Una magione orrenda, claustrofobia, spettrale. Ad amplificare
l'orrore pare di trovarci davanti alla casa infestata dell'incipit del nuovo
Ghostbusters "quote rosa". Solo a citarlo mi viene già la pelle
d'oca. Al suo interno si è svolta una elaborata e cruenta strage familiare così
incasinata che per numero di armi, vittime e location pare una partita di
Cluedo. Remington House è così diventata una delle case maledette di maggiore
richiamo turistico. Tutto è stato conservato al suo interno come nel giorno della
strage, con tanto di riproduzione del candelabro insanguinato sulla
veranda in cui è stato ucciso il colonnello Mustard. Ci sono i poster, le
magliette, le cartoline e le guide accreditate, con la giusta teatralità de
caso, riproducono davanti a visitatori biglietto muniti, con voci spettrali e
giochi di luci, i momenti salienti del massacro. Quale posto più bello per fare
delle foto ricordo da inviare a Natale agli amici più cari? Tuttavia il business
del "famoso e cruentemente estinto" non tira più come un tempo,
si vede che siamo in Inghilterra e non in Italia. Il lavoro è poco e la
concorrenza tra i dipendenti della casa maledetta davvero spietata. Una delle
due guide vede vacillare il posto fisso e in clima di spending review c'è poco
da ridere, anche perché la guida rivale è più brava, più teatrale, più
simpatica. Ma un colpo di fortuna potrebbe cambiare le carte in tavola. Un
imberbe e ancora non ex alcolizzato e vegano Dylan Dog, ancora con la divisa da
poliziotto, viene scovato tra le foto storiche di Remington House. Lui c'era
nel giorno della strage e potrebbe fornire dei dettagli nuovi sull'accaduto.
Così la guida astuta, che naturalmente è un figone da paura, va a bussare al 7
di Craven Road e con qualche sotterfugio convince il nostro eroe a ripercorrere
un doloroso amarcord. Ma appena Dylan arriva nella casa del Cluedo qualcosa di
brutto e ancestrale si risveglia e pretende che la recita giornaliera sulla
ricostruzione di quei fatti di sangue annoveri anche lui tra i suoi
protagonisti.
Paola Barbato "ci sta andando in fissa" con le case misteriose. Tra
le case possessive e nostalgiche (simili alle macchinine abbandonate della
Route 66 di Cars della Pixar) del numero 347 della collana, Gli Abbandonati, e
le case cemento-organiche della Luino post-umana di Ut (prima o poi dovrebbe
uscire un post in merito), la nostra amatissima Paola, un po' come Paola
Marella, ci parla anche qui di come in tempi di crisi il mercato del mattone si
faccia sempre più bizzarro. La casa diventa di nuovo la protagonista, in una
ricetta che qui profuma di classicismo Hammer, miscelato con suggestioni del
Craven ultima maniera, impastato con le "rancorose" fragranze
orientali vicine alla cucina di Takashi Shimizu. Ciliegina sulla torta una
meravigliosa dose extra/size di splatter anni 70-80, amabilmente "di
marca", amabilmente "analogico" (fosse un film, non ci sarebbe
computer grafica ma dei bei pupazzoni sanguinolenti uniti dal classico corredo
di arti mozzati in pieno stile Tom Savini). L'orrore scaturito si fa ingranaggio
crudele programmato per ripetersi all'infinito. La storia della Barbato
riecheggia, per stigmatizzarle, le brutte pagine del turismo necrofilo. Ci fa
immaginare con un mcguffin paranormale come tutta la bramosia oggi imperante
per i fatti di sangue possa in qualche modo trasformarsi, facilmente, in un
culto dell'osceno. Un trascendente deforme glorificato dalle mille pagine dei
quotidiani e dei social che un giorno potrebbe venire a "chiederci il
conto". La Barbato intercetta bene questo "spirito" per un numero
che parte quasi come un'innocua partita di Cluedo, si trasforma in una
tragicomica pantomima alla High Spirits e diviene infine una bella orgia di
sangue stile Gli Invasati con quel tocco anarcoide ed esagerato delle
sopra-citate trovate splatter di fine settanta. La storia è carina, fila dritta
fino alla fine senza troppi colpi di scena, è divertente e dotata di un buon
ritmo. E' chiaramente scritta al servizio dei disegni, che fanno la parte da
leone, ma forse l'equilibrio poteva essere migliore. L'azione è concitata, pure
troppo, e in fondo travolge tutto al punto che tre minuti dopo la fine della
lettura già si dimenticano completamente i personaggi del racconto, un po' come
fossero figurine interscambiabili. Ed è un peccato perché non sfrutta bene la
possibilità di parlarci del "giovane Dylan", quello scontroso e
scostante che abbiamo per la prima volta potuto "incontrare" nel
celebre primo crossover con Martin Mystere e che rimane ancora inedito e
interessante. Chissà che prima o poi la Bonelli affronti direttamente
l'argomento, un po' come sta facendo ora per Nathan Never, presentandoci magari
accanto alla collana Old Boy una Young Boy. Fatecelo vedere più rabbioso
e meno maestrino, il nostro Dylan. Fatecelo vedere quando l'alcol per lui era
diventato un vero problema, aspetto che ci viene detto da anni e anni al punto
che deve essere qualcosa di "potente" e può far riflettere anche quel
pubblico giovane che la casa editrice negli ultimi tempi cerca sempre più di
intercettare. Ad ogni modo la storia fila ed è molto, ma molto gradevole alla
vista, grazie al meraviglioso lavoro di Gerasi. Questo giovane disegnatore (dico "giovane" in quanto mi è quasi coetaneo) qualcuno della vecchia
guardia lo ricorderà anche su Lazarus Ledd. Mi era capitato per mano in
tempi più recenti (forse tre anni fa) una volta pure un fumetto di Carlo
Lucarelli disegnato da lui, e lì il suo stile era già molto buono. Come su
questo numero 360, possedeva una ricca e complessa gestione della tavola,
carica e "sovraccarica" di personaggi e dettagli di scenografia,
ultra definiti e particolareggiati, una tavola tuttavia sempre limpida, esatta
nella rappresentazione, intellegibile. Mi ricordo poi ovviamente anche il suo
lavoro su L'ultima trincea, della collana Le Storie, che abbiamo trattato anche
su questo blog. Veniva confermato il suo talento grafico e si palesava
ulteriormente un'ottima predisposizione nella costruzione di scene action e
orrorifiche. E per Remington House Gerasi crea dei momenti splatter-horror
davvero d'impatto, facendo qualcosa di davvero favoloso per la
caratterizzazione delle star incontrastate di questo numero, i
"posseduti" . I loro corpi esteriori sono costumi di carne sgraziati
e mutilati dal cui interno (e in genere da ogni cavità aperta) si muove,
variando di dimensione ma in connubio con l'organismo, il fantasma che li
comanda. L'effetto è molto "carnalmente Cronenberghiano", mi vengono
in mente soluzioni visive di Videodrome, Inseparabili e la Mosca. Ricorda anche
il Freddy Kruger di Nightmare 2 che cerca di uscire dalla pancia del
protagonista allungandola come una gomma, ricorda un po' l'Edgard-Abito del
primo Men in Black. Ma soprattutto cita a piena mani Society di Brian Yuzna, con le sue costruzioni sensuali e repellenti di carni aggrovigliate.
Quando scopro spulciando in rete, in un'intervista rilasciata a Lucca, che
Gerasi ha pure scritto un racconto breve per Horrorama, una collana antologica
proprio di Yuzna, il cerchio in qualche modo si chiude. Questi posseduti sono
favolosi e se amate il filone più splatter e organico dell'horror dovete
vederli e vederli in azione. Forse l'ho già detto sei volte, ma sono davvero
spettacolari. Un plauso alla Barbato che ha lasciato a Gerasi tutti gli spazi
possibili per espandere i suoi disegni.
In sintesi. Una storia che ha una costruzione di base interessate e uno
svolgimento molto action (pre troppo) che permette a Gerasi di diventare con i
suoi disegni mattatore assoluto del numero. Dateci ancora Gerasi su questa
collana se potete, è il disegnatore giusto per Dylan Dog. Recchioni
nell'introduzione dell'albo ci dice che a fine settembre uscirà un numero molto
importate per la testata per festeggiare il trentennale. Sono per l'occasioni
previste molte interessanti iniziative, anche legate a Radio 24, compreso un
incontro a Milano presso il cinema Odeon (il 26, dalle 18 alle 24 pare) ricco
di autori e proiezioni. E, incredibilmente, per accedere in sala dovrete solo
avere con voi una copia di questo numero 360. Nessun biglietto. Se non ci va
tutto il pianeta terra e riusciamo a combinare gli impegni, magari ci trovate
anche me è il mio socio.
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Gerasi splendido, Barbato sempre positiva anche su storie semplici ed "action" come questa :)
RispondiEliminaVero! un numero gradevole, non pretenzioso e bello sanguigno :)
EliminaVi è sfuggita la meta-lettura e non avete collegato questa storia con quella del numero 347. Per rimediare, leggete con attenzione la nostra... http://comixarchive.blogspot.it/2016/09/dylan-dog-n-360-mega-recensione-gente.html
RispondiEliminagrazie, ho letto il vostro post. la meta-lettura e i collegamenti con il numero 347 che esponete offrono in effetti una prospettiva differente dei racconti, più cupa. rimango dell'idea che nella composizione delle due storie, che ho trovato "leggere", la Barbato abbia compiuto piuttosto un re-frash degli horror-soft tradizionali, con spunti cinematografici come Tremors (nel 347) o de "gli Invasati" (questo 360) prendendo suggestioni dal j-horror di Takashi Shimizu (dove il male si impossessa dei luoghi come "rancore"e costringe le persone che si avvicinano a riviverlo sequenzialmente) e spruzzando sui personaggi un'ironia alla Ti West (c'è qualcosa di Innkeapers nel modo di comportarsi dei personaggi del 360 nei confronti del paranormale). ma ovviamente questa è solo la mia opinione, ci possono essere suggestioni diverse e ogni opinione diversa rende la lettura più stimolante :)
EliminaPer "rimediare"? Va beh la prendo sul ridere...
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