Estate dei giorni nostri, notte di San
Lorenzo, in una località di villeggiatura tra le Dolomiti. L’albergatore Lorenzo
(Diego Abatantuono) a causa di alcuni problemi finanziari è sul punto di
vendere il suo chalet davanti al lago a dei compratori cinesi, quando
all’improvviso vengono a trovarlo la sua nipotina Chiara (Sara Ciocca) insieme
alla figlia Alberta (Violante Placido) e al genero Giacomo (Lodo Guenzi). In
genere Lorenzo incontra la sua famiglia a Natale, ma questa volta Alberta e
Giacomo sono lì da lui per una questione urgente: sono sul punto di separarsi.
Alberta ormai vive solo per lo studio legale in cui lavora, Giacomo continua a
cercare senza successo di fare l’attore, i due non riescono più a comunicare e
non fanno che arrabbiarsi tra loro, stanno diventando come degli estranei. Non
avendo il coraggio di comunicare a Chiara la loro decisione, la copia chiede
l’aiuto del nonno, e Lorenzo, molto deluso dalla situazione, accetta a
malincuore di parlare della questione con la nipote dopo cena. Ma quella sera,
prima che il nonno riesca a parlare con Chiara dei problemi dei suoi genitori,
ecco che dal cielo compare una stella cadente. Lorenzo chiede alla nipote di
esprimere un desiderio, perché porta bene, ma Chiara risponde che ha al momento
in testa solo una cosa un po’ strampalata. Lorenzo insiste e Chiara racconta di
quanto sia stato strano trovarsi dal nonno in questo periodo diverso dalle
vacanze di Natale. In quel ferragosto i suoi genitori le sono apparsi tanto
strani e pure nonno Lorenzo oggi le sembra strano, triste. Perfino i suoi amici
della montagna sono diversi dal solito, con il suo fidanzatino Walter, che ha
incontrato nel pomeriggio, che per le vacanze estive se la spassa con una
ragazzina diversa da lei. Chiara vedendo quella stella cadente ha desiderato
che al posto di ferragosto fosse subito Natale, come se tutte le cose potessero
tornare al loro posto in quel mondo. Lorenzo ascolta, sorride un po’ sornione e
accoglie con gioia il desiderio della nipote, disponendo che proprio ora,
da quella notte stellata di agosto “ci sarà il Natale”. Già la mattina
seguente l’albergatore si fa aiutare dal suo buffo e strampalato
cameriere/consierge/cuoco/tuttofare Otto (il Mago Forrest, Michele Foresta) a
riempire tutto l’albergo di addobbi, ghirlande e pupazzi giganti di Babbo
Natale. Fa preparare un menù delle feste e ordina un panettone, manda i figli a
comprare dei regali. Attirato da luminarie così insolite e per qualcuno
“blasfeme in pieno agosto”, arriva nello chalet anche don Michele (Nino
Frassica), un amico di vecchia data di Lorenzo che si autodefinisce “don
Attak”, per la sua fama di celebrare solo matrimoni dai quali le persone non si
separano, rimanendo per sempre “felici e incollate” a vita le une alle altre.
Dopo aver spiegato il desiderio della nipote, i due decidono una sorta di
strategia a tenaglia per spingere Antonia e Giacomo a riavvicinarsi, in cui
sarà coinvolto un po’ tutto il paese. Ad aiutare nell’impresa accorrono anche i
genitori di Giacomo, l’imprenditore Mario (Antonio Catania) e la maestra
appena arrivata alla pensione Rosa (Anna Galiena). Ma a insaputa di Mario in albergo
c’è Claudia (Gloria Guida), fascinosa donna single con la quale ha avuto una
piccola tresca mai rivelata a Rosa, dalla quale sarà opportuno nascondersi. Nel
frattempo Chiara escogita a suo modo, insieme ai suoi amici della montagna, un
piano per liberarsi di quegli strani investitori cinesi che “per come ha capito
lei” starebbero ricattando il nonno: li farà spaventare a morte facendogli
credere che l’albergo è stregato grazie ai suoi amici della montagna e a tanti
effetti speciali. Riuscirà la magia di questo Natale in pieno agosto ad
aggiustare la famiglia di Lorenzo?
Francesco Patierno scrive (insieme a Neri Parenti, Federico Baccomo e Gianluca Bomprezzi) e dirige una
favola di “Natale anticipato,” dotata di buoni sentimenti e qualche “altro elemento
magico”, con un particolare occhio di riguardo a un pubblico di giovanissimi
più che agli abitué del cinepanettone. Patierno aveva già diretto Abatantuono
da protagonista in un satirico film ugualmente “magico”, Cose dell’altro
mondo (2011), dove un imprenditore esprimeva in una trasmissione tv il
desiderio, un po’ cinico, che tutti gli stranieri lascassero l’Italia e
tornassero nel loro paese di provenienza, con le conseguenza che questi
“sparivano davvero”. Dopo una notte di tempesta non se ne trovava in giro più
nessuno, con l’imprenditore, un po’ come nel classico di Natale Mamma ho perso
l’aereo, che tornava presto sui suoi passi, pentendosi di quel desiderio e
cercando di trovare una soluzione. Ma Patierno ha anche diretto un Abatantuono
del tutto diverso e meno favolistico in La gente che sta bene (film del 2014),
nel ruolo ruolo dell’antagonista crudele di un Claudio Bisio in un ruolo per
una volta drammatico, in una storia a tinte noir quanto la sua serie tv Donne
assassine (del 2008). Oggi Abatantuono torna a ricoprire per Patierno un ruolo
più tranquillo, quasi ecumenico, “da nonno”. Lorenzo è un uomo saggio ma
bonario, malinconico ma ancora arzillo, pronto a “passare di
testimone” alle nuove generazioni. Simile per molti versi al personaggio
di Abatantuono in Una notte da dottore, che lo vedeva al fianco di Frank
Matano, ma questa volta a rappresentare la nuova generazione non abbiamo un
comico, ma una giovanissima e bravissima interprete come Sara Ciocca, attrice
poliedrica ora al cinema anche con l’ottimo Io sono l’abisso, scritto e
diretto da Donato Carrisi. La Ciocca è oggi per talento un po’ la “nostra”
Dakota Fanning e sa instaurare sullo schermo, sia con Abatantuono che con il
cast di attori più giovani, una intesa davvero unica. Riesce a trovare anche i
giusti tempi comici, sfruttando al meglio, e con una certa autoironia, il
fatto di sembrare una ragazza molto più grande della sua età. È l’interprete
ideale, in un ruolo di “adulta-bambina”, in una storia in cui gli adulti
si rivelano per lo più bambini-adulti, buffi quanto sconclusionati. Gli
adulti litigano sempre, fanno le cose di nascosto, e spesso male, e una volta
scoperti si tirano l’insalata russa in faccia. Fanno di tutto per “tenere il
broncio”, sono bravissimi con Super Mario Kart della Nintendo, anche quando gli
tocca lavorare procedono a tentativi per improvvisazione. I bambini sono
rispettosi della eco-sostenibilità ambientale, risolvono i loro diverbi e
dispute amorose con pragmatismo, cercano di “salvare la baracca” (cioè lo
chalet del nonno) e cercano di terrorizzare i cinesi con competenza e
organizzazione: tra effetti speciali, trucco e tanta suggestione, portando in
scena dei momenti da vero film horror. Momenti gustosi quanto sapientemente e
ironicamente incorniciati anche dalle belle musiche di Pino Donaggio, in grado
fin dall’inizio a mixare i campanellini da canzoncina natalizia con le note
dello Shining di Kubrick.
È quindi un mondo un po’ al
contrario quello di Improvvisamente Natale, ma che regge e diverte, per la
trama ma anche per la presenza di molti mattatori. Come il Mago Forrest /
Michele Foresta, nel ruolo di Otto, il tuttofare dell‘albergo che si esprime
tra sagaci battute alla Groucho Marx e in mille gag fisiche alla Buster Keaton.
Come il don Michele di Frassica costretto a fare l’investigatore maldestro o
l’agricoltore stralunato di Paolo Hendel. Ha una incredibile faccia da
cartone animato il personaggio dell’imprenditore Long di John Kennedy Ben Gomas,
che dà il meglio di se nelle scene a “”tinte horror”” con i bambini . Bambini
che risultano divertenti e simpatici; anche i due ragazzini che si contendono il
cuore di Chiara, il “dinamitardo” Nicolò di Christian Dei e lo “sciupa femmine”
Walter di Luca Charles Brucini. Un po’ sacrificata forse per motivi di
“targettizzazione” del film verso il pubblico dei più piccoli, tutta la storia
del triangolo sentimentale tra Antonio Catania, Anna Galiena e una sempre
radiosa Gloria Guida: ci vengono raccontate delle cose interessanti
sull’abitudine del personaggio di Catania di travestirsi da donna davanti alla
sua amante, che a sua volta si vestirebbe da uomo, ma a questa cosa di fatto
non assistiamo mai su schermo e un po’ ci dispiace. Simpatica ma non troppo
amalgamata la coppia formata da Violante Placido e Lodo Guenzi. La Placido deve
un po’ sobbarcarsi il ruolo “antipatico” della madre rigida, poco divertente e
troppo assorbita dal lavoro. Guenzi sarebbe un papà buffo e scombinato ma
l’attore, pur con tutta la buona volontà e una divertente espressività, non
riesce troppo ad emergere nei dialoghi e viene relegato per lo più a gag
fisiche che lo vedono “spostato e fatto cadere” più volte nel laghetto
dello chalet, per circostanze sempre più strane.
Improvvisamente Natale è una pellicola
ben confezionata e adattissima per un pomeriggio in famiglia in questo mese di
dicembre. È un film garbato sui buoni sentimenti, dedicato ai più piccoli,
forse non sempre a tratti non troppo scoppiettante ma genuino, girato in posti
da sogno tra le Dolomiti e con un’aria natalizia diversa dal solito ma
frizzantina. Forse anche il fatto di ambientarlo ad agosto ha aiutato. Bravo e
quasi commovente Abatantuono, specie nelle scene con la Ciocca dove tira fuori
molto del suo lato paterno, anche se vorremmo vederlo nuovamente al di fuori
dei panni del nonno, magari un Attila Anziano, non ci lamentiamo. La Ciocca
sappiamo che conquisterà Hollywood e non vediamo l’ora di seguirla nei suoi
prossimi passi e siamo contenti di conoscerla qui un po’ di più, scoprendo
maggiormente le sue capacità comiche e autoironia. Ci manca un po’ il fatto di
non vedere Catania che balla con Gloria Guida vestito da donna, ma è forse
qualcosa che appartiene a un altro spazio e un altro tempo. O magari a un
sequel.
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