Sinossi
fatta male: Dopo gli eventi di Civil War, Scott Lang, il piccolo Ant-Man
interpretato da Paul Rudd (sempre bravo, quasi meglio del solito quando
interpreta il personaggio di Michelle Pfeifer), è agli arresti
domiciliari, passa il tempo davanti alla televisione, suona la batteria e crea
mini-parchi-giochi in cartone lungo le scale e pareti domestiche per
allietare la figlia Cassie (Abby Ryder Fortson). Il buffo poliziotto Randall
(il buffo Jimmy Woo già visto in The interview di Rogen e Franco
nel ruolo più assurdo di sempre) è l'agente addetto a far rispettare a
Scott la misura di sicurezza, non sembra cattivo ma non perde mai di vista il
segnalatore legato alla cavigliera del nostro eroe, aspettando
ossessivamente solo l'occasione giusta per trovarlo fuori casa,
allungargli la pena e fare carriera. Il vecchio Dottor Pym (Michael Douglas,
sempre più mistico e ascetico, anche quando è fatto un computer grafica
ringiovanente) e la figlia Hope (la bellissima, ma forse troppo perfettina,
Evangeline Lilly) non vedono più Scott, né vogliamo più saperne di lui, per
aver agito a loro insaputa per supportare Captain America, perso la tuta e in
genere essersi comportato da fesso. Lo scienziato sta cercando un modo per
recuperare dal mondo quantico la moglie Janet (Michelle Pfeifer, ancora
travolgente, anche se impersonata in qualche scena dalla computer grafica
ringiovanente e da Paul Rudd), sembra particolarmente vicino a una soluzione,
ma gli manca della tecnologia per compiere l'impresa. Hope ha iniziato a indossare la super tuta di Wasp e a frequentare brutti ceffi (Walton
Goggins, ormai specializzato in ruoli da brutto ceffo, qui con una dose di
impotenza e sbadataggine in più stile Willy Coyote) al fine di recuperare
la tecnologia di cui sopra. Il simpatico Luis (Michael Pena, sempre più
logorroico, mitragliante e protagonista) e il resto del vecchio gruppo di
ladruncoli di Scott (i sempre spassosi T.I. e David Dastmalchian) si sta
riciclando come società addetta alla sicurezza, con scarso successo e
molti debiti, la ex moglie di Scott (Judy Greer), insieme alla figlia e Bobby
Cannavale (sembra averne uno in casa) sembrano contenti, uniti e speranzosi per
la fine della detenzione casalinga di Scott, prevista a una settimana scarsa. Ma
c'è una nuova tizia mascherata in città, il Fantasma (la sensuale, disperata è
pericolosa Hannah John-Kamen), che cercherà in ogni modo di rovinare a tutti i
piani.
Inaspettatamente,
Ant-Man and the Wasp è un buon film: Vi confesso che del piccolo Ant-Man non ne
avevo proprio più voglia dopo tutto il concentrato assurdo di supereroi,
alieni, stregoni, mutanti, Battle -Royale stile wrestling, battutone e
battutine, pathos, roba colorata, effetti speciali e botti vari che è stato
Avengers: Infinity War. Era un po' quei quasi due chili di peperonata della
nonna, "che se non la mangi lei ci rimane male", che ti arriva nel
piatto mentre sei ancora in bagno a vomitare il resto del cenone di capodanno
più devastante dei cenoni di capodanno. Però alla fine quella peperonata la
mangi, e in fondo sei contento di mangiarla, perché la peperonata della nonna
ha sempre il suo perché. E se questo valeva per il primo Ant-Man, capita anche
per questo sequel. Anche il primo Ant-Man capitava quando nessuno aveva davvero
voglia di vederlo, dopo un'abbuffata chiamata Avengers: Age of Ultron, e sapeva
conquistare con elementi semplici e genuini come la peperonata della nonna. La
chiave vincente è sempre presentare un supereroe dotato di una abbondante
dose di umorismo e autoironia, che vive tra le trame più spensierate della
commedia per ragazzi anni '80 e suoi dintorni. Un po' di Tesoro, mi si sono
ristretti i ragazzi, un po' di Salto nel buio, un tocco vintage da Viaggio
allucinante (qui nel seguito ampiamente ripreso, anche visivamente, nella
seconda parte), un po' di Ant-Bully che piace ai bambini, tutto condito con
grandi dosi di humor e una spruzzata finale di psichedelia drogata anni '60,
accompagnato da una spruzzata di old-fashion style di marca Michael Douglas. Un
Michael Pena armato di battute surreali, una banda di tizi stralunati e
irresistibili per creare atmosfere da heist-movie irresistibile, un cattivo da
b-movie di quelli che ci piace odiare ma così sfigato che fa simpatia, un
cattivo che non è un cattivo, Evangeline Lilly che è sempre tanta roba. Nel
secondo film è tutto raddoppiato come la formula vuole e tutto funziona meno
bene come il botteghino prevede, ma ci si diverte. Sopra tutto e tutti svetta
Paul Rudd, attore a cui non avrei mai dato una lira fino a che non ho visto il
primo Ant-Man, che riesce a inventarsi un eroe non banale, non retorico,
particolarmente scemo ma amabilmente umano. Evangeline Lilly come
co-protagonista affascina, ha uno sguardo che ti stende, ma non riesce a
definirsi abbastanza bene come personaggio. Ingiustificabile il fatto di
nascondere il suo fisico da urlo dentro una tuta da supereroe amorfa e
acarismatica, uno scafandro brutto come del resto quello che svilisce la Vedova
Nera di Scarlett Johansson (forse una scelta di design necessaria per vendere
i cine-fumetti anche nei paesi più perbenisti e bigotti, ma che annienta tutta
la travolgente carica erotica delle eroine di carta Marvel). Ancora più
ingiustificabile il fatto che il suo carattere non ci viene mai davvero presentato,
relegando il suo ruolo al solo, pur lodevolissimo, menare le mani e fare
acrobazie in modo figo. Michael Douglas e la Pfeifer ad ogni modo quando sono
in scena si mangiano tutti, irradiando puro carisma. Sempre elegante ma un po'
in disparte Laurence Fishbourne, criminalmente sottosfruttato il grande Bobby
Cannavale, Michael Pena spiritoso ma forse troppo "carico". Come
brutta tradizione Marvel, i cattivi non funzionano molto. Anche qui si intuisce
il potenziale e l'impegno degli interpreti dei villain, ma è quasi se la
cinepresa sia tarata per tenerli fuori dall'inquadratura il più possibile,
concedendogli al più una scena di pathos e molte di troppe scene
macchiettistiche. Ma ormai è questa la formula Marvel e il film, come del
resto gli altri dello stesso filone, comunque riesce al meglio nell'impresa di
divertire e far passare un paio d'ore spensierate. Tra sparatorie,
inseguimenti, formiche giganti e uomini formiche e tanto Michael Douglas, si
riesce anche a ridere un po'. E non è una cosa brutta.
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