venerdì 4 marzo 2022

The Batman : la nostra recensione del film di Matt Reeves con le belle musiche di Michael Giacchino e poco altro di bello

 

È notte a Gotham City. Piove e tutto è buio o illuminato di rosso, serioso e poco divertente come nella run di Daredevil scritta da Brian Michael Bendis e disegnata da Alex Maleev. Per le strade si vive un lungo halloween di paura e violenza, vicino parente della bomba sociale deflagrata nel finale di The Joker di Tod Phillips (anche se il tempo e contesto sono diversi). La polizia latita, la gente comune fugge, bande armate pitturate come in The Purge impazzano, devastano e si filmano per le storie di Instagram. Poi il cielo si illumina di una seconda luna e tutti i “malvagi” tremano, abbandonano le armi, il bottino e le vittime e si disperdono confusamente. Perché quello che appare, sottolineato da una marcia solenne e funerea composta da Michael Giacchino, è l’occhio di Batman (Robert Pattinson) che tutto osserva e giudica: il Bat-segnale. Si può vedere per chilometri e chilometri ma è segno che il vigilante di Gotham può essere a pochi metri da chiunque e arrivare implacabile, coperto dalle ombre, pronto a colpire, protetto dai proiettili dalla sua armatura nero pece. Un paio di scaramucce e il supereroe da molti ribattezzato onorificamente il “detective” appare sulla scena di un crimine, su espresso invito del commissario Gordon (Jeffrey Wright). È stato ucciso un pezzo grosso della politica a pochi giorni dalle elezioni, come successo anni addietro a Thomas Wayne (Luke Roberts), e per questo il vigilante di Gotham si sente particolarmente coinvolto, mentre scruta ogni dettaglio della stanza con le sue lenti a contatto hi-tech e riceve da Gordon una busta misteriosa con all’interno un indovinello, a quando pare espressamente indirizzata al vigilante dal presunto assassino. È un nemico? Un ammiratore? Qualcuno che conosce la vera identità dell’uomo pipistrello? Di sicuro, è il messaggio di qualcuno che vuole giocare con Batman, coinvolgendolo in una caccia al tesoro mortale che lo porterà a incrociare la strada con il faccendiere Oswald Cobblepott (Colin Farrell), la ladra Selina Kyle (Zoe Kravitz) e il padrino di Gotham Carmine Falcone (John Turturro). Sebbene ancora giovane e inesperto, Batman potrà contare sull’aiuto del suo fido maggiordomo, nonché  ex soldato delle forze speciali, Alfred (Andy Serkis).


Matt Reeves, regista di Cloverfield, del remake americano di Lasciami Entrare e del secondo e terzo film dell’ultima saga del Pianeta delle scimmie, scrive e dirige questo “The Batman”, presentato come primo tassello di una nuova trilogia cinematografica volta a rilanciare e rinnovare il mito di uno dei più celebri e amati supereroi della DC Comics. Un film dedicato espressamente e unicamente a Batman mancava nelle sale dal 2012 (anno di Il cavaliere oscuro - il ritorno per la regia di Christopher Nolan e con interprete Christian Bale), ma il personaggio creato da Bob Kane e Bill Finger in seguito è apparso comunque più volte, impersonato da Ben Affleck, in molte pellicole legate all’universo DC (da Batman v Superman del 2016, ma si dice sarà presente anche nel nuovo film di Flash previsto in uscita proprio quest’anno). Si era parlato inizialmente di un The Batman scritto, diretto e interpretato dallo stesso Affleck, peraltro reduce all’epoca della regia dello stupendo Argo, ma quella produzione ha subito imprevisti di ogni tipo, l’avvicendamento di Matt Reeves alla regia e infine il tutto è stato dirottato su questo progetto, di fatto del tutto autonomo e slegato al DC Universe quanto il Joker di Todd Phillips. Joker ci presentava una società allo sfascio per via della corruzione e di un eccessivo divario tra ricchi e poveri, pronta ad accogliere come suo simbolo un vendicatore anarchico e autodistruttivo. The Batman ci presenta una società già sfasciata e corrotta dalla quale forse può rialzarsi, piano piano, un eroe positivo. Forse ancora troppo inesperto, ma con delle potenzialità, in un mondo poco super-eroico e anzi piuttosto realistico e tristanzuolo. Se volete vedere gente che vola e che si mena con alieni robotici, questo The Batman non è fin dall’inizio il vostro film, aspettate piuttosto Black Adam con Dwayne Johnson. Qui un approccio più “terra terra” ci sta ed è anzi impostato in modo carino. Questo The Batman è un eroe spettinato e spelacchiato che per avere la bat-caverna sub-affitta una stazione abbandonata della metro, che ama viaggiare su una bat-mobile zarra che sembra più una Dom Toretto-mobile e che soprattutto, come capita a molti giovani che stanno imparando ad essere adulti (e quindi non a quel tipo di Batman descritto da Frank Miller più volte con l’aggettivo unico di “smart”), “fa le cazzate”. Nelle zuffe prende un sacco di botte affidandosi troppo all’armatura. Durante le indagini dimentica di avvicinare una testimone-chiave preferendo seguire una sventola in latex (Zoe Kravitz in latex è tanta roba). È pronto a credere alle parole di un criminale appena conosciuto. È un bat-ragazzino ed è tanto, tanto arrabbiato con il mondo. Non si presenta come “io sono Batman”, ma come “io sono vendetta” (come segno di una sana adolescenza benedetta da qualche buona lettura di Alan Moore). Il Batman dì Affleck era grosso, incattivito dalla vecchiaia, sarcastico e dalla mano pesante. Il Batman di Pattison è alto ma gracilino, con le idee ancora confuse su cosa vuole fare da grande, introverso e più intento ad usare le mani per aggrapparsi a qualcosa (spesso per non cadere da due o tre piani) più che per menare. Quando prova a volare fa quasi tenerezza, con quella tuta alare prese da Decathlon. Pattinson va bene, perché non esiste un “solo” Batman e un solo modo di interpretarlo. C’è stato il Batman dilaniato dalla ricerca della giustizia di Bale. Il Batman nichilista di Michael Keaton che faceva saltare in aria i pagliacci, il Batman narcisista in analisi di Val Kilmer (con per psicologa una sexy Nicole Kidman!!), il Batman paterno di Adam West e George Clooney. Personalmente ritengo che il migliore di tutti i Batman sia in realtà un fake-Batman, ossia il Big Daddy di Nicolas Cage, dal film/fumetto Kick Ass, con al seguito la sua piccola e agguerritissima Hit-Girl (Cloe Grace Moretz, la migliore fake-Robin/Nightwing di sempre). Ma Pattinson è in fondo un buon “giovane Batman” alla fine, sulla linea del giovane Batman di David Mazouz della serie tv Gotham e anche lui in qualche modo legato positivamente “nel percorso di crescita” da una Cat-Woman, che in Gotham era Camren Bicondova mentre in The Batman è Zoe Kravitz. Come nella serie Gotham diventano centrali nella narrazione il losco club gestito dal vanitoso Pinguino, il sottobosco criminale dei boss Maroni e Falcone, il piccolo mondo dietro al distretto di polizia, la figura paranoide a tinte fosche dell’enigmista. Geniale l’idea di fare dell’enigmista quasi (censura permettendo) un epigono di Saw-l’enigmista di James Wan, o del Simon Says di Die Hard 3, dando vita a sfide per l'eroe in cui la stessa urbanistica di Gotham un personaggio a sé. È un film lungo sulle tre ore tonde The Batman e di sicuro si prende tutto il tempo che vuole per costruire un mondo complesso e articolato. Ed eccoci al nodo dolente, che va al di là delle ottime intenzioni del soggetto di base e di tutta la lussuosa cornice del progetto, andando ad evocare idealmente in qualche modo una delle celebri famiglie criminali di Ghotam: Maroni. Perché vedere questo The Batman ti fa venire “due maroni” grossi come palloni aerostatici. Bella la fotografia di Greig Fraser, con quelle cromie tra il bianco, il nero e il rosso che tanto mi ricordavano il Daredevil di Maleev, ma tre ore tutte ambientare di notte tra il nero, il rosso e il bianco, sono davvero tante. Non si avverte una “sana” claustrofobia stile Blair Witch di Wingard, quanto una mancanza di altre idee visive. Va bene la “luce”, che fa largo idealmente al buio e al “sangue”, in una scena che ricorda il Godzilla di Edwards: ma serviva “qualcosa di più” dell’idea di “infinita notte al neon” per lo più mutuata dal non indimenticabile Daredevil con Ben Affleck. Interessanti le coreografie dei combattimenti, per lo più ruvidi e confusi, ma tre ore di combattimenti al buio ruvidi e confusi e sotto la pioggia sono troppi, così come non è possibile appassionarsi a degli inseguimenti in auto, con la suddetta pioggia notturna battente e virata di rosso protagonista assoluta, dove abbiamo una visibilità dell’azione pari a un costante muro di nebbia. A questo aggiungiamo un incedere narrativo pachidermico, che spesso si incastra su se stesso nella “caccia alla talpa” peggio sviluppata di sempre, con tanto di enigmi e giochi di parole tradotti abbastanza malamente in italiano, e vediamo che siamo ben lontani da un potenziale film auspicato in cui c’è Batman che incontra Saw - l’enigmista, che incontra Die Hard 3. Ma anche fregandocene delle aspettative (che in fondo è poca cosa) e sposando in pieno questa idea di Batman fieramente anti-spettacolare, buio, triste, adolescenziale, ruvido, tutto piovoso e rosso, The Batman è noioso. Mortalmente noioso. Con l’ultima ora che quando arriva (cioè quando sembra che hai già passato mezza giornata al cinema) sembra dirti: “Guarda che durerò ancora parecchio, fidati!! E guarda che sarò fino alla fine un film antispettacolare, buio, piovoso, azione confusa, inseguimenti con la nebbia, con luci rosse, colonna sonora pomposa e ritmo mooooooolto riflessivo. Perché sono un film coerente fino alla fine, io!!”. 


The Batman è “bello, ma non balla”, per parafrasare una frase celebre. Il film di Reeves non riesce drammaticamente  a uscire dalle suggestioni espresse nei due minuti del suo trailer. La trama gira spesso su se stessa in modo macchinoso, l’azione risulta poco chiara per evidenti (e controverse) scelte di regia, la durata risulta abbastanza poderosa (cosa che in una visione casalinga può essere magari aggirata/spuntata da una fruizione “a puntate”). Il soggetto di un “Batman realistico e ruvido” nonostante tutto rimane molto interessante, come la scelta del cast e delle ambientazioni. Un soggetto così interessante, unito a un attore protagonista che di anno in anno è sempre più bravo, potrebbe far chiudere un occhio o due sulle magagne del film di Reeves, magari nella prospettiva che nei seguiti si aggiusti il tiro. Allo stato attuale, la visione di The Batman risulta piuttosto impegnativa, non esattamente appagante e sinceramente noiosetta, ma se siete dei super super super fan di Pattinson o di Batman magari passerete sopra a queste magagne. 

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