lunedì 4 ottobre 2021

Sulla giostra - la nostra recensione del film di Giorgia Cecere con una straordinaria Lucia Sardo

 


La Signora se ne è andata a Roma insieme al nipotino, lasciando la sua splendida villa salentina alle ultime cure di Ada (Lucia Sardo), la domestica che da sempre la assiste con amore. Tirata a lucido, ristrutturata e svuotata, la proprietà è già in vendita e gli acquirenti sono pronti a ispezionarla. Ma Ada si aggira ancora tra le stanze e il cortile, come l'anziana gatta di famiglia, per nulla intenzionata a lasciare quei luoghi. Per farla ragionare, arriva da Roma Irene (Claudia Gerini), figlia della Signora, donna impegnata del mondo dello spettacolo e con un forte legame con Ada. Ad aiutarla, un impacciato agente immobiliare esperto di pesca subacquea interpretato da Alessio Vassallo. Riuscirà Irene a convincere Ada ad andarsene e trovare una nuova abitazione? 

Scritto da Giorgia Cecere e Pierpaolo Pirone, Sulla giostra è un elegante racconto crepuscolare sulla magia dei luoghi del passato, non lontano dalle atmosfere esistenzialiste di Quel che resta del giorno di Ivory/Ishiguro e Oltre il giardino di Ashby/Kosinski. Intorno a un'abitazione un tempo viva e opulenta, permangono tuttora delle presenze, forse “fantasmi”, impossibilitate a lasciare quei luoghi da una strana “maledizione” fatta di onore mischiato ad abitudine, senso di vuoto e rabbia, colpa e delusione per una vita non vissuta se non ai margini di “qualcosa di più grande”. Ada è così, come loro, come Hopkins e Sellers in quelle straordinarie pellicole. Custodi dimenticata di un passato illustre, ora abbandonati al loro destino senza poter continuare a essere servitori devoti di un nuovo padrone. “Ronin”, nel senso più ampio di questa parola giapponese, che indica “uomini (in questo caso una donna) di valore privati di uno scopo”. Non che il passato fosse tutto roseo, ma quel passato per Ada, interpretata da una straordinaria Giorgia Cecere, era “tutto”. Se il suo rapporto con la Signora appare da subito segnato da troppe cattiverie, incuranze e parole non dette, Ada era giocoforza diventata un tutt’uno con quei luoghi e quella famiglia anaffettiva. Quasi “contaminata”, al punto di non essere più in grado di tornare a ricongiungersi con la sua famiglia di origine, che le vorrebbe anche bene (pur con eccezioni). Come un fantasma, Ada ripercorre la villa palmo a palmo in modo periodico e cadenzato. Ogni tanto, proprio come i fantasmi, compie piccoli dispetti come sentire la musica a tutto volume di notte, come rompere una tubatura o rimandare all’infinito delle incombenze. Tutto, pur di procrastinare lo status quo, fino a che possibile, per quanto illogico. Irene, il personaggio della Gerini, è chiamato a essere un esecutore rapido e senza fronzoli dell’allontanamento di Ada. Se c’è un passato che condivideva con la domestica, ora è stato dimenticato e travolto dai mille impegni di lavoro, che hanno già ampiamente soffocato la sua vita famigliare. In fondo in questo Irene è come Ada, vive solo per il suo lavoro e fa sempre più fatica a relazionarsi con i pezzi della sua famiglia, che ogni tanto fanno capolino nella sua vita. Un figlio assente e prossimo a vivere all’estero e  un marito scostante e assenteista, tornano a incontrare Irene in quella vecchia Villa, come anch’essi presenze di un passato indefinito ma distante. 


Sulla giostra è un film di fantasmi gentili quanto invadenti. I personaggi di Ada e Irene sono impossibilitati a dialogare tra di loro da muri di silenzi infiniti. La felicità ha sempre l’aspetto di un’ombra fugace, ma c’è una inestinguibile tenerezza alla base di questi personaggi, che sa renderceli cari e in certi casi temere per loro. La Cecere dà corpo a un personaggio regale, silenzioso, sordo alle parole ma amorevole, ancora sensuale (come nella gustosa scena in cui viene palpeggiata dall’idraulico), ma anche tenero, ingenuo. Un personaggio davanti alla cui purezza sentirsi quasi disarmarti. La Gerini per diventare “carnefice” si traveste delle mille nevrosi tipiche dei personaggi di Carlo Verdone. A tal punto sembra posseduta dallo spirito del “precisetti verdoniano”, che ogni tanto la sua Irene pare a tutti gli effetti interpretata da Verdone. Sono tornato a casa e mi sono immaginato Bianco, Rosso e Verdone tutto interpretato dalla Gerini. Non che il risultato finale sia stato così male, ma mi ha sorpreso una adesione così profonda al canone, al punto da farmi pensare a una “possessione”. Cosa che in un film di fantasmi comunque “non stona”. 

Sulla giostra è un film rarefatto, malinconico, ben recitato e che fa sfoggio di una location vibrante, magica e misteriosa. La trama tende un po’ a sfilacciarsi e confondersi, come il finale può apparire fuori fuoco, ma questi non sono che aspetti classici, sani e attesi di un ghost movie

Un film ideale per dormire scomodi, con un po’ di senso di colpa. Magari con la voglia di fare una telefonata ad una persona cara che non si incontra da troppo tempo. 

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