Premessa:
questa non è la nostra classica recensioncina, ma più una lettera aperta al
buon Michele Rech, in arte "Zerocalcare", fumettista romano dal cui
omonimo fumetto è tratto questo film di Emanuele Scaringi, presentato in
anteprima a Venezia e ora nelle sale. Il lessico che verrà utilizzato qui di
seguito rispecchia lo slang metropolitano creato/elaborato/amato da Rech per i
suoi fumetti, contaminato dalla particolare cifra espressiva e immaginifica che
emerge dal territorio in cui vive e dalle sue passioni. Per il miglior
adattamento possibile di questo "rebibbiano calcarese" mi sono
fatto guidare da una persona che per questioni di privacy vuole essere
menzionato come un ragno petomane.
Letterina.
Intestazione:
Caro Calcare, ma porcoddue!
Svolgimento:
Calca', perdoname se te entro così in contropiede co 'sta pippa, quando poi nun
te scrivo mai du righe per dà almeno l'impressione che me cago i lavoretti
tuoi. È 'na mancanza brutta che nun se po' attribuì ad averce accolli e 'npicci
vari e stai sicuro che a promuove la roba tua me ce dedicherò su questo
blogghino quanto prima. Non perché "te sei t, ma pecche' c'hai per me un
valore, t'empegni pe'facce ride come pe'facce ragiona' ( anche se co' Kobane
t'empegni deppiu' pe'facce du palle), tieni er core in mano e se ce sta o
spirito ggiusto nun te se po'vole' male, nun te se po'di' machittesencula. I
ragazzetti poi te amano ed è cosa bona e giusta, come direbbe Gesù Cristo, che
i ragazzetti vengano a te alle fiere, incagliandose in code 'nfinite pe' un disegnetto
tuo. Te lo ripeto guardandote nelle palle dell'occhi, serio: Calca', c'hai un
valore. Sai interpreta'la voce loro, di questi pischelletti 'n coda. È 'na voce
che ancora nun sa' bene quello che vole e deve di' ar mondo, 'na voce che per
cultura, come direbbe er grande Vin Diesel, c'ha solo i fumetti e i
videogggiochi. 'Na voce che oggi in Italia, popo pecche' dei ggiovani, nun se
incula nessuno. Ma 'na voce che accatta' il coraggio giusto attraverso i
disegnetti tuoi, po riconoscerse in quarche cosa, po ispirasse. E non parlo de
"potenziale futuro", de quando "conterei come Gipi". Parlo
de quello che ce sta già dentro le piccole storie tue de vita vissuta, in
attesa / sospesi come chi sta a Rebibbia, dentro e fuori. Ce hai fatto vede' i
vicoletti invasi dagli zombie, ce hai fatto conosce i vicini rompicojoni, c'hai
raccontato di quella bella ragazza che conoscevi da ragazzino, ce hai istituti
sulla passione der Secco per lo spray ar pepe. Hai fanno "senti' a
casa" pure quelli che a Rebibbia manco ci sono mai stati. Ormai tutti la
sanno, la storia der Mammuth....È patrimonio genetico ed è er punto tuo,
alla voce "cultura", che lasci alle prossime generazioni, insieme
alla voja de esse un po'dei bravi pischelli come te, come "er calcare".
Che sei uno di cui ce se po'fida' lo si capisce da subito, quanno nei tuoi
fumetti nun te rappresenti come Batman ma te disegni come uno regolare,
"uno che puoi esse tu" sembri sta a dire. Uno curvo, un po'
'ncazzato, un po' depresso, un po' coi casini. Anzi così nei casini che a
quelli je da un nome e ce combatte quasi, come i Warren coi fantasmi in The
Conjuring. Ma comunque, pure coi casini, sei uno ( o almeno "er tuo
personaggio disegnato") che fa pe il suo territorio molto deppiu' del
cojone vestito da pipistrello. Uno che crede nell'amicizia e nell'essere
gentile coll'artri sempre, anche quanno per l'altri nun ne vale la pena. Uno
che non se la tira in un mondo in cui se la tirano tutti. Uno che nei
disegnetti, tra tante storielle divertenti, te piazza dentro il valore della
Storia dei nonni, te parla di chi oggi sta in guerra, del bisogno de dare voce
ai più deboli, perfino di quella roba enorme del "senso della vita.
Te lo ridico guardandoti nelle palle dell'occhi, senza alcun intento
omosessuale: Zero, c'hai un valore. E lo Zero delle tue storie sei te. Anche se
te schermi su sto fatto. Semplificato, edulcorato, "ispirato a fatti
diversi", ma sei sempre te, più passano gli anni con sempre meno capelli
disegnati sulla testa. Pure il disegnetto invecchia con te. Nel caso tuo nun se
po' manco dire che i fumetti sono come i figli tuoi, pecche' sei tu, te
stesso, Michele Rech stesso, l'ometto protagonista di tutte le tue
storie.
E allora
come fai a "vendere te stesso" ad un produttore de cinema? Come fai a
di': "Lascio ad artri (magari che nun ce capiscono quanto te, perché
nun c'erano) interpretare la mia storia"? Questo sei te! Te che vai ar
cinema come fosse er film de Ghandi, porcoddue!! Come fai a dire: "Lascio
ad altri, ognuno ha il mestiere suo"? Poi te vedo,
girando su internet, che provi a fa i primi esperimenti di animazione delle tue
storie e me girano... Ma se c'hai un'idea de animazione 'n testa, che domani te
farà cresce l'attributi per realizza' un film tutto tuo come Gesù Cristo
comanda, (con tanti animatori italiani che aspettano la pagnotta e sono in
attesa della grande occasione della vita... il che dovrebbe ricredesti
qualcosa mi pare...)..., che te l'ha prescritto er medico de affida' a du'
sconosciuti, adesso, un film su de te e sul tuo fumetto più famoso?
A
conoscerte pe' le tue fisime e scleri, ampiamente documentati in tutte le opere
tue, nun te ce vedo proprio ad anna' ar mercato a vennete 'n fijo. T'encazzi se
te toccano 'o spazzolino da denti e dai a uno conosciuto in strada La profezia
dell'armadillo dicendoje: "toh, facce er cazzo che te pare che io so
superiore e rispetto la libera interpretazione altrui delle mie opere in modo
totalmente democratico". Zero, è troppo!! Manco San Francesco era
tanto altruista e autolesionista ( e per me nella storia vera, che ce tengono
nascosta i potenti, San Francesco finiva sbranato dar lupo... te lo dico così
in confidenza, che c'ho un amico umbro che da generazioni indaga sulla cosa..).
Dovevi staje cor fiato sur collo fin dalla preproduzione, magari provando poi a
scoraggiare pure quella scoreggia di costume di armadillo che pare uscito dar
film dal vivo de Dragon Ball. Dovevi magari avere voce in capitolo sul
casting, magari evitando per il tuo ruolo un pischello che più che te pare er
bullo che te picchiava a scola (a Secco invece ja detto bene). Dovevi
ricordaje che nun se po'parla' al cinema a macchinetta ultraveloce come nei
dialoghi dei fumetti tuoi, che poi la gente nun capisce un cazzo (a meno che
sei Oreste Lionello), se perde le battute e se irrita (er fumetto ha tempi de
lettura diversi dal parlato comune e te lo sai). So stati bravi a inquadra'
Rebibbia in 4K, do merito, ma è l'unica cosa imbroccata (insieme ar Secco). La
storia non ingrana mai, non si ride quando si dovrebbe ridere, non si viene
coinvolti emotivamente quanto invece te riesci a fare tutto con du' disegnetti
stilizzati. Non so i casini produttivi dietro a 'sto lavoro, in rete ne ho
lette di ogni. Nun ce vedo malafede ma mano maldestra si', ce vedo l'incapacità
concreta di arriva' a tradurre bene in immagini il fumetto tuo. È un peccato
che forse se ce stavi tu, come consulente/guida/cagacazzo der progetto, forse
nun veniva fuori così. Ma forse non potevi fa' altrimenti. Te sei sentito
timido de dire la tua (che è comunque un aspetto del carattere tuo, sempre
stando ai fumetti tuoi), c'avevi altri accolli a cui pensare, magari eri nella
situazione materiale di non poter decidere niente. Ad ogni modo 'sto film
poteva essere diverso e io me lo sognavo come il Roger Rabbit italiano. Magari
sarà per la prossima volta. T'ho scritto 'sto papiro perché la recensione
solita nun te dava giustizia, nun faceva vede' perché Zero è per me patrimonio
Unesco da tutelare insieme alla sua Rebibbia. Questo ti dovevo. Stamme beve e nun
te scoraggia'. Al prossimo giro però cerca di esserce. Con affetto e i saluti
der ragno petomane.
Il film
in due parole: il film parla di Zero, un adolescente di Rebibbia che
cerca il suo posto nel mondo. Ha per amico immaginario un armadillo parlante che
spesso funge da voce della sua coscienza (in realtà è più complesso ma il film
lo spiega), ha un amico un po' fuso, ha una storia triste alle spalle, davanti
alla quale è tuttora impotente. Tra la vita di quartiere e le passioni di ogni
adolescente nerd (ogni libro/film/disco citato è un invito alla fruizione da
non perdere), tra una lezione di ripetizione per raccattare due spicci e le
molte incertezze lavorative, qualche escursione nella "Roma fighetta" e un cumulo di divertenti/drammatiche paranoie, Zero forse troverà cosa
fare da grande.
C'è
dell'impegno dietro la pellicola, ma il risultato non è all'altezza delle
aspettative. La storia è slegata e sfilacciata perché sceglie di tradurre in
modo "integrato" la struttura episodica del fumetto senza riuscirci (e in effetti era difficile da tradurre pari pari senza esserne l'autore).
L'umorismo e il ritmo generale delle battute non rende e si fa fatica a seguire
il tutto (e in effetti era difficile da tradurre pari pari senza esserne
l'autore). Gli attori non rendono bene la "cifra caricaturale"
dei disegni e non sono aiutati in tale senso dalla regia (e in effetti
era difficile da tradurre pari pari senza esserne l'autore). Non è che
dovessero "per forza" essere caricaturali, ma uno stile vicino a
Ovosodo di Virzì avrebbe avvicinato la pellicola maggiormente alla sua
controparte stampata, aspetto che qui si avverte e sente poco. La profezia
dell'armadillo è un manifesto devastante del "lost in translation".
Mi verrebbe da citare quasi lo Spirit cinematografico di Frank Miller, ma
quella è una pellicolaccia che amo per una perversione tutta mia, una guily
pleasure che questo film non è e non vuole essere. C'è critica sociale, c'è
divertimento, c'è spiritualmente (e ironicamente) nell'aria l'Odio di
Kassovitz come manifesto programmatico di una generazione di quartiere.
Possiamo vedere una magnifica Rebibbia in 4K, ma nonostante un
interessante e ricercato stupore cromatico della stessa, nonostante i buoni
spunti e il valore anche "sentimentale" che lega i fan all'opera
originale, tutto questo non riesce a battere la Rebibbia caricaturale e ultra
citazionista dei fumetti di Zero. Peccato.
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