mercoledì 5 settembre 2018

A quiet place di John Krasinski: la nostra recensione del nuovo fenomeno horror prodotto dalla Platinum Dunes di Michael Bay



Siamo in un futuro quasi - apocalittico prossimo venturo, siamo nella campagna americana più rigogliosa e abbagliante, ma non c'è nell'aria nessun rumore, tutti zitti. Manca la presenza umana e tutto sembra distrutto, devastato e lasciato di nuovo nelle mani della natura, che ricopre ogni cosa di prati. All'improvviso zampettano a piedi nudi verso un supermarket desolato, ma ben fornito, i membri di una piccola famigliola di homo sapiens. Si muovono di soppiatto, cercando di evitare anche il più minimo rumore, comunicando con il linguaggio dei segni. Presi medicinali e provviste sono già fuori, in silenzio, lungo i binari di un ponte ferroviario immerso nel verde, quando ecco che il più piccino del branco accende un giocattolo che fa buffi suoni. La famiglia allibisce e il capo branco si lancia verso il cucciolo più piccolo che ha appena destato il predatore, il nuovo eletto al vertice della catena alimentare terrestre, una creatura mostruosa, corazzata, veloce e implacabile. Un essere forse cieco, che caccia e uccide richiamato anche dal più piccolo dei rumori. E ce ne sono tanti in giro, hanno sterminato quasi tutti gli umani, e sono sempre in ascolto, in agguato. La famigliola prosegue in silenzio, dopo non essere riuscita a fare niente per il suo membro più piccolo, diretta alla loro bella e desolata abitazione tra il verde. Aspettando il nuovo giorno cercando nuovi modi per sopravvivere. Con la figlia maggiore che si sente sempre più arrabbiata, impotente e sola, con il figlio sempre più impaurito, pietrificato. Con un padre che in cantina, tra mille carte e attrezzature, cerca risposte a come riuscire a combattere, mentre la madre già teme che il figlio che nascerà da lì a pochi giorni non potrà fare altro che aprire gli occhi piangendo. In quel momento i predatori si accorgeranno di loro e arriveranno in branco a ucciderli senza pietà in pochi istanti.


Ci sono pochi film che giocano con la tensione come A quiet place. È un film praticamente muto, accompagnato in sottofondo da bisbigli e rumori ambientali che presagiscono esplosivi sonore dolorose e terrorizzanti. È un film intelligente, che affida ai suoi personaggi, per sopravvivere in questo mondo dove loro sono prede, dei codici comunicativi e comportamentali unici, credibili ed efficaci. È un film sulla famiglia e sul senso di sacrificio, che indaga sul significato profondo dell'essere genitori seguendo il mantra: "A cosa serviamo noi, se non possiamo proteggere i nostri figli?". 
A quiet place è una piccola bomba, un istant classic che muove dal film di genere, quasi un home invasion molto tipico degli Horror moderni, per andare più in alto, in cerca di nuove aree semantiche ed espressive con cui arricchire un'esperienza cinematografica. Qualcosa di nuovo e al contempo così "primitivo", viscerale, da coinvolgere subito lo spettatore, da stregarlo fino quasi ad obbligarlo, come i protagonisti della pellicola, a stare recluso nel silenzio assordante di una sala cinematografica piena di gente. Tutti partecipi, tutti a orecchie tese nel carpire i rumori prodotti per caso dall'incedere di creature che si muovono guardinghe, a muscoli tesi e zanne implacabili, nel buio o nascoste nella vegetazione. Che siano nati i "Silent movie"?
Visto il successo planetario della pellicola, la produzione, nel dubbio, ne ha già prenotato un seguito, tenendosi stretta nella produzione il suo principale artefice, il bravo John Krasinki, attore, sceneggiatore e regista nonché marito reale di Emily Blunt, splendida e intensa co-protagonista di questa pellicola. E non sono da meno i piccoli Noah Jupe, Millicent Simmonds e Cade Woodward, che interpretano il resto della allegra famigliola. Senza jumpscare, niente risvolti di trama forzati, niente esagerazioni, A quiet place è una costruzione perfetta e oliata, bilanciata in ogni sua parte e dalla quale si riesce a fatica a staccarsi. Un piccolo gioiello che gioca, con regole sue, in un immaginario filmico che potremmo accostare a Monsters di Edwards, a 10Cloverfiel lane di Trachtenberg, The mist di King/ Darabont, Signs di Shyamalan. Tutti film carichi di thriller ma in qualche modo incentrati sui rapporti umani, che diventano il fondamento e la ragion d'essere delle pellicole. Mentre se amate i videogame non potrete che sentirvi durante la visione dalle parti post apocalittiche di un Metro o di Last of Us
Vi consiglio una interessante doppia visione per una serata, A quiet place e The Witch. Sono film diversissimi ma quasi complementari, lo specchio/opposto l'uno dell'altro come lo Yin e lo Yang. Entrambi film incentrati su piccole famiglie inchiodate a piccoli mondi rurali strani e pericolosi. Famiglie che agiscono e pensano in modo diverso, che vivono dinamiche relazionali forti, ma che stanno entrambe li, sul confine, tra le mura di una casetta e il resto del mondo, con dei cuccioli indifesi da salvare da mostri (il mondo) che si annidano nel buio come tra le dolci spighe di un campo di grano. Due film su come può agire la natura umana quando viene spinta verso i pericoli più estremi. Due pesi massimi del genere thriller entrambi da recuperare. Poi fatemi sapere a fine visione se l'idea vi ha stuzzicato. 
Buona visione. 
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1 commento:

  1. L'ho adorato, non ho altro modo di commentarlo. Inquietante e tesissimo, fa dal suono (o della sua mancanza) la leva migliore per terrorizzare lo spettatore, il che costringe quest'ultimo a rimanere zitto e muto per tutta la sua durata :)

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