martedì 18 febbraio 2020

Birds of pray e la fantasmagorica rinascita (emancipazione) di Harley Quinn - la nostra recensione



Siamo nella Gotham City di Batman, nei quartieri popolari, qualche mesetto dopo gli avvenimenti di Suicide Squad. La squinternata supercriminale Harley Quinn (Margot Robbie), dopo aver salvato il mondo è tornata in libertà e a delinquere, fino a che "si è mollata con Joker". Dotata di superforza e riflessi fulminei a seguito di un bagno nel fantomatico acido Ooze, sostanza che al contempo l'ha fatta impazzire, Quinn cerca ora una nuova ragione di vita, aggiornando il suo biglietto da visita con competenze da dog-sitter e mercenaria, mentre passa le serate sul divano a deprimersi per l'abbandono ingurgitando schifezze insieme alla sua nuova iena di nome Bruce. Il fatto di non essere più la donna del Joker le ha fatto inoltre perdere ogni privilegio di cui godeva nel mondo criminale, motivo per cui ha h24 una lista infinita di persone che vogliono farle la pelle per dei torti subiti appena la vedono. Non aiuta poi il fatto che la condotta giornaliera della nostra arlecchina preveda furti, sostanze allucinogene e violenza gratuita in quella che fino a poco prima era piena spensieratezza, con il tasto mentale della follia che non è in grado di spegnere in alcun modo. Diventa presto per Harley un sogno anche solo riuscire a mangiare il suo panino preferito senza che sia inseguita da un matto con una brugola, le sparino o cerchino di arrestarla. Le cose non vanno decisamente bene e volgono al peggio quando attira l'attenzione di Maschera Nera (Ewan McGregor), un malavitoso che la coinvolge nella caccia ad una bambina (Ella Jay Basco) di nome Cassandra Cain (che per chi non mastica fumetti diventerà la più recente BatGirl). La piccola, su cui Maschera Nera ha presto fatto pendere una taglia astronomica, fa piccoli furtarelli e si è da poco intascata un diamante molto prezioso, in grado di dare accesso a uno sconfinato tesoro. Nella caccia al diamante verranno presto coinvolte anche la cantante di night club (Jiurnee Smollett-Bell) Dinah Lance (che presto diventerà per i non addetti ai lavori la super-eroina Black Canary), vicina di casa di Cassandra, la misteriosa vigilante con balestra che si fa chiamare "La cacciatrice" (Mary Elizabeth Winstead) e la dura detective Montoya (Rosie Perez), una delle poche poliziotte per bene della città (che come sanno gli appassionati dei fumetti erediterà per un periodo pure l'identità del superdetective senza volto Question). Riuscirà Harley in tutto questo casino a superare la crisi da abbandono e a trovare nuove ragioni di vita?


Nei fumetti che compongono la cosiddetta Batman-Family viene dato molto spazio ai personaggi femminili, da Batwoman a Harley Quinn, passando per Gotham Sirens e naturalmente Birds of Prey. Se agli inizi questi mondi di carta erano il paradiso dei maschietti per quanto erano colmi di affascinanti ragazze coperte di latex in pose sexy, con il tempo sono arrivate le lettrici, le autrici dedicate, le femministe, le rappresentanti dei movimenti omosessuali e di recente le attiviste del MeToo, andando a riempire questi contenitori pop di suggestioni più complesse sulla femminilità, i diritti delle donne e il loro ruolo nel mondo. Si è arrivati all'estremo in senso opposto? Per alcuni aspetti sì, come la riduzione quasi chirurgica di ogni aspetto legato a una rappresentazione pur ingenuamente sessualizzata della donna, in quanto argomento oggi storicamente "spinoso" (alla faccia della supposta "leggerezza dei fumetti", sono temi serissimi in America ). 
Per altri aspetti invece si è arrivati a qualcosa di bello e inedito, complesso a livello psicologico ma attraente, come la Harley Quinn di Margot Robbie. Qualcuno la può giustamente vedere come una variante del Deadpool di Ryan Reynolds, per la chiacchiera infinita e la capacità inventiva di fracassare gambe e braccia di chi le si pone davanti, ma anche per un mondo interiore non banale, dolente, tragico, che viene allo stesso modo esorcizzato da un comportamento volutamente sopra le righe. Sono entrambi personaggi che dietro alle tutine colorate e al glitter nascondono incubi in bianco e nero come gli anti-eroi di Natural Born Killer. Harley ha poi a livello psicologico intrapreso un serio percorso di autodistruzione e annientamento a favore del partner, ha per lui abbracciato la follia dimenticando di essere stata una seria psichiatra o è stata forse la sua eccessiva empatia come psichiatra la molla per li cambiamento, al di là del fantasmagorico bagno di "rinascita" nell'Ooze.  È più corretto e vicino all'argomento principale di questo film il sottotitolo originale americano del film, che parla della "emancipazione di Harley Quinn", piuttosto che della "rinascita" che è già avvenuta. Harley è chiamata qui ad emanciparsi, a staccarsi dalla sudditanza dal vecchio partner a livello mentale cercando un nuovo equilibrio. Joker non c'è più, anche perché il Joker di Leto non esiste più e il Joker di Phoenix vive in una specie di universo parallelo, Harley deve farci i conti perché fin dall'inizio si è definita una "Arlecchina" e un servitore non può vivere senza un padrone, "non si definisce" senza un padrone, come il samurai che diventa ronin ed è condannato a vagare senza meta. È "una spalla" senza un protagonista da seguire e la  Robbie in questo si comporta in modo molto sofisticato, rifugge il centro della scena, cerca contesti corali, vuole stare sullo sfondo e che sia di fatto un altro a sobbarcarsi il ruolo dell'eroe. Il suo percorso, pur doloroso, è riuscire a mettersi al centro dell'immagine, riappropriarsi della sua vita riconoscendone il valore non solo "ancillare", in un modo per certi versi speculare a quello dell'Arthur di Joaquin Phoenix, dove anche qui un bambino, nello specifico una bambina, giocherà un ruolo chiave (e nel futuro indosserà un simile costume da pipistrello). Nel mentre che questo processo avviene, per altro molto bene grazie alla straordinaria bravura della Robbie di creare un personaggio complessissimo quanto "limpido", succedono nella pellicola avvenimenti che non portano particolari guizzi. 


La regista Cathy Yan tratteggia una interessante Black Canary, una stralunata Cacciatrice, una Cassandra Cain in piena fase di ribellione adolescenziale ma non riesce a gestirne bene il timing su schermo per svilupparle al meglio. Il cattivo di McGregor e la sua spalla sono un po' da barzelletta e al contempo, salvo la sgargiante fotografia e un paio di trovate visive nei combattimenti, manca il sense of wonder di trovarci in un mondo di supereroi, mostri e mutanti. Gotham è un po' indefinita e stranamente cupa nell'ultima parte del film, i costumi delle nostre eroine sono realmente bruttissimi nella loro ossessione di essere a-sessualizzati e nella fiera delle braghette ampie e giacchette mascoline riescono nell'impossibile impresa di far apparire "sciattine", con poco seno e pure la panza delle donne bellissime come la Robbie e la Winstead. Non riesce questa "mortificazione" estetica giusto nel caso della Smollett-Bell, in quanto ultra-strato-gnocca di millesimo livello che  apparirebbe da urlo anche se ricoperta da spazzatura, ma gli sforzi per rendere meno appariscenti possibili dei corpi da pin-up ci sono tutti e a livelli francamente poco giustificabili. La trama decide di essere inutilmente labirintica nella prima parte del film, con mille intrecci temporali da gestire come i pezzi di un puzzle che urlano un po' la voglia (sconclusionata) di citare i topoi di Tarantino. A causa di questo inutile casino si arriva un po' stremati al secondo tempo, con possibili occasioni per addormentarsi in sala proprio allo scontro finale, complici dei combattimenti un po' loffi e guizzi più visivi che di contenuto, non fosse per la Robbie, che davvero ce la mette tutta per conquistarci il cuore. McGregor diventa con l'avanzata del film sempre più un funzionale orpello estetico, è un peccato.
Tiriamo le somme. Margot Robbie tiene da sola insieme il film come fece ai tempi di Suicide Squad, sono che la trama qui è più semplice e i personaggi più facili da comprendere, con il contraltare che molti sono meno ispirati. La fotografia mutua molto da Suicide Squad, ma cerca soluzioni visive più uniformi. La messa in scena delle sequenza action gode di alcune intuizioni divertenti come lo stile di lotta della nostra arlecchina, una specie di pooldance wrestling, la foga per l'overkilling della cacciatrice e le favolose gambe di Canary spesso impiegate in prese articolari. Il finale è un po' stanco ma tutto sommato ordinato. 
Birds of Pray ecc. ecc. è un film carino che affronta in modo non scontato il tema della emancipazione e per il resto cerca di fare bene i compiti, riuscendo nella rappresentazione delle sequenze action, imbroccando alcune trovare umoristiche e di caratterizzazione, ma dimostrandosi un po' ordinario nel resto dello spettacolo. Buono l'accompagnamento sonoro, ricco quanto quello di Suicide Squad. Alla fine ci si può divertire per un minutaggio complessivo non troppo asfissiante, purché non si abbiamo particolari pretese di spettacolarità cui il film per questioni di budget non può ambire. Se avete gradito il primo Suicide Squad non ci sono motivi validi per perdersi Birds of Prey, se non lo avete particolarmente amato qui avete un film meglio gestito nel suo insieme, privo delle scene più non-sense (ma nel complesso non troppo distante da Suicide Squad). Se amate Margot Robbie siete già in sala a prescindere da tutto e fate bene, l'attrice di Tonya ci regala una nuova ottima prova. 
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