sabato 16 gennaio 2021

Lamù la ragazza dello spazio - la nuova versione in blu-ray by Anime Factory e Yamato Video del grande classico humor-sentimentale-fantasy di Rumiko Takahashi, Mamoru Oshii e Kazuo Yamazaki

 


Giappone, inizi anni ‘80. Il paese è assaltato costantemente da gentaglia chiassosa e rombiballe per lo più venuta dallo spazio e dal mondo del paranormale (Urusei Yatsura, il titolo originale dell’opera, significa per un gioco di parole tanto “gentaglia casinista” che “tipacci dal pianeta Uru”. Un pianeta che di fatto non compare mai nell’opera, appunto perché è un gioco di parole). Epicentro di tutti i casini sembra essere un liceale di nome Ataru Moroboshi, una specie di Fantozzi pervaso da un perenne stato di sfiga secondo solo al suo arrapamento verso ogni forma del genere femminile. I genitori sono per lo più assenti e reticenti davanti alle malelingue che ricadono normalmente sul figlio, la fidanzata Shinobu è una ragazza ultra-seria che spera invano di trasformarlo nell’uomo ideale a furia di schiaffoni. Ma Ataru è un eroe, proprio come lo era Fantozzi. Così un giorno per un caso del destino viene scelto come campione della Terra contro una razza di invasori demoni extraterrestri provenienti dal pianeta degli Oni. La sua avversaria è Lamù, una ragazza demone dai capelli azzurri, due piccole corna e un bikini tigrato, in grado di volare e lanciare fulmini. La sfida è riuscire a toccarle le corna. Ataru incredibilmente vince e Lamù si piazza a casa sua, innamoratissima di lui, convinta per un equivoco che Ataru abbia chiesto di sposarla. Innamoratissima e gelosissima, al punto da punirlo con scariche continue di fulmini, ogni volta che Ataru prova a tornare da Shinobu o posa gli occhi su qualche altra ragazza. Elettroshock dopo elettroshock, Ataru vuole sempre più scappare da lei e da tutto il carrozzone di personaggi bizzarri che da quando la ha incontrata infestano la sua vita. Il bonzo menagramo Sakurambo e la sua nipote esorcista/infermiera sexy (stile Fenech) Sakura. Il terribile bambino sputa-fuoco cuginetto di Lamù Ten, l’ex fidanzato bifolco/mostro gigante Rei, l’ex amica di infanzia vendicativa Ran, la signora dei ghiacci Kurama, la sadica principessa Kurama e mille altri. Ce n'è un casino e sono tutti pazzi, con i terrestri che di contro non sono poi meglio di loro. Ma Ataru di sconfitta in sconfitta, di figuraccia in figuraccia, svilupperà  una capacità di sopravvivenza straordinaria e inaspettata e forse sarà in grado di prendere in mano la situazione. Forse.


Negli anni ‘80 prendeva forma un autentico capolavoro dell’animazione giapponese, grazie alla combinazione di autentiche eccellenze. Un fumetto spassosissimo e pieno di trovate geniali, iniziato nel 1978, a firma dell’astro nascente Rumiko Takahashi, mamma in seguito anche di Maison Ikkoku, Ranma 1/2, Inuyasha. Una serie lunga, 195 puntate da due episodi l’una (quindi quasi 400 storie), correlata da 6 film e 12 OAV. La prima regia, dal 1981 al 1983 ad opera di uno dei futuri padri della animazione moderna Mamoru Oshii, dietro agli adattamenti anche di Patlabor e Ghost in The Shell, curata dallo Studio Pierrot che oltre alle “maghette” avrebbe di lì a poco realizzato Macross. La temporalmente successiva, 1983-86, regia di Kazuo Yamazaki, direttore dell’animazione di Gundam, regista in seguito anche di Maison Ikkoku, curata dallo studio Deen, costola Sunrise nata dopo Raideen (da cui il nome), dietro in seguito anche a Ranma e Fate Stay/Night. All’epoca della messa in onda il successo è stato travolgente in patria e si è trasportato anche sui nostri lidi grazie alla programmazione sulle emittenti locali. Quando la bolognese Granata Press ha iniziato a pubblicare manga in Italia, il fumetto della Takahashi è stato tra i primi ospitati sul leggendario mensile antologico Mangazine. 

Personalmente ho sempre amato alla follia Rumiko Takahashi, i cui disegni, insieme a quelli di Akira Toriyama, Go Nagai e Mitsuteru Yokoyama, sono stati per anni oggetto dei maldestri scarabocchi con cui riempivo la Smemoranda. Dopo gli anni ‘80 il mio ritorno all’anime di Lamù era avvenuto con una VHS edita da Yamato Video, una delle prime della casa di Milano, per la pubblicazione del secondo film di Lamù: Beautiful Dreamer. Un manifesto del genio e complessità di Mamoru Oshii, un’opera carica di mille sfaccettature, adulta, anarchica, visivamente strepitosa.

Oggi Lamù con la sua serie, i film, gli OAV torna a nuova vita con i blu-ray nati dalla collaborazione di Yamato Video e Anime Factory. La qualità dell’immagine è ottima, i colori sono accesi e precisi, le musiche perfette e l’opera sembra non risentire quasi per niente dei suoi quasi 40 anni. Un vero plauso ai realizzatori. Dal punto di vista dei contenuti, la serie risulta ancora fresca, divertente e surreale. Un Helzapoppin che spesso appare come la versione più adulta e sotto acidi di Doreamon, un manifesto alla sfiga titanica pari solo a quella patita dai cattivi di Yattaman. Ma non c’è solo questo. C’è molta tenerezza, sentimento e voglia di leggerezza. C’è una continua spinta verso la sperimentazione visiva, la ricerca dell’approccio sempre più originale, spiazzante, appagante. 

Rivedere nel 2020 in alta definizione Lamù, anche con gli occhi da adulti, è un regalo inatteso, una boccata di aria fresca in un momento storico che reclama a gran voce la sublime leggerezza e voglia di divertire di un’opera come questa. 

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