domenica 27 settembre 2015

I Minions - la nostra recensione




Fin dall'alba dei tempi (ci racconta come voce narrante tra documentario e favola il figlio di Piero Angela, che come sapete odio), esistevano nel mondo delle creaturine gialle piccole piccole e tanto tanto spaventate dal futuro: i Minions. Per sopravvivere erano geneticamente spinte a mettersi al servizio del più cattivo soggetto che incontravano, un po' per protezione, un po' per una perversa forma di adorazione nei confronti di chi ritenevano più forte di loro. Servitori fedeli e instancabili, per quanto volenterosi i Minions non riuscivano mai a stare troppo tempo sotto lo stesso padrone per una ricorrente drammatica circostanza. Ne causavano sempre, e per vie del tutto involontarie, la sconfitta se non la dipartita.
Freddavano più cattivi loro che degli eroi convenzionali, ma questo li rendeva sempre più tristi e depressi, perennemente in cerca di una casa e di un nuovo capo da adorare. Andava sempre peggio, fino a che i piccoli cosetti nei favolosi anni sessanta caddero in completa depressione. Vuoi il fallimento continuo dei loro boss che li spingeva a vivere sempre più isolati, vuoi che era difficile trovare un cattivo nel loro ultimo rifugio perché nel bel mezzo del continente artico, i Minions rischiavano di estinguersi. Fu così che l'intelligente, smilzo e carismatico Kevin decise di partire per una missione di vitale importanza per il suo popolo ormai in piena crisi di identità. Avrebbe girato il mondo fino a trovare un nuovo cattivo, appagante e magari più longevo della media. Aveva bisogno solo di due volontari per accompagnarlo e così scelse il dinoccolato monocolo "cool" Stuart e il piccolo Bob. Prima tappa del loro viaggio, l'America. Con un colpo di autostop di fortuna si trovarono subito in macchina con una famiglia di cattivissimi e adorabili  soggetti (capitanata da un padre doppiato in modo spiscioso da Riccardo Rossi) che stavano già andando forse nel posto migliore al mondo per poter realizzare la loro missione: la "convention dei cattivi". Una specie di Comicon ad accesso riservato dove i peggiori soggetti del mondo tenevano conferenze, si facevano pubblicità e cercavano nuove leve per infoltire i loro personali eserciti del male. E tra i tanti cattivi c'era lei, la divina e diabolica femme fatale dal corpo sinuoso e dall'armamento pesante. Occhi penetranti, capelli corvini e nasone adorabile all'insù:  Scarlet Overkill (in italiano Sterminator, doppiata in originale da Sandra Bullock e da noi da una bravissima Luciana Littizzetto). Fu subito amore. Scarlet avrebbe concesso il grande onore di diventare suo sgherro a chiunque sarebbe riuscito a rubarle un oggetto senza finire steso dalle sue sorprendenti tecniche di combattimento. Incredibilmente in una royale rumble colossale per il posto non potevano che avere la meglio su giganti corazzati e artisti del coltello i piccoli Minions. Non per nulla dall'alba dei tempi stendevano schiere di cattivi, anche se non lo facevano apposta. Fu così che Scarlet prese i tre sotto la sua ala protettrice e li portò a Londra nel castello che condivideva con il suo geniale marito (doppiato da noi da Fabio Fazio... e funziona anche bene). Il primo obiettivo che la regina del crimine voleva realizzare era il furto della corona di Inghilterra. Ce la avrebbero fatta i Minions, per una volta, a tenersi un capo per un po' di tempo?


Minion è un termine inglese  dall'aria un po' sadomaso, che si può tradurre tanto con "adulatore" che con "schiavetto" e da sempre si associa agli sgherri o animaletti, in genere pasticcioni, dei cattivi dei cartoni animati. Ma dopo i due divertentissimi "Cattivissimo Me" di Pierre Coffin questa parola ormai si è indissolubilmente associata all'esercito personale del terribile Gru. Dei cosetti gialli strampalati simili ai contenitori delle sorprese kinder, con la faccina buffa e l'aria poco astuta, pochi capelli come Homer Simpson (anche lui amorevolmente stupidotto e giallo), vestiti con pantaloni da meccanico e con sulla faccia enormi occhialoni da aviatore. Piccoli operai intenti a far muovere per lo più assurdi marchingegni, dall'aria tanto fanatica che poco professionale, perennemente sul punto di distruggere tutto quello che si trova nei loro immediati paraggi.
Ma anche dolcissimi omini che parlano una lingua strana tutta loro composta da parole di ogni lingua e amano il gelato e le banane. Del tutto asessuati ma classificabili come "maschietti", amano spesso vestirsi con calze a rete e parrucca, seducono pompe dell'acqua che ritengono simili a loro per forma, organizzano musical stile holiday on ice per allietare il loro capo, ridono come dei cretini per pernacchie e puzzette. Fin dal primo momento che li vediamo ci appaiono innocenti come bambini e magicamente quando sono in scena siamo tutti calamitati dal loro fascino. Ci ricordano l'infanzia (forse per la firma ad ovetto), sono teneri, sono motori di una comicità semplice e immediata e soprattutto sono stupidissimi, dei veri imbecilli totali che funzionano allo stesso modo dello scoiattolo cretino Scratt de L'era glaciale. Non sappiamo perché preferiamo distrarci con le loro fesserie piuttosto che pensare alla trama principale, ma non gli stacchiamo gli occhi di dosso. Questa alchimia non è sfuggita alla macchina del marketing, fin dai tempi di Cattivissimo Me è stato un proliferare continuo e costante di oggettistica o pubblicità legata ai cosetti gialli. Dai pupazzetti alle magliette, scarpe, cerotti, dentifrici, shampoo, astucci, cartelle e perfino cose più assurde. Oggi con il loro film nelle sale il supermercato è letteralmente invaso di ometti gialli a sponsorizzare le loro amate banane, escono i tic tac gialli, la colla gialla, la carta igienica gialla, i formaggini, i prodotti per lo spurgo e non voglio addentrarmi nel reparto igiene intima. Sono dannatamente ovunque è sono tutto contenti di portarsi a casa un prodotto relativo a questi aggeggi. Un amico mi ha detto che pure il sistema on-line della sua banca quando ha problemi di manutenzione vede una schermata in cui appaiono i buffi ometti che cercano di risolvere il problema. Questo film era quindi il grande test, la dimostrazione che le spalle possono battere cassa senza i personaggi principali. Un'impresa mica da ridere e forse di base masochistica. Soprattutto perché questi ometti funzionavano benissimo su piccole gag. Potevano durare un'intera pellicola come protagonisti? Il gatto con gli stivali di Shrek aveva toppato, i pinguini di Madagascar avevano forse fatto meglio ma per qualcuno era troppo poco. Cosa potevano fare i Minions senza quell'adorabile brontolone cool e hi-tech di Gru?


Come potevano reggere una trama di novanta minuti senza nemmeno saper parlare una lingua comprensibile? Una bella sfida. Ma una sfida magnificamente vinta. Dall'esercito delle "sorpresine gialle" vengono scelti tre personaggi che bene o male avevamo già visto lavorare insieme, inquadratura dopo inquadratura, nei film precedenti. Li avevamo visti più adulti, incicciti, fantozzianamente sfigati, qui li vediamo più giovani, quasi più "belli". Kevin è la voce della ragione, quello che mantiene l'ordine e ispira il gruppo. Stewart è lo scapestrato, quello che ama suonare una chitarra che si ostina a chiamare" ukulele" e sogna di infiammare gli stadi. Poche parole e tanta azione. Infine c'è Bob, tenerissimo, il più piccino, con gli occhi dal colore differente, inseparabile dal suo orsetto. Entusiasta e spericolato, ma forse ancora troppo indifeso. Tre caratteri precisi, diversi e a cui è facile affezionarsi, così come è facile non volete troppo male alla cattiva ma nevrotica e perennemente insoddisfatta Scarlet. Pierre Coffin ce la mostra come una fanatica della moda che riesce a stringersi in bustini strettissimi e sotto una gonna lunga degna di Iron Man nasconde pazzeschi oggetti tecnologici quanto razzi a reazione. Viaggia anche lei come Gru sua specie di astronave che non risponde a nessuna logica fisica, è virtualmente indistruttibile ed è ben conscia del suo fascino. Ma a casa toglie i tacchi alti, ama ballare con il marito e cerca di volere bene anche ai minions. Solo che rimane una cattiva e come tutti quelli che sono realmente cattivi avrà vita difficile con i minions, diventerà nevrotica e scostante, non apprezzerà poi, da vera precisina, il modo caotico in cui gli ovetti gialli compiono le missioni. È un personaggio complesso che riesce benissimo a reggere "l'impatto" dei cosetti tenetelli e a tenere alto l'interesse per la storia; dietro a una marea di scene d'azione e gag esileranti riusciamo a scorgere quasi una storia di amore non corrisposto per evidente incompatibilità di carattere, una storia che offre una inaspettata e graditissima vena malinconica. Oltre ai nostri tre eroi e al loro nuovo capo, si muovono al polo sud gli altri Minions, anche loro alla ricerca, nel mente, di un capo alternativo. Minions spassosamente demotivati e depressi, in coda dallo psicologo, incapaci di esultare per un gol della propria squadra, spenti come non mai ma pronti a organizzare cretinissimi balletti acrobatici quando si palesa, forse, una alternativa futura. Spassosissimi. Come spassosissima è tutta la sequenza della convention dei cattivi e la visione ultra fashion e stereotipatissima di Londra, che diventa un personaggio a sé con il suo amore per il gossip e per i Reali, con i Beatles che potrebbero bazzicare tra le strade e naturalmente con la Regina, messa pure lei amabilmente alla berlina. E non vi ho parlato della colonna sonora da urlo, con pezzi storici stra famosi. E poi c'è Gru, forse. Perché nel film sui minions non poteva mancare e tutti se lo aspettano da un momento all'altro. Ma dove sarà?


Insomma, questo film si presentava come la più smaccata commercialata di tutti i tempi e avrebbe incassato l'ira di Dio che sta incassando anche se fosse stato un film brutto. Ci saremmo comunque tutti messi in fila alla cassa a pagare i biglietti, ipnotizzati dagli omini gialli. La sorpresa, graditissima, è che è un film semplice semplice ma divertentissimo, pieno di scene action fuori di testa e perfino di inaspettati momenti introspettivi, che scorre in un secondo e fa venire la voglia di rivederlo di nuovo. A meno che non vi stiano proprio sulle balle i così gialli e vi abbiamo portato in sala con la forza, credo che possiate divertirvi alla grande. A fare i fiscali, al netto magari di qualche gag in meno, gli altri film della serie hanno maggiori sfumature ed esplorano situazioni sentimentali più interessanti e complesse. Ma per quello c'è già in cantiere un terzo Cattivissimo Me. I Minions rimane un film divertentissimo e adatto a ogni età. E so che avrete, volenti o nolenti, già la casa impestata da quelle diavolerie gialle... e magari non ve ne siete ancora accorti...
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