martedì 27 febbraio 2024

Night Swim: la nostra recensione dell’horror di Bryce McGuire con Wyatt Russell e Kerry Condon, prodotto dalla Atomic Monster di James Wan e da Blumhouse, su una piscina privata che risulta essere particolarmente spettrale sotto la sua superficie

 


Contea di Essex, anni '80. La piccola Rebecca (Ayazhan Dalabayeva) vive in una casetta con giardino e piscina insieme alla mamma e al fratellino malato Thomas. Una notte dall’acqua sembra riaffiorare la barchetta a molla rossa di Thomas, che si credeva perduta chissà dove. La barchetta vortica sull’acqua e Rebecca cerca di prenderla sporgendosi sulla vasca usando un retino. 

Di colpo cade in acqua sospinta da una forza misteriosa. 

A mollo sente una voce flebile, pensa per un istante di vedere al suo fianco Thomas. Risuona sussurrata nelle sue orecchie una parola strana e antica. Poi la luce si spegne. Poi la luce ritorna.

Di Rebecca rimane solo una ciabattina a forma di coniglietto a galleggiare sull’acqua. 

Passano gli anni, arriviamo ai giorni nostri. 

Costretto da un improvviso ritiro a causa di una malattia degenerativa, il giocatore di baseball Ray Waller (Wyatt Russell, figlio di Kurt Russell, che si è dimostrato particolarmente carismatico nell’action-horror Overlord di Julius Avery) si traferisce insieme alla moglie Eve (Kerry Condon, vista nella serie Better call Saul e nella pellicola Gli spiriti dell’isola) e ai due figli, proprio nella casetta accogliente e dotata di una bella piscina che un tempo era di Rebecca. Un'occasione unica, irrinunciabile, a basso costo. 

Lì l’ex giocatore può continuare più facilmente la sua ginnastica riabilitativa e tutta la famiglia è ben disposta e felice al fatto di aver cambiare vita, lavoro e scuola per il bene del loro papà. Sembra poi, alle rilevazione degli esperti, che la piscina nasconda in profondità una preziosa fonte termale e i benefici su Ray sono immediati: l’uomo in pochissimo tempo sta rifiorendo, a dispetto di ogni più rosea previsione medica. 

Un vero miracolo. 

Ormai tutta la famiglia è solita giocare in acqua insieme, magari lanciando delle monetine in successive sul fondo e sfidandosi a raccoglierle. Si può giocare a “mosca cieca”, adagiarsi nei pomeriggi assolati su un galleggiante a forma di fenicottero rosa, dedicarsi a una energica nuotata anti stress notturna. La piscina ha portato popolarità anche ai ragazzi e molti amici della nuova scuola o della squadra di baseball sono ben felici di organizzare feste a casa Waller. 

È stato un sacrifico trasferirsi, ne è valsa la pena, ma c’è come la sensazione che qualcuno o qualcosa osservi di nascosto la famigliola felice, da sotto la superficie dell’acqua. Eve una sera sembra aver visto mentre era in immersione, sul bordo della piscina, la figura di una bambina. E poco dopo una voce ha iniziato a sussurrale un nome: Rebecca. 

Bryce McGuire dirige e scrive, insieme a Rod Blackhurst, un horror di stampo classico, sviluppato a partire da un corto cinematografico da lui diretto nel 2014.

Nel cinema abbiamo avuto nel 1969 una Piscina “romantica” con al centro il divo Alain Delon, per la regia di Jacques Deray, che in qualche modo è stata omaggiata in seguito, nel 2003, da François Ozon con il suo Swimming Pool

Abbiamo avuto il drammatico La ragazza della Piscina, di Fernandez del 1986, con Mary Carrillo.

C’è stata una Lady in The Water, una giovane e bellissima Bryce Dallas Howard, che usciva fatatamente come donna-sirena proprio dalla piscina di un caseggiato popolare, nel film di genere fantasy di M.Nighy Shyamalan del 2006. 

Ma è soprattutto con il genere thriller/horror che le piscine hanno trovato un feeling tutto speciale, anche se al loro interno non erano presenti “minacce specifiche” come squali (Lo squalo 3) o Piranha (Piranha 3DD) o vecchietti (Cocoon). 

Abbiamo avuto l’horror-slasher tedesco The Pool del 2001, di Boris Von Sychowski, dove in una piscina comunale un gruppo di studenti “un po’ bevuti“ di Praga diventava vittima di un serial killer durante una sera di potenziali bagordi finiti male. 

Abbiamo avuto il tailandese horror-survival The Pool del 2018, di Ping Lumpraploeng, dove il divo Theeradej Wongpuapan si svegliava sul fondo di una piscina olimpionica senza acqua, impossibilitato a uscire con le proprie gambe per via di un infortunio, senza poter mangiare e con l’ingombrante compagnia di un coccodrillo gigante (per il sottoscritto “minaccia non-specifica”) in vena di mordicchiarlo . 

Abbiamo avuto film horror-comedy su piscine grandi come un intero parco acquatico, “pruriginose e stupidine” come una commedia sexy anni ‘70, come l’Aquaslasher del 2019 di Renaud Gauthier: ancora al centro ragazzini “bevuti”, che in una mega festa venivano uccisi da uno spietato quando pigrissimo killer: uno che si era limitato a innestato delle lame a fine corsa dei tubi degli scivoli d’acqua, lasciano che con la sola forza di gravità i ragazzini andassero a spiaccicarsi e finire a pezzi. 

Se poi consideriamo una cisterna d’acqua condominiale come una “piscina molto piccola”, ritroviamo in Dark Water di Hideo Nakata, il regista anche del seminale The Ring, un piccolo ma “denso” ambiente acquatico che secondo la tradizione asiatica si può rivelare il perfetto “conduttore” tra il mondo dei vivi e il regno dei morti, nonché una fruttosissima base per leggende urbane (come il caso misterioso di Elisa Lam). 

Era quindi solo questione di tempo prima che i produttori Jason Bloom e James Wan decidessero di indossare accappatoio, cuffiette e ciabattine giallo fluo, per immergersi nell’acqua addizionata al cloro di qualche piscina per una loro nuova pellicola.


Da buoni “pescatori di tesori indipendenti” il dinamico duo ha quindi “visto e approvato” il corto di Bryce McGuire, come in passato avevano già visto e approvato il corto The Gallows di Lofing e Cluff o il corto Light Out di David F.Sandberg o il corto Oculus di Mike Flanagan  (e tanti altri). 

Come sempre raccontano nelle interviste, li ha colpiti una idea semplice: il cosiddetto “high concept” che si può raccontare in due minuti e  che può essere prodotto con pochi spicci, affidandosi al loro stile produttivo “da etichetta” riconoscibile e amato. Un’idea che può attirare giovani attori o magnifici attori pazzi come Ethan Hawke (dio benedica Ethan Hawke e Nick Cage), che per un progetto “interessante” rinunciano anche ad alti compensi. Come qui è il caso per i giovani, bravi e lanciatissimi Wyatt Russell e Kerry Condon, promettenti “carneadi” ancora in cerca della consacrazione. 

Circa le strategie per “allungare il corto” e ri-fare colpo su Bloom e e Wan con qualcosa di “più strutturato”, il nostro McGuire ha detto che si sarebbe ispirato un po’ a La creatura della laguna nera, un po’ a Poltergeist, un po’ a Christine la macchina infernale, un po’ a La morte corre sul fiume con Robert Mitchum, e ovviamente un po’ anche all’imprescindibile The Abyss di James Cameron. Oltre a tutto questo, ha promesso di metterci dentro pure una sua mezza cosa autobiografica del periodo dell’adolescenza in Florida, come fanno i tizi che vanno al Sundance. 

Alla fine li ha convinti a spendere 15 milioni di dollari, che è pure tanto rispetto alla media Blumhouse, che con quei soldi ci fa almeno quattro Paranormal Activity. Vengono disposti una trentina di giorni di riprese nei mesi caldi. Una scorta di performanti telecamere subacquee per delle riprese da fondo piscina che saranno davvero suggestive. Il reparto trucco ha allestito un paio di “mostracci”, uno malinconicamente vicino agli horror asiatici e uno malinconicamente vicino agli horror Troma. Il reparto effetti ha rispolverato archeologicamente i programmi grafici di The Abyss, che giravano su un Olivetti 289 pimpato. Noleggiata la casetta con piscina e i cestini per la troupe, si partiva per fare tutto il popò di cose promesse di cui sopra. 

Come sarebbero potute andare storte le cose? 

Che cosa si nasconderà nell’acqua? 

Purtroppo poco più di semplice acqua. 

Ed eccoci al punto dolente. 


Blumhouse e Atomic Monsters sanno il fatto loro e hanno permesso a McGuire di avere un'ottima cornice produttiva, buoni attori e un discreto reparto tecnico generale. McGuire di suo ha pure dimostrato di essere bravo nel dirigere attori già di loro ben motivati, che si sono impegnati a fondo per non rendere i loro ruoli troppi banali, trovando in un paio di casi anche spunti interpretativi di pregio. Le telecamere acquatiche hanno fatto il loro lavoro e anche la fotografia, il montaggio e pure la scenografia si sono rivelate funzionali, puntuali ed efficaci alla messe in scena. Purtroppo narrativamente, ma anche con “ricadute” sul piano visivo, questa storia della piscina maledetta “fa acqua da tutte le parti”. 

Tristemente non è solo un gioco di parole, anche perché vengono alla luce tutte le peggiori fisime in cui sta incorrendo “l’ultima Blumhouse”, in lavori come la nuova saga dell’Esorcista. Film programmati per essere visti senza censure da tutte le età e per questo privi delle “malizie” dell’horror di genere come le mutilazioni splatter (al max un taglietto sul dito), il sesso/il sexy, il politicamente scorrettissimo. Film che puntano a una serietà che spesso stona programmaticamente come “seriosità”: come se l’ironia-farsa non fosse più uno dei linguaggi che vanno a braccetto a bilanciarsi con l’horror-tragedia. Aggiungiamo l’azzardo, alla Shyamalan, di identificare come nemico credibile e pericoloso una pozza d’acqua cristallina, nel quale le vittime possono occasionalmente “inciampare dentro”, bere cloro e imbattersi in una macchia di “ordinatissima e bio compatibile” colorazione nera, che fa un po’ l’effetto “chiazza gialla in piscina”. In questa costruzione del “mostro” decidono pure, un po’ da kamikaze, di non usare quasi mai i malinconici mostracci di cui sopra, che pure sarebbero stati utilissimi per inanellare dei facilissimi ed efficaci “jump-scare”, come se fosse una soluzione “troppo facile” e magari troppo gradita da un pubblico poco sofisticato. 

La visione di Night Swim risulta quindi, nonostante la buona prova degli attori e un impianto tecnico funzionale e a tratti anche ispirato, accattivante e spericolata quanto un bicchiere di acqua oligominerale sgasata. 

Magari una oligominerale di marca, con ottime qualità organolettiche e digeribilissima nell’oretta e mezza di durata complessiva della proiezione, ma comunque uno spettacolo sgasato. 

Night Swim per regole auto imposte non riesce mai a fare paura, non brilla mai di particolare tensione e non affronta mai a muso duro il tema Horror che sottende alla costruzione narrativa. 

Poteva essere un The Grudge sulla famiglia medio borghese americana, poteva giocare con i fluidi e gli incidenti come Final Destination e avere un animo “quantomeno action”. Non lo fa. Si gioca, e purtroppo malino, solo alcuni riflessi e suggestioni ascrivibili a note opere di Stephen King. Ogni tanto sbanda sul “supereroistico involontario” come il remake di Carrie - lo sguardo di Satana

Si gioca con stile invece una piccola parentesi “onirica” che lo avvicina per un istante, in un momento di vera grazia, a The Hole di Joe Dante. 

Da un certo strano punto di vista, McGuire cerca pure di dare un senso effettivo a quel listone di film che prometteva di usare come ispirazione per il lungometraggio, ma il lavoro generale risulta piuttosto acerbo. Viste invece le davvero buone capacità di regista, ci auguriamo che McGuire sia affiancato da un migliore team di sceneggiatori per le sue future opere.

Il potenziale c’è, ma la piscina termale di Night Swim non decolla, per lo più idrata, e si perde nel più classico “bicchiere d’acqua”. 

Peccato. 

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