A Thousand and One, che è una espressione che tradotta significa più o meno “mille e rotti”, è un film che ci mette a contatto con la realtà di quartiere di una delle “migliaia” di famiglie che dagli anni '90 al 2000, dal sindaco Rudy Giuliani a Bloomberg, ha vissuto nei quartieri più periferici e poveri della megalopoli. Quartieri etnici che negli anni, nel segno della “tolleranza zero al crimine” quanto della “gentrificazione” (il trasformare in quartieri per ricchi la periferia, di fatto cacciando via i vecchi occupanti), hanno più volta cambiato forma e umore, spesso nel segno di una “burocratizzazione sociale” insensibile se non quasi criminale. La nostra “famiglia tra tante” inizia a prendere forma in zona Riker Island, letteralmente per strada e a due passi della prigione. È qui che la giovane, bellissima e grintosa Inez (Tenaya Taylor), ragazza di colore entrata e uscita da più case famiglia e poi finita pure dentro, si improvvisa parrucchiera distribuendo tra il traffico i volantini sulla sua attività. È sempre qui che la donna incrocia lo sguardo con suo figlio Terry (Aaron Kingsley Aadetola), di sei anni. È diventato mentre lei era dentro un ragazzino dalla corporatura gracile e dai pantaloncini corti, il suo “T”. Ha l’aria spaesata ed è fuggito per l’ennesima volta dalla sua famiglia affidataria, per gironzolare con un ghiacciolo insieme a un gruppetto di ragazzini. Inez lo vede già sotto una macchina o con cattive compagnie e tutto d'improvviso per lei cambia: decide di mettere da parte la sua vita sballata e fare la madre. In modo un po’ rocambolesco, a seguito della ennesima distrazione degli affidatari che porta il bambino a trovarsi in ospedale, Inez “rapisce” Terry, gli cambia nome e documenti e inizia insieme a lui, dopo un paio di tentativi sfortunati, una nuova vita “fuori legge” in una nuova casa ad Harlem, in una specie di palazzo occupato gestito da amorevoli vecchine. Dovranno vivere con un profilo basso, facendo lavoretti e non lasciando troppe tracce agli investigatori, ma presto si insabbierà tutto e in fondo “tutto” per Inez va bene, pur di non far tornare “T” a vivere in una casa famiglia. A fianco di Inez e “T” arriva anche come improvvisato papà Lucky (William Catlett), un vecchio amico della mamma che sembra pure lui un mezzo tipaccio ma che come Inez ora vuole solo fare il padre. La sfida è diventare dei genitori decenti pur non avendo nessun requisito in tal senso, ma Lucky e Inez ci credono tantissimo, al punto da ribaltare del tutto la loro vita passata. Ogni tanto si fa viva anche la “zia” Kim (Terry Abney), un'amica di mamma, ma la famiglia è presto ben voluta e integrata nel quartiere, nonostante il pugno duro del sindaco Giuliani renda vivere in quelle zone particolarmente difficile. La casa occupata e spoglia diviene presto un appartamento accogliente, si riempie di mobili e di vernice blu e la vita va avanti. Tra mille difficoltà Inez e Lucky fanno più lavori ma tutti onesti, “T” va scuola e cresce comunque sereno e diligente. Quando una nuova legge permette ai poliziotti di fermare per strada per “accertamenti” ogni ragazzino di colore, T ha 13 anni (lo interpreta Aven Courtney) e si avvicina sempre di più a Lucky. Insieme giocano a basket nei campetti di quartiere e il ragazzo inizia a fare domande su chi sia il suo vero padre, ma la madre rimanda sempre la questione, come se nascondesse qualcosa di troppo difficile e complicato da affrontare. Inez ha tanti segreti ma dirige la sua famiglia come un colonnello di ferro, rompendosi la schiena tutti i giorni lavorando alla lavanderia o tagliando i capelli. Terry ha 17 anni (l’attore è qui Josiah Cross) quando l’appartamento in cui vive è sottoposto a “ristrutturazione forzata” per conto dei nuovi proprietari, di fatto con i bagni e la cucina che non sono più agibili ma che Inez cerca di tenere insieme da sola con lo scotch adesivo. T ha la prima cotta per una ragazzina che fa la cameriera in una tavola calda che le ricorda per temperamento un po’ la mamma ed è davvero bravo a scuola. Così bravo che potrebbe andare ad Harvard o alla MIT, ma la sua consulente scolastica ha un problema: tutti i documenti di Terry sono falsi e lei deve allertare i servizi sociali, magari denunciare la madre, magari aprire un contenzioso con la scuola per frode, magari farlo finire in affido momentaneo. È finalmente arrivato il momento per Inez di rispondere a quelle domande che ha sempre rinviato sul padre di Terry. Nel frattempo la loro casa sta cadendo a pezzi “per ristrutturazione” ed essere delle persone di colore ad Harlem non è più cosa troppo gradita, per quel gigante severo e silenzioso che si chiama “New York”. Un’altra “famiglia su mille” sta forse per essere schiacciata. O forse no.
A.V.Rockwell, regista originaria del Queens, attiva dal 2012 come autrice di cortometraggi spesso premiati, arriva in sala con il suo primo film, raccontandoci una storia a lei piuttosto vicina, quasi autobiografica e per questo particolarmente carica di passione e amore. È una storia di affetti e territorio, tra barriere burocratiche e barriere umane, che ci porta in una “zona di frontiera” insieme a personaggi apparentemente comuni, quanto incredibilmente eroici. Come si poteva trovare l’Anabasi di Senofonte tra i Guerrieri della notte di Coney Island di Hill, si può trovare un po’ di “miti greci” anche in questa storia famigliare ambienta ad Harlem. È eroico, nel senso più nobile e tragico del termine, il personaggio di Inez interpretato dalla straordinaria Teyana Taylor, nel confrontarsi contro una città di New York che sembra più insidiosa del gigante Polifemo. Come Ulisse per Polifemo anche Inez per New York è “Nessuno”. Inez è povera, poco acculturata, problematica, inaffidabile e forse pericolosa: una perdente senza speranze che la società ha messo alle corde quasi “scientificamente”, per lo più additandola come prostituta o ladra. Ma da questa situazione Inez si rialza, si ripulisce, fatica, costruisce una famiglia e offre a suo figlio un futuro su cui non avrebbe scommesso nessuno. Inez riesce a testa bassa a immaginare e realizzare per il suo Terry un futuro, senza sconti e senza piagnistei, con un coraggio e una determinazione che possono essere davvero di esempio per tutti i genitori di oggi: spesso giustamente spaventati e timorosi, ma che forse nel personaggio di Ines possono trovare qualche speranza. Ines si rialza e sembra che tutta New York si rialzi. Sembra che anche le sfide più difficili possano essere affrontabili e anzi “debbano” essere affrontate, specie a monte della rivelazione sull’identità del padre di T, che verso il finale conferisce a tutta la storia un sapore se vogliamo ancora più epico. La colonna sonora di Gary Gunn è sinfonica e di ampio respiro che bene si sposa a questa epicità, risultando coinvolgente e sempre perfetta nel descrivere ogni scena con un tappeto sonoro adeguato quanto appropriato. La fotografia di Eric Yue è calda e ci porta in una New York piena di vita e di polvere come l’area dei gladiatori. Quasi un far west post moderno, che fa idealmente eco al West Side Story di Spielberg nel raccontare, anche se più “sottilmente”, una trasformazione urbana continua quanto convulsa. Molto bravi tutti gli attori, ai quali ci si affeziona senza sforzo fin dalle prime scene grazie a una recitazione attenta quanto estremamente naturale, che ce li fa percepire quasi come persone reali.
Faccio fatica a trovare le parole adeguate per descrivere al meglio quanto mi abbia colpito fin dalla prima visione il film scritto e diretto da A.V.Rockwell. A Thousand and One ha lo stesso profumo epico-urbano di He got game di Spike Lee. Sa raccontare il trascorrere del tempo con garbo e malinconia come Moonlight di Barry Jenkins. È un film che nella sua assoluta semplicità narrativa e bellezza estetica riesce nel sublime intento di essere intimo quanto politico, al pari del capolavoro Terra e Polvere di Rui Jun Li. Con pochi gesti e giri di parole, senza retorica ma con passione, una regista esordiente nella sua opera prima ci racconta con incredibile efficacia e perizia tecnica la storia di una famiglia e di una delle città più grandi del mondo. A.V. Rockwell è una delle autrici più interessanti degli ultimi anni e la cantante Teyana Taylor come attrice è una bellissima scoperta. La sua Inez è spigolosa, scombinata, iraconda, dolce e disincantata. È un personaggio che non si dimentica. Molto bravi tutti e tre i ragazzini che impersonano “T”, molto bravo anche William Catlett nel conferire a Lucky in egual misura forza quando gentilezza.
In questa assolata estate fatevi un regalo e tra tanti film d’azione e intrattenimento scegliete di andare a vedere questo film drammatico su una famiglia newyorkese come tante: sarà una sorpresa inaspettata.
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