venerdì 18 gennaio 2019

L'agenzia dei bugiardi: la nostra recensione e l'intervista esclusiva a Volfango De Biasi!



L'amore è forse un bel gioco, almeno fino a che non diventa una cosa seria, almeno fino a che non passa un mese. Dopo di che iniziano le complicazioni, le paranoie, i momenti di disinteresse, magari le corna. E nel mezzo le bugie, un mare di bugie che rompono la coppia pezzo dopo pezzo. Meglio stare insieme un mese e poi troncare, prima che sia troppo tardi. Questa è la filosofia di vita scelta da Fred (Morelli) e Clio (Mastronardi), entrambi con passate brutte esperienze a causa di qualche "bugia di troppo" ai loro danni, entrambi con un forte "fastidio" nei confronti di chi dice le bugie a qualsiasi titolo. Clio è diventata una donna di legge e si è specializzata nello smascherare gli inganni. Fred ha fatto una scelta diversa, ha fondato una agenzia, la "SOS Alibi". La SOS Alibi come mission "copre le bugie". Soprattutto i tradimenti, che costituiscono di fatto il "core business". Non lo fa per aiutare il mentitore/fedifrago, quanto per mantenere uno status quo, impedire che le famiglie si dividano con danno soprattutto ai bambini. Famiglie come quella di Fred, il cui padre dopo aver lasciato la moglie è sparito lasciandoli soli. Fred dispone di un team composto da attori, spie, psicologi, esperti di informatica. I suoi clienti, che in genere intendono organizzare una scappatella o si trovano con la moglie alla porta e l'amante ancora sotto le coperte, possono fare affidamento su una serie di procedure efficaci per la routine, per l'emergenza, per la falsificazione di documenti, per travestimenti, fughe, per depistaggi. Tutto, tutto fatturabile con discrezione, ma per il bene delle famiglie. Fred è contento del suo lavoro e insieme all'esperto di informatica Diego (uno stralunato nerd interpretato da Herbert Ballerina) e al nuovo apprendista Paolo (un esperto di psicologia interpretato da Paolo Ruffini) sta per incontrare un nuovo cliente, Alberto (Massimo Ghini). Alberto è un professionista felicemente sposato con un giudice, Irene (Carla Signoris), fino a quando non perde la testa per una irresistibile svampita aspirate cantante di nome Cinzia (Diana Del Bufalo). Alberto è un fedifrago impacciato e pasticcione che necessita davvero dei servizi della SOS Alibi, ma c'è un problema. Sua figlia, all'insaputa di Fred, è Clio. Clio di cui Fred è davvero innamorato, al punto da mettere da parte insieme a lei la strategie di stare insieme solo un mese e poi basta. Clio, sempre a caccia di bugie per ossessione, a cui Fred, per timore del giudizio, ha detto di fare l'architetto. Resisterà il loro rapporto alla pioggia di bugie che Fred dovrà scatenare per salvare la faccia al suo nuovo cliente Alberto? 


Volfango De Biasi scrive (insieme a Fabio Bonifacci, che l'anno scorso ha scritto Metti la nonna in freezer) e dirige uno scoppiettante adattamento italiano della commedia francese Alibi.com di Philippe Laucheau. L'ispirazione è francese, il corpus si innesta bene nell'animo italico della commedia degli equivoci (Massimo Ghini fa sua la maschera del cinico imbranato fedifrago resa celebre da De Sica), quando quasi dalle parti della commedia sexy (La Del Bufalo, è una svampita amabile come la Fenech di Cornetti alla crema... peccato non essere più negli anni '70... ma anche la Mastronardi ha delle inaspettate uscite sexy). C'è alla base della SOS Alibi una costrizione narrativa interessante, quasi da spy movie, molto da film action, per nulla banale e che ci ricorda che anche noi italiani sappiamo fare commedie "un po' action" (come negli anni '80 I Pompieri, come oggi Smetto quando voglio). Telecamere, computer, travestimenti, colpi di scena, inseguimenti, perfino elicotteri, il pacchetto completo, ma la ricetta ha altre sfumature interessanti. C'è un tocco di commedia "cattiva ma per finta" sullo stile dei Farrelly, con vittime i classici nerd e animali, (Ballerina e Ruffini sembrano entrambi uscire da un film dei Farrelly, e sono irresistibili), ci sono ottimi momenti e "scenografie" da commedia sociale inglese (tra Boyle e  Ritchie) con mattatore principale RaiZ degli Almanegretta, c'è pure un attimo di surrealissimo, quasi alieno, grazie ai geniali personaggi di Paolo Calabresi e Carla Signoris (un personaggio quasi da Wes Anderson). 
C'è quindi molta contaminazione, molte idee e soprattutto si riesce a ridere, a volte in modo liberatorio e tutto matto, come quando dal nulla, come un meteorite, appare sullo schermo l'autodefinitosi "Willy Smith del Senegal". Come quando, in pieno deliro allucinogeno, uno dei nostri eroi finisce in una festa a tema supereroi molto più inquietante di quello che sembra. Come quando succede che qualcuno si addormenta e si addormenta in continuazione, ma lotta per non essere discriminato dalla società come narcolettico. Ma la struttura regge, l'impianto narrativo diventa sempre più anarchico ma non si sfilaccia e tutto rimane composto. Anche  se forse il finale è meno esplosivo di quanto ci si potesse immaginare, l'oretta e mezza passa e in modo gradevole. Tra tutti gli interpreti la palma del migliore a questo giro la voglio dare a Paolo Ruffini, che lavorando molto di sottrazione e disinnescando il suo modo di parlare veloce e sopra le righe (ho in mente la performance in I Babysitter) crea una maschera comica davvero riuscita. 
L'agenzia dei bugiardi ha ritmo, buoni interpreti, qualche interessante idea di regia ma soprattutto riesce a far ridere, con spensieratezza ma senza far dimenticare un sottotesto interessante sul "valore morale" della verità. Non è esente da qualche piccola sbavatura, soprattutto nel finale, ma si lascia vedere con gusto. Non punta a stravolgere il genere, ma per ordine formale e scrittura frizzante è decisamente una pellicola godibile. 
Talk0


L'agenzia dei bugiardi : la nostra intervista  al regista, Volfango De Biasi

TalK0: Buon giorno e grazie della disponibilità! Non le ruberò troppo tempo, glielo prometto!
De Biasi: Perfetto, sono qua!

T: Ho visto il film, l'ho trovato molto interessante. È un remake di Alibi.com di Philippe Lacheau. Lacheau peraltro regista anche di Babysitting, che ha ricevuto di recente un remake italiano, I Babysitter, con la partecipazione di Mandelli, Ruffini e Abatantuono. La commedia francese si presta bene a essere "importata e tradotta" da noi? Penso anche al successo di Benvenuti al Sud. È nelle nostre corde prendere un po' dai francesi?
DB: Mah, io credo che per certi versi "tutti abbiano preso da tutti". I Farrelly Brothers con Tutti pazzi per Mary inevitabilmente ha preso da una visione del cinema scollacciato degli anni '70 che facevamo anche noi. Tutti hanno poi preso dai maestri comici americani degli anni '10, '20, '30, '40. Alla fine c'è come una sorta di partita di giro. I film di Lacheau, devo dire la verità, sono film che pagano sicuramente un tributo molto alto alla commedia americana. Mi viene in mente Ridere per Ridere di Landis. Il fatto che io abbia scelto di riscrivere, probabilmente normalizzandolo o ristrutturandolo, Alibi.Com, è perché ci ho riconosciuto dentro una commedia italiana folle e anarchica anni '70 con elementi di una commedia americana esplosiva degli anni '80. Quindi credo che non si tratti solo di quello che i francesi "ci stanno dando", ossia una sorta di partita iva creativa.

T: Certo. Per altro, sempre restando sulla commedia francese, le è capitato di vedere di recente 7 uomini a mollo di Gilles Lellouche ? 
DB: Purtroppo gli impegni di confezionare un film, l'orgia dei panettoni... mi hanno tenuto lontano dalla visione di 7 uomini a mollo (ride)

T: Posso raccontarle un po' la trama?
DB: Non vedo l'ora! (ride)

T: Parla di alcune persone che hanno un serie di problemi sociali, economici, familiari e lavorativi, che attraverso lo sport, uno sport un po' di nicchia, attraverso l'aiuto di persone che li seguono e motivano, riescono a diventare la nazionale francese a un evento internazionale di categoria. Lo sport riesce a unire le persone e le fa migliorare. A vedere questo film mi è venuto in mente qualcosa che ha fatto lei. Un documentario.
DB: Crazy for Football

T: Esatto! Vuole parlarmene un attimo? 
DB: Mah, cosa vuoi che ti dica?! (ride)  Certo ne parlo con piacere! (ride ancora) Ok, te ne parlo!! Beh, Crazy for football è una storia che seguo da 13 anni. È il secondo film che ho fatto, c'è stato un romanzo. Di fatto io collaboro alla gestione, all'esistenza e alla nascita di questa nazionale composta da pazienti con problemi di disturbi mentali. È una battaglia di civiltà che sicuramente e culturalmente all'interno della battaglia di Basaglia e della legge 180. L'idea che il paziente psichiatrico non sia un "paziente professionista" che è in carica alla psichiatria ma che sia un uomo, con tutti i suoi diritti civili. Un "paziente dilettante". Un uomo come gli altri che possa, nei momenti il cui "rientra dal fuorigioco" della malattia, vivere una vita meravigliosa. Per fare questo bisogna creare cultura e in questo sicuramente il calcio è uno dei linguaggi di connessione più forti. La palla "va da me a te" ed è una forma di comunicazione forte, soprattutto nella nostra società, in cui si continua a pensare che il matto sia uno con il cappello di Napoleone o con lo scolapasta in testa e punto. Oppure dove si arriva a pensare che il criminale sia un matto, cosa che non è. E quindi si racconta. Quando i nostri giocatori mettono la maglia della nazionale, in quel momento la malattia mentale è appiattita per lasciare posto al "mito" di Totti, Buffon, Del Piero...

T: Un messaggio molto bello, che quest'anno viene declinato in commedia anche dai francesi, ma che mi pare fosse nelle sue corde ancora prima di Crazy for Foofball, con un altro documentario precedente..
DB: Sì, Matti per il calcio è la mia prima opera che ottiene visibilità dopo i cortometraggi. 

T: Dopo il successo di Crazy for Football del 2016, che vince il David di Donatello e menzione speciale ai Nastri d'Argento, quest'anno è tornato invece alla commedia. Un genere che l'ha vista come sceneggiatore, con Colpi di fulmine e Colpi di fortuna di Neri Parenti, poi, come regista e sceneggiatore per Un natale stupefacente del 2014, Natale col boss del 2015 e Natale a Londra - Dio salvi la regina nel 2016. 
DB: Esatto. 

T: Com'è stato tornare a un genere così popolare, seguito e importante in Italia? Mi sembra che siamo in un momento di ridefinizione della commedia italiana.
DB: Ogni film è difficilissimo. Nessun film è scontato e ogni operazione va osservata a tutto tondo! Questo era un film che doveva essere solido e far ridere, ridere, ridere. Con un cast fresco, nuovo, perché sono stati un gruppo inedito da mettere insieme. E speriamo di aver vinto questa scommessa! Tornare alle commedia è sempre bello, far ridere è sempre bello. 

T: Parto subito con quello che mi ha colpito di più, in positivo. Mi ha sorpreso tantissimo, e fatto sbellicare,  il duo comico che viene a formarsi tra Herbert Ballerina e Paolo Ruffini! 
DB: Sì, è fortissimo!

T: Con questo film arriva per me una nuova definizione di Ruffini come attore comico. Con uno stile di recitazione in sottrazione, quasi minimale, rende benissimo. È la prima volta che lo vedo in un ruolo così., 
DB: Allora non ti sei visto con attenzione (mi bacchetta simpaticamente ridendo) Natale a Londra e Natale col Boss!

T: È vero, lo ammetto!
DB: Perché Ruffini è il terzo film che fa con me e io lo utilizzo come "clown bianco". Quindi sempre in sottrazione con Paolo e infatti (ride)... sì, devo dire che è la sua chiave migliore.

T: Assolutamente! Condivido!
DB: è un ottimo attore. In sottrazione Paolo, che è già un bravissimo comico, diventa anche un ottimo attore. 

T: Mi è piaciuto molto come hanno sviluppato i loro personaggi anche Giampaolo Morelli e Alessandra Mastronardi. Loro sono di fatto il cuore del film, il loro modo di agire e relazionarsi con la società e con gli altri, seppur antitetico, nasce come una loro risposta ai troppi "bugiardi che ci sono in giro". È come una questione personale prima che sociale, il fatto che abitiamo in un paese pieno di bugiardi, dove i tradimenti (di varia natura) sono all'ordine del giorno..
DB: ... e infatti si innamorano perché psicanaliticamente parlando vogliono la stella cosa (ride). Sono come i contrari che si attraggono. Anche il personaggio della Mastronardi in fondo un po' mente, odia i tradimenti ma  non spiega mai "del tutto" il suo punto di vista, nasconde qualcosa pure lei. Anche lui in fondo non ama i tradimenti, lui è il "re dei bugiardi" ma per una giusta causa. Quindi le loro due fragilità coroneranno in una meravigliosa storia d'amore! Questa è la mia chiave di lettura e di scrittura. 

T: Nel cast anche Diana Del Bufalo. Interpreta l'amante del personaggio di Ghini ed è una figura amabilmente svampita, che esce da ogni schema, vive in un mondo tutto suo e appare tanto buffa quando sensuale. Ghini che ormai ha fatto sua la storia maschera del bugiardo fedifrago resa grande da De Sica...
DB: Ghini assurge a una cifra comica da re della commedia, Diana fa ugualmente bene quel personaggio che ha reso famose e fatto vincere premi a tante attrici, cioè la "scema sapiente". Il personaggio di Diana, Cinzia o "Double Cinzia" è davvero un'oca giuliva, una meravigliosa idiota. Che non è un personaggio facile. È stata molto brava.

T: andando a random senza rivelare troppo della trama, mi è piaciuto molto anche il rapper Raiz degli Almamegretta, il suo personaggio, il capo di una comunità nomade, sembra uscito da Snatch di Guy Ritchie! È citazione voluta? 
DB: Certo! Un po' sì (ride). Però voluta no! Il personaggio di Raiz e il mondo che gli gravita attorno può apparire pericoloso ma è pieno di valori positivi, di accoglienza e gentilezze. Poi diventa a un certo punto il "cattivo", ma ha le sue ragioni per quello che gli combinano (ride). 

T: Paolo Calabresi. Il suo è un personaggio composto, apparentemente tranquillo, troppo gentile ma a volte pure terrificante. E lui fa tutto con la sua solita aria imperscrutabile. Molto curioso e a tratti surreale  il suo duettare con Carla Signoris.
DB: Paolo Calabresi in questo film è incredibile. È un personaggio che sembra come Bela Lugosi (ride) va al di là... è oltre ogni limite. La Signoris è una grande attrice e insieme duettano con una raffinatezza... Di cosa è fatto un film comico? Ecco, è fatto di questi attori, che creano tra loro come dei balletti.

T: Prossimi programmi? C'è già in mente qualcosa? Per scaramanzia sì ma non si dice?
DB: Sì... non posso dirlo ancora, ma sopratutto vediamo come va questo! I programmi cambiano anche in base all'apprezzamento del pubblico, che ti indirizza. 

T: ci sarà in futuro anche "un seguito" di Crazy for Football
DB: Crazy for Football continua, anche perché la nostra nazionale si sta organizzando per il 2020. Stiamo lavorando anche ad un adattamento fiction... vedremo! È una storia politica e quindi non si ferma qui, anche se non sappiamo ancora bene come andrà. 

T: L'agenzia dei bugiardi è nelle sale! Ringrazio il regista Volfango De Biasi per il suo tempo e a risentirci presto! 
DB: Grazie!

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