Basile
ha scritto tante favole da riempire un libro gigantesco, Garrone ne sceglie tre
(La regina, La pulce e La vecchia scorticata) e con una produzione molto
sontuosa intreccia al cinema Il racconto dei racconti. Un cast
internazionale che annovera Salma Hayek, John C. Reilly, Toby Jones, Vincent
Cassel ma anche i nostri (bravissimi) Massimo Ceccherini e Alba Rohrwacher.
Una scenografia sontuosa sospesa tra fiaba e realtà che utilizza le nostre
regge e i nostri castelli italiani, incastonati in una cornice ambientale
lussureggiante e perfetta per un contesto fantasy, costumi bellissimi e un
senso di cinema che strizza un occhio e anche due alla pittura, ricercando e
trovando toni caravaggeschi. Basile è favola, ma favola nerissima, horror
quanto proprio splatter e Garrone la preserva, non la imbelletta come farebbe
la Disney, ne preserva sgradevolezza quanto sanguigna verità. Vengono messe in
scena ossessioni e paure, sconfitta, inganno e morte. Il coraggio viene quasi sempre sconfitto, l'allegria dei giullari di corte è percepita solo come
una parentesi fugace dai dolori della vita, c'è una critica, sempre
attualissima, forte è importante all'uso e abuso dell'etichetta, all'enfasi di
rispettare la parola data pure quando la si è data per errore. Non sono favole
per la buonanotte quanto un monito a come tutti i castelli di carta costruiti
sull'ipocrisia prima o poi siano destinati a cadere. Abbiamo bisogno di questo
cinema che ibrida il fantasy al dark fantasy perché è roba che ci scorre nelle
vene da tempo, quanto lo spaghetti western. Ho ancora in testa il Brancaleone
di Gassman che duella in armatura contro la morte, il fortunadrago e il gigante
di roccia di Rambaldi, i giullari viandanti di The Barbarian Brothers di
Ruggero Deodato, le vecchiette inquietanti de Il nascondiglio di Pupi Avati, i
vampiri di Fracchia contro Dracula di Parenti, il Soldato di ventura di
Carlo Pedersoli, ma anche il Pinocchio di Benigni o la serie TV di Fantaghirò di Bava che ogni Natale ripropongono in TV. Abbiamo autori, attori, animatori,
sartorie, scenografi e direttori della fotografia che ci rubano continuamente
dall'estero. Perché per una volta non ci teniamo noi questi artisti evitando la
fuga di cervelli? Il racconto dei racconti è la dimostrazione che il talento visivo
e narrativo ce lo abbiamo, ma è ancora difficile puntarci sopra. Io stesso non
l'ho visto al cinema ma solo ora, tirandolo fuori a Natale come si usa vedere
Fantaghirò, perché mi sono fatto molto condizionare dalle infinite critiche
piovute in rete sul film. E dire che so che esiste da quando ho visto il primo
trailer al cinema prima di Avengers: age of Ultron! È un film che è stato
giudicato poco coraggioso, troppo manierista per un regista pop come Garrone,
troppo esterofilo, troppo un Trono di Spade wannabe. E oggi vorrei prendermi a
schiaffi per non aver supportato questo film come avrebbe meritato. Perché non
è banale, non è mediocre, non è moscio come in molti, troppi, mi avevano
raccontato. È un film invece vitale e crudele, sensuale e repellente,
infiocchettato e spartano. Meravigliosamente contraddittorio e affascinante
come la materia che tratta. Imperfetto ma per questo per nulla brutto, carico
di immagini sospese tra sogno ed incubo che ti si tatuano nel cervello. E ne
voglio ancora di queste favole tratte dal librone di Basile. Sogno film
ispirati a Basile di Marco Segato, di Lorenzo Bianchini, di Federico
Zampaglione, di Raffaele Picchio, di Gabriele Mainetti, di Edoardo De Angelis.
Sono storie che abbiamo solo noi e che conoscono in pochi, è una miniera
infinita. Basta produrre commedie borghesucce e tristi con Fabio Volo, una
pianta grassa e Ambra Angiolini che discutono della crisi della coppia moderna!
Abbiamo un passato di pistoleri, streghe e cavalieri di ventura che non vede
l'ora di tornare. Però se non aiutiamo queste pellicole e questi artisti
finiremo, come adesso, a guardare la maratona di Fantaghirò su Italia 2.
Guardate Il racconto dei racconti e, se vi piace, consigliatelo agli amici.
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