lunedì 10 aprile 2023

I tre moschettieri: D’Artagnan - la nostra recensione del film di Martin Bourboulin che rilancia i celebri personaggi nati dalla fantasia di Alexandre Dumas con interpreti come Eva Green, Vincent Cassell, Romain Duris, Pio Marmai e Francois Civil


Siamo nella verde e lussureggiante Francia dell’800, terra di onore cavalleresco e di complotti reali. Mentre la relazione segreta della forte e risoluta Regina Anna (Vicky Krieps ) con il troppo pressante Duca di Buckingham (Jacob Fortune-Lloyd) inizia a essere di grave impaccio per gli equilibri di potere tra Francia e Inghilterra, il giovane D’Artagnan parte dalla Guascogna in direzione della capitale Parigi, per diventare moschettiere del Re come prima di lui suo padre. Presso la locanda in cui si ferma a passare la notte durante il viaggio, ha luogo una vera e propria strage che coinvolge una carrozza reale assaltata da un misterioso corpo armato. Il ragazzo interviene per soccorrere i feriti e tra gli aggressori si scontra con una donna misteriosa quanto letale (Eva Green), che riesce in pochissimo tempo a stenderlo con un colpo di pistola. Dopo aver scampato per poco la morte, D’Artagnan prosegue il suo viaggio e una volta giunto a Parigi solo nella prima mattinata, per le più assurde coincidenze del caso, si scontra burrascosamente con tre dei più forti moschettieri, con cui si impegna a duellare onorevolmente in singolar tenzone. Il malinconico e aristocratico Athos (Vincent Cassell), il sanguigno e bonario Porthos (Pio Marmai) e l’ascetico e altero Aramis (Romain Duris) scoprono in breve che D’Artagnan è un bravo ragazzo e può diventare un buon compagni d’armi. Così i tre lo aiutano a fare luce sul misterioso assalto notturno a cui ha assistito, dietro il quale si possono celare persone potenti in grado di essere particolarmente pericolose per la Corona. Si teme siano un gruppo di protestanti separatisti con alcuni strani legami con gli stessi moschettieri, ma non è escluso che si parli del potente Cardinale Richelieu (Eric Fur), che da sempre esercita una forte pressione sull’insicuro e troppo giovane Re Luigi (Louis Garrel). Ad aiutare e sostenere il futuro moschettiere ci sarà anche la giovane Constance (Lyna Khoudri), sua locandiera e damigella personale della regina, per la quale il giovane D’Artagnan scopre subito di provare un forte sentimento.  


C’erano una volta “I tre moschettieri” di Alexandre Dumas, le cui storie pubblicate a puntate sul giornale francese Le Siècle a partire dal 1844 hanno stregato da allora più generazioni di amanti delle avventure cavalleresche. Il cinema e l’animazione hanno fin dagli albori del muto attinto a piene mani da quel magnetico e straordinario materiale, che poteva trasportare in pochi istanti lo spettatore in un mondo suggestivo fatto di castelli, romanticismo, costumi merlettati, inseguimenti a cavallo e combattimenti all’arma bianca. Ad oggi sono state firmate oltre una trentina di opere più o meno fedeli allo spirito delle storie originali di Dumas, con i moschettieri e gli altri personaggi dei racconti che si sono esibiti in scene sempre più raffinate, rocambolesche ed epiche, spesso impersonati da alcuni tra gli attori più famosi e amati. Solo pescando dagli anni più recenti, abbiamo avuto nel 1993 i tre moschettieri e D’Artagnan dei “giovani divi” Charlie Sheen, Keifer Sutherland, Oliver Platt e Chris O’Donnell, protagonisti di un divertente e romantico film (parallelo alla loro saga western Young Guns) celebre anche per la sua canzone-simbolo, firmata da “tre moschettieri musicali” come Bryan Adams, Rod Stewart e Sting. Abbiamo avuto nel 1998 la sontuosa trasposizione colossal della saga de La maschera di Ferro, con il ricchissimo cast costituito da Leonardo di Caprio, Jeremy Irons, John Malkovich, Gerald Depardieu e Gabriel Byrne. 

Nel 2011 il regista di Resident Evil Paul W.S. Anderson ha dato vita a una sua personale versione “sotto steroidi” dei personaggi di Dumas, con scene di massa girate in 3D, piena di esplosioni e dalle ricchissime scenografie steampunk, ricca di tante arti marziali con spade in stile wuxia (un’idea già sposata da The Musketeer del 2011 di Peter Hyams, un progetto travagliato originariamente pensato per Jean Claude Van Damme sul modello dei cappa e spada di Tsui Hark), con protagonisti assoluti l’assassina Milady impersonata da una strepitosa Milla Jovovich e un Orlando Bloom combattivo Buckingham al seguito di una flotta volante di dirigibili Zeppelin pieni di cannoni. Di recente i moschettieri hanno affascinato anche il cinema italiano, con i due film “curiosi”, ridanciani e meta-cinematografici a firma di Paolo Genovesi, ma c’era ancora tantissima attesa per questi nuovi moschettieri, di produzione 100% francese doc, già pensati per essere un colossal epico diviso in più film già in produzione. La sequenza iniziale fa pensare che abbiano fatto davvero le cose in grande, con la scena notturna ambientata nella locanda che ha quasi il respiro dell’entrata in scena di Aragorn nel Signore degli Anelli di Peter Jackson.


Il produttore Dimitri Rassam voleva dei moschettieri con atmosfere vicine al Cyrano di Depardieu del 1990 e alla saga di Indiana Jones, così per confezionare una storia dal sapore moderno, ma dall’animo inevitabilmente classico, è stato stanziato un budget di quasi 80 milioni di dollari ed è stata commissionata una sceneggiatura ad Alexandre de La Patellerie e Matthieu Delaporte. La coppia ha dimostrato di avere una buona dimestichezza con pellicole cariche di concitate scene d’azione come il fantascientifico Renaissance (2006) e il cupo thriller con Jean Reno L’Immortale, ma si è districata anche per lavori di altro genere, come la sceneggiatura del film drammatico di Francesca Archibugi Il nome del figlio e la  commedia Cena tra amici (2012), che Le Patellerie e Delaporte stessi hanno diretto dopo aver messo in scena la versione teatrale.

Il regista Martin Bourboulin arriva ai moschettieri dopo una ricca carriera di assistente alla regia di registi come Roland Joffe (Per il film Vatel), Mathieu Kasssovtz (I fiumi di porpora), Jonathan Demme (La verità su Charlie) e Jeanne Labrune (Cause toujours). Dopo tanta “gavetta” su film dall’alto tasso d’azione, Bourboulin ha poi debuttato nel 2015 alla regia con una commedia scritta da lui stesso, O Mamma o papà con Marina Fois e Laurent Lafitte, il cui successo ha generato l’anno dopo un seguito e due remake internazionali (uno tedesco e uno italiano Mamma o papà? con Antonio Albanese e Paola Cortellesi). Nel 2021 ha diretto per il canale Sky il film biografico Eiffel, ispirato ai lavori e amori di un Gustave Eiffel interpretato da Romain Duris, collocati nel periodo storico che va dalla fine della sua collaborazione alla costruzione della Statua della Libertà alla realizzazione della sua personale Torre parigina. Da Gustave Eiffel Bourboulin a Dumas nel giro di pochi mesi, con i lavori che iniziano nel 2020, riportando sul set anche Romain Duris che passa dall’interpretare il celebre architetto all’ascetico e fascinoso moschettiere Aramis. Per D’Artagnan viene scelto il volto malinconico e determinato del giovane Francois Civil, un attore che abbiamo già incontrato nell’action sottomarino Wolf Call (già recensito sul blog) come nell’interessante dramma sentimentale Il mio profilo migliore accanto a Juliette Binoche. A dare corpo e possanza a Porthos è stato scelto Pio Marmai, che ci ha particolarmente convinto nella sua umana e tragica interpretazione di un gilet giallo in Parigi, tutto in una notte, mentre per il riflessivo Athos è un piacere rivedere in un ruolo “action” Vincent Cassell, che da giovane ha dimostrato grandi prove atletiche nel combattimento con la spada in pellicole come Il patto dei lupi di Gans e Giovanna d’Arco di Besson. Per l’enigmatica Milady, affascinante, pericolosa quanto esperta di combattimento, è stata scelta una attrice come Eva Green. Già favolosa nel film che la ha lanciata, The Dreamers di Bernardo Bertolucci, è sempre più bella e regale con il passare degli anni. Dopo essere diventata una delle muse di Tim Burton, nei moschettieri Eva Green è chiamata a confrontarsi inevitabilmente con la Milady più recente e combattiva di Milla Jovovich, per confermare la grande naturalezza con cui nel 2014 è stata in grado di interpretare anche le più estreme (e sensuali) scene d’azione di 300 - L’alba di un impero


Con queste premesse, i nuovi moschettieri arrivano sullo schermo in una storia che risplende per un particolare gusto epico nella messa in scena e una buona interpretazione di tutto il cast coinvolto. La trama si caratterizza per una ricca cornice geopolitica, inedita quanto articolata, che trasforma Parigi in una città sotto assedio, mossa tanto dagli intrighi di palazzo di Richelieu quanto da moti rivoluzionari che deflagrano in veri e propri attacchi terroristici, in grado di rievocare fatti anche della storia più recente. Il primo atto presenta una riuscita struttura narrativa dal gusto quasi “investigativo”, in grado di riscrivere in modo fresco il celebre momento dell’incontro tra i vari personaggi. Pur nelle innovazioni, le caratterizzazioni risultano particolarmente rispettose degli scritti di Dumas, permettendo agli interpreti di misurarsi con personaggio archetipici quando amatissimi in tutte le loro incarnazioni. Molto tenero e romantico il rapporto che si instaura tra l’irruento D’Artagnan e la serafica Constance interpretati dai giovani e bellissimi Francois Civil e Lyna Khoudri, con una “storia a due” che riesce a svilupparsi armonicamente “in punta di piedi” tra le molte scene action ed intrighi politici. Ugualmente “sintetica” quando non banale, la relazione dai “rapporti obliqui” tra i reali francesi interpretati da Louis Garrel e Vicky Krieps: una coppia che riesce in poche scene a trasmettere la precarietà di una relazione che si basa più su dinamiche di potere che sulla complicità emotiva. Equilibri perennemente alla ricerca di conferme che vengono costantemente messi in dubbio dai giochi di palazzo del personaggio del Richelieu, come sempre machiavellico ma a cui l’attore Eric Fur riesce a conferire una “urgenza politica” che lo rende meno crudele e più pragmatico. Così come la Milady di Eva Green, proseguendo idealmente un felice sviluppo del personaggio iniziato con la Jovovich, risulta sempre più simile a un agente segreto 007 ante litteram che a una assassina spietata. Pur celando un passato che sarà opportunamente approfondito nel secondo film, Eva Green dimostra di saper gestire al meglio la complessità di un personaggio tanto dinamico e risoluto quanto dalle sfumature tragiche. Tutti da scoprire anche i moschettieri, a partire dall’Aramis di Duris, “polisessuale” quanto ascetico, elegante quanto dotato di un lato oscuro particolarmente sadico (la scena della tortura con il crocefisso di legno trasformato in pugnale ne è un forte esempio). Il Porthos di Marmai cerca di replicare la gioiosa possanza dello storico Porthos di Depardieu, ma sceglie di esplorare per il personaggio un umore e ironia diversi, dall’animo più introverso. L’Athos di Cassell ha un ruolo molto ampio e significativo nella economia della storia e riesce sempre a dominare la scena con la sua umanità e “regalità infranta”. Tra tutti i moschettieri si sviluppa uno spontaneo clima di cameratismo che rende sempre  naturali e frizzanti le scene di gruppo, anche attraverso una “fisicità” che riesce a esprimersi in modo complementare nelle molto belle ed elaborate sequenze di azione. L’azione è uno dei fiori all’occhiello di tutto i film sui moschettieri, fin dai tempi del cinema muto. Le scene di combattimento in punta di spada e moschetto, come gli inseguimenti a cavallo e le concitate battaglie tra cannoni e centinaia di soldati, costituisco storicamente un florido terreno di sperimentazione per tutti gli stunt-man ed addetti agli effetti speciali. La pellicola di Bourboulin si caratterizza per coreografie che alternano combattimenti all’arma bianca e arma da fuoco sullo stile di John Wick, con una particolare cura nel caratterizzare con uno stile proprio ogni moschettiere, in linea con la rispettiva personalità. L’irruento e per questo con poco equilibrato con la spada D’Artagnan, quasi si dimentica di usare le pistole e si butta eroicamente quasi a pesce morto su ogni bersaglio. Concentrato su prese corpo a corpo da realizzare a mani nude e attacchi ravvicinati con lama corta, Porthos usa le armi da fuoco per lo più come diversivi “esplosivi”. Elegante e veloce con la spada come un samurai, Aramis usa il moschetto come un cecchino dalla lunga distanza. Lento e “pesante” con la spada che riesce ad esprimersi in attacchi molto ampi e inesorabili, Athos predilige usare la pistola sulla corta distanza. Che si tratti di scontri in luoghi chiusi o enormi battaglie tra i boschi o gli edifici cittadini, le riprese delle scene d’azione si caratterizzano per i rapidissimi spostamenti di una macchina da presa che  opera in “guerrilla style”, sostenuta a mano da un operatore che si immerge nel centro degli scontri con movimenti che possono apparire “convulsi”, ma in realtà riescono chirurgicamente a valorizzare oggi dettaglio. Il modello di riferimento sembrano le riprese della prima mezz’ora di Salvate il soldato Ryan e se questa “concessione alla spettacolarità” forse spezza in parte l’apprezzamento del “balletto marziale” di ogni singolo interprete, è molto appagante la sensazione di “saltare visivamente da un personaggio all’altro”, quasi a rincorrere il tragitto di ogni proiettile esploso in successione in una sorta di continuo flipper dinamico. Nel 2018 per Robin Hood - L’origine della leggenda era stato fatto un lavoro simile, ma in questo caso l’effetto finale è ancora più avvolgente e appassionante. Particolarmente riuscita anche la lunga sequenza notturna di inseguimento a cavallo della seconda parte. 

Sontuoso, “enorme” e carico di tensione l’assedio della parte finale, con misteriosi cecchini nascosti tra la folla. 

Appropriata al respiro epico e romantico dei personaggi di Dumas è anche la colonna sonora firmata da Guillaume Roussel. Semplicemente favoloso tutto il ricco lavoro relativo a costumi storici e scenografie, che fanno ampio uso anche del ricchissimo patrimonio architettonico francese. 

Con un animo classico ma con un mirato gusto per le innovazioni, Bourboulin riporta al cinema i tre moschettieri di Dumas in una pellicola di ampio respiro quanto carica di azione, intrighi e romanticismo. Molto bravi tutti gli interpreti, particolarmente riuscita la messa in scena ricca di azione e dettagli storici. Straordinaria Eva Green su Milady, molto riusciti Cassell e Civil, enorme e sornione Marmai, folle quanto ipnotico l’Aramis di Duris. Il film ci ha conquistato e aspettiamo già da ora la seconda parte, in uscita a dicembre. 

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