giovedì 8 dicembre 2022

Strage World: la nostra recensione del nuovo film animato Disney diretto da Don Hall, che esplora con un intelligente approccio moderno l’avventura secondo Jules Verne

 


Circondato da una catena invalicabile di montagne, prospera in pace e serenità il misterioso regno senza tempo di Avalonia. Le uniche persone che hanno cercato di varcare questi confini naturali sono una nota famiglia di esploratori: i Clade. Durante una spedizione ad alta quota, il possente ed eroico Jeager Clade (in italiano con la voce di Pannofino e in originale con quella di Dennis Quaid) decide di abbandonare il gruppo e proseguire da solo “oltre ogni confine”, quando il figlio Searcher (Marco Bocci, in originale Jake Gyllenhaal), in seguito alla scoperta di una pianta misteriosa con proprietà energetiche, il “pando”, vuole provare a tornare indietro in città per esaminarla. Passano gli anni e Jeager risulta ancora disperso mentre ad Avalonia il pando, coltivato da Searcher nella vasta “fattoria Clade” è diventata la principale fonte di energia, in grado di fornire in modo pulito tanto l’illuminazione, quanto l'alimentazione per i motori dei futuristici hovercraft e aeroplani che solcano il cielo. Un cielo dal sapore sempre più steam-punk ma “più ecologico”, un cielo pando-punk. Mentre l’adolescente figlio di Searcher, Eathan (Lorenzo Crisci) inizia a domandare al padre informazioni sul nonno, le colture di pando iniziano a dare degli strani problemi e il sindaco Callisto (in originale Lucy Liu) decide di coinvolgere Searcher in una spedizione su un’aeronave nello sconosciuto mondo sotterraneo di Avalonia, seguendo le radici più profonde da cui si dirama la pianta energetica. Eathan si unisce in gran segreto alla ciurma ma durante il viaggio Searcher, tra mostri misteriosi e paesaggi incredibili, finirà per incontrarsi anche con suo padre Jeager. Riuscirà la famiglia Clade a salvare la situazione e allargare i confini di Avalonia?


Ogni tanto in Disney mettono da parte le principesse e si occupano anche dei racconti di avventura per ragazzi. Abbiamo avuto a inizio 2000 I Pirati dei Caraibi, Atlantis l’impero perduto e Il pianeta del tesoro, più di recente gli sfortunati Tomorrowland e John Carter dalla Terra,  ma prima c’erano già stati 20.000 Leghe sotto i mari, L’isola del tesoro, The Black Hole, Tron, Taron e la pentola magica. Oggi molte pellicole per ragazzi vengono dalla casa di Topolino realizzate con progetti legati ai Marvel Studios o Star Wars, ma l’attrazione per “l’avventura classica”, quella tra Stevenson e Verne, non sembra essersi mai spenta e anzi c’è ancora voglia di rilanciare, aggiornare tanto l’avventura che la fantascienza “per tutta la famiglia”. Magari aggiungendo alla formula una punta dell’Asimov più organico/sistemico, ben fusa con la spinta “ecologista” della “grande onda” l’Alexander Kay, già ri-letta da Hayao Miyazaki in Conan il ragazzo del futuro. Greta approverebbe. Stevenson e Verne, Key e Asimov, che tutti insieme confluiscono nel nuovo film di Don Hall, regista di Raya, Oceania Big Hero 6, per una pellicola realizzata al 100% nel segno (e nel solco) dei tempi odierni. Inclusività massima, dialogo intergenerazionale, una visione politica che spinge all’unità di intenti al di sopra di ogni “fazione e interesse economico” e altri temi cari della amata fanta/cultura/sociale di Star Trek, sono tutti qui presenti, raccontati in modo ordinato e colorato, in un affresco umano così idilliaco che è quasi un augurio alle nuove generazioni. Forse un film che viene “troppo dal futuro” pure per il giorno oggi, facendoci interrogare (senza farvi spoiler) sulle possibili applicazioni future di quella che appare quasi come una “nuova formula per i film di avventura”: un film d’azione senza divisioni manichee tra buoni e cattivi. Ma questo non deve essere visto necessariamente come un male, in quanto non ci distrae per nulla dal godere al meglio di una avventura tanto ricca di sequenze d’azione fantasiose, astronavi, paesaggi che su grande schermo appaiono davvero mozzafiato, creature aliene fosforescenti e gommose di ogni foggia e colore a non finire e soprattutto, come da immancabile ricetta Disney, i buoni sentimenti e le relazioni umane. Jeager è un omone adorabilmente burbero, pesantemente armato di lanciafiamme e aitante, leader naturale, invincibile come Flash Gordon e sognatore come Indiana Jones . Quaid e Pannofino ce lo rendono subito irresistibile, carismatico ma non banale nel suo modo di vivere: estremo ma isolato, infelice ma grandioso. Searcher è all’opposto un uomo con l’animo più dell’agricoltore che dell’esploratore, un omino minuto e riccioluto che vive intessendo relazioni umane e condividendo le scoperte scientifiche che possono aiutare il suo popolo, con il solo grande sogno di essere un buon cittadino di Avalonia, padre e marito. Gyllenhaal ce lo mostra gentile ma insicuro, coraggioso ma fragile, con il continuo dubbio esistenziale di non riuscire mai a fare abbastanza rispetto alla ingombrante ombra paterna, pur fiero di aver percorso una strada diversa. Eathan è giovane, ricciolino e temerario e deve trovare la sua strada tra i due opposti, ma non decide di affrontare in modo passivo questo confronto, cerca e trova presto una sua voce e una sua idea precisa del mondo che vive e vorrebbe vivere che lo pone in una posizione nuova, del tutto personale. Padre, figlio e nonno si avvicinano, allontanano, scontrano e rincorrono per tutto il film, cercando di dimostrare gli uni agli altri il loro affetto quanto il proprio unico punto di vista sul mondo. È attraverso i ragionamenti che vengono a costruirsi tra questi tre personaggi che il film conquista il raro e prezioso risultato di aprire un molto interessante dibattito inter-generazionale. Un dibattito che nel segno della leggerezza, semplicità e incisività, riesce ad affrontare temi oggi davvero importanti come la convivenza, il razionamento dell’energia  e la cura dell’ambiente. Un’ottima occasione per parlare di scienza e società, che potrebbe essere colta anche da qualche scuola per una sempre divertente uscita cinematografica.


Certo il film può apparire forse troppo semplice per un pubblico già smaliziato, che magari può guardare più con sospetto che con il giusto stupore la favolistica società “avaloniana” e non sarà magari sorpresa dal “colpo di scena” che investirà la seconda parte del racconto. Ma per un bambino in età scolare la pellicola dispone di tutto il carico di avventura e stimoli educativi necessari per divertirsi e riflettere. 

Strange World è un film visivamente favoloso con una trama rivolta ai più piccoli semplice ma al contempo molto ben strutturata, ricca di spunti e riflessioni. L’azione a rotta di collo viene miscelata bene con dialoghi di stampo più riflessivo e l’effetto finale è quasi la versione 2.0 di un romanzo Urania dedicato a un pubblico di giovanissimi. Un film adattissimo per evadere ma non solo, che conferma le capacità di Hall come valido narratore per l’infanzia, ma anche come buon costruttore di scene action che possono sollazzare anche i più adulti. 

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