Ama gli schemi e le simmetrie il vanitoso investigatore Poirot (Kenneth Branagh) e per questo gli basta un’occhiata rapida a quanto avviene sulla pista da ballo di un celebre Night londinese per immaginarsi quello che dovrà passare da lì a qualche mese, quando sarà convolto in una crociera sul Nilo. Accompagnati da una orchestra jazz e dalla voce suadente di Salome Otterbourne (Sophie Okonedo), un uomo e una donna ballano appiccicati, si toccano, si perdono nei loro sguardi e quasi sembrano fare l’amore. Lui è un giovanotto con i baffetti in cerca di lavoro di nome Simon (Armie Hammer, visto in Lone Ranger). Lei è una rossa fascinosa di nome Jaqueline (Emma Mackey, vista nella serie Sex Education), amica di una giovane e ricchissima ereditiera di nome Linnet (Gal Gadot) che può offrire a Simon quel lavoro. In un attimo la musica cambia, entra nel Night la stessa Linnet ed è bellissima, quasi una dea. Il mondo si ferma per ammirarla nel suo abito da sera luccicante. Nel giro di dieci minuti sono lei e Simon che ballano appiccicati, si toccano, si perdono nei loro sguardi e quasi fanno l’amore, con Jaqueline incredula che assiste alla scena. La stessa perfetta simmetria di movimenti tra il primo e il secondo ballo, ma con in mezzo un cuore infranto. Cambio di scena, mesi dopo, Poirot si trova in Egitto, a contemplare la simmetria perfetta di una piramide millenaria. La osserva in una mattina assolata ponendosi seduto davanti, al vertice, mentre si prepara a degustare le sue due uova sode cotte alla perfezione lisciandosi i suoi simmetricamente perfetti baffi affusolati, mentre qualcosa arriva a turbarlo, irritarlo. Un aquilone verde maneggiato da un matto che va a rovinare la sua visuale perfetta della parete liscia della piramide, deturpandola come una crepa. Il tizio con l’aquilone si rivela essere l’amico Bouc (Tom Bateman), che poco prima lo aveva coinvolto in un travagliato viaggio sul leggendario Orient Express (trasposto dal libro al film di Branagh del 2017) e ora vuole portarlo a vivere una nuova avventura sul Nilo, al seguito di un viaggio di nozze. Si sposano proprio l’ereditiera Linnet e Simon e Poirot è chiamato a gestire l’eventuale arrivo di Jaqueline, che da tempo minaccia la coppia e potrebbe essere armata e pericolosa.
Hanno il fascino dei grandi film di avventura alla Lawrence D’Arabia e Indiana Jones, i nuovi film diretti e interpretati da Kenneth Branagh ispirati al ciclo dell’ispettore Poirot di Agatha Christie e sceneggiati da Michael Green (autore non a caso di film Disney dallo stesso “charme” come Il richiamo della foresta e Jungle Cruise). La fotografia dai colori caldi di Haris Zambarloukos, la colonna sonora avvolgente di Patrick Doyle e il montaggio raffinato di Una Ni Dhonghaile sanno portarci in un attimo in quel mondo tra storia e fumetto, romanzo di avventura e noir. Come a sottolineare le ulteriori affinità con questa amatissima oasi della narrativa cinematografia. al di là degli scenari esotici in cui si svolgono le vicende, in questo secondo episodio il prode investigatore di Branagh ci viene introdotto anche con una vera e propria origin-story “sui suoi baffi”, ambientata tra le trincee della prima guerra mondiale e che ci rimanda simbolicamente alla storia del “cappello” del terzo Indiana Jones. È un avvio molto bello e ben riuscito, che subito ci mostra un Poirot “in azione”, geniale quanto tragico, perennemente condannato a seguire il verbo della razionalità e degli schemi per non crollare in un mare di malinconia e trovarsi così in balia dei sentimenti. Se il nostro eroe avventuroso apre le danze del racconto, tutto si ferma al passaggio della nostra tragica eroina noir. Bellissima quasi da svenire, la divina Gal Gadot è una Linnet altrettanto ambivalente. Donna forte quanto fragile e sola, Linnet un po’ per gioco e un po’ per vanità finisce per trasfigurarsi in una perfetta Cleopatra, fino a condividerne anche il tragico destino all’ombra della Valle dei Re. L’attrice israeliana come sua consuetudine dona molto cuore al personaggio. Ce la fa vedere goffa e infantile mentre si spoglia dei vestiti regali per apparirci come una donna piccola e quasi timida (nella scena in cui “impersona Cleopatra), ce la mostra desiderosa di abbracci che arrivano sempre troppo avari e tristi, mentre vaga sulla sua barca regale, con tutti che si divertono, senza riuscire a parlare con nessuno.
Alla fine, come per Assassinio sull’Orient
Express, è il mondo interiore del detective il vero “effetto speciale” della
pellicola e Branagh costruisce una narrazione visiva che ci permette in pieno
di calarci nel “detective” Poirot, facendoci sentire arguti nell’individuare
indizi sapientemente evidenziati quanto cinici nel trarre le conclusioni su un
possibile assassino. Senza aver già letto il giallo è possibile dalla visione
della pellicola andare piuttosto vicino alla soluzione della matassa e questo è
un indubbio merito della regia di Branagh.
Il nuovo film sulle avventure di Poirot
fa sfoggio di un ottimo e variegato cast di interpreti, scenari da cartolina e
una costruzione narrativa appagante sia sul piano della narrazione
investigativa che dell’approfondimento psicologico dei personaggi. Il film ha
una durata che sia attesta sulle due ore ma il ritmo non viene mai a mancare,
anche grazie a molto riusciti e dinamici artifici di regia. Non vediamo l’ora
di vedere nuove avventure del baffuto Poirot. Talk0
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