lunedì 17 ottobre 2022

Il ragazzo e la tigre: la nostra recensione della favola ecologista di Brando Quilici

 


Nepal, giorni nostri. Un bambino ricciolino, il piccolo Balmani (Sunny Pawar), in seguito a un terremoto che ha colpito la città di Kathmandu in cui ha perso la madre, vive in un orfanotrofio diretto da Miss Hannah (Claudia Gerini), ai margini di una grande foresta dove risiedono anche delle tigri in cattività.

In difficoltà nel trovare nuovi amici e chiuso in se stesso, il ragazzino decide di fuggire per tornare nella città dove abitava e durante il viaggio incontra il cucciolo di una tigre, Mukti, con il quale scopre di avere molte cose in comune. Tra avventura e sentimento, li porterà a conoscere persone di tutti i tipi, da degli hippie motorizzati a nomadi, passando per i fantomatici raccoglitori di miele dell’Himalaya e forse raggiungeranno in alta montagna il tempio misterioso di Tiger’s Nest. Miss Hannah cercherà di raggiungere Balmani nel corso della sua avventura.


Brando Quilici porta in sala una storia che parte dalla dura realtà delle conseguenze di un terremoto ma riesce a “diventare favola”, accompagnando lo spettatore in un viaggio nel segno dell’amicizia e dell’identità, alla ricerca del proprio “posto nel mondo”, lungo la cultura e i magnifici paesaggi himalayani. Il ragazzo e la tigre protagonisti della storia diventano presto un po’ come quel Bimbo sul Leone della favola musicale di Celentano e Altan: ci invitano con la loro avventura, in un momento particolarmente grigio e “piovoso” della nostra storia recente, a guardare oltre le nuvole, a un futuro carico di colori in cui può esistere ancora della “gente allegra”. “Gente allegra”, ma proprio per questo anche profondamente spirituale, come le persone che accompagneranno lungo il viaggio il giovane orfano e il suo tigrotto che beve latte da un biberon, a volte come guide e a volte come figure paterne, lasciando che siano però i due “cuccioli” a decidere la loro meta. Nessuno degli adulti teme la tigre e nessuno nega un supporto o un consiglio al ragazzino, a parte il temibile cacciatore di frodo, l’unico vero cattivo della vicenda, l’unico, per puro spirito di arricchimento personale, a non rispettare le leggi della convivenza tra uomo e natura. Il ragazzo e la tigre ci porta per un paio d’ore in mondo di persone allegre rispettose della natura e disposte a guidare i più giovani, pur nella consapevolezza “naturale” che questi, come le tigri, un giorno potrebbero abbandonare il biberon e affilare i denti e diventare adulti. Un mondo di persone con la consapevolezza che guerre e terremoti continueranno ancora, ma con la pari consapevolezza che con un sorriso si può sempre rimettersi in viaggio e costruire il domani. È un film che “fa stare bene” e fa venire voglia di prendere un biglietto di sola andata per il Nepal, anche grazie all’ottimo lavoro svolto nella ricerca delle location e in una fotografia dai colori caldi, avvolgenti. Tra il giovane e bravo attore protagonista e Claudia Gerini si crea una buona intesa, i momenti in cui dividono lo schermo sono molto teneri e carichi di vicinanza emotiva. Quando appare il tigrotto Mukti, addestrato a sembrare docile come un micetto, questo ruba ovviamente la scena a tutto il cast, catalizzando tutte le attenzioni del pubblico. Verso il finale Il ragazzo e la tigre vanno un po’ dalle parti del Richiamo della foresta e fin dal primo trailer ci sono assonanze da Vita di Pi, ma il film riesce comunque ad avere una propria identità. Quilici ha già raccontato nel 2014 una storia di amicizia tra un bambino e un orso con Il mio amico Nanuk e si riconferma anche in quest’opera un attento e capace narratore di storie rivolte a un pubblico di giovanissimi. 

Forse un po’ “zuccherino” per una platea adulta, che potrebbe però apprezzare i bellissimi paesaggi, Il ragazzo e la tigre è uno spettacolo ideale se volete portare il sala dei bambini, soprattutto in un momento in cui le opere che parlano di futuro, ambiente e buoni sentimenti non sono mai abbastanza. 

Talk0


Nessun commento:

Posta un commento