mercoledì 7 giugno 2017

King Arthur - il potere della spada - la nostra recensione




E se re Artù fosse stato un gangsta londinese come gli eroi di Lock'n'Stock o Snatch? Col cappottone, lo slang, i piccoli traffici di roba illegale e amici come Kung Fu John? E se il cattivo fosse al potere e i suoi soldati in armatura sembrassero dei "bobbies" con manganello? Parte così, dalla mente di Guy Ritchie, l'idea del suburbano Arthur di Londium. Salvato come Superman dalla strage dei Pendragon (spettacolare, per quanto breve, la parte del padre di Arthur, interpretati da Eric Bana), portato dalle acque in fasce come Mosé, nella zona portuale più povera di Londra. Allevato ruspante da meretrici e criminali (in un montaggio veloce che ne ripercorre la "crescita", stupendo, ormai tra mille acrobazie di camera, rallenty e pose plastiche il marchio di fabbrica di Ritchie), a suon di botte, fino a che si è fatto grosso e massiccio (Charlie Hunnam) e ha iniziato pure lui a chiedere mazzette. Fino  a che non viene messo davanti al destino, nella forma di una spada nella roccia da estrarre. E se Londium brulica e ha il sapore di fish'n'chips, se è abitata da tizi leggendari come "grasso d'oca", John "la carogna" e Jack "L'occhio" (da non confondere con Kung Fu Jack... un maestro d'arti marziali fighissimo, con il dojo in piena Londium) è solo alla lontana ricorda gli intrighi di palazzo di Games of Thrones, l'epica, la magia vera di Excalibur, Dame del Lago, demoni infernali e fortezze giganti semoventi c'è tutta, come ai gloriosi tempi di Boorman, come nelle opere più evocative di Frazetta. Fuori dalle stradine labirintiche di Londium veniamo catapultati in castelli medioevali, sotterranei e arene spazio-temporali pullulanti di creature spaventose e fighissime allo stesso tempo, sogni bagnati di chi ha ancora a casa alcuni album di Heavy Metal. E poi c'è lei, la Spada. Si impugna con due mani e subito gli occhi emanano fulmini azzurri, il mondo va al rallentatore e ogni fendente butta indietro nell'aria a svariati metri gli incauti avversari di Arthur. Vorrei già da ora un combattimento tra il Sauron con mazza ferrata del prologo del Signore degli Anelli contro questo Arthur. Sarebbe da panico. 


Guy Ritchie conosce i tempi giusti, conosce il montaggio più frenetico, conosce bene la grammatica delle scene d'azione e ci soffia dentro tutta l'adrenalina di cui dispone grazie anche a un impianto sonoro potente, moderno. Questo è un po' l'effetto che fa l'introduzione della pellicola e il secondo tempo di King Arthur: una bomba per nostalgici cultori dell'heroic metal e per chi ama il fantasy dai tempi di Dungeons & Dragons. Poi però c'è il primo tempo, quello su cui forse il regista puntava di più, quello della Londium dei traffichini e trafficanti che omaggiava le sue prime pellicole. Se il secondo tempo è lento ed epico, il primo è veloce, troppo veloce, troppi personaggi, troppi dialoghi, troppe cose da fare spiegate nei soliti slang criptici per i "non addetti ai lavori" (ma che gli addetti ai lavori amano). Il risultato è una pellicola che a prima botta non è stata capita, che ha grondato sangue ai box Office americani vuoi anche per la brutale concorrenza di questo periodo, tra amazzoni, pirati e alieni. E ovviamente anche se andrà bene nel resto del mondo non conta, i pianificati cinque o sei film di questa nuova ritenuta arthuriana di Ritchie sono già in stato avanzato di cancellazione. Avremmo avuto film stand alone su Merlino, su Lancilloto, film più corali stile Avengers contro Morgana, film sul Graal, ma il capitolo uno pare aver deluso troppo i producers. Ma in fondo chissene frega, questo è il film più bello di Guy Ritchie da un sacco di tempo e se amate il fantasy dovete vederlo, magari al cinema, su uno schermo gigante. Molto interessante e divertito Jude Law nel ruolo dell'antagonista principale, Vortigern, crudele fino al midollo, Hunnam, dopo Pacific Rim e Sons of Anarchy è un volto da tenere sempre più d'occhio. Non è un film perfetto e forse si perde un po' nella classica ma sempre più trita, in epoca di cinecomics, fase di accettazione che "da un grande potere derivano grandi responsabilità". Ma rimane un film pieno di classe e davvero figo da vedere. Talk0

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