domenica 27 dicembre 2020

Wolf Warrior - la nostra recensione del primo film, del 2015, della saga del “Rambo Cinese” di Jackie Wu (Wu Jing per gli amici)


Cina, 2015, lungo il confine con il “resto del mondo”. Una zona brulla e non coltivabile stile Sparta, ma pur sempre terra dell’eroico popolo cinese. I membri di una organizzazione internazionale criminale identificabile come “gli occidentali”, piegati culturalmente al conseguimento del solo “vile denaro”, guidati da ex militari capitalisti come TomCat (Scott Adkins) e spregevoli collaborazionisti (Ni Dahong) ne hanno pensata un’altra. Vogliono portare via dalla Cina una benedetta e prodigiosa scoperta scientifica per farne una letale arma biologica con cui colpire vilmente la Cina stessa. Ma non hanno fatto i conti con gli eroici soldati cinesi che si stanno addestrando lungo quel confine, tra cui vi è il ribelle ma giusto, nonché letale, cecchino/esperto di arti marziali/tattico/assaltatore/ultra-patriota Leng Feng (Jacky Wu). Un uomo indistruttibile, spiritoso, altruista, integerrimo, letale e dall’effetto arrapante su ogni donna che gli si avvicina, pure se a capo di tutto l’esercito (Yu Nan). Un soldato pronto a vendicare tutti i compagni falcidiati dagli “occidentali”, in genere riconoscibili perché gli unici con un pur minimo approfondimento psicologico. Ce la farà il nostro eroe? Piccolo spoiler: Wolf Warrior è la serie di più grande successo della storia del cinema cinese, che ha incassato così tanto e così presto che alla fine della pellicola, prima che uscissero gli spettatori dalla sala (immagino sulla base delle sole prevendite), avevano già annunciato sui titoli di coda l’uscita della seconda pellicola. 


Da noi, cattivi “occidentali” italiani, giunto stranamente dopo il suo seguito Wolf Warrior 2, arriva grazie a Blue Swan, con una punta di trepidazione per chi come me lo aspettava, anche il primo capitolo della saga di Leng Feng. Il film è sempre scritto, diretto e interpretato da Jacky Wu e di fatto è la pellicola che lo ha consacrato a divo. Immediato è il possibile raffronto con Bruce Willis. Anche Jacky Wu nasce come attore in ruoli più leggeri, quasi da “spalla comica” al netto del fatto che fin da subito si dimostra un artista marziale da paura. Lo ricordiamo a fianco di Jet Li in Badges of Glory / Cani Sciolti, in cui è un insostenibile macchietta “over-sympathy”, lo ricordiamo in Kill Zone a fianco prima di Donnie Yen e poi di Tony Jaa in SPL/Kill Zone (di cui è da poco uscito SPL 3/Kill Zone Paradox). Nel tempo lo abbiamo visto, al pari di Bruce Willis e le sue canotte sporche, sempre più pompato nel fisico e sempre più sudaticcio, forse l’attore action che suda più di tutti per la fatica dell’impegno che ci mette, a dimostrazione della sua lenta trasformazione in “eroe proletario”. Coperto così di secchiate di sempiterno sudore, Wu Jing (o Jacky Wu se preferite) approda a Wolf Warrior come attore principale/autore/regista/produttore e sbanca tutto. Crea un eroe pieno di ingenuità e buoni sentimenti, uno come tanti in linea con gli action-Hero americani degli anni ‘80, e questo può essere un approccio originale non scontato per il cinema asiatico action e i suoi soliti eroi crepuscolari, i suoi Infiniti “underdog” sconfitti dalla vita ma con ancora un colpo il canna per fare la cosa giusta, diventati canone dagli anni ‘80 cinesi. In più, secondo punto interessante e vincente, è un eroe che mena prevalentemente dei villain occidentali, che appaiono in proporzione enormi e minacciosi quanto degli orchi, caratterizzati con sguardo da pazzi e appeal da mostri di un horror slasher alla Jason/Leatherface, “plasticosi” come i cattivi fumettosi dei supereroi Marvel. Terzo punto, ma forse il più importante di tutti, è un eroe al centro di pellicole ad altissimo budget, girate con ritmo e molta capacità nella gestione di scene d’azione che possono permettersi oltre che stunt meravigliosi, ambientazioni gigantesche e spettacolari, effetti speciali e sfoggio di ogni tipo di attrezzatura militare, dai droni armati ai carri armati ed elicotteri d’assalto. 



Per fare un action con i fiocchi non serve altro e si può volendo soprassedere, come già in molti facevamo con gli action a stelle e strisce dell’era Reaganiana e abbiamo fatto con tutto il cinema di Michael Bay, su una trama ultra-patriottica dai risvolti spesso involontariamente comici. È questo però il limite “Culturale” invalicabile per altrettanti spettatori, la circostanza ineludibile che sono pellicole che oltre a inscenare il classico conflitto di “buoni contro cattivi” puntano a una precisa propaganda, qui esplicitata a caratteri cubitali. L’occidente è “cinico e affamato solo di denaro”, la Cina è una grande nazione dall’aria esteriormente severa ma subito pronta a darti una pacca sulla spalla e a farti entrare in famiglia. Ai tempi di Delta Force, ieri con Black Hawk Down o 13 Soldiers, oggi con Wolf Warrior (ma potremmo citare pure molto cinema supereroistico), con le ovvie differenze di fondo, sta quindi a voi valutare quanto una “trama ultra patriottica” possa offuscare la visione di un action movie. Ma per me personalmente è un po’ come guardare per la trama The Protector di Tony Jaa. Wolf Warrior è un action visivamente sontuoso, con combattimenti da urlo e tocchi di umorismo Die-Hard style (c’è tutta una relazione telefonica a distanza tra l’eroe sul campo  e il suo comandante che richiama, volgendola al casto platonico, la bromance tra Willis e Reginald Johnson...e funziona!). L’esercito cinese si muove ordinato avanzando seguendo le tattiche militari, il nostro eroe fa il cane sciolto tutto istinto e azioni fulminee, ma il vero spettacolo sono proprio i cattivi. Cattivi che più cattivi non si può, ma che come accade poi in Wolf Soldier 2 riescono sempre a rubare la scena per bad-assitudine, a mani basse. Hanno nomi buffi e generici come Tomcat, Assassin, Cowboy, Mad Cow, sono tutti interpretati da attoroni magari non famosi ma specializzati negli action movie, spesso  in pellicole orientali, dove fanno gli stunt man, gli artisti marziali e in genere i “cattivi”. Kevin Lee lo abbiamo visto nel recente SWAT (presto una recensione) di Sheng “Little big soldier” Ding. Era in Dragon Blade con Jackie Chan con cui sarà anche in un prossimo Police Story, lavora con Van Damme e Scott Adkins. Chris Collins è in Kill Zone Paradox e Ip Man 4, Sona Eyambe è stato in Call of the undead, Christopher Collins era in White Storm. Naturalmente spicca Scott Adkins, principe degli stunt-man e attore da action movie “tamarri”, spesso nel ruolo di cattivo. Adkins si mangia letteralmente ogni inquadratura, riempie lo schermo di carisma anche quando per esigenze di copione deve fare dei monologhi laidissimi o è costretto a indossare una specie di pigiama folcloristico. Anche se Tomcat e il suo manipolo di mercenari sono indubbiamente i cattivi, questi agguerriti urukai si mettono ad attaccare da soli due compagnie di soldati cinesi d’elite, elicotteri e blindati, tra cui appunto un protagonista pressoché indistruttibile. Con i loro pugni e calci fanno mulinare in aria più cinesi per volta, hanno un cecchino che da solo fa fuori mezzo cast, radono al suolo foreste usando una minigun come in Predator e tengono testa agli elicotteri con lanciamissili che scatenano bombe a disturbo elettronico, lanciategli contro da un Van che fa a zig zag tra fangose montagne. Sono pazzeschi e agguerritissimi mentre i buoni scelgono volontariamente il profilo basso, sono uomini comuni, grassocci e timidoni, patriottici ma fragili. Anche e soprattutto Wu Jing, che suda tutto il tempo con i goccioloni sulla fronte e sul naso, che quando si commuove tira fuori un’espressione inaspettatamente dolce, ha un fare da fratello maggiore con tutti e in fondo “è“ il fratello maggiore per antonomasia. Quello che non fa il belloccio per rubarti la ragazza, quello un po’ burbero ma che se lo chiami c’è sempre, quello che con le donne ci parla senza fare il mandrillo. Oltre alla trama, oltre all’azione sfrenata, probabilmente è il faccione di Wu Jing l’arma vincente di Wolf Warrior, ciò che ha conquistato tutte le platee lanciandolo fino al recente e riuscito colossal sci-fi The Whandering Earth...dove guarda caso ricorda ancora Bruce Willis, ma quello di Armageddon. Il potere delle canotte e del sudore di Willis scorre ancora potente in lui.

Blue Swan ci porta un bel film action per sollazzarci una serata. Divertitevi tra inseguimenti e sparatorie  e spegnete un po’ la testa come quando guardate una qualsiasi cosa di Michael Bay o Chuck Norris. Sembra di essere tornati agli anni ‘80, con tutta la loro ingenuità e azione esagerata. 

Talk0

P.S.: momento topico da segnare, quando il nostro eroe da vero “Wolf Warrior” affronta un branco di lupi digitali nella foresta, senza colpi e armato solo di baionetta. Pare di leggere Berserk di Miura!!!


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