martedì 15 settembre 2015

Dragonero n.27: gli artigli del cervo


Algendart meridionale. Territori dell'Enclave. Freddo boia. Dragonero è solo tra le lande innevate, in missione per conto del CAI, sezione di Erondar. Gmor non deve aver gradito l'ultima avventura sentimentale di Ian. Quella con la ragazza punk dal grande uccello. La maledetta cavallerizza volante deve essere stata occasione di litigi continui, di "torno da mia madre", piatti infranti con i Kame Adwrerte che si sprecavano e infinite telefonate con rare pietre tecnocrati al vecchio Alben. Serviva una pausa di riflessione per far calmare i bollenti spiriti, mandare Ian lontano, ma dove non potesse fare ulteriori danni, una meta artica, isolata. Una missione da zero entusiasmo che non prevedesse alcuna presenza femminile manco per il cavolo. E scopriamo così che gli Scout Imperiali oltre a essere disegnatori di mappe ossessivo-compulsivi (vedi numero precedente) sono chiamati anche alla cura e approvvigionamento dei rifugi di montagna. Ci immaginiamo Dragonero che va così al discount di Solian a prendere scatolette di fagioli della Valle degli Elfi, carne in scatola di muflone del Superlurendar, sgombri di Hignesuhre, fiammiferi tecnocrati, paletta e scopino, sacchi grandi della monnezza. Lo vediamo così armato giungere con l'immancabile mappetta scout aggiornata a un rifugio di montagna, ramazzare, rifornire di provviste e tutto contento esaltare il fatto che grazie agli scout in quei rifugi non mancherà mai della pappa in dispensa. In fondo la gita non è così male, anche se prevede in seconda battuta di andare a cercare i classici alpinisti pirla che si perdono in montagna. Ma è strano. Nonostante i messaggi d'aiuto a mezzo piccione siano precisi e affidabili più degli sms, per Ian su quel punto della mappa non si possono essere persi, perché le nuove mappe segnano per bene la zona da più edizioni. Possibile che si avventurino nei monti turisti così barboni da non voler spendere due lire per quei magnifici pezzi di carta su cui gli scout irradiano il loro amore per il mondo? Ian vuole andare a fondo della questione e dopo la corvè al rifugio parte alla ricerca, intenzionato a non aiutarli se quelli non sottoscrivono almeno un abbonamento annuale al giornalino degli Scout. Sulla strada il nostro eroe incontra un tizio enorme a cavallo di un animale da cui si ricaverebbero ottimi hamburger. È un cacciatore, un figlio di Olhim, con in testa un copricapo ricavato dalla testa di un cervo, fantastico per appenderci lattine di birra. Ian come il codice dei cacciatori comporta scambia del cibo con lui. I due si salutano e ognuno sulla sua strada. Ne riceve in cambio squisita uva passa, con la quale Gmor potrebbe guarnire il Das Rotolonen di Ernst Knam, come avevano visto insieme nell'ultima puntata di Bakeoff Italia. Tempi che ricorda con nostalgia. Finalmente il nostro eroe giunge dai dispersi e... sì, aveva ragione, quei tizi usavano una mappa non aggiornata, una cinesata. Ma perché si trovano qui, cosa hanno fatto e perché temono che qualcuno di molto arrabbiato e con una testa di cervo in testa possa seguirli? Forse potrà avere alla fine una razione extra di quell'uva passa.

Fesserie a parte, ci troviamo davanti a un racconto di vendetta dai toni decisamente macabri, un indiavolato ritmo narrativo e una ambientazione insolita. Nella neve qualcosa di sinistro si muove e subito Enoch ci porta dalle parti di pellicole come The Thing e The Grey, storie di uomini, tutti sudati, trasandati e spaventati, in totale assenza di donne. Uomini che vivono ai confini della terra, soli e male equipaggiati, davanti a una natura ostile e implacabile che decide di giudicarli come un deus ex machina per i loro peccati. Pellicole horror quanto action che finiscono spesso malissimo, con il sangue  che colora di rosso la neve. Al centro della vicenda, motore emotivo del numero, c'è un uomo così disumanizzato dalla disperazione da trasfigurarsi in un demone. Non riusciamo a scorgerne il volto, il copricapo ricavato da una testa di cervo lo fa assomigliare a uno spirito silvano. La sua cavalcatura è minacciosa con le sue corna ricurve, è pesantemente armato e sopra i vestiti porta una specie di cintura di teschi. Si muove come un fantasma, come John Rambo, impala i suoi nemici nel modo più brutale e strappa arti con la sua accetta, come Jason di Venerdì 13. E non incede di un passo. Incarna alla perfezione il "dead man", l'eroe che agisce da suicida perché non ha nulla da perdere, perché in fondo è già morto come il Punisher della Marvel, come Il Corvo, come Mad Max. Ha le sue ragioni per quello che fa, ma la sua umanità è ormai persa, il destino segnato. Sulla sua strada incontrerà Dragonero, dalla parte sbagliata della sua "giustizia" e qui le cose si faranno interessanti. Ne scaturirà  una divertente e insolita caccia all'uomo dove i ruoli di cacciatori e prede si confondono. Enoch confeziona un bel thriller dalle atmosfere forti e dal gusto amaro, che incolla dalla prima all'ultima pagina. I disegni di Luca Malisan puntano tantissimo sul realismo per trascinarci ancora di più nell'incubo. I suoi paesaggi sono vividi, molto carichi di ombreggiature e sfumature.
Ricordano per dettaglio e cura il Gon di Masashi Tanaka. I suoi personaggi sono invece dotati di un fascino plastico che fa tornare alla mente alcuni lavori di J.G.Jones. L'aspetto grafico di questo volume è di forte impatto. Un altro bellissimo numero per questa collana. Un One-shot travolgente, ben scritto e disegnato. Peccato non ci sia una, dico una, donna... per me il fantasy senza donne in bikini armate di spadoni è un po' come Rimini in ottobre. Ok, per la prossima volta però razione doppia di gentil sesso e tutto viene dimenticato. 
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