Nel
linguaggio dei giornaletti sporchi anni '70 il "69" è una posizione
erotica che significa "incastrare l'alto con il basso", in cui un
partner si mette sottosopra rispetto all'altro. Nel numero 69 di Dylan Dog nasceva
così la "versione sottosopra" di Dylan Dog, il suo opposto speculare.
Potrebbero essere gemelli separati alla nascita, ma Dylan è moro, Daryl biondo.
Dylan gentile, Daryl arrogante. Entrambi per lavoro indagano l'incubo, ma Dylan
cerca di comprendere quelli che sono definiti "mostri", Daryl gli
spara addosso e basta perché "non possono esistere mostri buoni".
Soprattutto, in un gioco meta-narrativo, Dylan il personaggio di un fumetto
scritto da Tiziano Sclavi, un autore che vive nel mondo di Daryl Zed e gli è
amico, al punto da ispirarsi alle sue avventure nelle sue opere, giusto
abbellendole di un senso morale che nel mondo reale non potrebbe esistere.
Anche se il mondo di Daryl Zed potrebbe sembrare per questo dettaglio il mondo
reale, direi che ci troviamo in una qualche realtà parallela dove le creature
da film horror sono all'ordine del giorno, ci sono le taglie su quelle più
pericolose e Scotland Yard per contrastare cose come i vampiri utilizza corpetti con collare protettivo e armi lancia paletti di frassino, nel caso
lanciando qualche missile da un elicottero in piena città per sgominare qualche
minaccia. In un contesto simile pure i personaggi sono sopra le righe ed è
divertente ritrovare tra le pagine la versione alternativa di qualche volto noto
di Dylan Dog, solo che "sotto acido". È tutto così esagerato e
assurdo, dal lato visivo quanto narrativo, che il mood della lettura diventa
parodistico e quindi sostanzialmente innocuo, pur se intenzionalmente
"cattivo/scorretto": Daryl Zed è una specie di "versione
Deadpool" di Dylan Dog, anche se sarebbe più corretto dire una
"versione Lobo".
Personalmente
mi piacerebbe che questo Daryl Zed si avvicinasse alle storie del periodo d'oro
di Lobo di Alan Grant e Simon Bisley. Me lo richiamano i disegni di Nicola
Mari, che enfatizza le linee muscolari esagerate di alcuni personaggi (che è
molto comico in ragione di uno specifico personaggio), tavole ricche di mostri
pieni di denti e lingue, esagerate armi e armature alla Giudice Dredd (Griffen, Grant e Bisley erano tutti ragazzacci inglesi della 2000 AD). Me lo ricorda la colorazione vintage, acida, da "comics
quadricromatico" (se non è quadricromatico effettivo ci si avvicina
moltissimo come citazione). Me lo ricorda la scrittura sarcastica di Tito
Faraci, che ci fa guardare con affettuoso distacco e simpatia un anti-eroe
bullo e un po' confuso come Daryl. C'è una scena molto divertente, mi è
sembrata scritta dal Garth Ennis di Preacher: è un flashback che parla di
vampiri con una accezione quasi alla Twilight (e quindi anche di sessualità),
è geniale e scorrettissima e non vedo l'ora nei prossimi numeri di vedere come
quella situazione di evolverà. Perché purtroppo Daryl Zed dura un po' poco,
solo 34 pagine, con la storia che andrà a svilupparsi nelle sei uscite mensili
previste, per ora destinate solo al circuito delle fumetterie. L'albetto è
carino, spassose le finte pubblicità, carini gli inserti editoriali e
micro-striscia umorista sul retro, anche quella una chicca "vintage".
Un
Nicola Mari in ottima forma si diverte a citare i "comics dei mostri"
(c'è molto Lobo, ma pure Morbius e qualcosa dalle opere 2000 Ad), sceglie una
gustosa linea stilistica affettuosamente retrò e conferisce nuova linfa al
personaggio creato visivamente da Dell'Agnol, donandolo di una riuscita
"acida" luce pulp.
Faraci
espande lo strano mondo del numero 69 voluto da Sclavi, ma adesso deve
mettercisi dentro pure lui, deve pure lui ritrarsi a prendere un caffè con
Daryl riflettendo sul ruolo di eroi e anti-eroi, moralità reale e ideale. In
queste poche pagine Faraci dimostra comunque tutta la sua capacità di creare
quei mondi alternativi, pieni di mostri e regole proprie, che mi era molto
piaciuta nel suo Brad Barron.
Daryl
Zed è un progetto Bonelli strano per distribuzione, prezzo, colore e tipologia
di formato. Vi consiglio di sfogliarlo prima di capire se può fare per
voi.
Potrebbe
essere idealmente il tipico comics anni '80 che io (o qualche altro lettore
attempato) ritroverei dopo un trasloco, tra i numeri di Lobo, il Punitore e la
saga del clone. Effetto nostalgia per me assicurato, mi ha ricordato Lobo
ma nulla impedisce in futuro a Daryl di diventare a tutti gli effetti il
Deadpool di Dylan, assecondando anche i lettori più giovani.
Serve
necessariamente più tempo per valutare la storia, ma l'ho trovato un inizio
divertente e ben confezionato, dal buon potenziale.
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