In uno stato del nord Africa
un’insurrezione armata particolarmente cruenta mette a rischio l’ambasciata
cinese e diventa necessaria un’immediata evacuazione. L’esercito locale è allo
sbando e chiede aiuto alla Marina cinese, che interviene inviando una squadra
d’elite con il compito di aprire la strada ai convogli, circondati dai ribelli
nel centro della capitale. Non sarà un’impresa facile.
Tratto da una storta vera e per certi
versi simile a quella raccontata da Ridley Scott in Black Hawk Down, Operation
Red Sea fa parte di una mia personale maratona alla scoperta del genere
action-militare ai tempi della Cina contemporanea, che per ora comprende anche
pellicole come Wolf Warrior e SWAT. Se risulta chiaro l’intento generale di
dare delle forze armate un’immagine quasi supereroistica ma non troppo distante
dalla gente comune, in una specie di operazione simpatia che recupera in modo
interessante alcune delle meccaniche dell’action movie militare americano,
specie di produzione Canon/Silver Pictures, in Red Sea batte forte la poetica
di un regista specialista di “eroi infranti e perdenti” come Dante Lam. Dopo i
suoi cecchini resi pazzi (Snipers), poliziotti con sulla coscienza dei bambini
morti (Beast Stalkers), detective corrotti (Fire of coscience), da Lam non ci
aspettavamo di colpo degli eroi positivi a tutto tondo. Profeta dell’action
adrenalinico, sempre attento a una messa in scena altamente spettacolare
quanto interessata al fattore umano, Lam difficilmente si piega qui alla
visione più confortante e bidimensionale delle forze armate, portando sullo
schermo uno spettacolo impastato di budella e piombo quantomai crudo e
decisamente antieroico. Il fallimento è dietro l’angolo, i rimpianti e
incidenti si susseguono. Una scena nella prima mezz’ora in cui la truppa spara
pistole con cavo da funivia che pare uscita da Star Wars episodio 1, un paio di
parate con i mezzi e uniformi puliti e l’obolo della “simulazione pettinata” in
stile SWAT è pagato. Quella che segue nei 140 e passa minuti del film è una serratissima
carneficina elegantemente presentata con rallenty e scene di massa. Pare di
essere tornati ai bei tempi di John Woo. I soldati, che non sono qui per
particolari operazioni simpatia quanto per sparare duro in un inferno in terra
carico di terroristi, non sembrano affatto modelli di intimo
indistruttibili. Sono tozzi, bruttini, “veri”. Se subito nei primi minuti
iniziano a coprirsi con il sangue e le frattaglie dei loro nemici, verso due
terzi di film pure i buoni sono per la maggior parte pieni di cicatrici,
escoriazioni, parti corporee varie mutilate o disintegrate, ridotti quasi
a degli zombie se non del tutto morti in un continuo gioco splatter che riempie
di teste recise e budella ogni inquadratura. I cattivi ti dicono che sono
forse una decina e male armati, che vanno in giro con delle Fiat Ritmo scassate
del 1981, poi vedi che diventano cento, duecento, tremila, diecimila, tutti
tostissimi e armati anche di blindati pesanti, elicotteri. L’azione si fa su
una scala così vasta che in poco si arriva al livello di caos visivo di Michael
Bay per poi superarlo, arrivando al colore rosso folle di Splatters di
Peter Jackson. I super soldati cinesi sparano, smitragliano, cecchinano,
squartano, crivellano con mini droni che farebbero la gioia di Goldrake, rubano
mezzi pesanti, si buttano nelle tempeste di sabbia e contro le auto-bomba. I
cattivi appoggiano i fucili di precisione su teste mozzate di vitelli morti,
hanno sempre pronte una dozzina di auto con mitragliatrice, più uomini bomba.
Il pallottoliere dei morti sale più che in Commando, più che in Better Tomorrow
2. Nella truppa da grande mostra delle sue capacità belliche e cazzimma
l’attrice Luxia Jiang, una donna così tosta da ricordare Vasquez in Aliens e di
fatto la prima interprete di un ruolo da militare in questa mia piccola
rassegna cinematografica a risultare credibile nel ruolo. Tra i “cattivi”
l’attore Mezouari Houssaim interpreta il ruolo di un cecchino tostissimo quanto
letale.
Non è un film per tutti, il livello di
violenza è alto, ma se cercate un action a tema militare duro ed estremo
Operation Red Sea, portatoci in Italia da Blue Swan, fa per voi. È un film
enorme, forse con troppi personaggi e troppa azione, ma un lavoro davvero ben
fatto e che farà felici gli estimatori del genere. Le ambientazioni esotiche
del mare somalo e del nord Africa donano un tocco inedito ma interessante, un
po’ come accadeva in Wolf Warrior 2. Gli stunt, gli inseguimenti, le mille
esplosioni e giri vertiginosi della macchina da presa, insieme a una trama di
fallimenti e rimpianti, confermano la bravura del regista. Magari da gustare in
combo con Operation Mekong, sempre di Dante Lam.
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento