lunedì 24 maggio 2021

Dragonero il ribelle n. 18 - Attacco a Vahlendart - e Dragonero n.19 - Il demone fuggiasco - doppia recensione!!

(Un’offerta promozionale imperdibile: Gli 80 anni di Sergio Bonelli Editore!!) Messaggio a tutti i fan Bonelli che ci seguono qui sul blog, disertando le pagine ufficiali (siete troppo buoni e un po’ folli, vi vogliamo bene)! Nei mesi di aprile e maggio si celebrano gli 80 anni della nostra amatissima casa editrice, la Sergio Bonelli Editore, e per festeggiare degnamente l’evento sono già piovute e pioveranno, in tutte le edicole e store online, da inizio aprile fino alle uscite previste entro per il 29 maggio, allegate ai principali fumetti, tante belle medagliette con incisi sopra  i volti dei principali eroi, comprimari e avversari di quasi tutte le più celebri testate bonelliane. Yeeah!!  Ad aprile con il numero 18 di Dragonero è allegata la medaglietta di Ian, nel numero di maggio c’è quella di Gmor. Collezionatele tutte nel magnifico raccoglitore con in regalo la medaglietta del primo mitologico eroe della casa: il grande “tizio del west”, primo di una serie sconfinata di “tizi del west” Bonelli, di nome Furio!! Le medagliette, mi dicono dalla regia,  non costituiscono una valuta parallela. Tenetele lontano dalla portata dei bambini. Vi preghiamo di non perderle, perché la Bonelli (forse?) non dispone di una zecca interna permanente.  Fine del messaggio promozionale. Allora, da cosa partiamo oggi? Trovato!

 

Partiamo dal numero 18.




(Sinossi fatta male). Riassunto delle puntate precedenti in una singola e comoda domanda: “Ma quando parte questa benedetta rivolta contro Leario, la Signora delle Lacrime, i maghi imperiali, il male assoluto, la cellulite e i dischi di Povia?“ La risposta è più inaspettata che mai, quanto pragmatica, e rientra nelle risposte politiche più classiche. È tipo: “Eeeh, ma questa cosa della rivolta si è già fatta in passato! Ma non ve lo ricordate?!!! È andata malissimo. Non ci abbiamo più i maghi da allora, una carneficina, una disorganizzazione tutta erondariana che non vi dico! E ora per ripartire dovremo chiedere i finanziamenti in prestito con i fondi del Next Generation Erondar ai nostri confinanti amici. Ma il piano Draghinero sarà un successo!! Più viverne ecologiche per tutti, nuove opportunità di lavoro agile con i banchi a rotelle tecnocrati, supporto psicologico e resilienza per i guerrieri barbari depressi di cui al numero 17 della testata. C’è di tutto, arriva presto e c’è giusto da tirare la cinghia un po’, pensare positivo, prima o poi arriverà la ripresa...”. Quella roba lì, insomma. Intanto però vediamo nei disegni che Gmor è diventato vecchissimo di colpo, da un albo all’altro, e iniziamo a pensare che la rivoluzione arriverà... all’anno del mai... ma teniamo duro!!! Con fiducia, cavolo!!! E con tanti punti esclamativi di ottimismo, tutti scritti in serie !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

(Questo numero mi ha depresso a livelli che non vi dico...non so se si capiva...). Questo nostro pezzo esce a maggio inoltrato, nonostante l’uscita in edicola del numero 18 sia di aprile. Ogni tanto capita per problemi di lavoro, difficoltà tecniche a reperire il fumetto, tuoni e fulmini, le cavallette, l’apocalisse, cani e gatti che vivono insieme, masse isteriche ecc. ecc. A questo giro devo però dire che sono riuscito a leggere il fumetto all’uscita o quasi, ma cercavo la giusta predisposizione psicologica per affrontarlo e “scardinarlo” con la chiave di lettura ironica che spesso piace ai lettori di questo blog. I temi trattati dal caro Vietti, l’autore del numero, mi hanno un po’ “buttato giù”, se vogliamo usare un eufemismo. Oppure mi hanno “demolito la voglia di vivere a botte di negatività”, se non vogliamo l’eufemismo. Non è che la negatività di un’opera mi spaventi a prescindere, anzi. Spesso tra me e un’opera nasce sempre una relazione chimica, frutto delle mie esperienze e del mio stato d’animo del momento della lettura. Io e questo numero 18 di Dragonero da subito “non giravamo bene”.  Roba di piatti rotti, abbandono di tetto familiare, lui che vuole tornare da sua madre... Sono così arrivato, di rimando in rimando, a recensirlo oggi, con il numero di maggio già presente in edicola da un po’, per guardare le cose in una prospettiva diversa e soprattutto “positiva”. Nel senso dell’incontro con il numero 19, più sbarazzino e divertente, che mi ha permesso di accettare di più il numero 18, “comprendere il suo dolore“ e...ok, sto andando troppo sulla psicanalisi e mi fermo. (mi viene pure in mente una gag del Drive In in cui Sergio Vastano, che interpretava uno studente fuoricorso della Bocconi “rifiutava il 18”, ma questa è un’altra storia).

Mi dispiace giusto non averlo recensito prima, questo 18, per la storia delle medagliette imperdibili raccontata qui sopra. Certo se avessi pubblicizzato la storia delle medagliette prima, magari qualcuno le andava a recuperare. Ma sullo store online di Bonelli, in fumetteria e pure in qualche edicola, il numero è ancora disponibile. Se occorresse faremmo per voi pure un assalto pacifico alla zecca Bonelli (se esiste davvero una zecca Bonelli). 

(Ma cosa è successo all’eroe del domani dell’Erodar? Per dirla alla Alan Moore...) È un po’ di tempi che Ian e gli eroi nostri beniamini stanno stringendo alleanze, creano fortini e passaggi sicuri, si inventano un uso creativo della tecnologia e della natura a scopo strategico, addestrano animali volanti, motivano le truppe. Poi prendono pure le cantonate sugli alleati, vanno in giro per i laghi lombardi in cerca di animali volanti, litigano, chiamano i nani a riparare la caldaia, cose così. In sintesi, lo scopo di questi 18 numeri finora usciti è  pianificare strategie di lungo termine cercando di sopravvivere nel medio. Sì ok, ma “quanto dura il lungo termine?“ Si potrà contrastare l’Impero “a un certo punto“? In tutto questo, quanto può essere inquietante il fatto che a narrare le storie della ribellione sia un orco Gmor super vecchissimo? Non è che la rivolta è durata un numero spropositato di anni e sembra che anche ora debba durare altri anni, parecchi anni, per giungere davvero a compimento (o ad una “riflessione in corso” d’opera stile dibattito sulla crisi di certi partiti nazionali)? Arriveremo a un punto in cui a narrare gli eventi sarà un Gmor diventato super super super stra-vecchio, che incespica nella barba e inizierà a essere sedotto dall’elfa/colf fino a che lei lo sposa, gli dilapida il patrimonio, i due finiscono per litigare sugli alimenti, gli vende di nascosto le spade da collezione su ebay e alla fine finiscono a Forum, condotto dalla Barbara Palombelli erondariana? Ecco, questi dubbi nel numero 18 un po’ si dissolvono. In negativo. Un po’ come la speranza di pensare che quel Gmor non fosse davvero vecchissimo, ma solo un po’ con la barba incolta per via di una recente fase hipster o magari invecchiato per gioco da una maledizione goliardica di Aura, di pochi mesi prima. 

Perché la rivoluzione non è ancora finita dopo pareeeeeeecchi anni, cacchio!!!!! E ci metto pure qui dei punti esclamativi extra !!!!!!!!

Magari però mi sto sbagliando, proprio in ragione del fatto che quello che sto leggendo, per via della medaglietta in “omaggio”, dovrebbe propriamente essere inteso come un numero celebrativo e possibile starting point per i nuovi lettori. Ce lo dice anche la copertina, del sempre bravissimo Gianluca Pagliarani, che ritrae il nostro eroe in posa plastica e sfondo neutro, come facesse la pubblicità della Nespresso, decontestualizzandolo dalla classica scena action presente come “tema” negli altri numeri. Quindi prendiamola anche così, nonostante quel Gmor stra-vecchio come narratore inizi un po’ a spaventarci, come quasi la constatazione che questo impero del male sia un po’ come la metafora del coronavirus. Come se “la ribellione“ fossimo noi in casa a leggere i fumetti con l’igienizzante mentre fuori c’è l’impero pandemico che circola libero. Non si può accelerare con un “liberi tutti”, andando in assembramento senza mascherina a occupare la capitale prima del tempo, prima che siamo abbastanza “pronti” per affrontarlo? Potrà Ian andare all’attacco, e noi godremo di storie “un po’ più positive”, quando la popolazione sarà vaccinata almeno al 60 per cento? Certo le similitudini tra questa narrazione e la particolare fase storica che stiamo vivendo abbondano e sono stimolanti (perché le storie migliori devono stimolarci), come di fatto il numero 18 è un numero comunque interessante per mille altri motivi.

(Quattro storie per quattro disegnatori) Come nei numeri precedenti la formula è quella di dividere l’albo in più sotto-trame, tutte scritte da Vietti ma affidandone i disegni ad autori diversi. 



Nella storia che è un po’ “il piatto forte”, disegnata da Vincenzo Riccardi, si parla di questa prima fantomatica “prova tecnica” di scontro totale nella capitale. Il racconto avviene prevalentemente a ritroso, dopo che il “fattaccio si è consumato“ per un mix di errori tattici, alleati troppo prudenti e alleati troppo frettolosi, nessuna conoscenza delle truppe nemiche sul campo. Questa analisi a posteriori, di stampo squisitamente fantasy-investigativo è avvincente, con tavole pullulanti di scene di massa (spesso disperate) e una spiccata ricchezza di dettagli negli scenari. 




Intrigante, action e misteriosa la storia della missione di Ausofer insieme all’elfa oscura, disegnata da una Ludovica Ceregatti che la immerge in ombre profonde e sinistre (alla Mignola) e in  magnifiche sequenza di combattimento con mostri tentacolari.

 


Più riflessiva e crepuscolare la storia di cornice, che riguarda l’incontro tra Gmor e Moldav, raccontata con tavole aggraziate e avvolte da un suggestivo paesaggio innevato ad opera di Cristiano Cucina (che già si è cimentato con successo su questo “scenario”). I toni tenui e pacati, “quotidiani”, della narrazione della vita del vecchio Gmor, vengono tradotti da Cucina in disegni rarefatti, sospesi, quasi “natalizi” (e che ricordano nella composizione i lavori di Will Eisner), che fanno di questo segmento quasi un “Grande freddo” (nel senso del film del 1983) fantasy. 




Un po’ più sconfortante (più per la rivelazione finale che per la sua struttura) la storia del viaggio di Yamara, stile “caccia al tesoro esotica” (alla Indiana Jones), ma tradotta in modo molto suggestivo dalle tavole di Fabio Babich, immerse in una atmosfera orientaleggiante davvero suggestiva, con scorci architettonici di civiltà passate davvero affascinanti e un pizzico di Max Max Oltre la sfera del tuono.

 

E ora, a grande richiesta, eccovi pure la recensione del numero 19! 



(Sinossi fatta male) C’è un nuovo giustiziere nell’Erondar. 



Ian e amici arrivano in un villaggio potenzialmente pericoloso, dove stazionerebbero dei mercenari al soldo dell’impero. Ma non c’è nessuno, tutto è deserto. Troppo misterioso. L’ideale sarebbe andare a chiedere consiglio ad Alben, replicando quei primi numeri di Dragonero in cui in sostanza si faceva un viaggio di 80 pagine in cerca del mago, girando per mezzo mondo di giorno e raccontandosi aneddoti intorno al fuoco di notte. Ian però taglia corto, prende una boccetta magica e la scaglia contro un muro. Dal liquame che rimane appiccicato e colante quanto il peggiore Rum di Caracas, si apre un passaggio dimensionale da cui esce Alben tutto incazzato. Il nostro eroe chiede al mago di fare una magia che faccia vedere cosa è successo prima della scomparsa generale di tutti. Un po’ come fa Starlord all’inizio del primo film dei Guardiani della galassia o fa Newt Scamander in Animali fantastici 2 o facciamo noi e Vasco Rossi con il tasto del rewind delle cassettine e delle vhs (cosa si perdono le nuove generazioni nate senza le cassette e vhs!!!). Alben fa partire il filmino e... sorpresa! La mattanza l’ha compiuta un abominio di tipo demone, che sembra aver però risparmiato la popolazione locale per concentrare la carneficina sui “cattivi”. Ma dove sarà finito adesso? Sarà un nemico pericoloso o un possibile alleato contro l’Impero? Ian si mette subito sulle sue tracce, decidendo di affidarsi al fiuto mistico della celebre poiana Ivy (che tutti amiamo quanto Edvige di Harry Potter).

 


Ma tutti lo indirizzano piuttosto verso una via investigativa più “diretta”. Cioè andare per una settimana da un monaco eremita amante di canzoni popolari e leggende orali, per uno studio e ricerca comparata di racconti su demoni “buoni” su base enciclopedica, seguendo il criterio delle “fonti più recenti”. Dopo aver conseguito un dottorato in lettere medievali, Ian trova la prossima tappa per la sua ricerca, ma potrebbero esserci delle sorprese lungo il cammino. 



(Una bella scazzottata, finalmente) Dopo il numero 18, ecco la bella “sferzata di ottimismo” che aspettavo. Un numero fatto di sana azione adrenalinica a base di asce volanti, di mostri, superpoteri e antieroi. Stefano Viertti ci mette al centro di una “caccia al mostro” dalle tinte horror, ben ritmata e imprevedibile. Ma la cosa più interessante sta a latere di questa decisamente divertente apoteosi action/horror, un po’ dalle parti di Go Nagai e un po’ in salsa Alien (non faccio spoiler, lo fa già Barbieri in terza di copertina...). 



La sorpresa improvvisa e gradita avviene quando Vietti, per bocca di Ian, arriva a dare voce alla domanda che più di tutte attanaglia i fan di Dragonero: “Ma Alben, nella vita, che cacchio fa? Ma perché quando c’è da menare non c’è mai? Ma perché se ne vaga per tutti gli agriturismo, i pub e bed and breakfast dell’Erondar in continuazione?”. È un bel dilemma in effetti, che richiederà prima o poi un approfondimento extra. Ma da una “piccola scossa”, il fatto che Ian se lo ponga parlandone a muso duro con il mago, con in mano, immaginiamo, una infinita nota spese che la “Ribellione SPA” sgancia periodicamente per le trasferte di Alben. I disegni di Giuseppe Matteoni trasmettono tutta la forza e la tensione che abbisognano alla storia. L’azione spesso prende il possesso di tutta la tavola, escludendo i balloons e lasciando il posto alla danza delle spade. 



A un certo punto il combattimento si scompone dalla sequenzialità temporale, per poi farsi una lotta verticale, dalla terra verso l’inferno. Tutto funziona a meraviglia e forse ci siamo guadagnati alla fine della lettura un nuovo comprimario, dall’animo oscuro, quasi una specie di imprevedibile “Venom“. Serie spin-off in arrivo?

Un numero incorniciato come sempre da una spettacolare copertina di Gianluca Pagliarani, che mi ha ricordato non so perché il classico Wrath of the demon per Amiga. 



(Finale) Quindi per scusarmi del ritardo nella recensione del numero 18, eccovi insieme le recensioni dei numeri 18 e 19. Il nostro eroe sta reclutando nuovi alleati e la ribellione all’impero sembra sulla giusta strada. Forse ci sarà il rimbalzo economico sperato e arriveranno i finanziamenti ad Ausofer per la sua impresa di ristrutturazione di fortini di montagna. Forse avremo nuove generazioni di maghi, forse saremo più “green” con le nuove viverne, forse la crisi dell’Erondar è destinata a risolversi e presto torneranno aperti a pieno regime i ristoranti di pesce di Solian. 

Noi come sempre, vi invitiamo con gioia a leggere anche il prossimo numero. 

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