lunedì 19 febbraio 2024

Smoke sauna (Sisterhood): la nostra recensione del documentario estone, scritto e diretto da Anna Hints, che ci mette a contatto e “a nudo” con le emozioni, la spiritualità e i sogni, di un gruppo di giovani donne, avvolte nel buio e nel calore di un luogo “segreto” quanto intimo

 


Estonia dei giorni nostri. 

Isolata tra boschi innevata pieni di erbe balsamiche, a pochi passi da un laghetto incontaminato e circondata da un freddo invernale che trapassa le ossa, si trova in una casetta isolata una piccola sauna. 

Ad alimentarla con legna, occuparsi della giusta temperatura alambiccandosi con secchi d’acqua e pietre, nonché provvedere in un locale attiguo apposito alla affumicatura di alcuni prosciutti, ci sono alcune delle donne che lì si sentono “più a casa”. 

A nudo e in equilibrio con il mondo, senza peli sulla lingua e filtri per il rispettivo status sociale, questo piccolo gruppetto tutto al femminile si racconta a una particolare intervistatrice, l’attrice Kadi Kivilo, di fatto l’unica figura femminile il cui volto vedremo “per intero” in questo viaggio. Coperte dal buio e dai fumi, le donne a bassa voce si confessano e confrontano, ridono e piangono. Lasciano che il vapore e il sudore le purifichino, permettendo loro di essere più leggere per tuffarsi poi nell’acqua fredda, percorrendo nude con i calzini il piccolo campo che le separa dal laghetto dove torneranno a contatto con una natura-madre. 

Come rinascere.

Ma prima di rinascere c’è la penombra, dalla fotografia quasi “caravaggesca” offerta dalla fioca fiamma che illumina l’interno della sauna. Una piccola luce attraverso la quale ognuna di loro può raccontare la propria storia. 

Storie di corpi considerati brutti fin da bambine. 

Corpi deflorati da uomini crudeli per passatempo spezzando sogni d’amore.

Corpi che hanno conosciuto più volte la gravidanza e come veloce conseguenza “accettabile” l’aborto.

Corpi che hanno scelto una sessualità diversa e per questa temendo ripercussioni, sperando che qualcuno le ritenesse “importanti” anche solo per la prima volta, di sicuro più che per la rispettiva madre. 

Il calore sale, arrivano i lamenti, la rabbia, le risate e poi tutto si uniforma e disperde, in canti che partono dal cuore e arrivano alla bocca in modo sciamanico, mentre tutte loro iniziano a usare il proprio ventre come un tamburo, mentre i piedi tengono il tempo, ritmando l’aria sul pavimento in legno, in una jam session dell’anima.

Ci sono tra loro, ancora nella pancia o appoggiare placidamente ai semi, delle piccole vite. Creature che da poco hanno aperto i loro occhi azzurri al mondo. 

Un futuro che sperano tutte “più felice”, da festeggiare e celebrare in armonia con la natura, l’acqua e il fuoco.


Smoke Sauna è stato il documentario Estonia rimasto fuori dai giochi degli Academy Awards per poco, ed è un peccato, perché da molto è definito il miglior film estone 2023. 

La pellicola di Anna Hints ci porta in un viaggio unico, quasi straniante ma anche universale. Un viaggio ovattato e fumoso, caldo e in penombra, che somiglia a un sogno ultraterreno del limbo, quasi il ritorno nell’utero materno, un ritorno alla natura e all’origine. 

Un viaggio che è grande cinema, potremmo dire quasi “verista”, ma che al contempo non assomiglia quasi a nessuna esperienza cinematografica che si può “esplorare”, trasportandoci di continuo dalla fredda cronaca del documentario ai canti e cori del teatro greco, fino a momenti quasi psichedelici, magici come sciamanici, 

Solo una donna si vede in volto, la brava Kadi Kivilo che fa da transfert emotivo a tutti i corpi in penombra, dispensando sorrisi e comprensione in modo quasi materno. Unica nostra guida in un mondo caldo e buio, simile a un enorme ventre materno, ma nel quale è possibile perdersi tra le mille storie, senza provare mai la sensazione che serva “qualcosa di più” alla perfetta sintesi visiva e sonora qui rappresentata. 

Erbe balsamiche per purificare da “tintinnare sui corpi” che raccontano nel buio le loro vite. Immersione a zero gradi in una meravigliosa realtà incontaminata ai confini del mondo, per “morire e poi subito rinascere” avendo dimenticato e messo da parte ogni sofferenza. 

Sporadici momenti in cui una fisarmonica si alterna ai canti sciamanici. 

E questo basta. Zero uomini, esclusi dalla “sorellanza” che domina la scena senza rancore. 

Un film spirituale e unico, che Wanted porta in Italia con la consueta attenzione nei riguardi di un “cinema di confine” che può allargare sempre più gli orizzonti di chi vuole immergersi nella sala buia di un cinema. Per scoprire qualcosa di intimamente antico, quanto nella forma ancora nuovo. 

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