venerdì 11 marzo 2022

Parigi - Tutto in una notte (Le Fracture): la nostra recensione del film che “porta in ospedale” la Francia dei giorni nostri.

  


Qualcosa si è rotto, nel rapporto di coppia tra una fumettista (Valeria Bruni Tedeschi) e la sua agente (Marina Fois). Qualcosa si è rotto anche nella voglia di un camionista (Pio Marmai) di confrontarsi con la classe politica, prendendo apposta un giorno di ferie per partecipare ad una manifestazione. Sono ferite interiori ma anche fisiche, quelle che portano la fumettista e il camionista a un metro di distanza, nel reparto di ortopedia di un ospedale di provincia, sotto le brusche ma amorevoli cure della infermiera Kim (Aissatou Diallo Sagna), durante una notte in cui infuria a Parigi una lotta senza quartiere tra polizia e gilet gialli. L’ospedale è in pieno overbooking, con le barelle stipate nei corridoi, la gente che urla, pazienti di psichiatria agitati che aspettano in un angolo le pillole per stare tranquilli e la polizia alle porte, a caccia dei manifestanti che si nascondono nei reparti. Le infermiere cercano per lo meno di essere “efficaci”, se in tutto quel marasma non riescono ad essere almeno “gentili”. La struttura è al collasso e sembra che pure i muri fatiscenti del sottotetto non ce la facciano più e da un minuto all’altro siano sul punto di crollare, sotterrando tutti. Bisognerà avere i nervi d’acciaio per sopravvivere alla notte, ma i francesi sono ben addestrati all’arte dell’umorismo e seguono fedelmente la massima secondo cui ridere è il modo più elegante per affrontare la disperazione.

 


È successo per davvero, alla regista Catherine Corsini e alla sua compagna produttrice Elisabeth Perez, di trovarsi per caso una notte in un ospedale di periferia per una causa banale, ma che le ha immerse in un attimo tra la gente “più povera e incazzata con la politica”, in un ventre di Parigi non dissimile dagli scenari raccontati da Hugo e Zola. Scenari ben rievocati in questo Le fracture dalle scenografie claustrofobiche di Toma Baqueni, dalla fotografia dai colori sfuocati e soffocanti di Jeanne Lapoirie e dalla colonna sonora “urbana” del pop rock di ROB. In un’intervista legata alla produzione del film, regista e produttrice raccontano di come ritrovarsi in quell’ospedale allo sfascio abbia offerto loro un’ispirazione folgorante per parlare della Francia del 2022: ripensare al loro passato di attiviste dei diritti sociali e della parità di genere e immergersi con i problemi che smuovono oggi le piazze parigine, nello specifico piazze occupate dai nuovi movimenti dei gilet gialli della De Pen. Le fracture parla così di ortopedia e ossa rotte ma anche di come una Parigi spezzata e divisa politicamente tra “troppo poveri e troppo borghesi” cerchi di riagganciarsi insieme, riscoprendosi un corpo unico di persone unite sotto la stessa bandiera in un ospedale di provincia, sotto le amorevoli ma stressate mani delle infermiere di un pronto soccorso. Una sanità pubblica gratuita francese, che nel film qualcuno dei nuovi manifestanti dubita essere davvero gratuita per tutti, che assurge quasi a simbolico ultimo baluardo dell’unità nazionale. La vicinanza nel dolore, dove ricchi e poveri sono a fianco nella stessa corsia, “unisce e ricuce” emotivamente le persone, crea tra loro una spontanea empatia. La regista e la produttrice per rendere il loro ospedale un luogo ancora più realistico hanno deciso di reclutare nella pellicola come attori, dei medici e infermieri veri, che tutti i giorni vivono a contatto con la periferia, in strutture per lo più fatiscenti e inadeguate. Così a sorpresa, come nel neorealismo, è arrivata sul set a interpretare il personaggio di Kim una infermiera autentica,  Aissatou Diallo Sagna, dando prova di grande spontaneità, umanità e soprattutto di una energica forza interiore. Una intensità e compostezza che testimoniano il grande sangue freddo e spirito di sacrificio necessario a queste persone per intraprendere una professione tanto bella quanto complicata. Se l’infermiera svolge un imprescindibile ruolo di cura e “pacificazione” tra i degenti assiepati nelle corsie, scatenano tra loro autentiche scintille i personaggi interpretati dai bravi e affiatati Valeria Bruni Tedeschi e Pio Marmai. La prima dà voce alla fumettista Raf, un personaggio pieno di curiosità e passione, dalla disarmante dolcezza e fragilità. Una eterna “sognatrice-bambina” che tutto osserva e disegna, petulante quanto piena di slanci affettuosi, buffa quanto a volte insostenibile nei lamenti, spaventata dagli altri quanto desiderosa di aiutarli. Marmai dà corpo a Yann, un uomo forte, arrabbiato e rumoroso, che continuamente fugge su una sedia a rotelle per l’ospedale, nel timore che la polizia lo trovi da un momento all’altro e lo incarceri, per il suo ruolo attivo in una manifestazione nei toni andata “troppo oltre”. Yann è agitato e rissoso, ma se messo nella condizione di parlare con calma rivela una forte etica, spirito di sacrificio, perfino dolcezza. Apparentemente agli antipodi, in una notte da inferno piena di fumogeni, urla e muri che cadono, Raf e Yann per uno scherzo del destino si incontrano, si scontrano e infine “dialogano”, scoprendosi persone più simili di quello che immaginino. È qui che il film diventa davvero interessante, “importante”, cristallino quanto onesto sul piano del messaggio politico quanto sociale. La Corsini, dopo pellicole molto belle con al centro donne forti del passato, riesce a fare con questa pellicola qualcosa che in Italia farebbe tremare le mani di molti registi al solo pensiero: parlare di politica attuale facendo nomi e cognomi, dando voce alle passioni ma anche ai dubbi, sottolineando le forze quando le crepe di un paese complesso come la Francia. Mi auguro che presto anche in Italia “torni in vita” un cinema di denuncia di questo tipo.



Ma Le Fracture è anche un film pieno di ritmo, ironia e autoironia, sullo stile del miglior cinema Francese. L’ospedale è un luogo tetro ma anche folle, carico di gente che vive nella quotidianità dell’assurdo (il fatto di fare turni da 11 ore consecutive per mancanza di personale rende tutto assurdo di suo) e raccontandosi l’assurdità quotidiana dei personaggi che incontrano. 

Il nuovo film di Catherine Corsini viaggia veloce, è pieno di spirito e sa calarci con gentilezza e onestà nel piccolo inferno in terra di un ospedale di provincia, insieme a delle persone molto simpatiche quanto “autentiche”, che sanno andare al di là dei preconcetti. Decisamene un modo fresco e accattivante per parlare e riflettere sull’attualità, che speriamo sia seguito da altre pellicole. 

Talk0

Nessun commento:

Posta un commento