domenica 10 ottobre 2021

I nostri fantasmi - la nostra recensione del film dì Alessandro Capitani

 


“Ci sono gli alieni in casa nostra, ma possiamo combatterli, travestendoci da fantasmi! 

La mamma è nello spazio in missione per conto del governo mondiale proprio per contrastarli ed è per questo che gli alieni, che esteticamente sono uguali a noi come gli “ultracorpi”, adesso stanno cercando di occupare la nostra abitazione. Ma secondo i nostri scienziati gli alieni non hanno fatto i conti con il “paranormale”. Non lo capiscono e li può spaventare. Può mandarli ai matti e mandarli in fuga. Così noi ci nascondiamo in soffitta per tutto il giorno, li lasciamo entrare in casa e poi, con il calare delle tenebre, ci trucchiamo da fantasmi e li spaventiamo a morte. Loro scappano e il governo mondiale ci dà dei “punti resistenza” per ogni alieno scacciato. Saremo pieni di medaglie e riconoscimenti, in attesa che la mamma torni dallo spazio.”

 


È con questa pazzesca “supercazzola a fin di bene”, dal sapore vagamente “benignano”, che un padre di famiglia, vedovo e squattrinato (interpretato da Michele Riondino), convince il figlio (Orlando Forte) a “combattere per il territorio”. La realtà è un’altra è decisamente più terra terra: i soldi per pagare l’affitto sono finiti, il lavoro non si trova e per rimanere con un tetto sopra la testa l’unica pittoresca via è far passare l’appartamento per infestato dai fantasmi e quindi “invendibile”. Poi c’è la bugia più difficile: continuare a far credere al figlio che la mamma è nello spazio e un giorno ritornerà. Ma il sodalizio per ora funziona e Padre e figlio, “truccati e lenzuolati”, fanno rumore, aprono armadi, accendono e spengono le luci, appaiono all’improvviso e fanno in pratica tutto il campionario “allontana-intrusi” da guida ai film horror sulle case infestate (tipo la guida alla Beatlejuice). L’impegno, le strumentazioni elettriche e i trucchi per dare vita a dei fantasmi ci sono. C’è poi tra i nuovi inquilini chi si spaventa, ossia quasi tutti, ma qualche volta si incontra chi a queste cose non dà peso e non vuole sloggiare. Magari qualcuno che se la passa così male nella vita reale da non impressionarsi certo per un paio di fantasmi che vivono sotto lo stesso tetto. È il caso di una giovane madre con la sua bimba che ancora non parla (interpretata dall’attrice israeliana Hades Yaron), che sta fuggendo da un “vero mostro” come un marito violento. Riusciranno i fantasmi a mandare via da casa loro una donna che in un casa infestata si sente per una volta in vita sua “tranquilla e al sicuro”?

Quanto potenziale pazzesco può evocare un incipit di questo tipo? Quanti registi con in mano un soggetto simile avrebbero fatto le capriole e magari il film della vita? 

Se fosse stato un film di Shinichiro Ueda si sarebbe chiamato “Fantasmi contro Alieni” e poteva diventare il nuovo High Spirits in salsa escapista. Se fosse stato un film di Bong Joon Ho, magari un “Alien Parasite”, ci potevamo trovare davanti ad una nuova riflessione sociale sulla coabitazione degli spazi. Se ci fosse stato dietro Daniel Lowery si poteva chiamare “Storia di un fantasma-alieno” e sarebbe stato un film malinconico-esistenzialista muto, a telecamera immobile, pieno di colorati poster di film di fantascienza e con al centro due fantasmini con il lenzuolone lungo e i buchi per gli occhi. Cosa ne avrebbero fatto di questa idea Ti West, Kevin Smith, Michel Gondry, Edgar Wright, Guillermo del Toro? Blumhouse ne avrebbe tirato fuori un franchise, Netflix magari un paio di serie tv e quanto poteva avere effetto questa idea sul web? 

Invece Capitani non rischia. 


Non arrivano i venti minuti e subito si sgonfia un’idea enorme come questa, che Tarantino approverebbe come celebrazione del “cinema di genere (horror e sci-fi) che sovverte le regole della vita per migliorarla”. Il giochino dei fantasmi si spegne subito, arrivano le riflessioni sull’accoglienza, sulla famiglia, sulla difficoltà di trovare una casa popolare (unico momento davvero “horror” in cui il film si riprende, questo), i servizi sociali, la nuova occasione di vita, il vicino di casa burbero ma che alla fine è bonaccione (un Alessandro Haber comunque molto in forma, una delle note migliori della pellicola). Insomma, ci presentano subito il pacchetto ideale da essere trasmesso su Rai 1 in una serata in cui non va in onda Don Matteo, che è peraltro una serie che ha già diretto Alessandro Capitani. I nostri fantasmi arriva coerentemente nelle sale pensando a quel tipo di pubblico televisivo di riferimento. Un pubblico che ha a cuore le tematiche sociali, ha in mente il dramma delle case popolari e delle nuove forme di povertà, ha vissuto “l’isolamento in casa” dell’era Covid (e l’emergenza affitti correlata alla mancanza di lavoro), ma magari non si ritiene che vorrebbe conoscere la sotto-cultura dei film di genere. È un pubblico attento, che sa commuoversi, che forse aspetta un lieto fine e che non si ritiene voglia in prima serata spaventarsi a morte con un horror nichilista o sopra le righe. Perché gli horror non vanno in prima serata in generale. Così il “fantasma” Michele Riondino, truccato e vestito di bianco, ricorda magari di più Pulcinella o una figura del teatro di Eduardo de Filippo o i fantasmi di Magnifica presenza di Ferzan Ozpetec. Accanto ai fantasmi “buoni e bonari” si fa spazio una visione favolistica del mondo infantile, che tra balocchi polverosi come un telescopio dorato e un microfono vintage vorrebbe avere sfumature di rimando ad Antoine de Saint-Exupery. Si preferisce poi il tono espositivo dei fatti a posteriori di un “Chi l’ha visto” piuttosto che realizzare una possibile (e bella) scena d’azione che magari potrebbe essere “troppo emozionante”. Come se i veri “nostri fantasmi”, da tenere a noi buoni e cari, fosse proprio quel pubblico televisivo a cui la pellicola è indirizzata. Un pubblico che si ritiene voglia ricordare Totò e Sordi, non Fulci, Argento e Bava. È una scelta legittima, da prodotto per famiglie, e I nostri fantasmi potrebbe andare benissimo come film che i nipotini potrebbero vedere insieme ai nonni. Preso in questa “dimensione”, il film riesce a mettere in scena una spettacolo appropriato. Molto brava e bellissima, materna, l’attrice Hades Yaron. Un po’ compassato Riondino ma con un paio di guizzi niente male, specie nella bellissima scena da “vero orrore” nelle case popolari di notte. Paolo Pierobon, che interpreta il terribile e manesco marito della Yaron, il “vero mostro” del film, ha lo sguardo vitreo e la fisicità enorme del classico cattivo da film horror/slasher e questo poteva essere un magnifico spunto di trama che però non è stato colto. Una nota su Orlando Forte, che interpreta il piccolo Carlo. È davvero bravo, espressivo, molto affiatato con Riondino ma poco aiutato dalla sceneggiatura che forse non mette a fuoco la sua età anagrafica.

I nostri fantasmi è un film ricchissimo di spunti non adeguatamente assecondati ma che spero possano venire in seguito ampliati ed esplorati, magari come un secondo capitolo o una serie televisiva. La messa in scena è adeguata per chi si aspetta un film per la famiglia sui buoni sentimenti, ma pellicola si segnala anche per la voglia di affrontare tematiche sociali attuali. Talk0

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