giovedì 25 aprile 2019

Shazam!: la nostra recensione del nuovo film DC Comics!




C'è un mago misterioso (Djimon Hounsu), con un magico bastone, all'interno di una grotta magica. Sembra appaia solo ai bambini con il cuore puro, trasportandolo dalla realtà in una magica dimensione avvolta da nebbie magiche misteriose. Li sfida, li mette alla prova facendoli tentare dai sette peccati capitali, cercando tra loro il bambino con il cuore più puro, quello che diventerà il suo campione ed erediterà i suoi poteri. Alla fine la prova non la passa nessuno, il mago respinge tutti e i bambini hanno davanti a loro anni di incubi, terapia psicologica e farmacologica. Peggio di Freddy Krueger, il mago crea piccoli disagiati. Forse bisogna partire "già abbastanza disagiati" per affrontare la prova magica. Forse serve trovare qualcuno che ha già sofferto, perché riesca a superare la prova. Il piccolo Billy Batson (Asher Angel) forse è abbastanza "sfigato" da farcela. Perde, piccolissimo, la  madre mentre è con lei al tiro a segno di un luna park, passa la vita da una famiglia adottiva all'altra e ora, all'ennesimo bravata per cercare dove è finita chi lo ha messa al mondo, finisce a Philadelphia, la città di Rocky, in una casa famiglia. Mentre Billy cerca di integrarsi nella nuova scuola e nella nuova casa, che sembra per una volta un posto caldo e accogliente grazie alla coppia che la gestisce (Marta Milans e Cooper Andrews) e ai sei bambini con cui la condivide, il mago appare anche a lui. Lo sceglie, e Billy si trasforma subito, dopo aver pronunciato la parola "Shazam!", in un adulto palestrato con un costume francamente ridicolo (Zachary Levi),  il "campione" del mago, con la forza di Ercole, il coraggio di Achille, i fulmini di Zeus, la velocità di Ermes ecc. ecc. Ma come può gestire un bambino il corpo e i poteri di quello che appare a tutti gli effetti un supereroe adulto? E quali poteri possiederà? Grazie a Freddy (non Krueger, ma il suo nuovo compagno di stanza nella casa famiglia, interpretato da Jack Dylan Grazer), fanatico dei supereroi e subito improvvisatosi suo "manager", Billy cercherà di gestire poteri e fama, a partire dalla ricerca di un "nome fico", fino alla pubblicazione su YouTube delle sue performance. Qualcuno però è alla ricerca dei poteri e della magia di Billy. Qualcuno che conosce molto bene la caverna magica, perché ci è già stato da piccolo (Mark Strong).


Arriva finalmente al cinema Captain Marvel. Certo, non è un refuso ve lo assicuro, perché il nome storico del supereroe in cui si trasforma Billy Batson, nato fumettistiacamente nel 1939, nato da penna e matite di artisti di culto C.C.Beck e Bill Parker, è proprio "Captain Marvel", solo che poi la Marvel di Stan Lee (quella nata come etichetta nel 1961, mentre prima si chiamava Timely Publications) ha pensato che quel "Marvel" facesse in effetti confusione e, battaglie legali dopo, si è "appropriata del nome", per altro ora usandolo per un personaggio che fino all'altro ieri si chiamava Miss Marvel (che è appunto poi il Captain Marvel ora al cinema). Insomma, alla fine sono arrivati 2 Captain Marvel nelle sale, più o meno nello stesso periodo e da case di distribuzione diverse, un po' come ai tempi di Vulcano e Dante's Peek, Antz e A bugs life o Hercules: il guerriero ed Hercules: l'inizio, Biancaneve e Biancaneve e il cacciatore, la, scampata, recente "combo" Il libro della Giungla e Mowgli. Ce ne sarebbero altri milioni di questi casi, ma ve li risparmio, sta di fatto che, chiamiamolo  Captain Marvel o Shazam, il personaggio richiamava la "meraviglia", il "magico". Un magico avvolgente e ingenuo quanto Babbo Natale, citato fin dai colori (e in un certo senso personaggio ricorrente nella pellicola), così caratteristici quando "impossibili", kitch e arretrati quanto classici ed eleganti, del costume del nostro supereroe. Fuori dal tempo, come se il prossimo film di Batman si tornasse ad usare il costume di Adam West, eppure funziona, come la corporatura forzosamente resa da "maciste", come le decorazioni in oro di stivali e cintura, come la mantellina avorio e il fulmine sul petto che si illumina di luce propria come un giocattolo. Complice una scelta dei materiali, scenografia e fotografia molto curata, lo Shazam cinematografico "fa come respirare" molte delle pose classiche e plastiche di alcuni dei disegni  più riusciti sul personaggio, le tavole di Alex Ross. Questo pupazzone rosso, avorio e oro, questo ingenuo giocattolone antropomorfo, che gioca scorretto tra celebrazione e parodia supereroistica, è quindi perfetto, come babbo natale, per una storia sui più forti "messaggi natalizi": l'accoglienza e la solidarietà, il saper accogliere i bambini, il cercare di costruire o ricostruire una famiglia. Poteva sulla carta essere un compito stucchevole e dolciastro, ma la sceneggiatura si dimostra invece sul punito solida, stimolante, per nulla patetica. Ed è qui che il film vince davvero, anche perché di creare pupazzoni che volano ormai sono capaci tutti (sebbene la voce effetti speciali qui non sia davvero niente male). Con facilità ci appassioniamo alla storia di Billy, Freddy e tutti i bambini della casa famiglia e temiamo per loro alla comparsa del personaggio di Mark Strong, un cattivo davvero imponente, implacabile, crudele senza mezze misure, stemperato solo in parte dai diavoli sghembi, disegnati un po' alla Mignola, che si porta dietro. E Billy, nonostante con la trasformazione abbia l'aspetto di un indistruttibile e sornione Levy palestrato digitalmente, in modo quasi caricaturale, è un bambino. Si avverte l'ingiustizia di questo adulto crudele  che se la prende con un bambino quanto fa tenerezza vedere il modo in cui il piccolo Billy cerca di fare "azioni eroiche" senza avere una chiara idea sul da farsi (dalla "ricarica dei cellulari" all'utilizzo, per lui salvifico, di un materasso per attutire la caduta di un autobus che sta precipitando dal ponte). Il rapporto tra Billy e Freddy diventa subito molto simile a quello tra Tom Hanks e Jared Rushton in Big di Penny Marshall (che tanto doveva alla fonte "non accreditata, Da Grande, con Renato Pozzetto), c'è pure una scena che richiama lo storico tappeto a pianoforte, c'è il luna park e stregone Shazam originale un po' assomiglia per fascino e mistero al vado vecchio Zoltar. La piccola Faithe Herman interpreta una Darla dolcissima. Non è difficile voler bene a questa pellicola e c'è davvero da applaudire David.F. Sandberg per il modo in cui è passato da bravissimo regista Horror (Lights out, Annabelle 2: Creation) a bravo e sensibile regista di questo supehero-movie carico di buoni sentimenti. Shazam! scorre via che è un piacere per tutti i suoi 130 e rotti minuti. La parte "drammatica" della storia è davvero molto buona, il baby-superhero-buddy-movie alla Big funziona, gli effetti, le scenografie è la cornice di Philadelphia convincono. Il possente e ridicolissimo Shazam ha saputo con questa pellicola trovate il suo posto al sole nel DC Comics Cinematic Universe e già si parla concretamente di Sequel e della presenza di The Rock come Black Adam (una specie di "Vegeta", per capirci tra i non addetti ai lavori). La pellicola appena può ce la mette tutta a infarcire la scena di piccoli riferimenti agli altri supereroi DC, il gioco al rimando è molto divertente e gustoso. In attesa del prossimo Joker, vi invito senza remore alla visione di Shazam! in sala. Per tornare un po' bambini non c'è niente di meglio.  
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