Il
professor Robert Langdon (che nella mia testa non assomiglia per niente a Tom
Hanks con un brutto parrucchino in testa, ma piuttosto a un Lima Neeson cazzuto
primi anni 2000) è di nuovo in circolazione, insieme al suo inseparabile
orologio da polso di Topolino, in giro per il mondo a fare turismo action, a
metà strada tra 007 e Piero Angela (che è molto più action del figlio Alberto,
raccomandato e antipatico). La meta della nuova avventura è il museo di arte
moderna Guggenheim di Bilbao, dove un suo ex studente, un genio
dell'informatica più figo, ricco e famoso di Steve Jobs, lo ha invitato per un
evento esclusivo in cui riferirà al mondo di una sua epocale, straordinaria
rivelazione scientifica, qualcosa in grado di cambiare per sempre la percezione
della storia passata, presente e moderna, rispondendo a domande secolari
che attanagliano l'uomo, nelle millenarie notti più insonni, come "da dove
veniamo?" e "dove andiamo?". Il genietto è uno che non scherza,
uno che fa i soldi, capisce di spread ed economia, conosce la Tailandia e legge
probabilmente Martin Mystere. È uno che conosce tutto ed è esperto di tutto,
uno le cui previsioni sul futuro dell'umanità si sono sempre rivelate vere (anche se Dan Brown non ci spiega cosa abbia mai rivelato di particolarmente
eclatante per l'umanità). Uno insomma che, per tutto quanto sopra
esposto, risulta da subito al lettore medio così antipatico e spocchioso che
quando muore malissimo, dopo le prime pagine del romanzo, a causa di un
misterioso attentato, provvidenzialmente orchestrato prima della fantomatica
rivelazione al mondo, alla fine non ci frega nulla. Ma a Robert Langdon,
il nostro amato turista/action che nell'ultimo libro ci ha convinto che è
tipico nella mattina del 2015 a Firenze intrattenersi con lampredotto e
caffè, frega. Certo come sempre "frega quanto basta", perché nella
sua caccia alla verità nascosta dell'amico sulle strade di mezza Spagna si
perderà come suo solito a contemplare la bellezza di ogni
chiesa/quadro/scultura/piastrella che incontrerà lungo il suo cammino,
soffermandosi soprattutto su roba che non serve a una minchia per la storia.
Storia di stampo prettamente
internettiano/gossipparo/social/proto-fantascientifico che alla fine dei conti
Dan Brown affronta con la verve e agilità di un ottantenne che scopre nel 2018
l'esistenza di internet. Non mancano comunque spunti interessanti e ribaltamenti
di trama che alla fine, bisogna dargli merito, rendono la storiella nemmeno
così banale. Ci si diverte nella lettura? Un po', ma per lo più ci si rompe le
palle. Tutto l'intreccio si focalizza sul recuperare e divulgare il fantomatico
"annuncio rivoluzionario per la storia dell'umanità", con continue
situazioni create ad hoc per ritardarne lo svelamento che nella maggior parte
dei casi paiono artificiali e forzate fino al ridicolo. E mentre il lettore si
irrita sempre di più davanti alla pochezza con cui la matassa è gestita, Brown
senza pietà infarcisce di descrizioni pittoriche, citazioni letterarie,
aneddoti divertenti sul simbolismo e sulla vita dei professori di Harvard.
Inutile anticipare, pur non rivelando alcunché, che infine saremo
anche noi a conoscenza della "straordinaria scoperta scientifica
definitiva sulla storia dell'umanità", ricavata dallo scrittore sulla scorta
di autorevoli studi scientifici reali e bla bla bla, che arriverà al lettore
tra le ultime pagine di un tomo infinito. Pur non aspettandoci chissà cosa, il
libro su questo ruota, un po' di curiosità sale e l'astio per Dan Brown si
paleserà inevitabile quando la rivelazione si mostrerà come la più strabiliante
e banale cagatina immaginabile. Ed è qui che Dan Brown ha un colpo da
maestro e sposta in Focus narrativo su un nuovo punto di vista che riesce
incredibilmente a salvare il salvabile e chiudere dignitosamente il
volume.
Dan
Brown è lettura da ombrellone e riesce in pieno anche in questo volume, forse
non il suo più riuscito, a intrattenere tra inseguimenti e chicche sul mondo
dell'arte. Come per altri sui libri, fa venir voglia di andare a vedere di
persona le opere d'arte che Langdon incontra durante le sue avventure,
assaporare i profumi dei luoghi e immergersi tra il brusio della folla. Anche
per chi non può permettersi di viaggiare e di è fatto l'estate a casa, i
libri di Dan Brown sono un interessante palliativo e riescono in qualche modo a
trasmettere la sensazione di trovarsi in gita per il mondo, seguendo insieme al
solito gruppo di immancabili giapponesi una guida simpatica e affascinante, in
grado di tenerci svegli con qualche fuoco d'artificio. Oltre non si va, ma se
vi siete divertiti con gli altri libri di Dan Brown questo sarà sicuramente
capace di intrattenervi.
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