Ci
troviamo ventimila leghe e oltre sotto i mari, a trivellare tesori minerari in
vere e proprie strutture fantascientifiche per l'estrazione. Una splendida
ingegnere meccanico interpretata da Kristen Stewart, soprannominata amabilmente
dall'equipaggio "piccolo elfo senza tette", sta in bagno
splendidamente mezza nuda a lavarsi i denti. Con l'espressione splendidamente
imbronciata (un classico dell'attrice, quello che per me la rende
irresistibile) e i capelli rasati da dura, la Stewart elabora poco splendidi
pensieri esistenzialisti da Smemoranda, che ci vengono offerti con tanto di
voice over alla Blade Runner, in un momento un po' cringe. Poi la sorpresa, un
ragno fa capolino sul lavello puntando le zampette da dentro al rubinetto!! E
come ci è arrivato mai? Sarà stato il corriere Ikea con le nuove forniture dei
rubinetti a farci questo regalo? Neanche un secondo per ragionarci sopra e...
Sbooom!!! Prima un sussulto poi in un attimo trema tutto, crolla tutto, forse
c'è una falla! La Stewart splendidamente mezza nuda prende il comando delle
paratie stagne e blocca tutto, isola tutto, salva tutti. Anzi no, non proprio
tutti, ma non c'è tempo di pensare, bisogna radunare i dispersi e correre alle
capsule di emergenza o, se le cose andranno male, uscire dalla struttura,
camminare con gli scafandri ipertecnologici per qualche miglio, giungere a una
struttura vicina e prendere le capsule di emergenza che sono lì, oppure, se le
cose andranno davvero male male, riprendere gli scafandri ipertecnologici e
farsi altre miglia fino al punto dove si arriva a un altro avamposto e
ripetere tutto. È una faticata come sembra a leggerla? No, di più. Primo,
perché siamo ventimila leghe sotto i mari e oltre e la pressione, se non
gestita con camere di pressurizzazione varie o marchingegni sulle tute
scafandrate, o ti fa esplodere i nervi o ti fa implodere il corpo, con effetti
splatter da implosione davvero macabri (e il film è molto splatter, al punto
che quando esplode una tuta sottomarina chi la indossa diventa una specie di
popcorn nel microonde). Secondo, perché oltre al terremoto sono comparsi dei
mostri viscido - pinnati - alienformi aggressivi, veloci e quasi invisibili, ben
disposti a smembrare gli esseri umani (ho già detto che il film è molto
splatter? Ai popcorn aggiungete la tagliata al sangue). Terzo, perché la
compagine dei nostri eroi è ovviamente male assortita, tra gente che è fuori di
testa per la decompressione (tra chi straparla e chi accudisce conigli di
pezza), gente che si ferisce e deve essere trasportata già dalla prima scena,
gente che fa cose suicida.
Riusciranno
i nostri eroi a tornare a casa?
Riuscirà
la Stewart, che parte in pantaloni da tuta e micro-reggiseno e subito rimane in
micro-reggiseno e micro-slip per entrare nella tuta scafandro, a spogliarsi
sempre di più fino alla fine del film?
Che
belli i thriller/slasher sci-fi sottomarini di una volta!! A cavallo di mega
produzioni "alte" tra l'Alien di Scott e l'Abyss di Cameron, che
dettavano regole stilistiche e di contenuto, si trovava tra la fine del 1970 al 1990
tutto un sottobosco di pellicole minori che in qualche modo, accantonando il
lato più filosofico e fantascientifico, strutturavano la "formula"
intorno a quattro elementi. La presenza di mostri/alieni/mutanti da affrontare
senza conoscere. Situazioni con "assenza d'aria" (vuoi
"spaziale" o "sottomarino" o "ai confini del
mondo", tra ghiaccio o caverne, l'importante è che si fatichi a respirare) con legata a stretto giro una alta componente claustrofobica (sia in
istallazioni spaziali che in quelle sottomarine o tra cunicoli di roccia
e rifugi tra i ghiacci ci "si sta stretti"). Terzo punto, una fase
narrativa caratterizzata da corazze varie, tute pesanti, scafandri o
esoscheletri limitanti vista e mobilità dei personaggi (elevando al quadrato
paura, claustrofobia e senso di mancanza d'aria). Quarto, il più importante al
pari del mostro, la "bella": una donna di carattere ma femminile,
intelligente, affascinante in un modo non banale (spesso androgina), coinvolta
in scene cariche di tensione ed erotismo. Sigurney Weaver, in Alien
di Scott, che di nascosto rimane in mutandine e reggiseno per indossare la tuta
spaziale, nella stessa zona dell'astronave dove risiede il mostro, è la
perfetta sintesi dei quattro punti e per vendere un film derivativo non bastava
altro. Nel 1980 andavano fortissimo le pellicole ad ambientazioni
"sottomarina" ed essendo io all'epoca un pischello le divoravo una
dopo l'altra (oggi con occhi più adulti ho un po' paura a riguardare
certi film). Tra questi film Lo squalo 3 (lo squalo torna spesso come
mostro, diventando spesso una versione mutante aggressiva del pesce),
Leviathan, La "cosa" degli abissi (The rift), Creatura degli abissi
(Deep Star Six). La specifica narrativa alla base dei "film di
mostri sottomarini" è che "non gli devi rompere il tridente, a
Nettuno, Cthuluh o chi per lui": più inquini (anche un sottomarino
nucleare sul fondo "inquina") e rubi dal sottosuolo del mare,
più finisce male. Il mare diventa il posto del male e arriva il mal di mare,
tutti vanno giù giù giù e fanno glu glu glu, come in "Beato tra le
donne" condotto da Bonolis, mentre noi effettivamente ci beiamo di donne
forti e spesso mezze nude come Ripley che affrontano mostri tentacolosi.
Gli
attori rappresentano il classico gruppetto di vittime designate da film
slasher, spesso citazioni volontarie di omologhi di altre pellicole dello
stesso genere. Vincent Cassel è il capitano tutto di un pezzo carico di spirito
di sacrificio e dramma personale alle spalle. T.J. Miller fa il pazzo
maneggione un po' zozzo che parla con un peluche e tira rutti. Jessica Henwick
è la tipa ultrasensibile e insicura sulla cui sopravvivenza non ci
scommetterebbe nessuno, John Gallager jr è la "palla al piede" che
rimane ferito alla prima scena. La Stewart è la "nostra"
Ripley", un'eroina un po' nerd, un po' androgina, incredibilmente sexy.
Kristen Stewart è perfetta per questo ruolo, è nata per questo ruolo e con la
sua fisicità e stile riempie ogni inquadratura, grazie anche ad un talento che
è sbocciato con pellicole come la ghost story Personal shopper (dove è davvero brava). Non so il perché (o almeno, temo riguardi una serie di
film con i vampiri e i lupi), ma a qualcuno Kristen Stewart non piace e questo
non è forse il film che vuole far cambiare idea a qualcuno (quello è Personal Shopper). Underwater è un film di genere, figlio di film
divertenti a lui simili che si guardano per divertirsi senza pensare, agognando
l'arrivo dei mostri. I mostri sono numerosi, sono belli da vedere e anche se
non particolarmente originali (il Chtulhu e le creature di Dagon di Lovecraft
sono il riferimento visivo più evidente) svolgono il loro compito e vi
accompagno fino ad un finale ben orchestrato e per una volta non troppo aperto.
Le armature sottomarine e il solito mix di scialuppe di salvataggio, ascensori
lenti e rugginosi, infiniti mostri sempre più grandi, poche armi ed isteria da
poco ossigeno fa il resto e il regista William Eubank, che qualcuno ricorderà
per The Signal, che era un film tutto sommato onesto e non così male,
confeziona un nuovo film onesto non così male. Un film pieno di luoghi comuni
ma che fila dritto, visivamente non è affatto male, trova (per lo più) buoni
attori in ruoli pur schematici e soprattutto ha una trama (scritta da gente
che ha lavorato a Insurgent, Jack Ryan e l'ultimo Tarzan, oltre alla serie The
Babysitter) che nel 2020, pur in assenza di specifici guizzi, non presenta
buchi di sceneggiatura.
Underwater
è un film onesto e fieramente di genere, che non ambisce a offrire più
dell'intrattenimento leggero che promette, confezionato con molta cura, leggero
e divertente. Ideale se per un paio d'ore volete vedere un po' di mostri
marini, scene splatter e una magnifica e sexy Final Girl. Se è uno spettacolo
scacciapensieri quello che cercate, Underwater è il film che fa per voi,
magari da abbinare nel week end con Shark il primo squalo, Paradise Beach e
Life con Ryan Reynolds. Ci sono buone potenzialità per un franchise, ma sarà il
tempo a giudicarlo. Buoni popcorn a chi vuole divertirsi.
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