6: volume 7: Vulcano 7
20 ottobre 1953. Il modulo Vulcano 7 porta i primi
astronauti sulla luna. Ma l'entusiasmo si trasforma presto in disperazione
quando il capitano Duncan Dredd compie in diretta mondiale il primo
omicidio-suicido non su suolo terrestre della storia dell'umanità. Ma come è
capitato? Lui che salutava sempre, era timido e riservato, che conoscevo la zia
ed era tanto una brava persona? Sta di fatto che l'astronauta o per lo meno il
suo "fantasma" in qualche modo è tornato e sta
distribuendo cadaveri a destra e manca tra i suoi conoscenti e gli addetti del
programma spaziale. E quando c'è un serial killer in giro l'inquilino di
"orologio rotto" al 7 è pronto a entrare in azione.
Chiaverotti gioca con la fantascienza dark (questo è il genere omaggiato in questo numero) sullo stile di Astronaut
Housewife per costruire un thriller dai risvolti soprannaturali tesissimo,
avvincente e geniale nello sviluppo. Uno dei numeri migliori della collana. C'è
alla base un giallo da risolvere, c'è forse un complotto politico, ci sono da
esplorare le complesse relazioni familiari e lavorative della apparente rosea e
dorata vita di una persona di successo. E Anche i ricchi piangono,
come recitava il titolo di uno sceneggiato di fine anni '70, anche e soprattutto
per oggetti di poco conto, ma autografati, che vengono rotti durante una zuffa. Morgan indossa di nuovo la giacca nera con camicia rossa di Dylan Dog, che
gli sta benissimo, e va a caccia di fantasmi. Il finale è molto interessante. I
disegni di Andrea Fattori sono bellissimi, il fantasma di Dredd mette davvero i
brividi nei suoi contorni "spiritici", le tavole che ricercano gli
effetti più orrorifici sono di grande impatto. Davvero un gioiello.
Vorrei dirvi qualcosa di più, ma questo numero è
davvero una sorpresa continua e non voglio in alcun modo rovinarvelo.
7: volume 8: Per morte e per amore
Todd Almaric è uno spietato assassino carismatico
stile Manson. Si professa giustiziere dei lascivi costumi della società odierna
e ha per obiettivo primario la distruzione della classica "famiglia felice
delle pubblicità", nucleo familiare dopo nucleo familiare. Morgan lo scova
e lo affronta nel modo più pazzesco immaginabile. Lo porta in tribunale ed è lì
che la storia si trasforma quasi in un dramma giudiziario con tanto di circo
mediatico. Il mostro nella sua lucida pazzia ha fascino e qualcuno sta
continuando la catena di omicidi che lui ha dovuto interrompere prematuramente.
Fin dalla prima pagina, fin dalla copertina, sappiamo che "Old
Sparky" per la prima volta nella storia sarà accompagnata da un'altra sedia
elettrica per una doppia esecuzione. Chi occuperà la sedia accanto a Todd
Almaric?
"Una storia di morte, eppure anche una storia
d'amore. Maledetto, folle e distruttivo, ma pur sempre amore". Parole di
Chiaverotti, non mie. Si può amare un assassino come Todd Almaric, una bestia
spietata che uccide a sangue freddo con la sua mannaia chiunque gli capiti a
tiro? Si possono trovare dietro ai suoi occhi rabbiosi sentimenti come la
compassione, l'empatia e la tenerezza? Si può arrivare al punto di
giocarsi la vita pur di difenderlo? Si può accettare che la sedia elettrica
frigga anche solo un essere umano orribile come Almaric? Chiaverotti vorrebbe
"sperare" che anche dietro al più mostruoso dei mostri ci sia un
cuore e tiene questa linea emotiva forte per tutto il racconto. Il suo Almaric è decisamente un mostro crudele che vediamo squartare chiunque con puro
godimento. Il sul Almaric non piange, non si scusa durante il processo, non ha
davvero niente da dire alla società al punto da scriverci sopra un libro: è un
monolite. Ma un monolite che viene in qualche modo "interpretato" da
osservatrici a lui vicine, che riescono a cogliere in lui aspetti che sono
negati anche al lettore. Ne nasce un racconto scomodo, disturbante ma anche
sublime, che scava nell'ossessione di giustizialismo che avvelena la società
odierna. In Italia non c'è la pena di morte, ma quanti la vorrebbero applicata
anche solo ai casi di cronaca più pubblicizzati in tv, dove i giornalisti e
spettatori diventano giudici e boia senza conoscere gli imputati e senza aver
letto un decimo delle carte processuali? Chiaverotti, ripeto, vuole metterci
dei dubbi e "dubitare" spesso è quella capacità in più che ci separa
dalle bestie. Anche questa sceneggiatura è favolosa. Vincenzo Bufi regala ai
disegni la giusta drammaticità del caso, i suoi personaggi disegnati sono
attori straordinari che riescono davvero a trasmettere la loro carica emotiva
all'intreccio. All'interno del clima statico, teso e disperato da legal-dramma
del numero, Bufi ci regala anche la bellissima sequenza action da pag 29 a 45.
Quasi un mini-film che conferma il disegnatore straordinario anche per trame
più rocambolesche. Davvero un bel numero.
8: volume 9: Megamultiplex
Morgan si trova nel buio della sala, seduto su una sedia di metà
platea, ma non è il cinema di Fitz. Non sa come sia arrivato lì ma lo
spettacolo sembra interessante, una rassegna di corti cinematografici con gli
attori presenti tra il pubblico. Storie divertenti, storie cariche di tensione,
tutte accomunate dalla morte, che prima o poi arriva, inevitabile a chiudere il
racconto. A un certo punto però Morgan si accorge di qualcosa di veramente
strano, stanno proiettando un corto con lui come protagonista. Un piccolo film
che termina inevitabilmente con la sua morte. Uno strano messaggio compare
sullo schermo. La proiezione si interrompe. Le luci si accendono. Morgan
scopre in breve che quelli che lo circondano non sono attori ma persone che,
come lui, hanno appena assistito alla macabra rappresentazione della propria morte
sul grande schermo. L'unica cosa a cui il gruppo riesce a pensare in quel
momento è uscire da quel misterioso cinema.
Un altro numero surreale per Morgan Lost. Chiaverotti non sceglie questa volta
un "genere cinematografico" unico, ci regala direttamente un
grindhouse. Ogni "pellicola" è un tassello diverso concepito con uno
stile diverso e un numero contenuto di pagine. Quasi un ABC of the death o un
V/H/S a fumetti. Oltre al tema ricorrente della morte, ritorna tra i corti di
Megamultiplex il tema delle maschere, artifici psicologici che rendono le
persone "doppie" nella società, essere e apparire (in fondo il vero
leit motiv di tutto Morgan Lost). Chiaverotti nei racconti trova il tempo anche
per farci conoscere nuovi aspetti del passato di Morgan. E' la parte più bella
dell'albo, quella più smaccatamente e affettuosamente Kinghiana. La storia o,
meglio, le storie si leggono che è un piacere. È un numero frizzante, splatter
e divertente.
Lola Airaghi compie un lavoro egregio con i disegni, si dimostra
straordinariamente versatile nel risaltare i diversi registri narrativi dei
vari "corti". Molto brava nel delineare i personaggi, grottesca il
giusto nelle scene più orrorifiche. Spaventosa pag.66, davvero di impatto. E
farà piacere ai fan di King pag. 87. Davvero un buon lavoro.
Potrebbe essere benissimo, con poche modifiche grafiche, un numero di Dylan
Dog. Uno di quelli belli.
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