenti, manca il sense of wonder
di trovarci in un mondo di supereroi, mostri e mutanti. Gotham è un po'
indefinita e stranamente cupa nell'ultima parte del film, i costumi delle
nostre eroine sono realmente bruttissimi nella loro ossessione di essere
a-sessualizzati e nella fiera delle braghette ampie e giacchette mascoline
riescono nell'impossibile impresa di far apparire "sciattine", con
poco seno e pure la panza delle donne bellissime come la Robbie e la Winstead.
Non riesce questa "mortificazione" estetica giusto nel caso della
Smollett-Bell, in quanto ultra-strato-gnocca di millesimo livello che
apparirebbe da urlo anche se ricoperta da spazzatura, ma gli sforzi per rendere
meno appariscenti possibili dei corpi da pin-up ci sono tutti e a livelli
francamente poco giustificabili. La trama decide di essere inutilmente
labirintica nella prima parte del film, con mille intrecci temporali da gestire
come i pezzi di un puzzle che urlano un po' la voglia (sconclusionata) di
citare i topoi di Tarantino. A causa di questo inutile casino si arriva un po'
stremati al secondo tempo, con possibili occasioni per addormentarsi in sala
proprio allo scontro finale, complici dei combattimenti un po' loffi e guizzi
più visivi che di contenuto, non fosse per la Robbie, che davvero ce la mette
tutta per conquistarci il cuore. McGregor diventa con l'avanzata del film
sempre più un funzionale orpello estetico, è un peccato.
Tiriamo
le somme. Margot Robbie tiene da sola insieme il film come fece ai tempi di
Suicide Squad, sono che la trama qui è più semplice e i personaggi più facili
da comprendere, con il contraltare che molti sono meno ispirati. La fotografia
mutua molto da Suicide Squad, ma cerca soluzioni visive più uniformi. La messa
in scena delle sequenza action gode di alcune intuizioni divertenti come lo
stile di lotta della nostra arlecchina, una specie di pooldance wrestling, la
foga per l'overkilling della cacciatrice e le favolose gambe di Canary spesso
impiegate in prese articolari. Il finale è un po' stanco ma tutto sommato
ordinato.
Birds of
Pray ecc. ecc. è un film carino che affronta in modo non scontato il tema della
emancipazione e per il resto cerca di fare bene i compiti, riuscendo nella
rappresentazione delle sequenze action, imbroccando alcune trovare umoristiche
e di caratterizzazione, ma dimostrandosi un po' ordinario nel resto dello
spettacolo. Buono l'accompagnamento sonoro, ricco quanto quello di Suicide
Squad. Alla fine ci si può divertire per un minutaggio complessivo non troppo
asfissiante, purché non si abbiamo particolari pretese di spettacolarità cui il
film per questioni di budget non può ambire. Se avete gradito il primo Suicide
Squad non ci sono motivi validi per perdersi Birds of Prey, se non lo avete
particolarmente amato qui avete un film meglio gestito nel suo insieme, privo
delle scene più non-sense (ma nel complesso non troppo distante da Suicide
Squad). Se amate Margot Robbie siete già in sala a prescindere da tutto e fate
bene, l'attrice di Tonya ci regala una nuova ottima prova.
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