Da
qualche parte nel mare c'è un'isola da sogno popolata da super passere. Le Milf
Connie Nielsen e Robin Wright, qui con i nomi greci altisonanti e i sandali di
Ippolita e Antiope, sono al comando di questa torma di
stratosferico gnoccume al secolo noto come Amazzoni. Combattenti all'arma
bianca letali, poliglotte professioniste e amanti delle cultura e delle arti in
genere, le mega patate passano il loro tempi felici ad allenarsi con arco e
frecce, spade e giavellotti aspettando l'occasione giusta per spaccare culi in
nome della pace e del bene. Gli uomini ovviamente non ci stanno sull'isola e
nessuna delle iper-papere se ne preoccupa, perché questo è il plot di un
fumetto DC Comics sessualmente pulito e non allusivo che secondo documenti
ufficiali forniti dalla stessa regista Patty Jenkins va fortissimo tra i
bambini dell'asilo.
Tra
tante sventole c'è la piccola Diana, la principessina, figlia della regina
Connie Nielsen e di qualcuno di misterioso ma "per la stampa locale
ufficiale" nata in un modo filosofico/artistico meno verosimile che la
storia del campo di cavoli. La piccola Diana è un cessetto... ma da
grande diventa Gal Gadot!! Quindi bambine, siate fiduciose e fate tanta palestra,
si sboccia anche da più grandicelle... questo è un po' il senso di questo
Wonder Woman! Forse... Ad ogni modo l'isola è fuori dal mondo, coperta da
questa barriera magica che la rende invisibile, perché si teme che la trovi
Ares, il dio della guerra, e vada a rubare il più grande tesoro del luogo, una
spada in grado di ammazzare un dio. Poi un giorno, sbam!! Cade nei pressi
dell'isola, insieme ad un aereo, Chris Pine, che più passa il tempo più sta
assumendo i tratti (e speriamo la bravura) del compianto Philip Seymour
Hoffman. Lo segue di li a poco un piccolo drappello di proto-nazisti incazzati.
Amazoni superskillate con lance e frecce si scontano con crucchi armati di
mitragliatori e vanno a scatafascio come gli indiani contro i cowboy, anche se
alla fine la vincono. E allora Diana si fa le domande pesanti. "Ma se
siamo amazzoni che combattono per il bene del mondo, che ci stiamo a fare
sull'isolotto invisibile, ora che a tre metri da qui ci sta la prima guerra
mondiale?". Oppure: "Vuoi vedere poi che Ares è sicuramente dietro
la prima guerra mondiale?" Ma soprattutto: "Ok che questo film
è piaciuto di brutto alle scuole materne... ma la prospettiva di vedere un
mondo pieno di uomini ci fa proprio così schifo?". Così Diana parte con il
bel pilota e una mezz'ora dopo è già a camminare allo scoperto delle trincee
crucche al rallenty, come una modella di Victoria Secrets. E sarà girl power
alla massima potenza, con crucchi che cadranno come pupazzi mentre la dea mora
schiverà proiettili, lancerà il suo lazzo magico scova - balle e si proteggerà
dalle mitragliatrici con il suo scudo quanto Leonida parava frecce in 300.
Troverà Ares? Copulerà con Chris Pine in un film la cui audience privilegiata
sono i bambini di un asilo? Ma, soprattutto, questo film riuscirà a rimettere
in carreggiata l'universo cinematografico DC dopo i "bah" e
"meh" dei film precedenti?
- Vabbeh, è andata: ok, trattasi di filmetto, ma per lo meno di filmetto onesto,
chiaro nello svolgimento, con le battute al posto giusto e con una non
disprezzabile buona amalgama tra i protagonisti. L'azione nemmeno ci prova ad
essere realistica, al punto che tra rallenty e azioni fuori da ogni legge
gravitazionale pare a volte di trovarsi tra i manichini digitali di Matrix
Reloaded, ma se si chiude un occhio ci si diverte e questo infine è quello che
conta. Finalmente poi, in oltre dieci anni di "rinascimento
cine-fumnettistico", abbiamo un motivetto che rende riconoscibilissima la
nostra eroina, un "ta na na naaaaaa, na! Ta na na naaaa, na!" che ti entra
nel cervello e ti gasa a dovere. Pare infine cadere il tabù della realizzazione
di un blockbuster su una eroina donna protagonista, forte e sfaccettata.
Peccato per l'erotismo di Gal Gadot, sacrificato davvero all'osso, e per un
cattivo che: a) si sgama subito; b) non è per nulla incisivo. Ma tutto il resto
funziona, e così bene che vederlo una seconda volta non pare affatto una brutta
idea. Brava la Godot, bravo Pine, c'è pure il sempre simpaticissimo Ewen "Spud" Bremner che anche qui diviene subito il cuore del film. Molto bello
e molto interessante il personaggio di Elena Anaya, perfetto Danny Huston in un
ruolo quantomai gigione, peccato che la Wright e la Nielsen abbiamo un tempo su
schermo troppo risicato. David Thewlis invece appare un po' sperduto. La DC
comics continua a portare al cinema la sua idea di cinecomics come personale
cosmogonia dell'America di oggi. La solennità dell'operazione viene qui
stemperata un po' da una serie di battute davvero gradevoli è da una scelta di
registro più leggera dei plumbei Man of Steel e Batman v Superman. Lo
spettacolo ne guadagna sicuramente, il divertimento c'è, ma si ha la sensazione
costante che manchi qualcosa, la zampata che rende grande un film più che
dignitoso.
Wonder Woman non morde, forse più per limiti auto-imposti dal
progetto stesso che per altro. Per contrasto, e non è una brutta cosa, quando
l'invincibilità assoluta della amazzone, così come la sua totale sicurezza, si
scontrano con la realtà delle vittime innocenti di una guerra tanto inutile e
crudele quanto fu la 15-18, sentiamo davvero il calore e la disperazione di
questa divinità buona, incapace di salvare i deboli che vorrebbe difendere. E
qui il film riesce davvero a dire qualcosa di nuovo e interessante nei
cinecomics. Un bel tocco di classe, frutto della sensibilità di una regista
accorta e sensibile come la Jenkins. Insomma: troppo standard e laccato per
essere un masterpeace, poco incisivo per essere memorabile, ma tutto sommato un
bel filmetto, come lo era il primo Captain America (che però aveva un cattivo
più bello). Avanti così, che va bene.
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Non mi è affatto dispiaciuto. Spero in bene per il futuro cinematografico della DC.
RispondiEliminaNoi siamo fan di tutti i film di supereroi fatti come dio comanda1
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