Sembra che il futuro del genere umano stia in Svizzera.
Ma per arrivarci bisogna percorrere un lungo tunnel sotto una montagna. Un
budello buio pieno di morti ammassati che ci ricorda uno dei capitoli più belli
dell'Ombra dello Scorpione di Stephen King.
E' qui che avrà luogo il più cruento scontro di tutta la serie tra Ringo e i Corvi, un autentico massacro, scritto con vena sanguigna da Recchioni e Uezzo, splendidamente sintetizzato dal titolo del volume 11, "Death Metal". I disegni di Olivares sanno essere dolci e crudeli. Personaggi sorridenti e pieni di speranze ci vengono un minuto prima presentati e subito dopo falciati via, non una impressionante resa splatter, come se fossero fili d'erba. L'azione è travolgente e concitata, non c'è un solo attimo di respiro in una autentica maratona del dolore. I paesaggi sono "organici", traboccanti di masse in movimento, il tratto dei personaggi trasmette appieno la disperazione che caratterizza questo frangente narrativo. I colori della Pastorello si adeguano alla strage visiva, saltano con violenza dal blu al rosso acceso trovando una loro dimensione in una tavola per lo più nera, accesa solo dalle luci scaturite dalle armi al laser e dallo scoppio dei proiettili. Un numero davvero intenso che si chiude con un grosso colpo di scena.
E' qui che avrà luogo il più cruento scontro di tutta la serie tra Ringo e i Corvi, un autentico massacro, scritto con vena sanguigna da Recchioni e Uezzo, splendidamente sintetizzato dal titolo del volume 11, "Death Metal". I disegni di Olivares sanno essere dolci e crudeli. Personaggi sorridenti e pieni di speranze ci vengono un minuto prima presentati e subito dopo falciati via, non una impressionante resa splatter, come se fossero fili d'erba. L'azione è travolgente e concitata, non c'è un solo attimo di respiro in una autentica maratona del dolore. I paesaggi sono "organici", traboccanti di masse in movimento, il tratto dei personaggi trasmette appieno la disperazione che caratterizza questo frangente narrativo. I colori della Pastorello si adeguano alla strage visiva, saltano con violenza dal blu al rosso acceso trovando una loro dimensione in una tavola per lo più nera, accesa solo dalle luci scaturite dalle armi al laser e dallo scoppio dei proiettili. Un numero davvero intenso che si chiude con un grosso colpo di scena.
Dopo la violenza visiva del numero 11, il numero 12, "C'era una volta...", sempre scritto da Recchioni, trova una strada tutta sua per chiudere il secondo ciclo della testata. Ne nasce un autentico inno alla vita che chiude in modo circolare questi primi 24 numeri. Si torna a parlare di speranza, di futuro, di padri e di figli che si danno la staffetta per continuare la storia della razza umana. Sul finale si ha un forte senso di deja vu, malinconico. Recchioni trova un inaspettato lirismo, anche se da pagina 73 non dimentica di ricordarci che rimane un simpatico tamarro. Siamo già puntati verso ottobre, verso il nuovo ciclo di Orfani, il terzo. Siamo davvero curiosi e impazienti.
I disegni di Zaghi ci riportano molto alle atmosfere dei primi numeri della prima stagione. Tornano i soldati un po' superuomini e l'atmosfera ordinata e precisa di un comics americano mainstream. La violenza, dopo l'overbooking del numero precedente, è drasticamente ridotta, accennata di sfuggita nel fuoricampo. Bellissime le tavole finali che affrontano con estrema eleganza situazioni diversissime, annullando un apparente contrasto emotivo grazie a un utilizzo non banale della luce orchestrata anche grazie al colorista Niro. E sempre in merito ai colori Niro, pur nel recupero delle atmosfere visive degli esordi (patinate e dai contrasti cromatici tenui), ci regala tocchi di classe come le indovinate tavole acquerellate per le scene oniriche. La serie si conferma visivamente ottima anche sul finale.
Esistono molte ricette per cucinare corvi? |
Questo secondo anno della testata ci è piaciuto, ci ha conquistati da subito con la sua Italia post apocalittica, con i suoi bambini perduti e corvi cibernetici, con la sua violenza visiva ed il suo lirismo. Nel finale tutti i tasselli sono stati messi al loro posto, lasciando giusti spiragli per una prosecuzione delle vicende. Ringo è stato un mattatore assoluto, un eroe anti convenzionale, duro e inflessibile, ma capace sempre di abbassare le sue barriere emotive e di scegliere la via dell'amore famigliare e la speranza nel futuro, contro tutto e contro tutti, in un mondo dilagante di paura e di guerra. Ci siamo affezionati a lui e ai suoi figli. Le storie che abbiamo preferito sono quelle in cui compariva l'elemento onirico, ma ci siamo divertiti molto anche nei numeri di "caccia all'uomo". Davvero rimarchevoli invece quei racconti che hanno saputo giocare con la satira e la storia italiana odierna, storie che vorremmo vedere più spesso nella editoria italiana. Possiamo dire dalle nostre previsioni (che abbiamo ritenuto di non condividere fino ad ora per non spoilerare) di averci beccato suo finale di serie, ma che la storia ci ha sorpreso per un elemento in più, che non avevamo calcolato, a cui in questo finale si aggiungerà di sicuro un elemento extra. Abbiamo già un'idea, ma credo che saranno già in molti ad avercela, su chi sarà magari il protagonista o i protagonisti della quarta stagione. O forse ci sbagliamo e saremo nuovamente sorpresi da qualche svolta narrativa. Non vediamo l'ora di leggere i nuovi numeri.
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento