Anno 0079 2087. C’è guerra tra le
colonie spaziali e la federazione terrestre per via dei moti indipendentisti
del Principato di Zion Impero unificato di Giganos che gioca a buttare colonie massi lunari contro la Terra. Durante la distruzione della colonia di
Side 7 Alucard, dei ragazzi NewType comuni si impossessano di armi sperimentali
conosciute come Gundam Dragonar e si imbarcano su un’astronave conosciuta come
Base Bianca Idaho. I nostri eroi saranno inseguiti notte tempo dell’esercito di
Giganos, guidato dal loro pilota asso di mobile suit Metal Armour, Char
Aznable, soprannominato la Cometa Rossa di Zion, “er” Mejo Plato, soprannominato
il Falco Blu di Giganos, la cui sorella Sayla Mass Linda, si nasconde proprio a
bordo della Idaho.
Riusciranno i nostri eroi, sotto la
guida dei militari ad arrivare sulla Terra, per poter avere rinforzi e
dare il via alla produzione di massa dei Dragonar?
Nel mentre, riusciranno a sedurre le
bellissime fanciulle che gli girano intorno?
Sto guardando adesso, in pieno Lockdown
Lombardo, questa mitica serie robotica Sunrise, creata nell’immediato
dell’era post-Tomino con tanta voglia di attrarre un nuovo pubblico, più
giovane e internazionale, attraverso alcuni piccoli cambi di rotta. La
struttura è così Gundam che in effetti pare un Gundam, dal mecha design al
pilota nemico carismatico con sorella alleata, dagli intrighi politici alle spade laser (qui anche “a due lati” stile Darth Maul a ben 12 e più anni
da Star Wars episodio 1), passando per la stessa struttura narrativa
itinerante colonia-terra-spazio. Tuttavia manca di “crudezza”, di teorie
filosofico-evoluzioniste, di sociologia, se non per accenni estemporanei. Così
i nostri eroi non sono “newtype” e non sembrano subire particolari traumi nel
diventare soldati. Si parla di profughi di guerra ma presto ce ne
dimentichiamo, ci sono persone che muoiono negli scontri ma in genere non così
tante o del “cast principale”, con i cattivi che non muoiono quasi mai e si
presentano nelle puntate successive come il trio Dronio o Jessie dei Pokemon.
Pure i cattivi sono spesso buffi. Via la salsa drammatica, diamo il benvenuto
a una abbondate dose di ironia e leggerezza, facce più internazionali e tanta,
tanta patata/donne. La patata fa tanto, fa i veri miracoli. I nostri tre eroi
hanno un love interest (anche se uno è un po’ deviato e di fatto ha per donna
la a.i. del suo robot), pensano a divertirsi, fanno gli “scherzi scorreggioni”.
Sono eroi “in prova”, che diventeranno “seri” nel corso delle puntate
attraverso un percorso di apprendimento interessante, perché cita a piene mani
Top Gun quanto Mad Max. Una strana miscela, c’è da ammetterlo. Se nella primissima
parte Dragonar pare un rip-off poco ispirato del primo Gundam, con la nave che
scappa e Char che la insegue ripetuto “n” per infinite volte, con i nostri che
si menano e poi scappano perché finiscono colpi o carburante dei robot, poi si
arriva sulla Terra. Qui si scopre che i Metal Armour che volavano da paura
nello spazio non sono in grado di spiccicare tre metri dentro l’atmosfera e
parte un autentico corso da Top Gun, con i nostri che provano su una portaerei
prima dei caccia terrestri, molto simili a quelli reali al posto delle
classiche astronavine Core- Fighter, poi vari alettoni attaccati ai robot,
fino ad affinare movimenti e riflessi. Fino a che si arriva alla scena
rivisitata del caccia “uno sopra l’altro con dito medio” di Top Gun. Ci sono ovunque
poster di Tom Cruise, scene stile: “ragazzi, ora i jeans sono vostri!”, uno dei
protagonisti pare Maverick, uno pare Goose ma non pelato e uno per il
politicamente corretto e un po’ per effetto “Ufficiale gentiluomo” pare Eddie
Murphy, con canotta con i risvoltini come Mark Landers e Verdone.
Le ragazze hanno una folta capigliatura orribile e vestiti orribili come
solo negli anni ‘80, Madonna prima versione. Il cattivo si chiama Majo come la
maionese, ma è Char di Gundam al 110%, un Char “accelerato” che passa in un
lampo da Gundam a Zeta Gundam a Il contrattacco di Char, al netto di un carisma
molto ridimensionato ma che beneficia di un paio di guizzi. Insomma, un Gundam
che non è Gundam non si può fare senza un Char che non è Char. Al netto di spiegare
pure a me stesso quanto ho appena scritto.
Insomma, arriviamo sulla terra e abbiamo
questa fase di training con i mech che decollano sulla pista della portaerei
mentre i robot cattivi diventano delle mega-moto cingolate scomponibili in
elicotteri come nel cartone Mask. Poi ad un certo punto i nostri arrivano in
Cina e accade la pura follia: arrivano i cattivi lunatici della “Legione
Selvaggia”. Se i lunatici visti finora ricalcavano lo stile altolocato e un po’
nazi degli abitanti di Zion, con pettinature curate, divise perfette e un
livello culturale in genere medio alto, col plus di un alto senso della patria
e dell’onore, i tizi della Legione Selvaggia sembrano i cattivi di una puntata
a caso di Ken il guerriero. Muscolature senza senso, sguardi da pazzi che
leccano il coltello quando ti parlano, cicatrici, abiti postatomici, donne
mezze nude. Usano anche loro dei robot, ma con spadoni medioevali assurdi,
bottiglie-molotov legate alla cintola e bardati di cartucciere come i
desperados di un numero di Tex Willer. C’è pure uno che cerca in modo
ricorrente di uccidere le mosche con una minigun a uso ridere. Di più, in
quel territorio vivono anche dei bambini orfani che sono gli stessi di Ken il
guerriero, con capelli lunghi “imbandanati”, vestiti ricavati da bende e armati
di balestre. Non so cosa si sia fumata la Sunrise per questa ambientazione, ma
sembra che gli sia piaciuta davvero un sacco, perché la trama si incancrenisce
per eoni di puntate con al centro questi barbari postatomici, che rigorosamente
a fine puntata non periscono e si ripresentano tutti nella successiva. Si
arriva anche al punto che vengono citati Ramba Rall e la Triade Nera, per lo
più sempre a uso ridere e a vantaggio dei quattro barboni scemi della legione
selvaggia. Mah
Il mecha design è oggettivamente bello,
i mecha sono curati al pari delle perfette riproduzioni di armi e veicoli
realistici. Le scene di volo sono un reale orgasmo per ogni appassionato di
real robot. La trama è un po’ “meh”, ma il tutto si lascia guardare benissimo e
a distanza di 32 anni dall’uscita non è invecchiato così male.
Ricordo quando era uscito in VHS la
prima volta. Ero al liceo e uno dei miei amici, con cui facevamo nottata
giocando al gioco di ruolo di Robotech, lo collezionava. Il numero 1 lo aveva
preso una volta che eravamo usciti insieme, la prima volta che sono andato nel
negozio di Yamato Video “con il Godzilla in centro”. Non era via Tadino come
ora, ma non era neanche così distante, sempre fermata Milano Porta Venezia,
sulla stessa strada di un vecchio, ormai scomparso, negozio di videogiochi con
i primi titoli per quella console dei sogni, mai avuta, che si chiamava
Saturn. Gundam era una leggenda ma a quei tempi era del tutto scomparsa e solo
dopo avremmo avuto la disgraziata e ignobile “Programmazione casuale” di Gundam
Wing su Italia 1. Dragonar costava un botto per le tasche di un liceale, non
sono mai riuscito a guardarla bene fino ad ora, dopo averla trovata completa
nelle sue 48 puntare ad un prezzaccio scontato, in dvd, un paio di anni fa.
Riscoprirla oggi è un po’ tornare bambini. La qualità dei dvd è decente, si
vede abbastanza bene. Non so quanto sia “avvicinabile” per un pubblico di oggi,
che potrebbe trovarla un po’ vintage, ma mi sono divertito e sono tornato un
po’ bambino. In attesa che il virus passi e tornino aperti i cinema. Magari con
il nuovo Top Gun.
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RispondiEliminaSi, quando l'ho visto anni fa (qualcuno lo caricò tutto su Dailymotion: un eroe) ho avuto le tue stesse medesime impressioni.
Mi ricorda un pò la canzone di Mariottide "A letto senza letto, a cena senza cena: sono un grigio arlecchino" sostituendo "letto" con "Gundam": ok, Dragonar non è proprio un grigio arlecchino perchè non è brutto, però gli manca quel colore proprio che prende di riflesso da Gundam.
Alla fine ad ogni cosa mi trovavo a pensare "Ah si, come in Gundam".
Ora non ricordo esattamente, però mi sembra che a Mejo "non-Char" vada un pò meglio del suo originale, beccandosi pure la gnoccona della Legione Selvaggia.
Eh, il buon vecchio Yamato lo ricordo bene: ci sono stato relativamente poche volte perchè per arrivarci dovevo prendere il treno e dedicare mezza giornata a quella trasferta, però ne valeva la pena.