lunedì 22 aprile 2019

The prodigy - il figlio del male: la nostra recensione del nuovo Horror di Nicholas McCarthy




- Premessa: è difficile parlare di un film con questo titolo in questo periodo. Anche perché non è esattamente Bohemian Rhapsody né un film che celebri il mito del troppo presto scomparso, poco più di un mese fa, Keith Flint. Quindi, colgo l'occasione. Ciao Firestarter, hai dato voce alla mia rabbia adolescenziale e mi hai accompagnato nelle mie gare di Whipeout sulla vecchia play.


- vabbeh, partiamo.  Siamo nel classico "bambino pazzo movie". E da qui non ci muoviamo: i primi 4 minuti del film. Miles (il piccolo Jackson Robert Scott che abbiamo poco più di un anno fa visto interpretare il piccolo Jordie in It) ha la sfiga di venire al mondo nel momento in cui viene freddato a morte il serial killer Edward Scarka (Paul Fauteux). Secondo regole ultraterrene un po' a caso ispirate da film come Insidiuos di Wan, The eye 2 dei fratelli Pang, qualcosina di Omen e tanta Bambola assassina di Don Mancini, il piccolo Miles e il serial killer, per un problema interno di servizio (probabilmente di "formattazione incauta di un videogame/aggiornamento automatico Di sistema /sospensione del servizio di Telecom") si trovano a condividere lo stesso corpo, se non addirittura la stessa anima. Questo è successo, e di sicuro tutto questo non sarebbe accaduto nel 999999999999,9 % degli altri casi (tipo se nell'aldilà si usasse Linux o Apple, ma se lo dici al reparto burocrazia infernale poi ti prendono alternativamente per estremista nerd o,che è peggio, per fighetto, modaiolo, superficialone e alla fine il sistema informatico non te lo cambiano mai e sono ancora lì con Windows 95 plus). Certo ci sono teorie poco accreditate (illustrate dal film e dal forum di aldilàincompetente.org) per cui dietro a questo casino c'è una mezza ragione logica, ma i genitori di Miles prima o poi avranno a che fare con questo problema, perché sembra che dopo una certa età, dopo che il pupattolo tutto sommato ha finito la fase che va all'asilo, sia entrato di diritto nelle schiere dei " bambini maledetti" ( marchio registrato) alla "Maccaulay Culkin anni '90". Il nanerottolo inizia a parlare lingue strane, fa discorsi inquietanti, a volte pare che trasfiguri in volto e non c'è verso, suona orrendamente quel maledetto flauto dolce della cacchio di recita scolastica, a tutte le ore, sempre male, sempre svogliato, una vera rottura di pall... scusate forse questo ultimo aspetto non c'è nel film, ma di sicuro è un bambinetto e anche se non strettamente uno dei "bambini maledetti" (marchio registrato) prima o poi il flauto dolce lo tirerà fuori, e tu allora maledici tutta l'istituzione scolastica italiana, quel maestro menoso coi boccoli che ha fatto il conservatorio, la recita e le note, maledette pure loro, di quello schifo di Primavera del bastardo di Vivaldi, vomitate a calci nel culo tutto il giorno, con fastidio, sputate in quel brutto e sudicio pezzo di plastica chiamato flauto, da ogni nano di età scolare. Ma ora vi prometto che torno sul pezzo, giuro. Forse.
Segue, il resto del minutaggio del film, momenti vari in cui i genitori prima vanno dal neuropsicologo, poi devono capire come salvare il pargolo dalla "possessione", poi devono ragionare su chi affidarsi come "esperto" (esperto che probabile, per "liturgia" finirà morto ammazzato), infine dovranno fare i conti con la loro "responsabilità genitoriale". Nel mezzo dell'intreccio, il piccolo Miles zompetta nell'ombra e crea assurde strategie di morte e distruzione come la bambola assassina, dimostrando ne farlo una forza del tutto proporzionata a livello di bimbo, che non viene mai contenuta in alcun modo perché i genitori sono seguaci del metodo Montessori. Cioè, diciamolo già qui e chiaro, il film è abbastanza inquadrato nel genere. Però...


- Però è un film di genere di lusso: Nicholas McCarthy come regista è un nome da tenere sott'occhio (ottimo il segmento da lui diretto di Holidays, film horror a episodi di Blumhouse). Jeff Buhler come autore si sta facendo conoscere nell'underground di lusso (Abc of The death) e ha già una bella gatta da pelare (il remake di Pet Sematary, e tengo aperta parentesi perché c'è dell'interessante. Il nuovo adattamento di King fa già discutere per l'assenza del bambino - zombie in ragione di una sorellina più grande, e qui, in The prodigy, abbiamo quasi un bambino zombie comunque... chissà quale sceneggiatura è stata partorita prima e se dietro c'è una sorta di "compensazione "). Le musiche, che in un Horror fanno tanto, spesso tantissimo, sono di Joseph "Red demon" Bishara, che pure qui giganteggia. I produttori sono "sul pezzo", con a curriculum robette di lusso come Il Rito e L'esorcismo di Emily Rose. Andando poi all'essenziale, Taylor Schilling, da Orange is the new black, dimostra di gestire benissimo le atmosfere thriller-horror e il suo personaggio risulta davvero riuscito e sfaccettato. Peter Mooney è un bisteccone che per fare il ruolo del bisteccone va bene, il piccolo Jackson Robert Scott (e non capirò mai quale è il nome e quale il cognome) funziona, funziona bene e detto da me, che odio un po' "i nani", significa che mi ha davvero predisposto bene. Non un bambino attore americano medio che risulta sempre fintissimo in ogni faccetta, non un bambino attore americano mostro che dimostra tre volte la sua età anagrafica. Jackson, o Robert o Scott, o come cavolo si chiama, è un bambino quasi "autentico", non eccede in smorfie, dimostra un attaccamento interessante e ambiguo (come trama vuole ) con la "madre", sa mettere inquietudine con solo lo sguardo.



- Rimane il problema di fondo, è un film sui "nani": serve particolare convinzione ed empatita, per molti almeno, nell'accettare un film in cui la principale minaccia è un bimbetto. Certo è lo stesso discorso che si può applicare ai film di nani (Leprecauni o roba mistico - spaziale come  Critters, Gremlins, o i Folletti di nascosti nel buio ecc.) e bambole assassine varie (non Annabelle ovviamente), ore e ore di pellicola in cui i personaggi scappano via urlando da dei puffi, quando gli basterebbe affrontarli a calci e scaraventarli via come palloni. Ma quando il "mosto è un bambino" entriamo davvero in un territorio sacro, perché il bambino di fatto non è mai mostro e anche solo ipotizzare di sedarlo, pure in un contesto di finzione, pure in qualsiasi forma finta e assolutamente non violenta (l'alternativa non è nemmeno "pensabile"), è comunque un comportamento censurabile all'istante con querele sonanti. Perché questi film funzionino, serve che gli attori siano genitori credibili e trasmettano al massimo l'amore per il figlio, la difficoltà di accudimento, la speranza di aiuto, la disperazione di una situazione senza uscita (spesso metafora di una malattia). A The prodigy questo riesce con abbastanza naturalezza, per me riusciamo a "partecipare ai loro sentimenti", ma rimane il fatto che per qualcuno l'immagine del bambino "inarrestabile per troppo amore", croce e delizia di progetti come The Omen, possa non piacere. Soprattutto per chi non è genitore e guarda gli horror con i parametri dei videogame (che è sempre un approccio sbagliato). In sintesi, se non sopportate gli horror con bambini protagonisti, questo non è il film che vi farà cambiare idea.
-Finale: The prodigy non punta a stupire quasi mai, ma risulta fatto con cura sotto ogni voce, si segue con interesse, regala un paio di momenti davvero inquietanti. Un pacchetto completo, un regalo per tutti gli amanti del genere, con tanto di fiocco rosso sangue come decorazione. Per i non addetti ai lavori, un film godibilissimo, che sa farsi apprezzare anche sul lato più squisitamente tecnico-scenografico
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