giovedì 24 dicembre 2020

Dragonero il ribelle n. 14: Ricercati! - la nostra recensione


Mondo di Dragonero, anni dopo il corrente ciclo narrativo. Il vecchio Gmor con la sua badante elfica si appresta a una delle classiche “quest” dei vecchietti comuni: aspettare che arrivi il fabbro per sistemare una porta, seppur fantasy, che possa metterlo al sicuro dai rivenditori della Folletto, seppur fantasy, che da sempre spiano maligni i vecchietti oltre l’uscio di casa, nell’ombra. Nel mentre, per ammazzare il tempo, il nostro orco del fuori si dedica come tutti i vecchietti a un po’ di amarcord, scrivendo per la sua autobiografia alcuni momenti epici della sua giovinezza, quando era bello, ribelle, amava i Beatles e i Rolling Stones. Il primo dei suoi entusiasmanti racconti riguarda il momento di quando i ribelli sono riusciti ad aprire la loro prima linea di Deliveroo. Una specie di Amazon erondariano con capannone centrale e una linea di riders pallone-aerostatico-muniti. La seconda storia riguarda un suo viaggio nell’estremo oriente in cui ha fatto a botte con roba tipo ninja, in cui ha incontrato una tizia armata di accette con una missione che ora a ripensarci non si ricorda bene, quindi la tronca lì e si mette come tutti i vecchietti alle 19.40 a guardare la Ghigliottina all’Eredità Erondariana. La terza storia è la classica faccenda del nerd tecnocrate con una torre abbandonata, con in cantina un mosto tentacolare con cui girare i classici anime porno giapponesi degli anni ‘90. Solo che quelle cose nel 2020 non si fanno più, così come non si trovano più i programmini zozzi stile “La bustarella” in tv sui canali locali (i vecchietti spesso non affrontano internet per queste cose), quindi il mostro tentacolare va menato in onore del politically correct. Arriverà in tempo il fabbro, prima che Gmor passi a raccontarci di quella volta che è stato in coda alle poste a pagare l’IMU?

Ci sentiamo tutti un po’ come il vecchio Gmor, in questi giorni. Impossibilitati a vedere il futuro causa protrarsi di pandemia, ci buttiamo nelle confortanti braccia dell’amarcord, rimembrando i momenti pur difficili da cui siamo però usciti. Così questo numero di Dragonero a firma Vietti, magari scritto ancora in un’epoca precedente all’era Covid, diviene attualissimo, ci parla di noi in casa a guardare a un nemico invisibile oltre il vialetto, magari recuperando un paio di film di kung Fu in televisione, rileggendo i manga e... scusate sono uscito un attimo a ritirare un pacchetto pervenutomi con un pallone aerostatico tecnocrate... dicevamo? 

Ritorno sul pezzo. Il buon Vietti confeziona una storia antologica che pur pregna delle malinconie di questo momento diverte, è piena di inseguimenti e soprattutto si mette al totale servizio di un team di disegnatori molto validi. Ben quattro, tutti molto originali nell’approccio e stile. Artisti che Vietti con generosità e capacità nel trovare talenti, sa far risplendere, ideando per loro gli scenari più congeniali.



Cristiano Cucina cura la storia che fa da cornice, quella con Gmor anziano. Fa un bellissimo uso dei chiaroscuri virando più sul lato chiaro, le sue tavole trasmettono un senso di gelo, che descrive al meglio uno scenario naturale quasi asettico, spoglio. Gmor ha un viso scavato, dolente, il mood dell’azione è quasi contemplativo, lento, ma c’è tra le pieghe delle tavole una nota scura, quasi “sporcata” nelle sfumature, che conferisce alla composizione una piccola e febbricitante vena horror.



La storia del “trattato commerciale“ è di Antonella Platano, diventa presto un lungo e adrenalinico inseguimento a piedi tra i viottoli e saliscendi di una città medioevaleggiante di stile europeo, curata nei dettagli quasi mattone per mattone. È evidente un sapiente uso dei retini, che dona alle figure umane bardate di corazza una qualità visiva quasi marmorizzata, alla Segrelles, che ci fa sentire il peso dei corpi, la forza di gravità e conseguente vertigine che riesce a trasmettere la tavola.




Vincenzo Riccardi cura la storia con guest star la rasta con due asce. La cornice è una cittadina di stile orientale inerpicata tra le montagne, brulicante di costruzioni arroccate e strade pullulanti di persone. Sembra di trovarsi in un film wuxia come La tigre e il Dragone di Ang Lee. Le figure diventano sempre più pittoriche, alla maniera di Lone Wolf and Cub, nelle scene di azioni. La colorazione è densa e carica di ombre.



Ludovica Ceregatti disegna la storia della torre. Il suo tratto è spigoloso ma molto cinetico, a volte trascina nelle inquadrature in modo quasi convulso. Lo stile delle figure ricorda i lavori di Sean Gordy Murphy. Le scenografie labirintiche, piene di cunicoli, scale e botole, richiamano i lavori a Tsutomu Nihei. 
È un mix molto interessante. 
Visivamente monto vario, a livello di storia un po’ frammentario ma gustoso, il nuovo numero di Dragonero ci è piaciuto e ci ha divertito, anche se si avverte in questa fase del mensile un po’ di staticità nella gestione dei macro-eventi, pur in ottica fantasy di world-building che accomuna tutta l’epica del genere. Sarà che un nemico come Leario e la Signora delle Lacrime ci stanno molto antipatici e non vediamo l’ora che i nostri eroi si confrontino con loro. Talk0

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