L'amore
è forse un bel gioco, almeno fino a che non diventa una cosa seria, almeno fino
a che non passa un mese. Dopo di che iniziano le complicazioni, le paranoie, i
momenti di disinteresse, magari le corna. E nel mezzo le bugie, un mare di
bugie che rompono la coppia pezzo dopo pezzo. Meglio stare insieme un mese e
poi troncare, prima che sia troppo tardi. Questa è la filosofia di vita scelta
da Fred (Morelli) e Clio (Mastronardi), entrambi con passate brutte
esperienze a causa di qualche "bugia di troppo" ai loro danni,
entrambi con un forte "fastidio" nei confronti di chi dice le bugie
a qualsiasi titolo. Clio è diventata una donna di legge e si è specializzata
nello smascherare gli inganni. Fred ha fatto una scelta diversa, ha fondato una
agenzia, la "SOS Alibi". La SOS Alibi come mission "copre
le bugie". Soprattutto i tradimenti, che costituiscono di fatto il
"core business". Non lo fa per aiutare il mentitore/fedifrago, quanto
per mantenere uno status quo, impedire che le famiglie si dividano con
danno soprattutto ai bambini. Famiglie come quella di Fred, il cui padre dopo
aver lasciato la moglie è sparito lasciandoli soli. Fred dispone di un team
composto da attori, spie, psicologi, esperti di informatica. I suoi clienti,
che in genere intendono organizzare una scappatella o si trovano con la moglie
alla porta e l'amante ancora sotto le coperte, possono fare affidamento su una
serie di procedure efficaci per la routine, per l'emergenza, per la
falsificazione di documenti, per travestimenti, fughe, per depistaggi. Tutto,
tutto fatturabile con discrezione, ma per il bene delle famiglie. Fred è
contento del suo lavoro e insieme all'esperto di informatica Diego (uno
stralunato nerd interpretato da Herbert Ballerina) e al nuovo apprendista Paolo
(un esperto di psicologia interpretato da Paolo Ruffini) sta per incontrare un
nuovo cliente, Alberto (Massimo Ghini). Alberto è un professionista
felicemente sposato con un giudice, Irene (Carla Signoris), fino a quando non
perde la testa per una irresistibile svampita aspirate cantante di nome Cinzia
(Diana Del Bufalo). Alberto è un fedifrago impacciato e pasticcione che
necessita davvero dei servizi della SOS Alibi, ma c'è un problema. Sua figlia,
all'insaputa di Fred, è Clio. Clio di cui Fred è davvero innamorato, al punto
da mettere da parte insieme a lei la strategie di stare insieme solo un mese e
poi basta. Clio, sempre a caccia di bugie per ossessione, a cui Fred, per
timore del giudizio, ha detto di fare l'architetto. Resisterà il loro rapporto
alla pioggia di bugie che Fred dovrà scatenare per salvare la faccia al suo
nuovo cliente Alberto?
Volfango
De Biasi scrive (insieme a Fabio Bonifacci, che l'anno scorso ha scritto Metti
la nonna in freezer) e dirige uno scoppiettante adattamento italiano della
commedia francese Alibi.com di Philippe Laucheau. L'ispirazione è
francese, il corpus si innesta bene nell'animo italico della commedia degli
equivoci (Massimo Ghini fa sua la maschera del cinico imbranato fedifrago resa
celebre da De Sica), quando quasi dalle parti della commedia sexy (La Del
Bufalo, è una svampita amabile come la Fenech di Cornetti alla crema... peccato non essere più negli anni '70... ma anche la Mastronardi ha delle
inaspettate uscite sexy). C'è alla base della SOS Alibi una costrizione
narrativa interessante, quasi da spy movie, molto da film action, per nulla
banale e che ci ricorda che anche noi italiani sappiamo fare commedie "un
po' action" (come negli anni '80 I Pompieri, come oggi Smetto quando
voglio). Telecamere, computer, travestimenti, colpi di scena, inseguimenti,
perfino elicotteri, il pacchetto completo, ma la ricetta ha altre sfumature
interessanti. C'è un tocco di commedia "cattiva ma per finta" sullo
stile dei Farrelly, con vittime i classici nerd e animali, (Ballerina e
Ruffini sembrano entrambi uscire da un film dei Farrelly, e sono
irresistibili), ci sono ottimi momenti e "scenografie" da
commedia sociale inglese (tra Boyle e Ritchie) con mattatore principale
RaiZ degli Almanegretta, c'è pure un attimo di surrealissimo, quasi alieno,
grazie ai geniali personaggi di Paolo Calabresi e Carla Signoris (un
personaggio quasi da Wes Anderson).
C'è
quindi molta contaminazione, molte idee e soprattutto si riesce a ridere, a
volte in modo liberatorio e tutto matto, come quando dal nulla, come un
meteorite, appare sullo schermo l'autodefinitosi "Willy Smith del
Senegal". Come quando, in pieno deliro allucinogeno, uno dei nostri eroi
finisce in una festa a tema supereroi molto più inquietante di quello che
sembra. Come quando succede che qualcuno si addormenta e si addormenta in
continuazione, ma lotta per non essere discriminato dalla società come
narcolettico. Ma la struttura regge, l'impianto narrativo diventa sempre più
anarchico ma non si sfilaccia e tutto rimane composto. Anche se forse il
finale è meno esplosivo di quanto ci si potesse immaginare, l'oretta e mezza
passa e in modo gradevole. Tra tutti gli interpreti la palma del migliore a
questo giro la voglio dare a Paolo Ruffini, che lavorando molto di sottrazione
e disinnescando il suo modo di parlare veloce e sopra le righe (ho in mente la
performance in I Babysitter) crea una maschera comica davvero riuscita.
L'agenzia
dei bugiardi ha ritmo, buoni interpreti, qualche interessante idea di regia ma
soprattutto riesce a far ridere, con spensieratezza ma senza far dimenticare un
sottotesto interessante sul "valore morale" della verità. Non è
esente da qualche piccola sbavatura, soprattutto nel finale, ma si lascia
vedere con gusto. Non punta a stravolgere il genere, ma per ordine
formale e scrittura frizzante è decisamente una pellicola godibile.
Talk0
L'agenzia
dei bugiardi : la nostra intervista al regista, Volfango De Biasi
TalK0:
Buon giorno e grazie della disponibilità! Non le ruberò troppo tempo, glielo
prometto!
De
Biasi: Perfetto, sono qua!
T: Ho
visto il film, l'ho trovato molto interessante. È un remake di Alibi.com di Philippe Lacheau. Lacheau peraltro regista anche di
Babysitting, che ha ricevuto di recente un remake italiano, I Babysitter, con
la partecipazione di Mandelli, Ruffini e Abatantuono. La commedia francese si
presta bene a essere "importata e tradotta" da noi? Penso anche al
successo di Benvenuti al Sud. È nelle nostre corde prendere un po' dai
francesi?
DB: Mah,
io credo che per certi versi "tutti abbiano preso da tutti". I
Farrelly Brothers con Tutti pazzi per Mary inevitabilmente ha preso da una
visione del cinema scollacciato degli anni '70 che facevamo anche noi. Tutti
hanno poi preso dai maestri comici americani degli anni '10, '20, '30, '40. Alla fine
c'è come una sorta di partita di giro. I film di Lacheau, devo dire la
verità, sono film che pagano sicuramente un tributo molto alto alla commedia americana.
Mi viene in mente Ridere per Ridere di Landis. Il fatto che io abbia scelto di
riscrivere, probabilmente normalizzandolo o ristrutturandolo, Alibi.Com, è
perché ci ho riconosciuto dentro una commedia italiana folle e
anarchica anni '70 con elementi di una commedia americana esplosiva degli anni '80.
Quindi credo che non si tratti solo di quello che i francesi "ci stanno
dando", ossia una sorta di partita iva creativa.
T:
Certo. Per altro, sempre restando sulla commedia francese, le è capitato di
vedere di recente 7 uomini a mollo di Gilles Lellouche ?
DB:
Purtroppo gli impegni di confezionare un film, l'orgia dei panettoni... mi
hanno tenuto lontano dalla visione di 7 uomini a mollo (ride)
T: Posso
raccontarle un po' la trama?
DB: Non
vedo l'ora! (ride)
T: Parla
di alcune persone che hanno un serie di problemi sociali, economici, familiari
e lavorativi, che attraverso lo sport, uno sport un po' di nicchia, attraverso
l'aiuto di persone che li seguono e motivano, riescono a diventare la nazionale
francese a un evento internazionale di categoria. Lo sport riesce a unire le
persone e le fa migliorare. A vedere questo film mi è venuto in mente qualcosa
che ha fatto lei. Un documentario.
DB:
Crazy for Football!
T:
Esatto! Vuole parlarmene un attimo?
DB: Mah,
cosa vuoi che ti dica?! (ride) Certo ne parlo con piacere! (ride
ancora) Ok, te ne parlo!! Beh, Crazy for football è una storia che seguo da 13
anni. È il secondo film che ho fatto, c'è stato un romanzo. Di fatto io
collaboro alla gestione, all'esistenza e alla nascita di questa nazionale
composta da pazienti con problemi di disturbi mentali. È una battaglia di
civiltà che sicuramente e culturalmente all'interno della battaglia di Basaglia
e della legge 180. L'idea che il paziente psichiatrico non sia un
"paziente professionista" che è in carica alla psichiatria ma che sia
un uomo, con tutti i suoi diritti civili. Un "paziente dilettante".
Un uomo come gli altri che possa, nei momenti il cui "rientra dal fuorigioco" della malattia, vivere una vita meravigliosa. Per fare questo
bisogna creare cultura e in questo sicuramente il calcio è uno dei linguaggi di
connessione più forti. La palla "va da me a te" ed è una forma di
comunicazione forte, soprattutto nella nostra società, in cui si continua a
pensare che il matto sia uno con il cappello di Napoleone o con lo scolapasta
in testa e punto. Oppure dove si arriva a pensare che il criminale sia un
matto, cosa che non è. E quindi si racconta. Quando i nostri giocatori mettono
la maglia della nazionale, in quel momento la malattia mentale è appiattita per
lasciare posto al "mito" di Totti, Buffon, Del Piero...
T: Un
messaggio molto bello, che quest'anno viene declinato in commedia anche dai
francesi, ma che mi pare fosse nelle sue corde ancora prima di Crazy for
Foofball, con un altro documentario precedente..
DB: Sì,
Matti per il calcio è la mia prima opera che ottiene visibilità dopo i
cortometraggi.
T: Dopo
il successo di Crazy for Football del 2016, che vince il David di Donatello e
menzione speciale ai Nastri d'Argento, quest'anno è tornato invece alla
commedia. Un genere che l'ha vista come sceneggiatore, con Colpi di
fulmine e Colpi di fortuna di Neri Parenti, poi, come regista
e sceneggiatore per Un natale stupefacente del 2014, Natale
col boss del 2015 e Natale a Londra - Dio salvi la regina nel
2016.
DB:
Esatto.
T: Com'è
stato tornare a un genere così popolare, seguito e importante in Italia? Mi
sembra che siamo in un momento di ridefinizione della commedia italiana.
DB: Ogni
film è difficilissimo. Nessun film è scontato e ogni operazione va osservata a
tutto tondo! Questo era un film che doveva essere solido e far ridere, ridere,
ridere. Con un cast fresco, nuovo, perché sono stati un gruppo inedito da
mettere insieme. E speriamo di aver vinto questa scommessa! Tornare alle
commedia è sempre bello, far ridere è sempre bello.
T: Parto
subito con quello che mi ha colpito di più, in positivo. Mi ha sorpreso
tantissimo, e fatto sbellicare, il duo comico che viene a formarsi tra
Herbert Ballerina e Paolo Ruffini!
DB: Sì,
è fortissimo!
T: Con
questo film arriva per me una nuova definizione di Ruffini come attore comico.
Con uno stile di recitazione in sottrazione, quasi minimale, rende benissimo. È
la prima volta che lo vedo in un ruolo così.,
DB:
Allora non ti sei visto con attenzione (mi bacchetta simpaticamente ridendo)
Natale a Londra e Natale col Boss!
T: È
vero, lo ammetto!
DB:
Perché Ruffini è il terzo film che fa con me e io lo utilizzo come "clown
bianco". Quindi sempre in sottrazione con Paolo e infatti (ride)... sì,
devo dire che è la sua chiave migliore.
T:
Assolutamente! Condivido!
DB: è un
ottimo attore. In sottrazione Paolo, che è già un bravissimo comico, diventa
anche un ottimo attore.
T: Mi è
piaciuto molto come hanno sviluppato i loro personaggi anche Giampaolo Morelli
e Alessandra Mastronardi. Loro sono di fatto il cuore del film, il loro modo di
agire e relazionarsi con la società e con gli altri, seppur antitetico, nasce
come una loro risposta ai troppi "bugiardi che ci sono in giro". È
come una questione personale prima che sociale, il fatto che abitiamo in un
paese pieno di bugiardi, dove i tradimenti (di varia natura) sono all'ordine
del giorno..
DB: ...
e infatti si innamorano perché psicanaliticamente parlando vogliono la stella
cosa (ride). Sono come i contrari che si attraggono. Anche il personaggio
della Mastronardi in fondo un po' mente, odia i tradimenti ma non spiega
mai "del tutto" il suo punto di vista, nasconde qualcosa pure lei.
Anche lui in fondo non ama i tradimenti, lui è il "re dei bugiardi" ma
per una giusta causa. Quindi le loro due fragilità coroneranno in una
meravigliosa storia d'amore! Questa è la mia chiave di lettura e di
scrittura.
T: Nel
cast anche Diana Del Bufalo. Interpreta l'amante del personaggio di Ghini ed è
una figura amabilmente svampita, che esce da ogni schema, vive in un mondo
tutto suo e appare tanto buffa quando sensuale. Ghini che ormai ha fatto
sua la storia maschera del bugiardo fedifrago resa grande da De Sica...
DB:
Ghini assurge a una cifra comica da re della commedia, Diana fa ugualmente
bene quel personaggio che ha reso famose e fatto vincere premi a tante attrici,
cioè la "scema sapiente". Il personaggio di Diana, Cinzia o
"Double Cinzia" è davvero un'oca giuliva, una meravigliosa idiota.
Che non è un personaggio facile. È stata molto brava.
T:
andando a random senza rivelare troppo della trama, mi è piaciuto molto anche
il rapper Raiz degli Almamegretta, il suo personaggio, il capo di una comunità
nomade, sembra uscito da Snatch di Guy Ritchie! È citazione voluta?
DB:
Certo! Un po' sì (ride). Però voluta no! Il personaggio di Raiz e il mondo che
gli gravita attorno può apparire pericoloso ma è pieno di valori positivi, di
accoglienza e gentilezze. Poi diventa a un certo punto il "cattivo",
ma ha le sue ragioni per quello che gli combinano (ride).
T: Paolo
Calabresi. Il suo è un personaggio composto, apparentemente tranquillo, troppo
gentile ma a volte pure terrificante. E lui fa tutto con la sua solita aria
imperscrutabile. Molto curioso e a tratti surreale il suo duettare con
Carla Signoris.
DB:
Paolo Calabresi in questo film è incredibile. È un personaggio che sembra come
Bela Lugosi (ride) va al di là... è oltre ogni limite. La Signoris è una grande
attrice e insieme duettano con una raffinatezza... Di cosa è fatto un film
comico? Ecco, è fatto di questi attori, che creano tra loro come dei balletti.
T:
Prossimi programmi? C'è già in mente qualcosa? Per scaramanzia sì ma non si
dice?
DB:
Sì... non posso dirlo ancora, ma sopratutto vediamo come va questo! I programmi
cambiano anche in base all'apprezzamento del pubblico, che ti indirizza.
T: ci
sarà in futuro anche "un seguito" di Crazy for Football?
DB:
Crazy for Football continua, anche perché la nostra nazionale si sta
organizzando per il 2020. Stiamo lavorando anche ad un adattamento fiction... vedremo! È una storia politica e quindi non si ferma qui, anche se non sappiamo
ancora bene come andrà.
T:
L'agenzia dei bugiardi è nelle sale! Ringrazio il regista Volfango De
Biasi per il suo tempo e a risentirci presto!
DB:
Grazie!
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