La nostra eroina affronta una nuova
operazione importante che le permetterà di avere nuovi polmoni e sogna di
riabbracciare la nonna (Drusilla Foer), con cui non parla più da molti anni.
Intanto prende corpo la possibilità di trasferirsi in una casa con il suo amato
scenografo mentre la sua coppia di amici, intrippata nel progetto di aprire un Bed & Breakfast, vive l’esperienza surreale di occuparsi di una bambina
neonata abbandonata da una madre strampalata. Tutto sembra “sempre più
bello”, ma l’intervento potrebbe non essere l’ultimo capitolo dei problemi di
salute della nostra protagonista e forse i contrasti con la nonna non potranno
appianarsi.
Abbiamo visto Sul più bello, Ancora più bello e questo film non è davvero “sempre più bello”. La formula iniziale della “trilogia”, legata alla felice intuizione di un cast giovane e fresco, unito in una “famiglia Modena”, che vive la quotidianità con una leggerezza giusto velata da un alone di malinconia legato allo stato di malattia di una di loro (sulla linea di Colpa delle Stelle), non sembra più funzionare a dovere. L’ultimo capitolo manca un po’ di frizzantezza e riesce invece benissimo a perdersi nei mille rivoli di un quotidiano piatto quando a volte abbastanza devastante. I nostri giovani protagonisti (sempre simpatici e bravi la Francesconi, la Masciale e Gjura, mentre Commare è davvero troppo, troppo spaesato), devono fare il trasloco, imparare a conoscere nuovi amori, scoprire la voglia di maternità, cimentarsi con il primo lavoro da insegnante, sperimentare nuove convivenze non prima di aver scelto una casa, fatto il rogito, allacciamento gas, scelta dei mobili, il pranzo a casa dai suoi, i problemi di aprire una fideiussione per gli Under trenta, nonna che non apre agli estranei e chiama la polizia, l’insicurezza delle relazioni aperte… Sarà anche colpa della colonna sonora a base di tre note ripetute da pianola Bontempi stile il telefilm francese “Primi baci” degli anni novanta, ma ci sono momenti in cui la centrifuga della lavatrice di casa dipinge sull’oblò scenari molto più travolgenti dell’ultima pellicola con protagonista la Amelie torinese affetta da “mucoviscidosi”. Ed è un peccato, perché il cast c’è e funziona (a parte Commare, che speriamo di rivedere più in forma), ci sono dei momenti anche intensi (come quelli con protagonista Drusilla Foer), ma la fantasia sembra essersi spenta o persa per strada. Si ride poco, si vive un quotidiano piatto e quando “ricompare la malattia” sembra quasi un meccanismo ricattatorio. Quindi no, questo film non è “Sempre più bello”. Ma chi può dirlo, un futuro “Ancora sempre più bello” potrebbe aggiustare il tiro e far perdonare gli scivoloni di questo capitolo tre. Perché siamo innamorati pazzi di Ludovica Francesconi, ma troviamo che anche la sua sinergia con Gaja Masciale e Gjura funzioni ancora benissimo. Forza e coraggio.
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