sabato 5 settembre 2015

Green Inferno - dal 25 settembre il film "perduto" di Eli Roth arriva finalmente al cinema.


Nel 2013 Eli Roth portava al Festival del Cinema di Toronto la sua nuova pellicola, girata a distanza di 6 anni dalla sua ultima prova di regia, Hostel 2. Il film omaggiava un florido filone italico, trashone e anni '70, i film sui cannibali di Lenzi e Deodato. Era girato in Perù, in terre incontaminate e tra popoli che vivevano ancora a contatto con la natura. Per dimostrargli quanto gli voleva bene, leggenda vuole che Eli Roth trovasse un televisore, un dvd e della corrente e facesse vedere a questi nativi il primo film che in assoluto avrebbero visto nella loro vita. Il capolavoro di Ruggero Deodato, archetipo di mille slasher movie e precursore del found foutage mille anni prima di Blair Witch Project e Paranormal Activity, il film dopo il quale potreste diventare vegetariani, il film con tante tette, tanto sangue e Luca Barbareschi. Cannibal Holocaust. Troppo assurdo per essere vero?


Sembra che i nativi apprezzassero, invocassero i grandi spiriti e decidessero di benedire la pellicola. Roth girava con in testa Deodato, ma senza la parte found foutage, senza parecchie tette, senza Barbareschi e con un'impostazione più leggera in genere. Si faceva aiutare per il make up da un team creato dal guru Greg Nicotero.
Negli effetti di make up da Il giorno degli Zombie del 1985 a Walking Dead oggi. Riempiva la pellicola di sangue finto e arti tagliati, dirigeva un cast di giovani promesse (tra cui la bellissima attrice cilena Lorenza Izzo, che rivorrà nel suo nuovo film Knock Knock con Keanu Reeves) e grandi caratteristi (Richard Borgi, già visto in Hostel 2 come splendido capitalista bastardo che qui torna come splendido capitalista bastardo) co-sceneggiava con il talentuoso, cupo Guillermo Amoedo, prendeva per un'immagine cruda quanto sgargiante il direttore della fotografia Antonio Quercia, sceglieva Manuel Riviero per lo score (anche loro riconfermati in Knock Knock).
A Toronto il film non veniva capito. Nascevano mille problemi distributivi e la pellicola, schedulata per il 2014 scompariva nel nulla con la fama di film eccessivo e maledetto. Ma dopo mille traversie i cannibali di Roth riescono arrivare e il 25 saranno nelle nostre sale grazie a Koch Media. 

Ma di cosa parla questo controverso film?


Perù. Ogni giorno ettari ed ettari della Foresta Pluviale scompaiono. Cattivi capitalisti stranieri vogliono costruirci sopra dei McDonald's e parcheggi di McDonald's, a perdita d'occhio. Non sono in pericolo solo gli alberi, di fatto il polmone verde del nostro pianeta, ma anche le popolazioni locali, la loro cultura e il loro futuro. Ma dei ragazzi bianchi americani non ci stanno, armati di Smart Phone andranno in loco e denunceranno i capitalisti in streaming su youtube. Faranno sentire al mondo il loro dissenso abbracciando alberi e tutti si uniranno nel girotondo della pace sulle spiagge del pianeta contro il capitalismo e le guerre. Il piano è solido, gli zaini pronti e le canzoni di Battisti saranno tutte cantate unpluged, con le chitarre a fare da colonna sonora. Peccato che l'aereoplanino su cui sono stipati con tutto il loro amore finisca in una tempesta e caschi in mezzo alla foresta tropicale. I giovani si salvano e sono ben contenti di intraprendere delle tavole rotonde con i locali sull'equilibrio perduto tra uomo e ambiente e i suoi influssi sulla poesia intimista slava. Peccato che i villici che incontrano li scambino piuttosto per carne di piccione. In fondo sono bianchi e sono arrivati dal cielo. Così mentre i nostri parlano di lotta operaia ed espressionismo tedesco, i villici passano il tempi a condirli di erbe e aromi per poi passarli al girarrosto. Uno alla volta. E come recita il flano italiano della pellicola, "nessuna buona azione rimarrà impunita". Riusciranno i nostri peace-warriors a scappare o al limite superare con i nativi delle evidenti divergenze culturali e culinarie? Riusciranno poi a non venire impallinati dalle guardie delle losche corporations disbosca - foreste?
Eli Roth è "cattivo" nel senso buono del termine. Il suo cinema, tanto come regista che come attore, sembra plasmato sul concetto: "anche se hai le migliori intenzioni, non rompere le palle a casa degli altri o ne pagherai le conseguenze". I ragazzini di Cabin Fever andavano a fare casino in un paese tranquillo e finivano male. I ragazzini di Hostel volevano comprare i corpi delle donne dell'est europa e diventavano a loro volta spezzatini di carne. In Inglorious Basterds è Roth stesso, come attore, a interpretare l'Orso Ebreo e a ribadire ai soldati crucchi con una mazza da baseball che era meglio se non si mettevano contro la sua gente. Con Green Inferno Roth si scaglia contro il buonismo e pacifismo da due soldi, quello fatto per pulirsi la coscienza per poi tornare a vivere la propria vita il giorno dopo. Alla fine chi fa vera beneficenza sa che comunque ogni gesto di solidarietà, anche se non costante e interessato, è sempre meglio di nulla. Ogni manifestazione è virtualmente in grado di smuovere le coscienze, se arriva alle persone giuste. Ma Roth si mette volontariamente scomodo, di traverso, non riesce a vedere il bicchiere comunque mezzo pieno. Il "restate a casa vostra" urla ancora forte. Negli anni '70 con Cannibal Holocaust si indagava sul limite del visivamente accettabile. Si accettava di vedere in televisione documentari in cui animali mangiavano altri animali, si accettava di vedere persone di culture diverse e primitive che vivevano ancora ai giorni nostri. Ma quando Deodato inquadrava gli indigeni che uccidevano gli animali per mangiarli, come facevano tutti i giorni nella realtà, gli stomaci e le coscienze si rivoltavano, anche di più di quanto si vedevano uomini  (pur nella finzione qui) uccisi e squartati dai cannibali. In più il film metteva a una certa in primo piano la telecamera, un occhio indagatore e senza filtri, a ribadire che pur nella finzione e pur nella ributtante messa in scena quello poteva essere vero. Come detto, Green Inferno si scarica di tutte le tensioni e controversie  che animavano Cannibal Holocaust, è un film molto più semplice e per bene. Nemmeno tutta la macelleria splatter che potreste desiderare da una pellicola di questo genere. Ma funziona ed è pure divertente. Le atmosfere sono più cool che vintage (abbiamo già fatto ieri questo discorso su L'uomo con i pugni di ferro), i cannibali sono pittati con colori sgargianti, il film è visivamente patinato e le location bellissime. Ci sentiamo un po' dalle parti di Apocalypto di Mel Gibson, magari con più colori. I giovani attori sono appropriati e i nativi davvero inquietanti. La trama è semplice e non nasconde di volersi espandere, tanto che un Green Inferno Beyond pare già scritto, anche se per ora è nel cassetto magari per i problemi distributivi di cui sopra, magari per l'esigenza di incassare con un film più commerciale, quel Knock Knock con Keanu Reeves per cui Roth ha confermato quasi tutte le maestranze e tecnici conosciuti nella produzione di Green Inferno. Knock Knock che pare una specie di Funny Games con una vittima che si fa abbindolare da due ragazze lascive. E torna il Roth - censore di brutti costumi, quelli stessi alla base di Hostel.
Chissà se Green Inferno in Italia farà il botto e riporterà i nostri giovani registi a spolverare il cannibal movie. Sarebbe interessante, fuori tempo magari, ma stimolante. 
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