In Dove vai in vacanza, nell'episodio diretto da Luciano Salice, Sì, Buana, il gigantesco Paolo Villaggio parodiava La breve vita
felice di Francis Macomber, uno dei più celebri racconti di Hemingway,
impersonando un tragico cacciatore bianco che nel centro dell'Africa offriva il
suo talento a qualche ricco turista. Il suo socio Kangoni (Peter Abadire), un
ragazzone di colore simpaticissimo, eseguiva ogni sua richiesta dicendo
"Sì, Buana". Cosa voleva dire "Buana"? Lo scopriremo a
fine episodio e non sarà esattamente un titolo lusinghiero, quanto una amabile
lunga presa per il culo dell'amico. Piccolo spoiler: "Buana" è una
storpiatura di "Burino", usato in piena coscienza del significato nei
confronti del tronfio cacciatore di Villaggio.
In Tolo Tolo il piccolo Doudou, interpretato dal bravissimo e
dolcissimo Nassor Said Birya, guarda teneramente e giudica "tolo
tolo", cioè "solo solo", lo scombinato, truffaldino,
rumoroso e molesto personaggio di Zalone, imprenditore scappato in Africa per
fuggire al fisco e ai parenti inferociti e poveri per colpa sua. È uno slancio
di affetto che commuove, perché sarà da lì in poi il bambino a prendersi cura
dello scombinato Checco, e non viceversa, in un contesto di deprivazione che
sta stravolgendo principalmente il bambino stesso, impegnato in un coraggioso
viaggio per ricongiungersi con la madre, che ha dovuto abbandonarlo per via di
una guerra. È una favola, quasi una versione fuori porta di Dagli Appennini
alle Ande, il nuovo film di Zalone, il primo che firma come regista e il primo
scritto in collaborazione con Virzì. Il comico è sempre la maschera,
goliardica e invincibile, che Zalone ha indossato dalla prima pellicola, ma il
contesto è più serio, l'impostazione della trama più corale e la maschera funziona
più da cortocircuito che da motore dell'azione. In un gruppo di giovani
africani, in viaggio on the road per colpa della guerra, capita per un colpo
del destino Checco e tutti si preoccupano per lui, sopportando le sue cretinate
ma anche traendo forza dalle stesse. Il buffone permette di scherzare su di lui
e dona un attimo di felicità e svago, in quello che è un momento umano
difficile e sofferente per chi gli è intorno.
Guardando più a questa che alle
precedenti incarnazioni cinematografiche di Zalone viene da pensare alla
funzione sociale e sacra di un particolare "buffone", lo
Heyoka (Il contrario) dei Nativi Americani. Checco incarna l'Heyoka alla
perfezione, parla quando è più prudente stare zitti, si lamenta quando la
situazione diventa più difficile, si dimostra prepotente quando sarebbe
necessario essere generosi, invoca la sua crema solare mentre gli altri non
mangiano da giorni. E questo "dà forza", fa sentire il gruppo più
unito e meno pretenzioso, crea un cortocircuito positivo. Meccanismo che prima
o poi si spezzerà se Checco romperà troppo i coglioni, ma che nel breve periodo
tiene. Si scava quindi sul significato profondo della parola
"simpatia", che significa "soffrire insieme",
"condividere le fatiche", in questa favola on the road. Ma c'è
anche dell'altro. Laddove Checco è un "buana tolo tolo", l'amico
africano Alexandre, interpretato dal bravo Alexis Michalik, è un forte
innamorato della cultura italiana, specie cinematografica, che sfoggia con
continua passione. Manda Touré incarna una donna forte ed emancipata, c'è una
velata ma gustosa satira politica, si parla in modo non banale di integrazione
sociale e uguaglianza grazie alla carinissima canzoncina della Cicogna
Strabica, il più riuscito dei momenti musicali della pellicola. Visivamente
funziona molto bene soprattutto nei colori dell'Africa (bellissime le dune e
il cielo notturno), gli attori sono bravi (soprattutto la compagine
africana), le musiche simpatiche (e meno cattive del solito, salvo lo
sbracatissimo ma irresistibile inno "alla patata"), si ride meno
rispetto alle altre pellicole, ma questo perché il taglio è diverso, Checco non
così centrato. È una favola carina, semplice, che punta ai buoni sentimenti,
che fa uscire dalla sala canticchiando (ovviamente "la cicogna
strabica").
Certo
Zalone deve piacere e chi ne è detrattore non cambierà di colpo idea sulla sua
comicità guardando Tolo Tolo. È una maschera da eterno bambinone, ingenuo e un
po' cretino, che per alcuni è forse troppo cinica, crudele, superficiale e
sbruffona. Deve essere il pubblico a capire se gli fa più ridere che incazzare,
personalmente a me fa molto ridere, perché lo trovo troppo stralunato per
essere molesto, ma il giudizio finale è tutto vostro.
Un
appunto che mi hanno detto di fare: la storia non è collegata al video musicale
che si vede del "trailer musicale", che tutti hanno canticchiato al
cinema almeno da un mese a questa parte.
Tolo
Tolo è un film leggero e gradevole, una sorta di favola e per questo meno
"graffiante" del solito, più rivolto ai bambini. Niente di
rivoluzionario, forse non il film più travolgente di Zalone, ma un modo
simpatico e spensierato di passare un paio d'ore.
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