La gente che corre urlando per le strade con i mezzi di soccorso
che intervengono, con una inquadratura dalla "insegna luminosa" stile Una pallottola spuntata. I palazzi moderni quanto quelli fighetti
del centro storico che cadono, democraticamente all'unisono. Le musiche
evocative tragico-epiche, con cori pseudo-latini che dicono distintamente
all'inizio "peperooooooneeee pre-e-e-sooo" e mi fanno immaginare una soprano che deve abbandonare l'ortolano in fretta e furia, ma con il
celebre ortaggio ottenuto eroicamente, prima dell'arrivo del mostro. I
volti dei protagonisti, una quarantina di personaggi che solo a vederli
tutti negli occhi passano quaranta secondi, che parlano, parlano, parlano,
dibattono e parlano, piangono e parlano, sorridono a denti stretti ma non
smettono di parlare, devono parlare e parlare e parlare un casino, perché
questo è un film in cui tutti parleranno infinitamente e inesorabilmente. Le
inquadrature dell'inseguimento del mostro gigante, a bordo di elicotterini di
plastica, con i dettagli su mitragliatrici giocattolo che fanno fuoco. Due o
tre scene e i cannoni a difesa della razza umana si abbattono sul mostro, come
fuochi d'artificio sparatigli negli occhi. Un'altra tonnellata di gente che
parla, seduta, vestita però di verde militare, con aria grave, mentre
continuano a sparare e sparare e sparare sul lucertolone, con effetti grafici
degni di Megaloman, fino a che fa notte fonda.
E infine guardiamolo, la star, il
pupazzone. Una specie di variant zombesco-pupazzosa ed eccessiva del classico
di Honda, sgraziata, piena di lucine rosse sul petto che si accendono e
spengono ad intermittenza come un albero di Natale. Con le manone rachitiche e
non quelle amabilmente cicciose di sempre. Con una coda orribile, animata con
Windows 95, che sembra un lombrico iperattivo staccato dal corpo con una
punta minacciosa come un pene di gomma. Con una testa animata fintissima, con
denti fatti di carta-forno appiccicati a casaccio con colla vinilica, con gli
occhi ricavati da inespressive palline da ping pong e con una complessità
della animazione facciale pari al mostro dei biscotti.
E ovviamente tutti in Giappolandia sono "inscimmiati" duri,
perché questa è la risposta della loro traduzione "pupazzo-power" a
quel """"bruttissimo"""" film di Gareth
Edwards, supportata dall'" Anno touch", che assicura deliri
mistico-verbosi incomprensibili insieme ad una azione confusa e centellinata.
Il film vuole essere così, vuole essere cupo per tornare alle origini, al
capostipite di Honda. Vuole essere tradizionalissimo nella messa in scena del
mostro ed effetti correlati. Vuole innovare, ma senza alterare il mito. Non
vedo l'ora di vederlo, a dire il vero. Spero che lo portino in Italia, magari
al cinema, sul traino magari del flano dal regista di Evangelion che per
fare questo film non ha ancora finito di ultimare quei cavolo di film di
Evangelion. Certo che battute a parte, questo film "trasuda letteralmente
Evangelion", dalle inquadrature alla messa in scena, dalle musiche
incalzanti e potenti ai mille dialoghi (che immaginiamo saranno criptici). I
cannoni affastellati sulla riva pronti a sparare, con un sottofondo che non
possiamo ascoltare nel trailer ma intuiamo, prima degli spari, essere,
riconoscibilissimo: il frinire dei grilli. Dicono che Anno fosse molto depresso
dopo l'ultimo film di Eva. Dicono che con questo Godzilla abbia ritrovato la
voglia di dirigere e quindi il nuovo Eva potrebbe arrivare presto, un
"presto" che considerati i tempi di Anno potrebbe essere pure di
dieci anni. Ma non importa. Da fan di Eva so già che non posso farmelo scappare
questo nuovo film del lucertolone... chissà se qualche editore temerario riuscirà
a portarlo nelle nostre sale.
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