Fin dall'alba dei tempi (ci racconta come voce
narrante tra documentario e favola il figlio di Piero Angela, che come sapete
odio), esistevano nel mondo delle creaturine gialle piccole piccole e tanto
tanto spaventate dal futuro: i Minions. Per sopravvivere erano geneticamente
spinte a mettersi al servizio del più cattivo soggetto che incontravano, un
po' per protezione, un po' per una perversa forma di adorazione nei confronti di
chi ritenevano più forte di loro. Servitori fedeli e instancabili, per quanto
volenterosi i Minions non riuscivano mai a stare troppo tempo sotto lo stesso
padrone per una ricorrente drammatica circostanza. Ne causavano sempre, e per
vie del tutto involontarie, la sconfitta se non la dipartita.
Freddavano
più cattivi loro che degli eroi convenzionali, ma questo li rendeva sempre più
tristi e depressi, perennemente in cerca di una casa e di un nuovo capo da
adorare. Andava sempre peggio, fino a che i piccoli cosetti nei favolosi anni
sessanta caddero in completa depressione. Vuoi il fallimento continuo dei loro
boss che li spingeva a vivere sempre più isolati, vuoi che era difficile
trovare un cattivo nel loro ultimo rifugio perché nel bel mezzo del continente
artico, i Minions rischiavano di estinguersi. Fu così che l'intelligente,
smilzo e carismatico Kevin decise di partire per una missione di vitale
importanza per il suo popolo ormai in piena crisi di identità. Avrebbe girato
il mondo fino a trovare un nuovo cattivo, appagante e magari più longevo della
media. Aveva bisogno solo di due volontari per accompagnarlo e così scelse il
dinoccolato monocolo "cool" Stuart e il piccolo Bob. Prima tappa del
loro viaggio, l'America. Con un colpo di autostop di fortuna si trovarono
subito in macchina con una famiglia di cattivissimi e adorabili soggetti
(capitanata da un padre doppiato in modo spiscioso da Riccardo Rossi) che
stavano già andando forse nel posto migliore al mondo per poter realizzare la
loro missione: la "convention dei cattivi". Una specie di Comicon ad
accesso riservato dove i peggiori soggetti del mondo tenevano
conferenze, si facevano pubblicità e cercavano nuove leve per infoltire i loro
personali eserciti del male. E tra i tanti cattivi c'era lei, la divina e
diabolica femme fatale dal corpo sinuoso e dall'armamento pesante. Occhi
penetranti, capelli corvini e nasone adorabile all'insù: Scarlet
Overkill (in italiano Sterminator, doppiata in originale da Sandra Bullock e
da noi da una bravissima Luciana Littizzetto). Fu subito amore. Scarlet avrebbe
concesso il grande onore di diventare suo sgherro a chiunque sarebbe riuscito a
rubarle un oggetto senza finire steso dalle sue sorprendenti tecniche di
combattimento. Incredibilmente in una royale rumble colossale per il posto non
potevano che avere la meglio su giganti corazzati e artisti del coltello i
piccoli Minions. Non per nulla dall'alba dei tempi stendevano schiere di
cattivi, anche se non lo facevano apposta. Fu così che Scarlet prese i tre
sotto la sua ala protettrice e li portò a Londra nel castello che condivideva
con il suo geniale marito (doppiato da noi da Fabio Fazio... e funziona anche
bene). Il primo obiettivo che la regina del crimine voleva realizzare era il
furto della corona di Inghilterra. Ce la avrebbero fatta i Minions, per una
volta, a tenersi un capo per un po' di tempo?
Minion è
un termine inglese dall'aria un po' sadomaso, che si può tradurre tanto
con "adulatore" che con "schiavetto" e da sempre si associa
agli sgherri o animaletti, in genere pasticcioni, dei cattivi dei cartoni
animati. Ma dopo i due divertentissimi "Cattivissimo Me" di Pierre
Coffin questa parola ormai si è indissolubilmente associata all'esercito
personale del terribile Gru. Dei cosetti gialli strampalati simili ai
contenitori delle sorprese kinder, con la faccina buffa e l'aria poco astuta,
pochi capelli come Homer Simpson (anche lui amorevolmente stupidotto e
giallo), vestiti con pantaloni da meccanico e con sulla faccia enormi
occhialoni da aviatore. Piccoli operai intenti a far muovere per lo più
assurdi marchingegni, dall'aria tanto fanatica che poco professionale,
perennemente sul punto di distruggere tutto quello che si trova nei loro
immediati paraggi.
Ma anche dolcissimi omini che parlano una lingua strana
tutta loro composta da parole di ogni lingua e amano il gelato e le banane. Del
tutto asessuati ma classificabili come "maschietti", amano spesso
vestirsi con calze a rete e parrucca, seducono pompe dell'acqua che ritengono
simili a loro per forma, organizzano musical stile holiday on ice per allietare
il loro capo, ridono come dei cretini per pernacchie e puzzette. Fin dal primo
momento che li vediamo ci appaiono innocenti come bambini e magicamente quando
sono in scena siamo tutti calamitati dal loro fascino. Ci ricordano l'infanzia
(forse per la firma ad ovetto), sono teneri, sono motori di una comicità
semplice e immediata e soprattutto sono stupidissimi, dei veri imbecilli totali
che funzionano allo stesso modo dello scoiattolo cretino Scratt de L'era
glaciale. Non sappiamo perché preferiamo distrarci con le loro fesserie
piuttosto che pensare alla trama principale, ma non gli stacchiamo gli occhi
di dosso. Questa alchimia non è sfuggita alla macchina del marketing, fin dai
tempi di Cattivissimo Me è stato un proliferare continuo e costante di
oggettistica o pubblicità legata ai cosetti gialli. Dai pupazzetti alle
magliette, scarpe, cerotti, dentifrici, shampoo, astucci, cartelle e perfino
cose più assurde. Oggi con il loro film nelle sale il supermercato è
letteralmente invaso di ometti gialli a sponsorizzare le loro amate banane,
escono i tic tac gialli, la colla gialla, la carta igienica gialla, i
formaggini, i prodotti per lo spurgo e non voglio addentrarmi nel reparto
igiene intima. Sono dannatamente ovunque è sono tutto contenti di portarsi a
casa un prodotto relativo a questi aggeggi. Un amico mi ha detto che pure il
sistema on-line della sua banca quando ha problemi di manutenzione vede una
schermata in cui appaiono i buffi ometti che cercano di risolvere il problema.
Questo film era quindi il grande test, la dimostrazione che le spalle possono
battere cassa senza i personaggi principali. Un'impresa mica da ridere e forse
di base masochistica. Soprattutto perché questi ometti funzionavano benissimo
su piccole gag. Potevano durare un'intera pellicola come protagonisti? Il gatto
con gli stivali di Shrek aveva toppato, i pinguini di Madagascar avevano forse
fatto meglio ma per qualcuno era troppo poco. Cosa potevano fare i Minions senza
quell'adorabile brontolone cool e hi-tech di Gru?
Come potevano reggere una trama di novanta minuti senza
nemmeno saper parlare una lingua comprensibile? Una bella sfida. Ma una sfida
magnificamente vinta. Dall'esercito delle "sorpresine gialle"
vengono scelti tre personaggi che bene o male avevamo già visto lavorare
insieme, inquadratura dopo inquadratura, nei film precedenti. Li avevamo visti
più adulti, incicciti, fantozzianamente sfigati, qui li vediamo più giovani,
quasi più "belli". Kevin è la voce della ragione, quello che
mantiene l'ordine e ispira il gruppo. Stewart è lo scapestrato, quello che ama
suonare una chitarra che si ostina a chiamare" ukulele" e sogna di infiammare gli stadi. Poche parole e tanta
azione. Infine c'è Bob, tenerissimo, il più piccino, con gli occhi dal colore
differente, inseparabile dal suo orsetto. Entusiasta e spericolato, ma forse
ancora troppo indifeso. Tre caratteri precisi, diversi e a cui è facile affezionarsi,
così come è facile non volete troppo male alla cattiva ma nevrotica e
perennemente insoddisfatta Scarlet. Pierre Coffin ce la mostra come una
fanatica della moda che riesce a stringersi in bustini strettissimi e sotto una
gonna lunga degna di Iron Man nasconde pazzeschi oggetti tecnologici quanto
razzi a reazione. Viaggia anche lei come Gru sua specie di astronave che non
risponde a nessuna logica fisica, è virtualmente indistruttibile ed è ben
conscia del suo fascino. Ma a casa toglie i tacchi alti, ama ballare con il
marito e cerca di volere bene anche ai minions. Solo che rimane una cattiva e
come tutti quelli che sono realmente cattivi avrà vita difficile con i minions, diventerà nevrotica e scostante, non apprezzerà poi, da vera precisina, il
modo caotico in cui gli ovetti gialli compiono le missioni. È un personaggio
complesso che riesce benissimo a reggere "l'impatto" dei cosetti
tenetelli e a tenere alto l'interesse per la storia; dietro a una marea di
scene d'azione e gag esileranti riusciamo a scorgere quasi una storia di amore
non corrisposto per evidente incompatibilità di carattere, una storia che offre
una inaspettata e graditissima vena malinconica. Oltre ai nostri tre eroi e al
loro nuovo capo, si muovono al polo sud gli altri Minions, anche loro alla
ricerca, nel mente, di un capo alternativo. Minions spassosamente demotivati e
depressi, in coda dallo psicologo, incapaci di esultare per un gol della
propria squadra, spenti come non mai ma pronti a organizzare cretinissimi
balletti acrobatici quando si palesa, forse, una alternativa futura.
Spassosissimi. Come spassosissima è tutta la sequenza della convention dei
cattivi e la visione ultra fashion e stereotipatissima di Londra, che diventa
un personaggio a sé con il suo amore per il gossip e per i Reali, con i Beatles
che potrebbero bazzicare tra le strade e naturalmente con la Regina, messa
pure lei amabilmente alla berlina. E non vi ho parlato della colonna sonora da
urlo, con pezzi storici stra famosi. E poi c'è Gru, forse. Perché nel film
sui minions non poteva mancare e tutti se lo aspettano da un momento all'altro.
Ma dove sarà?
Insomma, questo film si presentava come la più
smaccata commercialata di tutti i tempi e avrebbe incassato l'ira di Dio che
sta incassando anche se fosse stato un film brutto. Ci saremmo comunque tutti
messi in fila alla cassa a pagare i biglietti, ipnotizzati dagli omini gialli.
La sorpresa, graditissima, è che è un film semplice semplice ma divertentissimo, pieno di scene action fuori di testa e perfino di inaspettati momenti
introspettivi, che scorre in un secondo e fa venire la voglia di rivederlo di
nuovo. A meno che non vi stiano proprio sulle balle i così gialli e vi abbiamo
portato in sala con la forza, credo che possiate divertirvi alla
grande. A fare i fiscali, al netto magari di qualche gag in meno, gli altri
film della serie hanno maggiori sfumature ed esplorano situazioni sentimentali
più interessanti e complesse. Ma per quello c'è già in cantiere un terzo
Cattivissimo Me. I Minions rimane un film divertentissimo e adatto a ogni età. E so che avrete, volenti o nolenti, già la casa impestata da quelle
diavolerie gialle... e magari non ve ne siete ancora accorti...
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