mercoledì 8 dicembre 2021

Mollo tutto e apro un chiringuito: la nostra recensione del film con protagonista il milanese imbruttito


L’imbruttito (Germano Lanzoni), l’animale predatore più pregiato e affascinante della Milano del futuro, è un esperto totale dell’arte del fatturare (dice pure della “f**a”, ma non sembra un grande praticante dell’articolo, per lo meno sul lato della seduction & endurance…), anche se ogni tanto il mondo gli rema contro, con la sua palese illogicità strutturale. I nuovi imprenditorini-bambini sul “merdapattino“ che lo irridono e stanno sempre a cazzeggiare in brain storming. I dirigenti stunned (Claudio Bisio) da tutte quelle fesserie new age dello zen, le tisane, la meditazione yoga e la ricerca spirituale che poi manco sanno che prodotti vendono e trattano troppo bene i sottoposti. I clienti-top (Paolo Calabresi) super danarosi ma umorali per via delle nuove manie ecologiste e zero interesse per un solido planning di investimento. Così quando si rende conto che il suo impegno costante per qualcuno “is nothing”,  l’imbruttito va giù di testa, perde se stesso, inizia ad aggirarsi per il capoluogo meneghino solo sugli sposta-poveri (gli autobus) e finisce come un giargiana qualsiasi in piazza Duomo a dare il pane ai piccioni. La “wife” (la moglie, interpretata da Laura Locatetti) non può capirlo perché non ci vede abbastanza lungo e fa l’emotiva perché donna, il “nano” (il figlio, interpretato da Leonardo Uslengo) ormai ha 13 anni ed è per la legge della natura già diventato troppo adulto, critico da affrontare. La soluzione per ripigliarsi può essere il Brera (Alessandro Betti) e una business innovation di rottura, guidata dal mantra: “fatturare in infradito, rilevando in Sardegna un chiringuito”. Meno stress, più f**a e fatturato, in un piccolo paradiso a trenta minuti di fly dall’office. Partono subito per il planning di base 350k, si sub-odora forte “aria di pacco” ma l’entusiasmo è alle stelle e il Giargiana (Valerio Airò) è pronto a seguire il maschio alfa nella nuova occasione di crescita professionale come fido scudiero/stagista di sempre. Ma i sardi saranno pronti alla nuova economy revolution dell’imbruttito per il suo personale rilancio alla grande del territorio, nel segno del full green, del food & beverage e della emotional experience a chilometro zero? Dopo il fuori-milano, la Sardegna avrà il suo fantomatico “fuori-pastore”? O molto più probabilmente tutti vorranno mandare a cagare l’imbruttito per un cultural misunderstanding? 


Era solo questione di tempo e… taaaac, il personaggio dell’imprenditore lombardo tutto lavoro, auto-esaltazione  e aperitivi tornasse di moda come maschera comica. Lo era stato tra gli altri il Dogui di Guido Nicheli, lo era stato il Marco Ranzani di Albertino, lo è ora l’imbruttito di Germano Lanzoni, figlio di una seguitissima pagina facebook che in breve tempo ha generato un gran numero di meme, battute, stories, interviste, video comici, libri, magliette e marchandising variegato. La nuova tappa “alla conquista del mondo” dell’imbruttito è constatare come “Leonardo di Caprio is nothing”, approdando al cinema e giocando nel suo stesso campionato, smarcandosi dalla macchietta e crescendo come personaggio più tridimensionale. L’idea dello storico gruppo di autori del milanese imbruttito per questo primo Red Carpet (metaforicamente) al “Chinese Theatre di Baranzate“ è ispirarsi alla più classica storia del King Kong: 1) piazzare l’imbruttito fuori dalla comfort zone dell’office milanese celebrato in mille sketch; 2) metterlo a contatto con realtà e sensibilità a lui distanti dove le logiche di business, planning ed advertising non sono più attuabili; 3) vedere che cacchio succede. Per minare al meglio le sicurezze del nostro eroe e dare più sugo allo scontro dei titani, si sceglie per l’occasione una “strategia a tenaglia”, giusto per citare il mondo tecnico/calcistico che amano tanto gli imbruttiti. Da una parte gli sceneggiatori gli schierano contro “a barriera” personaggi del “nuovo business”, ammantati di strani valori spirituali che ancora non riescono culturalmente a maneggiare bene (anche perché pure loro sono “imbruttiti dentro”, anche se si sentono magari “imbruttiti 2.0”) e pertanto rei di concepire il working al di fuori delle regole della “competizione spinta” degli “uomini forti al comando”. Dall’altra attaccano il nostro eroe “sulla fascia”, con personaggi che “non vogliono alcun business”, figli di una provincia sarda che preferisce essere valorizzata per quanto ha da offrire di suo, piuttosto che trasformarsi spontaneamente in una colonia che assecondi i gusti degli “imbruttiti” attraverso un’immagine nuova e accattivante. Occupata barriera e fasce, al nostro eroe per sfangarla serve un po’ di team-building, se non addirittura un “team e basta”, giusto per avere qualcuno a cui passare la palla, smarcarsi e andare a rete. Ma per l’imbruttito l’idea stessa di team è difficoltosa, perché gli cade la logica del “one man show” (più stagista di supporto). Per questo nascono nel nostro eroe menate come il sentirsi tipo un dinosauro, superato, irriso e infranto. Una creatura con il cuoricino spezzato nelle sue certezze sul mondo e sul business e quindi agile e tranquillo in attesa che arrivi ”il meteorite” che lo estingua. La sconfitta è certa “due pere minimo e a casa”, a meno che il nostro eroe non scopra delle nuove skills, magari si ripensi al ruolo della wife… del nano… del valore della mission… oh, ma quanto bella non è, la Sardegna? (traduco per i non milanesi per evitare misunderstanding: la locuzione “Oh, ma quanto bello non è (oggetto)? “ significa “Caspita, ma è bellissimo (oggetto)!”). Ci sono i sardi con il loro modo di fare severo all’esterno ma dolce all’interno. Ci sono le sarde, le donne più belle della terra, dalla Palmas alla Canalis, passando per la Marini. Ci sono dei paesaggi incontaminati da urlo, la sabbia da urlo, il mare da urlo, le canzoni in sardo di De Andrè sono da urlo, la birra Icnusa, il porceddu, il sole… Ma quanto bella non è la Sardegna???!!!

Se il King Kong invece di andare a rompersi le palle a New York finiva in Sardegna, non me lo tiravano giù con gli aeroplanini nella sua scalata al business e ora mi faceva i gorillini e con le banane ci prendeva i bit-coin!!!


Ed eccoci al punto dolente o per lo meno. “Controverso”. Come molti dei video del Milanese Imbruttito presenti sui social sono di fatto dei geniali e ben congegnati product placement per supermercati, oggetti tecnologici e sevizi vari, il film del Milanese Imbruttito è un po’ un product placement riuscitissimo sulla Sardegna. I personaggi del milanese imbruttito rispecchiano la classica caratterizzazione e meccaniche interne nella prima parte del primo tempo, mentre entrano poi in scena i personaggi sardi raccontandoci di fatto la “loro” storia per il resto del film, il personaggio del bravo Paolo Calabresi a fare un po’ da riuscito jolly fantasista d’attacco e Bisio un po’ defilato sulla fascia. Parole d’ordine: 1) non stravolgere, una trama semplice basata sui buoni sentimenti funziona sempre; 2) far vedere quanto sono belle le cose sarde; 3) la tranquillità dei luoghi e tutto il pacchetto Holidays devono esaltare; 4) ci mettiamo anche Elettra Lambrorghini? Ma perché no!!! 5) ci mettiamo un po’ di “etica del territorio”, con i sardi che sono contenti di non avere attorno troppa gente… un po’ come i comaschi… 6) e fine, incasso, fatturato e taaaaac!!

Dopo questo film voglio andare un po’ di più in Sardegna, anche e soprattutto grazie a tutta la compagine degli attori sardi e a quei luoghi pazzeschi in cui è ambientata la pellicola. Ma l’imbruttito ha perso la grande occasione di uscire dalla maschera, sottraendosi a un possibile e fantozziano “percorso di dolore” (e crescita) al grido di “wow che figata la Sardegna!!!”. O forse non ha mai realmente voluto uscire dalla maschera. O questo è un primo lodevole quanto timido tentativo di “uscire un po’” dalla maschera: nel senso che è già un primo passo importante spostarsi dagli sketch di 5 minuti al film di un’ora e mezza e magari si arriverà ad aggiustare il tiro con episodi da 25-30 minuti. Perché i personaggi ci sono e gli attori sono bravi, quindi il problema qui è proprio il “planning” dell’imbruttito nei prossimi anni e non è detto che la formula dello spettacolo cinematografico sia la meta “per adesso”. 

Quindi, tirando le fila, il primo film del Milanese Imbruttito risulta un prodotto ben confezionato, in cui si ride più volte e pieno di magnifici prodotti e luoghi della cultura e tradizione sarda. Per vedere un conflitto imbruttito Vs imbruttita (che farebbe monto girl power attuale a Hollywood) o un crossover imbruttito vs cipollino (sulla strada nostalgica di yuppies della Milano da bere) o imbruttito vs “imbellito” (magari esiste già o esisterà, immagino un palestrato social che fa fotoritocco) quindi dovremo attendere ancora un po’ o forse mai. Nel frattempo: ue’, ma che bella non è la Sardegna? 

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