martedì 11 luglio 2023

Elemental: la nostra recensione del nuovo film d’animazione Disney Pixar, esordio alla dell’animatore Peter Sohn

C’è un mondo in cui elementi come fuoco, acqua, aria e terra ogni tanto si trasformano in buffi omini e vanno a vivere nelle casette di una grande città. Gli omini del fuoco sono di carattere ovviamente focoso e irascibile, ma possono essere anche passionali, “flessibili” e accoglienti. Gli omini dell’acqua a volte si fanno “scorrere via” i problemi e a volte “ci affogano” dentro, possono essere molto calmi ed empatici ma anche melodrammatici. Piangono sempre, per gioia come per tristezza, allagando ogni luogo in cui si trovino. Gli omini d’aria possono essere gioviali e leggeri come una nuvoletta in un giorno di sole o cupi e pesanti come un temporale: spesso diventano enormi “palloni gonfiati”, ma quando si sgonfiano possono essere persone anche ragionevoli, pur rimanendo costantemente “meteoropatiche”. Gli omini della terra sembrano a volte immobili e meditabondi come una foresta millenaria, ma a certe condizioni appaiono “sovraeccitati”, costantemente sul punto di voler piantare semi… germogliare per poi dare frutti. Amano intrecciarsi amorevolmente tra loro con i rami fin da quando, da adolescenti, gli spuntano i primi fiori sotto le ascelle. 

Omini dell’aria, della terra e dell’acqua si sono progressivamente integrati pacificamente in una unica zona urbana, resa vivibile per tutti attraverso complessissimi sistemi di tubi, energie rinnovabili, trasporti e domotica 2.0. Con tanta ingegneria urbanistica quanto sociale, negli anni si è così formata la movimentata e inclusiva città di Elemental City. Poi con il tempo, dalle terre più calde del mondo, hanno iniziato ad arrivare in città su delle barchette anche gli omini del fuoco. Era particolarmente difficile per loro convivere con gli altri elementali senza bruciarli o farli evaporare accidentalmente: condizioni “momentanee” a cui gli elementi possono sempre supplire ma comunque “scomode”. Gli omini del fuoco si sono così stanziati/auto-confinati per lo più in periferia. Prima hanno occupato e poi ristrutturato delle case abbandonate dagli altri elementali  con grosse “coperture ignifughe”. Poi hanno convertito tutto in abitazioni e piccole attività adatte a “focosi”. È così che anche la famiglia di Ember (con la voce di Valentina Romani), una volta arrivata a Elemental City con una barchetta in cerca di fortuna, ha messo su in periferia un negozio di gastronomia/mini-market chiamato “Il focolare”, diventato in breve tempo uno dei punti di riferimento del quartiere per qualità, gentilezza e prelibati dolciumi arroventati. La “fiamma blu” che da sempre alimenta il destino e la tradizione della famiglia, risiede proprio nel minimarket e questo per Ember significa che anche lei, un giorno, dovrà diventare per forza il capo del “focolare”. Però la ragazza si dimostra più portata a “infiammare le strade” con le consegne a domicilio ultra veloci e meno adatta alle relazioni con il pubblico. Questo diventa presto un problema quando arriva per lei la “grande prova”: il momento per dimostrarsi adatta a ereditare il lavoro di famiglia dietro al bancone nel giorno dei “saldi caldi”. Un paio di bambini irritanti, gente che inciampa nelle corsie e la ragazza esprime nel modo più distruttivo possibile la sua insofferenza, letteralmente “esplodendo” nel locale caldaia dell’edificio dopo un esaurimento nervoso. In questi casi i focosi lanciano fiamme ovunque. Questa esplosione, psicologia ma anche fisica, come conseguenza fa esplodere pure la caldaia, con il locale che si riempie di acqua che allaga tutto e fa comparire tra i flutti un omino acquoso di nome Wade (con la voce di Stefano De Martino), che naturalmente inizia subito a piangere. Piange perché si è trovato lì mentre stava cercando l’origine di una “falla”, un'enorme perdita d’acqua alla rete fognaria della quale non ci sta capendo nulla da giorni. Piange perché è un ispettore e ora deve multare Ember perché la sua caldaia a una prima occhiata non è a norma. Piange pure perché constatata l’abusività di tutto il locale commerciale e ora dovrà far abbattere tutto Il focolare con un provvedimento amministrativo urgente per inagibilità. Piange e scappa, verso il municipio centrale, per fare rapporto, ligio alle regole, mentre una sempre più incazzata e focosa Ember lo insegue, per la prima volta muovendo i passi fuori dal quartiere in cui è nata. È un inseguimento tra treni alimentati ad acqua, ascensori a vapore, boschi verticali molto incendiabili e contro la cosa più difficile di tutte da integrare in un qualsiasi ecosistema: la burocrazia multilivello di Elemental City. Ma proprio in virtù della burocrazia, dopo aver ottenuto il parere positivo di un’impiegata comunale nuvolosamente meteoropatica quanto amante dello sport (con cui i due sono stati a vedere allo stadio una “partita di nuvolosi” il cui campione, in italiano rinominato “Pecco”, ha la voce di Pecco Bagnaia), Ember e Wade infine troveranno un compromesso, che forse salverà il mini market di famiglia. Insieme dovranno trovare e porre rimedio alla falla dell’impianto fognario di Elemental City. Sarà per Wade ed Ember un’occasione per diventare molto amici, scoprire inaspettatamente di avere molto in comune, fino quasi ad innamorarsi. Ember scoprirà pure di avere un talento particolare nel creare oggetti utili tanto per i focosi che per gli acquosi: dei vasi in vetro artistici. Ma potranno acqua e fuoco convivere, diventare amici e infine pensare magari di mettere su famiglia insieme? Si potrà trasgredire al tabù di “non mischiare gli elementi”? 


Esordisce alla regia l’animatore Peter Sohn, da sempre attivo in Pixar, ma che tra i primi lavori a cui ha partecipato annovera anche per la Warner Bros Il Gigante di Ferro di Bird e soprattutto il sottovalutato ma interessantissimo Osmosis Jones dei fratelli Farrelly. Il regista ha dichiarato che il film è dedicato ai suoi genitori, che negli anni ‘70 hanno lasciato la Corea per aprire un negozio di alimentari a New York, nel Bronx. Una New York che per i complessi meccanismi di integrazione culturale messi in atto negli anni, tra successi e tentativi falliti, è diventata poi la base metaforica della sua Elemental City, a tutti gli effetti un personaggio a sé stante nella narrazione. È una città enorme ma fortemente connessa nelle sue parti e servizi, quasi fosse un unico “organismo vivente”, di fatto come la “Città di Frank” del film Osmosis Jones, che nella pellicola dei Farrelly rappresentava il corpo umano di un tizio di nome Frank, interpretato da Bill Murray. Lì gli abitanti erano globuli bianchi, rossi, piastrine ecc. che vivevano nelle varie zone-apparato, muovendosi ordinatamente tra edifici eretti tra polmoni e colon, all’interno di una “Crime story” tra virus e poliziotti mitocondri. Elemental mette in scena invece una love story che parla di tradizione e integrazione, ma le similitudini estetiche con i personaggi e luoghi di Osmosis Jones sono moltissime, proprio a partire dalla natura “fluida” e scomponibile degli elementali e del paesaggio, con gli “acquosi” stessi che ricordano graficamente tantissimo i “linfociti” nel loro modo di appallottolarsi su se stessi, stirarsi e allungarsi quanto attraversare quasi i muri. Oltre a questi tratti stilistici nella pellicola di Sohn si avverte anche l’influenza delle opere Pixar del “costruttore di mondi Pete Docter”, ideatore dei complessi universi fantasy/urbani di Inside Out, Soul e Monster & Co. e non mancano neanche i cenni all’urbanistica “scalabile” dello Zootropolis di Disney. Gli elementali convivono cosi tra loro in una realtà davvero dettagliata e particolareggiata, curata nel dettaglio quasi maniacalmente. C’è di base un'attenta riproduzione dello “stato fisico” di ogni personaggio e del rispettivo elemento in cui è immerso, come si avverte una interessante rappresentazione dei momenti in cui ogni stato si altera, spesso quando due elementali di segno opposto si trovano vicini. Ogni vestito o accessorio di uso comune è specifico per ogni elemento, così come lo sono specifici sistemi di locomozione o il cibo o alcune strutture abitative, mentre si nota una riflessione artistica ancora diversa nella costruzione delle zone commerciali e di intrattenimento comuni a più elementi, dall’impianto fognario alle tracce “archeologiche” del passato. Visivamente il film è fin dalle prime scene davvero sontuoso e punta a segnare un nuovo altissimo livello nella storia dell'animazione, facendo risultare sempre interessanti quanto originali anche le più semplici azioni dei personaggi come prendere un treno o percorrere una strada del centro città.  Dentro questa sontuosa cornice si muove poi la sceneggiatura brillante ad opera di John Hoberg, Kat Likkel e Brenda Hsueh. I primi due sono autori e produttori tra gli altri di serie tv come Vicini del terzo tipo e di My Name is Earl, mentre Brenda Hsueh ha prodotto molte puntate di How I Met Your Mother. Questi autori di serie divertenti quanto amatissime, sotto la guida e il progetto di Sohn, hanno dato vita a una storia piena di humor e azione ma anche per molti aspetti vicina ai temi del film Pixar Red, diretto da Domee Shi. Ci si perde tra i mille meccanismi visivi di Elemental City, per creare le relazioni tra i personaggi si gioca umoristicamente sul “carattere” che può avere un omino di fuoco rispetto a un omino dell’aria, ma il cuore del film infine risiede nella possibilità o impossibilità degli elementali di “fondersi tra loro”, descrivendo metaforicamente e “sociologicamente” il grande dilemma esistenziale “reale” degli immigrati di seconda e terza generazione: ragazzi figli di una cultura diversa in un paese straniero come lo sono stati tanto il regista Peter Sohn quanto la regista Domee Shi. Da un lato si avverte la necessità di perpetrare le tradizioni senza dimenticarsi delle proprie radici, che nel film vengono simboleggiare dalla “fiamma blu” che la famiglia di Ember custodisce come ultimo lascito della sua terra di origine. Una fiamma da cui allontanarsi sembra ingiusto, quasi si tradissero ì proprio genitori, specie nel momento in cui si volesse intraprendere una vita diversa, magari più simile a quella di altri popoli. D’altro canto diventa anche “visivamente evidente” come i processi di convivenza tra elementali di tipo diverso possano essere complessi, quanto se non tragici almeno tragicomici. Avviene quando  pure il semplice fatto di provare a mangiare un pasticcino rovente arriva a essere quasi una prova mortale, se non sei di fuoco. È allora che la volontà di avvicinarsi tra opposti diventa un'impresa titanica quanto irrinunciabile, con la storia d’amore impossibile tra Ember e Wade che procede tra ebollizioni e fusioni di vetri plasmati come a Murano, raggiungendo simbologie inedite quando stimolanti. Si parla di voglia di indipendenza quanto di paura della stessa. Si parla del vivere le emozioni senza doverle mascherarle (come accade in molte culture). Si parla se vogliamo anche di razzismo, seppur stemperato da tantissima ironia. Sono stimoli che per il modo di essere narrati sembrano rivolgersi a un pubblico più adulto rispetto a una platea di giovanissimi, che comunque si divertiranno perdendosi tra i colori e le infinite scene di azione che la pellicola è in grado di elargire a piene mani per tutta la sua durata. Molto bravi tutti gli interpreti vocali, compresi i nostri doppiatori italiani, che si sono cimentati con dei testi carichi di umorismo e giochi di parole, quanto sottilmente sottesi a domande su “quale sia il posto di ognuno nel mondo”. Domande alle quali vengono date risposte non banali, a volte quasi “dure”, ma comunque in grado di fornire spunti per delle riflessioni che sanno impastarsi anche nella nostra attualità. Più che un film a cartoni animati pieni di cose buffe e colorate pare in certi frangenti Elemental si trasformi in un film a tema sociale con attori in cane e ossa, ed è risvolto interessante, quasi inatteso. 


Il nuovo film Pixar è complesso ma colorato, stimolante e ricco di invenzioni visive e narrative. È un film forse con un target più adulto del solito nel suo modo di parlarci tra le righe di integrazione culturale, famiglia e territorio, ma al contempo è un film che riesce a essere sempre leggero e divertente, pieno di azione e humor e visivamente quasi “rinfrescante” in questa torrida estate. È un film che a tratti vuole quasi essere “irrisolto”, problematico, e che proprio grazie a queste spigolature appare interessante, più “vivo” di una semplice favola colorata.  Un film da guardare in una bella sala rinfrescata in compagnia di una coca cola, sognando magari il giorno dopo di fare un salto in un parco acquatico pieno di mille scivoli quanto la Elemental City della storia. Ma anche un film che a fine visione è in grado di porci domande sul modo focoso, liquido, tempestoso o eco-sostenibile con cui guardiamo il mondo e noi stessi. 

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1 commento:

  1. A me è piaciuto molto. Le animazioni sono splendide, alcuni passaggi molto emozionanti e commoventi, i personaggi meno banali di quanto sembri di primo acchito.

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