Giappone, inizi anni ‘80. Il paese è
assaltato costantemente da gentaglia chiassosa e rombiballe per lo più venuta
dallo spazio e dal mondo del paranormale (Urusei Yatsura, il titolo originale
dell’opera, significa per un gioco di parole tanto “gentaglia casinista” che
“tipacci dal pianeta Uru”. Un pianeta che di fatto non compare mai nell’opera,
appunto perché è un gioco di parole). Epicentro di tutti i casini sembra essere
un liceale di nome Ataru Moroboshi, una specie di Fantozzi pervaso da un perenne
stato di sfiga secondo solo al suo arrapamento verso ogni forma del genere
femminile. I genitori sono per lo più assenti e reticenti davanti alle
malelingue che ricadono normalmente sul figlio, la fidanzata Shinobu è una
ragazza ultra-seria che spera invano di trasformarlo nell’uomo ideale a furia
di schiaffoni. Ma Ataru è un eroe, proprio come lo era Fantozzi. Così un giorno
per un caso del destino viene scelto come campione della Terra contro una razza
di invasori demoni extraterrestri provenienti dal pianeta degli Oni. La sua
avversaria è Lamù, una ragazza demone dai capelli azzurri, due piccole corna e
un bikini tigrato, in grado di volare e lanciare fulmini. La sfida è riuscire a
toccarle le corna. Ataru incredibilmente vince e Lamù si piazza a casa sua,
innamoratissima di lui, convinta per un equivoco che Ataru abbia chiesto di
sposarla. Innamoratissima e gelosissima, al punto da punirlo con scariche
continue di fulmini, ogni volta che Ataru prova a tornare da Shinobu o posa gli
occhi su qualche altra ragazza. Elettroshock dopo elettroshock, Ataru vuole
sempre più scappare da lei e da tutto il carrozzone di personaggi bizzarri che
da quando la ha incontrata infestano la sua vita. Il bonzo menagramo Sakurambo
e la sua nipote esorcista/infermiera sexy (stile Fenech) Sakura. Il terribile
bambino sputa-fuoco cuginetto di Lamù Ten, l’ex fidanzato bifolco/mostro
gigante Rei, l’ex amica di infanzia vendicativa Ran, la signora dei ghiacci
Kurama, la sadica principessa Kurama e mille altri. Ce n'è un casino e sono
tutti pazzi, con i terrestri che di contro non sono poi meglio di loro. Ma
Ataru di sconfitta in sconfitta, di figuraccia in figuraccia, svilupperà
una capacità di sopravvivenza straordinaria e inaspettata e forse sarà in grado
di prendere in mano la situazione. Forse.
Personalmente ho sempre amato alla
follia Rumiko Takahashi, i cui disegni, insieme a quelli di Akira
Toriyama, Go Nagai e Mitsuteru Yokoyama, sono stati per anni oggetto dei
maldestri scarabocchi con cui riempivo la Smemoranda. Dopo gli anni ‘80 il mio
ritorno all’anime di Lamù era avvenuto con una VHS edita da Yamato Video, una
delle prime della casa di Milano, per la pubblicazione del secondo film di Lamù: Beautiful Dreamer. Un manifesto del genio e complessità di Mamoru Oshii,
un’opera carica di mille sfaccettature, adulta, anarchica, visivamente
strepitosa.
Oggi Lamù con la sua serie, i film, gli
OAV torna a nuova vita con i blu-ray nati dalla collaborazione di Yamato Video
e Anime Factory. La qualità dell’immagine è ottima, i colori sono accesi e
precisi, le musiche perfette e l’opera sembra non risentire quasi per niente
dei suoi quasi 40 anni. Un vero plauso ai realizzatori. Dal punto di vista dei
contenuti, la serie risulta ancora fresca, divertente e surreale. Un
Helzapoppin che spesso appare come la versione più adulta e sotto acidi di
Doreamon, un manifesto alla sfiga titanica pari solo a quella patita dai
cattivi di Yattaman. Ma non c’è solo questo. C’è molta tenerezza, sentimento e
voglia di leggerezza. C’è una continua spinta verso la sperimentazione visiva,
la ricerca dell’approccio sempre più originale, spiazzante, appagante.
Rivedere nel 2020 in alta definizione Lamù, anche con gli occhi da adulti, è un regalo inatteso, una boccata di aria fresca in un momento storico che reclama a gran voce la sublime leggerezza e voglia di divertire di un’opera come questa.
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