(Le retro-recensioni) In tempi di
lockdown si recuperano cose dai listini dei canali streaming e questa nostra
rubrica vi invita ad andare a caccia di film curiosi, folli, qualche volta
strepitosi. Oggi parliamo di un grande classico dello slasher, uscito nell’anno
del Signore 1998, quasi una commedia nera, un cult per gli appassionati del
genere e una famosa pellicola in tutto il mondo quanto distribuita malissimo in
Italia. Ma oggi potete recuperare, tramite Amazon Prime.
(Sinossi) Tiffany (Jennifer Tilly)
è una biondona super sexy e un tantinello psicopatica, legata sentimentalmente
un serial killer amante dell’occulto (Brad Dourif). Poi l’uomo, ferito a
seguito di uno scontro a fuoco in un negozio di giocattoli, prima di morire
trasferisce la sua anima in un classico bambolotto degli anni ‘80, un “Bimbo
bello”. Nasce così Chucky, la bambola assassina. Una minuscola macchina di
morte semi-immortale che, a dispetto dei mille limiti fisici legati all’essere
un pupazzo di forse neanche 40 centimetri, riesce a rivaleggiare con alcuni dei
più temibili babau del mondo degli horror (c’è molto meta-cinema in questo
film). Anni dopo, Tiffany riesce a riavere indietro i pezzi del
bambolotto Chucky, depositato come “prova” in un fantasmagorico deposito della
polizia che è tipo la versione per amanti degli slasher del magazzino di
Indiana Jones, con all’interno reperti come le maschere di Jason e Michael
Mayers, il guanto di Freddy Kruger, la motosega di Leatherface. Chucky stava in
un sacchetto, sembrava un puzzle in 3d. Era stato ridotto a brandelli dopo
essere stato “detonato” a seguito dell’ultimo scontro con la sua nemesi di
sempre, il giovane Andy (L’attore Alex Vincent, che ha rivestito il ruolo da
quando era bambino a un paio di anni fa, alla faccia e prima di Boyhood). In un
incredibile momento alla Art Attack, con forbice e filo per ricomporre la
“salma” e poi un manuale di “Voodoo for dummies”, unendo il tutto con la colla
vinilica, Tiffany riesce a ricomporre, ricucire e infine riportare in vita per
l’ennesima volta il suo amato compagno. Tiffany è tutta contenta del suo
ritorno perché si ricordava che prima del fattaccio lui “era cambiato”, la
“voleva sposare“, di recente si impegnava di più con il suo lavoro di serial
killer e in generale se lo era idealizzato per anni, nonostante tutto, come
“uomo/bambolotto forte” con cui iniziare un serio progetto di vita. Era pure
diventato famoso, al punto che le avventure della bambola assassina erano state
celebrate sulla carta stampata. Inoltre amava il suo stile di vita omicida,
perché pure Tiffany era una, pur amabilissima, assassina psicopatica attiva. Ma
le cose non girano come dovrebbero, Chucky è ora un adorabile bambolotto
infernale in salopette e scarpine ma non la persona giusta per lei. La coppia
non funziona e lei è quasi sul punto di evocare Pinocchio. Tiffany finisce
comunque per relegare momentaneamente l’ex boy-friend in un baule, regalandogli
giusto una bambolotta vestita da sposina con cui condividere il piccolo spazio.
Chucky non ci sta, fugge dalla gabbia, uccide Tiffany e riesce con un rito
voodoo a trasferire il suo corpo dentro la bambolotta. E l’amore tra la coppia
si accende di nuovo! Prossima tappa delle loro avventure, una visita alla salma
del serial killer, casualmente di prossima riesumazione. Lo scopo è
impossessarsi di un mistico amuleto con cui l’uomo era stato sepolto, in grado
di dare ai due la possibilità di ri-trasferirsi dentro dei corpi umani. Corpi
che potrebbero essere quelli di una coppietta di provincia tormentata stile
Romeo e Giulietta, ossia Jade e Jesse. Jade, (una giovanissima Catherine Heigl)
è una liceale nipote di uno sceriffo ultra-possessivo che arriva a farla
pedinare notte e giorno dalla polizia locale pur di mantenerla pura. Jesse (Nick Stabile) è un ragazzotto palestrato di umile famiglia che vive
riparando cose in un un camper, nel campo di roulotte vicino a Tiffany. I
bambolotti si nascondono su di un furgone insieme alla coppietta in fuga
d’amore e così partono tutti e quattro per un viaggio on the Road, con destinazione
proprio il luogo della riesumazione del serial killer. Un viaggio accompagnato
da una infinita scia di cadaveri, frutto delle incontenibili pulsioni omicide
di Chucky e Tiffany, che la polizia non fa troppa fatica a imputare a
Jade e Jesse, mettendoli subito al centro di una caccia all’uomo in diretta
televisiva. Giunti quasi a destinazione però qualcosa cambia. I bambolotti
diventano più “umani” e Tiffany forse scopre di avere un cuore di plastica più
grande di quello che aveva di carne.
(Du gust il megl che uan - Stefano
Accorsi. Cit. ).
La sposa di Chucky, del 1998, è uno dei
film più riusciti e divertenti della serie “Bambola Assassina” di Don Mancini.
Adorato dai fan, ha dato il via a una serie infinita di nuovi gadget legati al
franchise, soprattutto dedicati all’ingresso in famiglia dell’amabile pupazzo
di Tiffany. All’epoca erano celebri le figures di McFarlane Studios della serie
“Movie Maniacs” e le miniature di Chucky e Tiffany troneggiavano nello stesso
“case” da collezione, onnipresenti alle fiere del fumetto di tutta Italia per
anni. La nuova coppia ha inoltre rilanciato la saga dopo il non riuscitissimo
terzo capitolo, diventando di fatto il “Tokyo Drift“ della saga. Anche in
questo caso il regista, Ronny Yu, ha origini asiatiche, come Justin Li, per
amore di analogia. Dopo La sposa di Chucky il franchise di Bambola Assassina,
guidato per lo più da un Don Mancini che oltre a scrivere e produrre decide di
mettersi anche dietro la macchina da presa, si è espanso ulteriormente di bambolotti
e ha goduto di quattro nuovi seguiti, un reboot (di cui vi abbiamo
offerto già la recensione QUI)e
ora una serie Tv tutta sua nel 2021. Ronny Yu, poliedrico regista di Hong Kong,
dopo La Sposa di Chucky dirige nel 2003 il folle Freddy vs Jason, crossover
delle saghe di Nightmare e Venerdì 13, che anticipa di un anno Alien vs
Predator diretto da Paul W.S. Anderson e tutta una serie di
amatissimi/odiatissimi crossover che arrivano fino ad oggi. In ragione dei
risultati “divisivi” di quel primo versus a tema horror, nonostante sui forum
da anni e anni si chieda un re-match o una royal Rumble che coinvolga tutti i
babau cinematografici (di fatto un’idea spesso accarezzata dai Netherrealm per
un videogame, in parte soddisfatta con alcuni personaggi di questo genere
inseriti nella loro serie Mortal Kombat... il molto hanno chiesto ai tempi di
Mortal Kombat X una skin di Ferra-Tor a tema Chucky), Ronny Yu è tornato in
oriente a girare il wuxia storico. Prima Fearless, con protagonista Jet
Li, poi il più recente Saving General Yang. Ma i due bambolotti hanno portato
fortuna anche ad altri, come Chaterine Heigl, che dopo l’esperienza con Chucky
è entrata nel cast fisso del telefilm Grey’s Anathomy e per qualche anno è
stata uno dei “nomi caldi” di Hollywood, specie nelle commedie romantiche. La
bella Catherine ha fatto un percorso se vogliamo simile (ma non altrettanto
fortunato) a quello di Renee Zellweger, che aveva cominciato a farsi notare con
Non aprite quella porta IV, che di fatto è la versione “Sposa di Frankenstein”
del franchise, stesso film ispiratore della Sposa di Chucky. Brad Dourif, la
storica voce del bambolotto Chucky, grazie all’evoluzione del personaggio di
questa pellicola continua tuttora a imperversare nel 2021 nella nuova saga tv,
con tutto il sarcasmo e spietatezza con cui ha dato vita all’amato bambolotto.
Nel reboot del 2019 il nuovo Chucky “di natura tecnologica” aveva la voce di
Mark Hamill, amato interprete di Luke Skywalker nel franchise di Star Wars, ma
anche voce storica della versione a cartoni animati di Joker, il celebre
cattivo di Barman. Un confronto tra due voci così legate a “villain
mattacchioni” e i due rispettivi Chucky, entrambi di plastica ma uno frutto del
voodoo e uno tecnoimpazzito, sarebbe qualcosa di interessante e potrebbe dare
vita a un nuovo film Versus. Qualcuno dovrebbe richiamare Ronny Yu. Ma la vera
sorpresa della pellicola è la sorprendente, ironica e generosa Jennifer Tilly,
che da allora apparirà tanto come voce che fisicamente in ogni capitolo di
Bambola Assassina, confermandosi come un delle più amate Scream Queen di
sempre. Conosciuta al grande pubblico per Bound - torbido inganno delle sorelle
Wachowski, dove sfoggiava uno dei corpi più atomici mai espresso dalla storia
del cinema, ne La Sposa di Chucky e seguiti (ma anche in Bugiardo Bugiardo
affiancando in una particina Jim Carrey) dimostra di essere anche una
interprete super divertente e autoironica.
(Il femminile nell’horror) La sposa di
Frankenstein del 1935, sempre figlio dell’immortale e seminale Frankenstein di
Mary Shelley, è un classico senza tempo, amatissimo, copiatissimo, capace
di rivivere anche in diverse saghe horror e sci-fi in forme nuove. Il Focus
narrativo di quel celebre sequel Horror era far riflettere il pubblico su un punto
di vista diverso, nuovo e imprevedibile, da proporre una volta che la figura
del “mostro/uomo” era già nota, delineata. Il punto di vista non è solo “sul
femminile”, ma ha anche connotazioni “di scopo”. Una volta che il
successo venne consolidato, appariva evidente il numero infinito di variabili
narrative che questo schema poteva declinare. Quando il mad-Doctor dà vita alla
sua prima creatura fa in un certo senso una “prova generale”, seleziona “pezzi
più facili da reperire” da materiali che considera robusti e fa uso di una
tecnologie sperimentale. Quando crea “la donna”, il mad Doctor ha in genere già
capito cosa funzionava e cosa no nel primo tentativo, sceglie pezzi pregiati,
punta a far rivivere una persona a lui vicina e amata e non “un tizio qualsiasi”,
cercando di salvarne la personalità. In questo atto creativo del mad-doctor
secondo qualche psicologo c’è la pulsione maschile repressa di poter procreare
al posto della donna, mentre secondo qualche filosofo c’è l’aspirazione della
scienza a prendere il posto della religione. Quando la creatura/donna prende
vita, accade un vero big bang nella psicologia di questo ulteriore personaggio.
La donna può ri-svegliarsi al meglio come in una resurrezione biblica, ma può
pure distruggersi in poco tempo rigettando i nuovi organi, con la trama che può
andare su classici temi del cyberpunk (Come in The Bride of re-animatorn e
Alita). Differentemente, la donna può diventare pazza/indemoniata o voler
uccidere il suo creatore per il peccato “a Dio e al suo corpo” da lui
realizzato, con trame che si muovono sul campo mistico o psicologico (come in
Cimitero Vivente). Ulteriormente, in certi casi, può svilupparsi un
triangolo amoroso con al centro il rapporto che si crea tra la creatura/donne e
la creatura/uomo. La donna può voler “scappare con la creatura/uomo” o
viene trascinata a farlo o pensa di doverlo fare (e andiamo sul sociologico,
sul concetto di famiglia e di diverso). Gli sceneggiatori ne hanno fatto un
autentico filone e la “sposa di Frankenstein” è diventata un personaggio anche
più interessante; qualche volta la creatura nasce con la tecnologia, qualche
volta con la magia, qualche volta la trasformazione è magari di matrice
“psicologica“, ma il succo è quello. Ne La sposa di Chucky di Ronny Yu abbiamo
due personaggi che sono al contempo mad-doctor e creature, ed è qualcosa di
abbastanza unico. Sono entrambi mad Doctor da due soldi, che riescono a creare
la vita usando un manuale di istruzioni “For dummies”, ma comunque è un
manuale che funziona!! Dovrebbero fare un film in cui questo manuale esiste per
davvero e tutti sanno usarlo, sarebbe fantastico.
(Un amore di plastica) Una volta
diventati “bambole”, i nostri eroi non si deprimono e continuano a fare quello
che facevano prima, forse perché sono entrambi per natura degli assassini
efferati e quindi già di base “dis-umani”. Ma il bello arriva quando la coppia,
proprio per il fatto di stare insieme “nella stessa forma” e condividere una
pur malatissima e disfunzionale relazione sentimentale, inizia a sviluppare una
propria compatibilissima sessualità. Con tanto di organi nuovi,
originariamente, come le pile, non presenti nella confezione del bambolotto.
Assistiamo così a scene di “sesso tra bambolotti“ che in seguito vedremo in
modo similare (nel senso di “buffo“, senza andarci ad infilare in tane del
bianconiglio di cui non vogliamo conoscere la profondità...) in Team America
di Tray Park, del 2004. Allo sputare della sessualità consegue anche una
sensibilità inaspettata, compresa la possibilità prima preclusa di poter
piangere. È una bella trasformazione, che “colpisce” maggiormente la
nostra Tiffany, quasi al punto di farne una anti-eroina. Ma questo accade,
anche se con effetti iniziali deboli, ma molto interessanti sul
lungo corso e nelle successive pellicole, pure a Chucky. Anche Chucky
evolve. Diventerà prima un “love interest” per Tiffany più passabile, in quanto
almeno “complice”, per poi quasi sembrare idoneo a essere un... ma sto già
facendovi spoiler su Seed of Chucky, che tratteremo in seguito ed esplorerà
ulteriormente l’(a)sessualità dei bambolotti.
(Bimbo Bello e Bimba Bella). Sono
ancora di moda oggi, questi pupazzi? Non è che i giovani preferiscono Annabelle
o Brahms? Il personaggio di Chucky è “granitico”, si auto definisce anche
nel film un “classico intramontabile”. Appare esteticamente come un “modello di
bambolotto” vintage, da grande distribuzione, anni ‘80, con le batterie
che gli permettono qualche parolina, i capelli pettinabili, il vestitino con la
salopette di jeans, la maglietta rossa e le scarpette da ginnastica. Più “Baby
mia” che “Cicciobello”, per gli addetti ai lavori. Tiffany è invece
esteticamente all’inizio una bambola da collezione vestita da sposina. Una
bambola “virginale”, elegante ma non appariscente, un “oggetto limitato“ fatto
per i matrimoni. Ha i capelli pettinabili, un vestito curato da sartoria e
confrontata a Chucky è giusto della stessa scala e con un similare
design. Il bello è che quando Tiffany si impossessa di quel corpicino di
plastica ci aggiunge il giubbetto in pelle, fa la tinta ai capelli, mette
smalto e rossetto neri. Tiffany diventa una bambola “esclusiva” che sembra
uscita dal merchandising del musical Greese. Sembra Rizzo. Poteva essere una
bambolina goth come quelle che vanno di moda oggi, mezza Zombie, un po’ cucita
male, un po’ maledetta. Ma Tiffany sceglie un look da musical di fine anni ‘70,
di fatto reinterpretato da Madonna negli ‘80 per Like a Virgin. È una
interessante prospettiva di stile vintage. Come è interessante che durante il
film il bambolotto di Chucky venga descritto continuamene come una “cosa
vecchia” e per bambini. Nonostante Chucky abbia le graffette in testa, lo
sguardo da pazzo e il vestito pieno di cuciture a vista, non viene mai guardato
dai personaggi in scena come un giocattolo “horror”, cioè una
Ultra-limited per nerd. Tiffany e Chucky strizzano l’occhio agli anni ‘80
come esponenti originali di quel periodo e io lo leggo un po’ come un
modo affettuoso di Don Mancini, lo sceneggiatore storico, per
definire i veri fan di Bambola Assassina, il pubblico cui è rivolto. Autentici
amanti delle chincaglierie del passato, nostalgici dell’horror slasher semplice
e diretto “che fu” e che forse era già a fine dei novanta oltre il tempo
massimo. Tra vecchio e vintage c’è un che di affettuosamente malinconico in
tutto questo film, a partire dal fatto che Tiffany non sia una ragazzina ma una
milfona. È un film per adolescenti post-datati.
(Commento finale) La sposa di Chucky è
un film veloce, super-canonico nella forma ma pieno di guizzi interessanti. È
una Black Commedy più che un horror, ma non mancano azione, inseguimenti, colpi
di scena e tante scene splatter, seppur sempre tanto esagerate da sembrare
fumettistiche. Si arriva alla fine e si vorrebbe ricominciare. Jennifer Tilly è
un amore in ogni folle manifestazione di Tiffany, che faccia la bomba sexy o la
donna gelosa o la killer spietata. Si vede che si diverte un mondo e ha una
dose infinita di autoironia a cui attingere. Ma la cosa più sorprendente sono i
pupazzi di Tiffany e Chucky insieme, per il fatto che spesso non ci ricordiamo
che siano in effetti dei pupazzi “anche se sono palesemente dei pupazzi”. La
tecnica artigianale con cui sono realizzati è sorprendente e regge benissimo il
tempo. Il cast vocale italiano non fa rimpiangere quello originale, ma vi
invito alla doppia visione. Catherine Heigl sfoggia tutta la collezione
di faccette imbronciate che manda in sollucchero i fan, anche se qui è ancora
un po’ acerba. Il resto del cast è abbastanza funzionale al ruolo, ma una
menzione la merita John Ritter, il simpatico protagonista della sit-com Tre
cuori in affitto, in un ruolo un po’ diverso dal solito.
La sposa di Chucky è un piccolo e divertente film di una piccola e divertente saga per appassionati. È l’occasione più ghiotta per diventare fan di Chucky in attesa di seguire le sue nuove gesta e recuperare tutti i film. Aspetto un po’ incasinato, il recupero, specie per le pellicole intermedie precedenti a Seed of Chucky, che speriamo qualche editore di buona volontà vorrà considera seriamente in una raccolta in alta definizione.
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