giovedì 6 febbraio 2020

Underwater - la nostra recensione del vostro nuovo b-Movie sottomarino preferito



Ci troviamo ventimila leghe e oltre sotto i mari, a trivellare tesori minerari in vere e proprie strutture fantascientifiche per l'estrazione. Una splendida ingegnere meccanico interpretata da Kristen Stewart, soprannominata amabilmente dall'equipaggio "piccolo elfo senza tette", sta in bagno splendidamente mezza nuda a lavarsi i denti. Con l'espressione splendidamente imbronciata (un classico dell'attrice, quello che per me la rende irresistibile) e i capelli rasati da dura, la Stewart elabora poco splendidi pensieri esistenzialisti da Smemoranda, che ci vengono offerti con tanto di voice over alla Blade Runner, in un momento un po' cringe. Poi la sorpresa, un ragno fa capolino sul lavello puntando le zampette da dentro al rubinetto!! E come ci è arrivato mai? Sarà stato il corriere Ikea con le nuove forniture dei rubinetti a farci questo regalo? Neanche un secondo per ragionarci sopra e... Sbooom!!! Prima un sussulto poi in un attimo trema tutto, crolla tutto, forse c'è una falla! La Stewart splendidamente mezza nuda prende il comando delle paratie stagne e blocca tutto, isola tutto, salva tutti. Anzi no, non proprio tutti, ma non c'è tempo di pensare, bisogna radunare i dispersi e correre alle capsule di emergenza o, se le cose andranno male, uscire dalla struttura, camminare con gli scafandri ipertecnologici per qualche miglio, giungere a una struttura vicina e prendere le capsule di emergenza che sono lì, oppure, se le cose andranno davvero male male, riprendere gli scafandri ipertecnologici e farsi altre miglia fino al punto dove si arriva a un altro avamposto e ripetere tutto. È una faticata come sembra a leggerla? No, di più. Primo, perché siamo ventimila leghe sotto i mari e oltre e la pressione, se non gestita con camere di pressurizzazione varie o marchingegni sulle tute scafandrate, o ti fa esplodere i nervi o ti fa implodere il corpo, con effetti splatter da implosione davvero macabri (e il film è molto splatter, al punto che quando esplode una tuta sottomarina chi la indossa diventa una specie di popcorn nel microonde). Secondo, perché oltre al terremoto sono comparsi dei mostri viscido - pinnati - alienformi aggressivi, veloci e quasi invisibili, ben disposti a smembrare gli esseri umani (ho già detto che il film è molto splatter? Ai popcorn aggiungete la tagliata al sangue). Terzo, perché la compagine dei nostri eroi è ovviamente male assortita, tra gente che è fuori di testa per la decompressione (tra chi straparla e chi accudisce conigli di pezza), gente che si ferisce e deve essere trasportata già dalla prima scena, gente che fa cose suicida. 
Riusciranno i nostri eroi a tornare a casa?
Riuscirà la Stewart, che parte in pantaloni da tuta e micro-reggiseno e subito rimane in micro-reggiseno e micro-slip per entrare nella tuta scafandro, a spogliarsi sempre di più fino alla fine del film? 


Che belli i thriller/slasher sci-fi sottomarini di una volta!! A cavallo di mega produzioni "alte" tra l'Alien di Scott e l'Abyss di Cameron, che dettavano regole stilistiche e di contenuto, si trovava tra la fine del 1970 al 1990 tutto un sottobosco di pellicole minori che in qualche modo, accantonando il lato più filosofico e fantascientifico, strutturavano la "formula" intorno a quattro elementi. La presenza di mostri/alieni/mutanti da affrontare senza conoscere. Situazioni con "assenza d'aria" (vuoi "spaziale" o "sottomarino" o "ai confini del mondo", tra ghiaccio o caverne, l'importante è che si fatichi a respirare) con legata a stretto giro una alta componente claustrofobica (sia in istallazioni spaziali che in quelle sottomarine o tra cunicoli di roccia e rifugi tra i ghiacci ci "si sta stretti"). Terzo punto, una fase narrativa caratterizzata da corazze varie, tute pesanti, scafandri o esoscheletri limitanti vista e mobilità dei personaggi (elevando al quadrato paura, claustrofobia e senso di mancanza d'aria). Quarto, il più importante al pari del mostro, la "bella": una donna di carattere ma femminile, intelligente, affascinante in un modo non banale (spesso androgina), coinvolta in scene cariche di tensione ed erotismo. Sigurney Weaver, in Alien di Scott, che di nascosto rimane in mutandine e reggiseno per indossare la tuta spaziale, nella stessa zona dell'astronave dove risiede il mostro, è la perfetta sintesi dei quattro punti e per vendere un film derivativo non bastava altro. Nel 1980 andavano fortissimo le pellicole ad ambientazioni "sottomarina" ed essendo io all'epoca un pischello le divoravo una dopo l'altra (oggi con occhi più adulti ho un po' paura a riguardare certi film). Tra questi film Lo squalo 3 (lo squalo torna spesso come mostro, diventando spesso una versione mutante aggressiva del pesce), Leviathan, La "cosa" degli abissi (The rift), Creatura degli abissi (Deep Star Six). La specifica  narrativa alla base dei "film di mostri sottomarini" è che "non gli devi rompere il tridente, a Nettuno, Cthuluh o chi per lui":  più inquini (anche un sottomarino nucleare sul fondo "inquina")  e rubi dal sottosuolo del mare, più finisce male. Il mare diventa il posto del male e arriva il mal di mare, tutti vanno giù giù giù e fanno glu glu glu, come in "Beato tra le donne" condotto da Bonolis, mentre noi effettivamente ci beiamo di donne forti e spesso mezze nude come Ripley che affrontano mostri tentacolosi. 


Gli attori rappresentano il classico gruppetto di vittime designate da film slasher, spesso citazioni volontarie di omologhi di altre pellicole dello stesso genere. Vincent Cassel è il capitano tutto di un pezzo carico di spirito di sacrificio e dramma personale alle spalle. T.J. Miller fa il pazzo maneggione un po' zozzo che parla con un peluche e tira rutti. Jessica Henwick è la tipa ultrasensibile e insicura sulla cui sopravvivenza non ci scommetterebbe nessuno, John Gallager jr è la "palla al piede" che rimane ferito alla prima scena. La Stewart è la "nostra" Ripley", un'eroina un po' nerd, un po' androgina, incredibilmente sexy. Kristen Stewart è perfetta per questo ruolo, è nata per questo ruolo e con la sua fisicità e stile riempie ogni inquadratura, grazie anche ad un talento che è sbocciato con pellicole come la ghost story Personal shopper (dove è davvero brava). Non so il perché (o almeno, temo riguardi una serie di film con i vampiri e i lupi), ma a qualcuno Kristen Stewart non piace e questo non è forse il film che vuole far cambiare idea a qualcuno (quello è Personal Shopper). Underwater è un film di genere, figlio di film divertenti a lui simili che si guardano per divertirsi senza pensare, agognando l'arrivo dei mostri. I mostri sono numerosi, sono belli da vedere e anche se non particolarmente originali (il Chtulhu e le creature di Dagon di Lovecraft sono il riferimento visivo più evidente) svolgono il loro compito e vi accompagno fino ad un finale ben orchestrato e per una volta non troppo aperto. Le armature sottomarine e il solito mix di scialuppe di salvataggio, ascensori lenti e rugginosi, infiniti mostri sempre più grandi, poche armi ed isteria da poco ossigeno fa il resto e il regista William Eubank, che qualcuno ricorderà per The Signal, che era un film tutto sommato onesto e non così male, confeziona un nuovo film onesto non così male. Un film pieno di luoghi comuni ma che fila dritto, visivamente non è affatto male, trova (per lo più) buoni attori in ruoli pur schematici e soprattutto ha una trama (scritta da gente che ha lavorato a Insurgent, Jack Ryan e l'ultimo Tarzan, oltre alla serie The Babysitter) che nel 2020, pur in assenza di specifici guizzi, non presenta buchi di sceneggiatura. 
Underwater è un film onesto e fieramente di genere, che non ambisce a offrire più dell'intrattenimento leggero che promette, confezionato con molta cura, leggero e divertente. Ideale se per un paio d'ore volete vedere un po' di mostri marini, scene splatter e una magnifica e sexy Final Girl. Se è uno spettacolo scacciapensieri quello che cercate,  Underwater è il film che fa per voi, magari da abbinare nel week end con Shark il primo squalo, Paradise Beach e Life con Ryan Reynolds. Ci sono buone potenzialità per un franchise, ma sarà il tempo a giudicarlo. Buoni popcorn a chi vuole divertirsi.
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